Ma è davvero eurasiatista “Eurasia”?

Ma è davvero eurasiatista Eurasia[1], la rivista edita da Claudio Mutti e diretta da Tiberio Graziani? A leggere gli articoli di Valentina Francescon sulla “lotta al terrorismo” – già questo un concetto equivoco, che certo non ci si aspetterebbe di trovare sulla rivista in questione – nello Yemen[2] e nel Sahel[3], si direbbe proprio di no: sembrano le veline di qualche agenzia americana!

Esempio 1: “il Corno d’Africa ed i suoi legami con il gruppo terroristico facente capo a Osama bin Laden hanno nuovamente attirato la preoccupazione internazionale”[4].

Facente capo a Osama bin Laden???!!! Ma dove stiamo, in una trasmissione di Bruno Vespa? Ma se persino a Newsweek è venuto il dubbio che “Al Qaeda” sia solo un marchio, rivendicato da gruppi che non hanno nessun legame con l’organizzazione originaria[5]!

Esempio 2: “La partecipazione attiva di Washington nella lotta al terrorismo nell’area del Sahel risale al novembre 2002, quando il Dipartimento di Stato decise di finanziare un programma, noto come Pan Sahel Initiative (PSI), per rafforzare le capacità regionali di risposta alle minacce provenienti dalle attività terroristiche e dai traffici illegali, al fine di garantire la pace e la sicurezza nell’area[6].

Al fine di garantire la pace e la sicurezza nell’area???!!! Sembra un’uscita di Andrea Margelletti nella trasmissione di Vespa di cui sopra!

L’intrepida articolista si spinge poi ad affermare che “Nel 2008, inoltre, gli USA hanno attivato un comando africano (AFRICOM), che continua ad addestrare le forze di sicurezza locali tramite esercitazioni biennali Flintlock. Esso si fonda sulla cooperazione con i governi della regione e non prevede un intervento militare diretto americano…Gli Stati Uniti forniscono, sostanzialmente, addestramento, equipaggiamenti militari e sistemi di sorveglianza satellitare, mirano a facilitare l’instaurazione di un proficuo scambio di informazioni tra i paesi coinvolti dalla minaccia di AQIM [Al Qaeda nel Maghreb] e sollecitano i governi dell’area affinché realizzino una valida strategia di coesione”[7].

Ma a chi credete di darla a bere? Per arguire lo scopo vero dell’AFRICOM, rivolgiamoci ad un autore non ignoto a Mutti e a Graziani:

“Nel 2006 il terzo congresso del Forum sulla Cooperazione Sino-Africana vide accorrere a Pechino i capi di Stato e di governo di 35 paesi africani, ricompensati dal presidente Hu Jintao con la concessione di prestiti agevolati per 5 miliardi di dollari. Il quarto congresso, tenutosi a Sharm ash-Shayk (Egitto) l’8 e il 9 novembre 2009, vedeva rappresentati ben 49 dei 53 paesi africani (restano fuori Gambia, Swaziland, Burkina Faso e Sao Tomé e Principe – non esattamente dei giganti); il nuovo prestito agevolato concesso da Pechino è stato di 10 miliardi di dollari. Washington ha prontamente risposto, ma non con generosi finanziamenti, contratti più equi, congressi internazionali o cooperazione a tutto campo; ha invece reagito istituendo nel 2007 un nuovo comando militare dedicato esclusivamente all’Africa, denominato per l’appunto AFRICOM e basato a Stoccarda. Le dichiarazioni ufficiali, secondo cui l’AFRICOM servirà a garantire aiuti umanitari ed economici al continente nero ed a prevenire conflitti, non vanno prese troppo sul serio: per scopi del genere si creano organizzazioni caritatevoli o progetti di cooperazione internazionale, non un nuovo comando militare. L’AFRICOM ha il compito di ottimizzare e, forse, intensificare l’uso della forza in Africa, l’unico strumento con cui oggi gli USA riescano ad arginare la crescente influenza cinese[8].

Ecco cosa ci si aspetterebbe di leggere su una rivista di geopolitica degna di questo nome, e non è che bisognava andare tanto lontano per avvalersene: si tratta infatti di Daniele Scalea, redattore della rivista medesima!

Ma c’è di più. Che dietro “Al Qaeda nel Maghreb” si stagli inconfondibile la sagoma di Osama bin Mossad era già stato segnalato, qui in Italia, da Alessandro Lattanzio, altro redattore di Eurasia:

“Quotidiano algerino conferma che il Mossad gestisce campi d’addestramento per al-Qaida”[9].

La presenza su una rivista come Eurasia di materiale come quello testè segnalato è quindi doppiamente grave alla luce del fatto che la narrativa dell’articolista è funzionale, ad esempio, a qualche prossima spedizione diforze speciali” nello Yemen, come giustamente paventato da Fulvio Grimaldi[10]. Perché lo Yemen? Ce lo spiega questo articolo di Global Research:

“La risposta più ovvia è che l’amministrazione Obama sta adocchiando un nuovo paese per mettere in atto i propri sforzi e iniziative. Dopo l’evidente fallimento in Iraq e in Afghanistan, potrebbe considerare lo Yemen come una nuova sede per il proprio Grande Gioco geopolitico. L’importanza strategica di questo paese non può essere certo sottovalutata. La potenza che controlla lo Yemen, controllerebbe le rotte più vitali dall’Europa al Medio Oriente, all’Asia meridionale e sud-occidentale. Adesso, se c’è qualcuno che controlla questa regione cruciale sono i pirati somali. Per gli Stati Uniti, prendere il controllo del territorio lì, con la prospettiva di costruire le proprie basi militari, significherebbe un ritorno sulla scena che, a causa dei fallimenti degli ultimi due decenni, sembra al momento perduta”[11].

Infatti, le autorità yemenite, avvertito il pericolo – in seguito alla pubblicazione di articoli sul Wall Street Journal e sul Washington Post che citavano funzionari americani per i quali “la nuova considerazione della minaccia ha suscitato la prospettiva di un’espansione delle operazioni americane nello Yemen, inclusi bombardamenti da parte dei droni della CIA” – già l’estate scorsa avevano tenuto a far sapere che gli americani “hanno esagerato le dimensioni e il pericolo di Al-Qaeda nello Yemen”[12].

Ed ecco allora, per preparare la strada alle dette operazioni, la patacca dei pacchi bomba dei giorni scorsi, patacca rilevata come tale proprio dal citato Grimaldi (“i finti Al Qaida e autentici Cia-Mossad), e che ha spinto ieri il Primo Ministro dello Yemen a ricordare che “alQaeda è fondamentalmente un gruppo fabbricato in occidente” e che “non è stato affatto creato nello Yemen, come ritenuto da coloro che diffondono questa percezione sullo Yemen a livello internazionale”[13].

Emblematico poi il fatto che le autorità yemenite abbiano rifiutato l’offerta di “assistenza” da parte degli Usa per combattere il “terrorismo”[14]!

Qualche anno fa, Claudio Mutti scrisse un articolo polemico – peraltro erudito come suo solito – in cui se la prendeva con “l’amblimoro antifascista”, e cioè con la pretesa, da parte di certuni, di coniugare anti-imperialismo e antifascismo[15]. Da parte di personaggi, per esempio, come Fulvio Grimaldi. Ora, prescindendo dall’origine di quella polemica, Grimaldi sarà pure amblimoro (e io con lui!) ma almeno certe puzzonate non le pubblica!

[1] http://www.eurasia-rivista.org/
[2] http://www.eurasia-rivista.org/5723/il-corno-d%e2%80%99africa-tra-endemica-instabilita-e-terrorismo-internazionale
[3] http://www.eurasia-rivista.org/6334/il-sahel-fronte-cruciale-della-lotta-al-terrorismo
[4] Vedi l’articolo citato in nota 2.
[5] http://www.newsweek.com/2010/07/08/is-al-qaeda-now-just-a-brand.html
[6] Vedi l’articolo citato in nota 3.
[7] Ibidem.
[8] Daniele Scalea, LA SFIDA TOTALEEquilibri e strategie nel grande gioco delle potenze mondiali, Fuoco Edizioni, 2010, pp. 117-118.
[9] http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=289
[10] http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2010/11/cui-prodest-aggiornamenti.html
[11] http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=21728
[12] http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5gZ7mtDjUJQgZ6jrRCbJpa6fXL4lA
[13] http://www.earthtimes.org/articles/news/352289,group-not-yemeni-pm.html
[14] http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/30/terrorismo-nel-pacco-di-dubai-verso-chicago-cera-una-bomba-firmata-al-qaeda/74444/
[15] http://www.claudiomutti.com/index.php?url=6&imag=2&id_news=82

2 Comments
    • nettuno
    • 15 Novembre 2010

    Ottimo Articolo quello di Carancini su Eurasia. Questa rivista che
    di tanto leggo, in effetti non mi aveva convinto della relazione riguardante il Corno D'Africa. Sapendo che il terrorismo e quasi sempre manovrato da OsamaMossad, trovo anch'io curioso la versione della rivista, che è stata sottolineata da Carancini. I casi sono due: o l'Editore ha ricevuto degli "avvertimenti" a cambiare linea, oppure è sempre stato un abile mistificatore. Sicuramente non è uno sprovveduto.

    Rispondi
  1. Osservazioni puntuali e attente, che articolo. Smontare eurasia in tremila battute non ha prezzo! Non se ne può più di questi 'esperti' al soldo di questa o quella politica. E dietro ogni editore c'è un interesse politico. Guardiamo la controparte, Limes. Rivista ineccepibile ma un tantino filo russa… abitudine diffusa nella penisola, dal lettone di Putin in poi

    Rispondi

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Recent Posts
Sponsor