La diceria sull’omosessualità di Arrigoni è partita da Facebook (e dall’Italia)?

La diceria sull’omosessualità di Arrigoni è partita da Facebook (e dall’Italia)?

Quando morì
Vittorio Arrigoni, lo scorso aprile, Il Giornale, in un suo ambiguo
pezzo, lanciò il sasso della presunta omosessualità di Arrigoni come motivo del
suo omicidio da parte dei “salafiti”: Spunta la pista omofoba per l’omicidio di Vik Blitz di Hamas: uccisi
due killer dell’attivista

A tale
articolo rispose a tono lo stesso giorno il blog “Palestina libera”: La squallida ipotesi del Giornale sulla
morte di Vittorio Arrigoni

Finora, mi
era rimasta l’impressione che la voce, dall’intento scopertamente tendenzioso
(per addossare solo agli islamici la responsabilità della sua morte) fosse
sorta dopo l’omicidio di Arrigoni.

Invece,
adesso, il post di “Agorà di Cloro” che ho ripreso[1]
nei giorni scorsi, mostra – evidenziandola in tutta la sua gravità – che la character assassination a base di insulti omofobi era cominciata prima (e
cioè almeno dal 12 aprile) sulla bacheca Facebook di Vittorio (da parte
di fanatici che non dovrebbe essere impossibile identificare)!

Quindi, a
quanto pare, la calunnia è partita dall’Italia: se è giunta alle orecchie di
qualche fanatico islamista che aveva a portata di mitra Arrigoni, COME C’E’
ARRIVATA?

C’è stato
qualche zelante suggeritore che l’ha inoltrata a chi di dovere?

Io penso
che, alla luce di tutto ciò, un’inchiesta dovrebbe essere aperta anche qui in
Italia, e dovrebbero essere identificati e interrogati i molestatori
Facebook di Vittorio,
come pure dovrebbero essere chieste spiegazioni all’articolista
del Giornale che riferì che l'”ipotesi era arrivata a Gerusalemme”.

Mi sembra ormai evidente infatti che le minacce di morte e le calunnie
rivolte su FB contro Vittorio rientravano nella fase preparatoria dell’omicidio.

Ed è vergognosa la disparità di attenzione e di trattamento riservata, da
un lato, alla filiera delittuosa che ha portato all’esecuzione dell’attivista
italiano e, dall’altro, agli sfoghi di rabbia socialmente – se non penalmente –
irrilevanti di un innocuo professore come Renato Pallavidini.

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