La crocifissione della bontà

La crocifissione della bontà

LA CROCIFISSIONE DELLA BONTÀ

Di Gilad Atzmon, 10 Giugno 2010[1]

In Israele si percepisce il panico. Il ministro degli affari strategici, Moshe Boogi Ya’alon, che ha funto da Primo Ministro ad interim durante il massacro in alto mare della scorsa settimana, ha detto ieri che”qualcuno non è riuscito a predisporre una procedura operativa standard”. Un funzionario di alto rango dell’IDF[2] è stato lesto a rispondere che “se non c’era una procedura operativa standard, perché non ha fatto in modo che ce ne fosse una? Lui era il primo ministro ad interim e la responsabilità era sua”. Anche la criminale di guerra Tzipi Livni non è soddisfatta del governo perché non si è assunto le sue responsabilità. Due giorni fa, ha capeggiato una mozione di sfiducia alla Knesset israeliana.

A quanto pare, gli israeliani incominciano a darsi la colpa l’uno con l’altro. Potrebbe sembrare un buon segno ma non c’è un solo israeliano che non debba ancora chiedere perdono. A quanto pare, nessuno in Israele capisce il livello di atrocità compiuto in alto mare. Nessuno in Israele capisce il livello di sdegno tra le nazioni. Gli israeliani si preoccupano invece del fallimento della loro Hasbara[3], dei loro errori operativi militari e così via. Fino ad ora, non hanno capito che, in alto mare, sono riusciti a uccidere Cristo un’altra volta.

L’uccisione di Cristo si compie simbolicamente come un attacco alla bontà, come un crimine contro la bontà e l’innocenza. Il massacro a sangue freddo dei pacifisti nelle acque internazionali è qualcosa di molto simile. È un attacco alla compassione, alla rettitudine e all’umanesimo. È un attacco a tutto ciò che il cristianesimo e l’Islam considerano importante. In quanto israeliani, i sionisti e i neocon continuano a diffondere il mito ingannevole dell’alleanza giudaico-cristiana: è questo ultimo crimine israeliano che ha fatto capire che lo Stato ebraico non ha nulla in comune con l’umanesimo, con il cristianesimo o con l’Islam. Israele, in realtà, si pone contro ogni riconosciuto valore occidentale.

Sebbene l’israeliano contemporaneo non abbia nessun legame etnico o biologico con gli antichi israeliti, l’ideologia spietata si ripete. Poiché il progetto sionista si definisce come una rinascita della biblica nazione israelita, non dovrebbe sorprenderci che torni in vita anche la mortifera ideologia biblica. Viene quotidianamente attuata contro i vecchi, i bambini e le donne palestinesi, e adesso contro un convoglio umanitario internazionale.

Se vogliamo capire cosa è successo la scorsa settimana al movimento di solidarietà per i palestinesi, potremmo iniziare sviluppando un mutamento di coscienza di massa. Tutto ciò trascende la politica, la psicologia o la sociologia: è in realtà un mutamento spirituale e metafisico. Come sto predicendo da molti anni, noi ora iniziamo a vedere la speranza e la liberazione attraverso i palestinesi e la loro giusta lotta. Noi capiamo che i palestinesi sono in prima linea nella battaglia contro il male. E noi ovviamente stiamo dietro di loro come un’unica persona. Curiosamente, i politici occupano la retroguardia. Ancora non riescono a notare la consapevolezza dell’opinione pubblica, che sta rapidamente emergendo a livello mondiale, che c’è qualcosa di profondamente malato nella società israeliana e nelle sue lobby disseminate nel mondo. I nostri politici probabilmente si uniranno a noi in seguito, quando il loro denaro sionista finirà.

Equiparando l’uccisione di Cristo con il massacro in alto mare della settimana scorsa, possiamo quindi capire il fallimento totale della macchina israeliana dell’Hasbara. Invece di alzarsi e ammettere che qualcosa è andato orribilmente storto in mare, i funzionari israeliani sono ricorsi alle solite manipolazioni. Gli attivisti turchi sono diventati ‘odiatori degli ebrei’, ‘terroristi di Al Qaeda’, e la Mavi Marmara è diventata la ‘nave dell’odio’. Purtroppo questa tattica è fin troppo nota. È stata impiegata per duemila anni dal giudaismo rabbinico, in particolare contro la memoria di Cristo.

Penso che i cristiani e i musulmani saranno scioccati e indignati nello scoprire che Yesh’u, il nome ebraico che designa Gesù, è un’abbreviazione che corrisponde a “possano il suo nome e la sua memoria essere cancellati”[4], un’espressione usata per nemici defunti del popolo ebraico come Hitler e Stalin. Nella cultura ebraica, Gesù, il più buono degli uomini, il figlio di Dio, è considerato il nemico supremo. Se Gesù è accomunato a Hitler, non deve sorprenderci che i funzionari dell’Hasbara continuino ad associare i pacifisti ad Al-Qaeda. A quanto pare, nella moderna filosofia israelita, una volta colpiti da un proiettile israeliano si diventa odiosi come Yesh’u.

L’odio giudaico verso Gesù, per come si riflette nell’abbreviazione ebraica Yesh’u, è decisamente rivelatore alla luce dell’ultimo massacro israeliano. Invece di ammettere il proprio crimine e di pentirsi in modo sincero, Israele ha cercato di dipingere i martiri turchi come i nemici supremi degli ebrei. A quanto pare, tale tentativo è completamente fallito. La flottiglia Free Gaza è diventata un simbolo di speranza e di compassione. Israele, d’altro lato, si è cacciata in un angolo da sola. Questa è la profezia tragica che si è realizzata da sé. Israele non si riprenderà più: semplicemente, non può.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.gilad.co.uk/writings/the-crucifixion-of-kindness-by-gilad-atzmon.html
[2] Acronimo che sta per Israel Defense Forces, Esercito di Difesa di Israele.
[3] Termine che designa la propaganda volta “a costruire l’immagine di un’Israele bianca come un giglio”: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?reference=10361&lg=it
[4] וזכרו שמו ימח

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