Otello Lupacchini: Quei Servizi per Cirillo

Otello Lupacchini: Quei Servizi per Cirillo

Ho pensato di condividere qui un importante
articolo di
Otello Lupacchini – noto magistrato, già distintosi per storiche inchieste su alcuni
degli aspetti più torbidi degli “anni di piombo”
[1]— sul sequestro Cirillo, articolo apparso a suo tempo sul Corriere Adriatico. Vi riemerge infatti
clamorosamente una realtà più volte emersa negli scritti di
Vincenzo Vinciguerra[2], e cioè quella di
uno Stato italiano nemico, di volta in volta, dei singoli mafiosi ma NON della
criminalità mafiosa in quanto tale (di cui si serve, di volta in volta, in modo demiurgico, per i propri inconfessabili fini)
. In questo senso la frase chiave dell’articolo
è quella sui politici e sugli uomini del Servizio di sicurezza che “scaricano”
Raffaele Cutolo,  “
puntando su due nuovi boss: Carmine Alfieri e il suo luogotenente Pasquale Galasso”. Altro riferimento importante è quello al
nesso
lobby dei costruttori-servizi segreti: buona parte della storia italiana del
dopoguerra andrebbe letta proprio alla luce dell
’influenza deviante di tale lobby[3]. Curiosamente, il proprietario del
giornale che ha pubblicato l’articolo è proprio quel
Francesco Gaetano Caltagirone esimio esponente[4] della detta lobby. Ma come mai un giornale del genere, espressione della provincia italiana più conformista,
pubblica un
articolo onesto
sulla sempiterna “trattativa” Stato-mafia
? A mio avviso, si tratta di un esempio di
quell’omeopatica somministrazione di pillole di verità
– nel mare delle
falsità
– che Michael Hoffman ha definito “Rivelazione
del Metodo”
[5]. Chissà se l’autore dell’articolo se ne è reso
conto …
QUEI SERVIZI
PER CIRILLO[6]
Di Otello
Lupacchini
Il 27 aprile
1981, attorno alle ore 21 e 45, un commando delle Brigate Rosse intercetta
l’auto blindata della Regione Campania assegnata all’assessore ai Lavori
pubblici Ciro Cirillo. Uccide l’autista, Mario Cancello ed il brigadiere Luigi
Carbone, addetto alla scorta del politico democristiano. Ferisce alle gambe il
suo segretario, Ciro Fiorillo. Rapisce l’assessore, caricandolo a for­za su un furgone. Durante gli ottantanove
giorni del seque­stro, l’ostaggio, accusato di es­sere il “boia della
speculazio­ne”, è sottoposto ai pressanti in­terrogatori dei brigatisti, ca­peggiati
da Giovanni Senzani. E, quindi, condannato a morte. Ma l’ostaggio non sarà
ucciso. Il 22 luglio 1981, i brigatisti an­nunciano di “aver espropriato al
boia Cirillo, alla sua famiglia di speculatori, al suo partito di affamatori,
alla sua classe di sfruttatori” un riscatto da un miliardo e quattrocentocinquanta
milioni di vecchie lire. Due giorni dopo, l’assessore viene rilasciato,
imbavagliato ed incappucciato, nei pressi di Poggioreale. Si accerterà, in­nanzitutto,
che subito dopo il sequestro, Servizi di sicurezza ed esponenti politici, al di
fuori di un’indagine diretta ad acqui­sire notizie utili all’ubicazione
dell’ostaggio ed alla cattura dei rapitori, hanno posto le pre­messe per lo
svolgimento di una trattativa con i brigatisti di Gio­vanni Senzani, mediata da
Raf­faele Cutolo. A prendere i primi contatti con il capo della Nuova Camorra
Organizzata, presso il supercarcere di Ascoli Piceno, è stato il Servizio segreto civile, ma dopo qualche settimana, gli è subentrato
il Servizio segreto militare. A propiziare l’avvicen­damento, secondo Francesco
Pazienza, è stato il numero due del Sismi, il generale Abelardo Mei, “l’uomo
che rappresenta­va la lobby dei grandi costrut­tori”.
Oltre al colonnello Pietro Musumeci ed al tenente colon­nello Giuseppe
Belmonte, Raf­faele Cutolo ha ricevuto: Adal­berto Titta, ufficiale dell’aero­nautica
e collaboratore dei Ser­vizi di sicurezza; Vincenzo Casillo ed il suo
guardaspalle, Sal­vatore Imperatrice; il camorri­sta latitante Corrado
Iacolare; Luigi Bosso, detenuto insieme allo stesso Cutolo, mandato in giro per
le carceri, a fare da am­basciatore con i brigatisti dete­nuti. Si accerterà,
altresì, che in cambio della liberazione di Ci­rillo mentre alle Brigate Rosse
si promettono armi e denaro, a Cutolo si promette invece il tra­sferimento
carcerario di nume­rosi camorristi, un trattamento a essi favorevole, perizie
psi­chiatriche compiacenti, tan­genti sugli appalti con ditte subappaltatrici
legate alla sua or­ganizzazione. Si dirà pure che, oltre a questo, ci sarebbe
stata una lista di “sbirri”, magistrati e poliziotti, invisi a don Raffaele e
che costui avrebbe voluto far fuori, magari con l’aiuto e con la copertura
delle Brigate Rosse. La somma pagata alle Brigate Rosse come riscatto per il
rila­scio, comunque, non è stata messa a disposizione dal Sismi, ma è stata il
frutto di una col­letta, fra imprenditori non soltanto napoletani, ma anche ro­mani,
interessati alla ricostru­zione. Tornato a casa Ciro Ci­rillo, Raffaele Cutolo
e gli altri affiliati della Nuova Camorra Organizzata divengono, ben presto,
una “mina vagante” sia per i politici sia per gli uomini del Servizio di
sicurezza, che se ne sono serviti per trattare la liberazione dell’assessore re­gionale.
E, allora, li scariche­ranno, puntando su due nuovi boss: Carmine Alfieri ed il
suo luogotenente Pasquale Galasso.
Molti di coloro che hanno avuto a
che fare con la trattativa per liberare l’assessore regionale ai Lavori
pubblici napoletano, in un modo o nell’altro, scompariranno, ad uno ad uno:
Vincen­zo Casillo viene fatto saltare per aria con la sua macchina, pro­prio
accanto alla sede del Sismi di Forte Braschi; un anno dopo, il cadavere della
sua conviven­te, Giovanna Matarazzo, verrà trovato murato dentro un pilo­ne di
calcestruzzo; Nicola ’o Carusiello Nuzzo, suo uomo di fiducia ad Acerra, viene
spranga­to a morte, mentre si trova ri­coverato in una clinica a Roma;
Salvatore Imperatrice, suo guardaspalle, muore in carce­re, impiccato ad una
sbarra del­la finestra della cella; Luigi Bos­so, ambasciatore di Raffaele
Cutolo nelle carceri, muore d’infarto, a quarantadue anni; e d’infarto muore
pure Adalber­to Titta, l’ufficiale dell’aeronau­tica collaboratore dei Servizi
segreti. Scomparsi i testimoni più scomodi del “patto sciagu­rato”, si dà il
via al gigantesco business per la ricostruzione: lo sperpero di decine di
migliaia di miliardi che lo Stato ha stanzia­to dopo il terremoto dell’lrpinia.
 
 

[1] Oltre all’inchiesta
oggetto del presente articolo (se ne parla anche qui: http://simonedimeo.blogspot.it/2009/03/il-sequestro-di-ciro-cirillo.html
) Lupacchini è il magistrato che firmò il mandato di cattura per i componenti
della Banda della Magliana: http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/07/28/news/l_allarme_mafia_sottovalutato_anche_dai_magistrati_il_giudice_lupacchini_c_un_clima_negazionista-39868561/
 
[2] Vedi ad esempio il post Vincenzo Vinciguerra: I vivi e i morti (l’affare
Moro)
: https://www.andreacarancini.it/2010/05/vincenzo-vinciguerra-i-vivi-e-i-morti/
 
[3] La permanente minaccia di
golpe negli anni ’60 e ’70 ha come retroterra interessi materiali cospicui
quanto sordidi, come appunto l’interesse dei costruttori a far fallire il
progetto di riforma urbanistica voluto, oltre che dai socialisti, dal ministro
democristiano Fiorentino Sullo: http://roma.repubblica.it/cronaca/2012/07/28/news/l_allarme_mafia_sottovalutato_anche_dai_magistrati_il_giudice_lupacchini_c_un_clima_negazionista-39868561/.
Su cosa rappresentano, ancora oggi, i “palazzinari”, in particolare quelli romani, vedi l’articolo di Andrea Cinquegrani, Veltroni-Fini-Fratelli d’Italia: http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=392
 
[4] Vedi il suo curriculum: http://ingegnie.altervista.org/Caltagirone.html.
Di Caltagirone mi sembra emblematica, per quanto poco segnalata, la militanza
giovanile nella Primula Goliardica (http://it.wikipedia.org/wiki/Primula_Goliardica
), il “fiore universitario” della fascisteria romana pacciardiana e “nazimaoista”, come risulta dal sito
di un seguace di Randolfo Pacciardi: http://corrieredellacollera.com/2010/11/02/il-piano-solo-e-le-favole-dei-golpe-del-60-del-64-del-70-e-del-74-sesta-ed-ultima-parte/.
Sugli sviluppi, eversivi, della fascisteria uscita da
Primula Goliardica vedi, in particolare, la seconda edizione de “Il segreto di
Piazza Fontana”, di Paolo Cucchiarelli:  http://www.ponteallegrazie.it/scheda.asp?editore=Ponte%20alle%20Grazie&idlibro=7425&titolo=IL+SEGRETO+DI+PIAZZA+FONTANA
 
[5] Vedi, in proposito, il
post Michael Hoffman: la Rivelazione del
Metodo da parte della Criptocrazia
: https://www.andreacarancini.it/2011/05/michael-hoffman-la-rivelazione-de/,
nonché il paragrafo 150 anni di (Doppio)
Stato italiano
nel post Unire
l’Italia per renderla serva dei forestieri
: https://www.andreacarancini.it/2011/06/unire-litalia-per-renderla-serva-dei/
[6] Dal Corriere Adriatico di
giovedì 14 giugno 2012, pagina 1 e 15.

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