La strage di Bologna: fu compiuta per mettere in ombra quella di Ustica?

La strage di Bologna: fu compiuta per mettere in ombra quella di Ustica?

SANGUE D’ITALIA
Di Vincenzo Vinciguerra
Qualche settimana fa, il Tribunale civile di Palermo ha condannato il ministero della Difesa a risarcire i familiari delle vittime della strage di Ustica del 27 giugno 1980.
Dopo 31 anni, giunge una sentenza che riconosce la responsabilità dello Stato nell’abbattimento del Dc-9 Itavia, sebbene circoscritta all’operato di due soli “soggetti deviati”, uno dei quali era il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica.
La notizia, passata sui telegiornali pubblici e privati senza risalto e senza commenti, è già stata dimenticata da milioni di italiani sommersi da una valanga di spazzatura mediatica.
IL MURO DI GOMMA, il film del 1991 sulla strage di Ustica

Eppure, se c’è un’operazione, fra le tante condotte clandestinamente sul territorio italiano, in cui risalta la responsabilità collettiva dei vertici militari e politici, questa è quella condotta sul mar Tirreno il pomeriggio del 27 giugno 1980.

C’è un sistema di difesa aerea che prevede l’immediata reazione nel caso che un veivolo, uno solo, non identificato penetri nello spazio aereo italiano.
I caccia intercettori si alzano, in tempi rapidissimi in volo, raggiungono l’intruso e lo costringono ad atterrare o ad allontanarsi dallo spazio aereo, dopo averlo identificato.
Per compiere questa operazione non serve un ordine dello Stato maggiore dell’Aeronautica, perchè rientra nella routine e nella logica.
Alle 20.24 del 27 giugno 1980, i piloti di un F-104 G biposto in addestramento, all’altezza di Firenze-Peretola, lanciano per ben tre volte il segnale di allarme generale della Difesa aerea.
Quanti aerei”sconosciuti” volavano sul Tirreno? E dov’erano i
caccia italiani che li dovevano intercettare?
La manipolazione delle segnalazioni dei radar non è sufficiente a suggerire la verità su quanto è accaduto quel giorno, perchè essa segnala la volontà di depistare le indagini, mentre il mancato intervento dei nostri caccia intercettori rivela che i vertici militari e politici conoscevano in anticipo la nazionalità di quegli aerei, gli scopi della loro missione ed ebbero immediata conoscenza della tragica conseguenza del loro operato.
Per coprire la segretezza di un’operazione che solo la Nato poteva condurre, con la certezza che nessuno Paese aderente, avrebbe successivamente denunciato la sua responsabilità, è stato mandato
allo sbaraglio un aereo passeggeri la cui partenza avrebbe potuto essere ritardata o che, almeno, si poteva far scortare dai nostri caccia.
Non si è fatto perchè si rischiava di far fallire l’intera operazione.
Cossiga e Andreotti in una foto degli anni ’80

Il defunto Francesco Cossiga, all’epoca presidente del Consiglio e come tale a conoscenza di tutta la verità fin dai primi istanti, ha accusato qualche anno prima di morire la Francia.

Ma, la Francia non è solo un paese amico, ma anche alleato sul piano m i l i t a r e.
Può aver inviato i suoi caccia a violare i cieli italiani, ad ingaggiare combattimenti aerei, senza una preventiva autorizzazione italiana, americana e Nato?
La risposta è negativa. E lo prova l’assenza dei caccia intercettori italiani dalla scena del crimine.
La magistratura italiana si è specializzata in “deviazioni”, ma ha sempre omesso di fare le indagini in tutti i campi, per circoscriverle a chi proprio non può farne a meno, per poi trincerarsi dietro il fatto che la responsabilità penale è personale.

Ma, se perfino i piloti di un caccia in addestramento si sono accorti di quello che stava accadendo sul Tirreno, i radar della Marina militare non hanno registrato niente?

Sulla corresponsabilità degli americani nell’abbattimento del Dc-9 Itavia non possono sussistere dubbi, anche se hanno avuto la sfacciataggine di negare anche l’evidenza ben conoscendo il livello morale dei loro interlocutori italiani.
Ci dobbiamo ancora, anche in questa tragedia, tenere la verità su due soli “soggetti devianti”?
Non è il caso.
Tanto più che qualcuno il giorno successivo, 28 giugno, lanciò il depistaggio della bomba a bordo del Dc-9 Itavia con informazioni che potevano provenire solo da Marcello Soffiati, confidente del Sisde e dei servizi segreti militari americani nonché militante di Ordine nuovo di Venezia.
Chi ha allertato la banda di spioni e di stragisti del Veneto?
Non è una domanda superflua, visto che dal Veneto, non a caso, partono gli autori della strage di Bologna del 2 agosto 1980 che ha avuto un effetto: far dimenticare per mesi la tragedia di Ustica.
Non è infondato il sospetto che per coprire le proprie responsabilità e quelle dell’Alleanza atlantica e di paesi amici ed alleati, si siano sommate due stragi per un totale di 166 morti.
Carlo Giovanardi, l’ascaro della tesi della bomba a bordo

Certo, la strage di Ustica non possono imputarla ai palestinesi, ma gli amici di Israele e dei condannati per la strage di Bologna non demordono dal tentativo di spacciare quest’ultima come frutto del “terrorismo arabo”, perchè è fondamentale, nonostante il tempo trascorso, evitare che si faccia il collegamento fra i due massacri anche se la magistratura italiana è a conoscenza dal mese di agosto del 1984 che questo legame esiste: il tentativo di far credere che il Dc-9 Itavia, il 27 giugno 1980, era caduto per l’esplosione di una bomba a bordo è stato quello che ha retto di più, il solo al quale si sono allineati gli ufficiali dell’Aeronautica militare.

A suggerirlo è stato un individuo che ha sempre lavorato per i servizi segreti italiani ed americani e che ha operato, fianco a fianco, con persone che sono finite sul banco degli imputati per la strage di piazza Fontana, per quella di Milano del 17 maggio 1973, per quella di Brescia del 28 maggio 1974.

Tutti assolti è vero, ma solo per insufficienza di prove.
Il 28 agosto 1970, alla stazione ferroviaria di Verona fallì un attentato che avrebbe provocato un massacro delle dimensioni di quello di Bologna del 2 agosto 1980.
E’ di Verona era anche Marcello Soffiati.
Un’altra coincidenza? Può darsi, ma se provassimo a sommare tutte le coincidenze quale sarebbe il risultato finale?
La risposta non è dovuta agli italiani frastornati dal buga buga e dalle cronache giudiziarie di corruzione politica e morale, e di omicidi raccapriccianti che fanno notizia, ma al sangue di tutti gli italiani che sono stati uccisi perchè questa classe politica, potesse vivere.
E continuerà a vivere, se tutti restiamo indifferenti.

L’indifferenza è un delitto di cui noi non vogliamo essere correi, dinanzi alla Storia ed alla nostra coscienza.



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