Quando gli americani neri erano contro Israele

Quando gli americani neri erano contro Israele

New York Times, 1 Novembre 1970: annuncio redatto, presentato e pagato da un autorevole gruppo di personalità afro-americane e firmato Black Americans for Truth about the MiddleEast [Americani Neri per la Verità sul Medio Oriente]

APPELLO DEGLI AMERICANI NERI CONTRO IL SOSTEGNO DEGLI STATI UNITI AL GOVERNO SIONISTA DI ISRAELE[1]

Noi, i firmatari americani neri di questo annuncio, siamo totalmente solidali con i nostri fratelli e le nostre sorelle palestinesi, che come noi, lottano per l’autodeterminazione e per la fine dell’oppressione razzista.

Il recente bagno di sangue in Giordania, che ha provocato decine di migliaia di morti e di feriti palestinesi, non sarebbe stato possibile senza l’incoraggiamento, gli armamenti e il sostegno finanziario del governo degli Stati Uniti.

Il sostegno dell’America al massacro, da parte di Re Hussein, dei profughi e dei combattenti per la libertà palestinesi, è coerente con il sostegno alle dittature reazionarie di tutto il mondo – dalla Cambogia al Vietnam al Sud Africa alla Grecia all’Iran.

Noi stiamo col popolo palestinese nel suo sforzo di difendere la sua rivoluzione e di opporsi ai tentativi di distruggerla dell’imperialismo americano sostenuto dai reazionari sionisti e arabi.

Noi dichiariamo di non essere contro gli ebrei. Noi siamo antisionisti e contro lo Stato sionista di Israele, l’avamposto dell’imperialismo americano in Medio Oriente. Il sionismo è un’ideologia reazionaria e razzista che giustifica l’espulsione dei palestinesi dalle loro case e dalle loro terre e che cerca di arruolare le masse ebraiche in Israele e altrove al servizio dell’imperialismo per tenere a bada la rivoluzione in Medio Oriente.

L’Organizzazione Sionista Americana, in un annuncio sul New York Times del 17 Settembre 1970 ha dichiarato: “È giusto che gli Stati Uniti incomincino a trattare Israele, la sola democrazia in Medio Oriente, come un alleato de facto per la salvaguardia degli interessi americani”.

Secondo il National Observer del 18 Maggio 1970, il movimento sionista mondiale è un grande affare. “Quando scorre il sangue, scorre il denaro”, osserva Gottlieb Hammer, il più importante raccoglitore di fondi sionista di questo paese.

Noi dichiariamo che la rivoluzione palestinese è l’Avanguardia della rivoluzione araba ed è parte della rivoluzione anti-coloniale che sta avvenendo in luoghi come il Vietnam, il Mozambico, l’Angola, il Brasile, il Laos, il Sud Africa e lo Zimbabwe. A causa della sua alleanza con l’imperialismo, il sionismo si contrappone a questa rivoluzione anti-coloniale e specialmente al cambiamento rivoluzionario del Medio Oriente.

Noi dichiariamo che Israele, la Rhodesia e il Sud Africa sono tre stati privilegiati coloniali e bianchi che sono nati spogliando le popolazioni indigene delle loro terre. Israele e il Sud Africa hanno ognuno circa 4.500 prigionieri politici – la maggior parte dei quali non sono stati processati.

J. Weitz, direttore del Dipartimento per la Colonizzazione dell’Agenzia Ebraica per Israele, ha dichiarato: “La sola soluzione possibile sta nel creare una Palestina…senza arabi…e non c’è altro modo di farlo che quello di trasferire tutti gli arabi nei paesi vicini, di mandarli tutti via di qui” – Davar, pubblicato in Israele, 29 Settembre 1967.

Il governo sudafricano ha sostenuto Israele durante la guerra del Giugno 1967. Il governo del dr. Voerster non solo ha permesso che i volontari sudafricani lavorassero nelle strutture civili e paramilitari di Israele ma anche che venissero raccolti 28 milioni di dollari, dai sionisti sudafricani pro-apartheid, e inviati in Israele. “Dopo la guerra in Medio Oriente del Giugno 1967 si fecero molte ipotesi su un’azione di tipo israeliano contro lo Zambia e la Tanzania, paesi che condividono un’intransigente politica anti-apartheid e che sostengono il Movimento di Liberazione Africano…Nel Settembre del 1967, i vertici sudafricani dell’esercito e dell’aviazione appresero informazioni di prima mano sulle tattiche di Israele nella guerra in Medio Oriente dal Generale Mordechai Hod, Comandante dell’Aviazione israeliana. Egli istruì dai 50 ai 100 ufficiali all’Air Force College di Voortrekkerhoogte” – Johannesburg, Sunday Express, 10 Settembre 1967.

Noi dichiariamo che Israele continua a sostenere la politica di aggressione degli Stati Uniti nell’Asia sudorientale, una politica che è reponsabile della morte e del ferimento di migliaia di giovani neri.

Il New York Times del 9 Novembre 1969 ha dichiarato che Jacques Torczyner, capo dell’Organizzazione Sionista Americana, “Si è appellato agli ebrei americani affinché sostengano la politica di Nixon in Vietnam. Torczyner, che è tornato la settimana scorsa da Israele, ha detto che ‘la gente lì è sostanzialmente d’accordo con la politica di Nixon in Vietnam’”.

Il New York Times del 17 Novembre 1969 ha dichiarato che “Fonti dell’Amministrazione hanno diffuso il 16 Novembre un messaggio del Premier israeliano Golda Meir che ha definito “significativo” il discorso sul Vietnam del 3 Novembre del Presidente Nixon”. Ella, in un suo personale messaggio a Nixon in cui si congratulava con lui per il discorso, ha detto che conteneva “molte cose che incoraggiano e rafforzano le piccole nazioni amanti della libertà”.

Noi dichiariamo che lo sfruttamento sperimentato dagli afroamericani, dai nativi americani (gli indiani), dai portoricani, e dagli chicanos (i messicani-americani) è simile allo sfruttamento degli arabi palestinesi e degli ebrei orientali da parte dello Stato sionista di Israele. Meir Ya’ari, segretario generale del partito Mapam (United Workers Party), della sinistra sionista, durante il 4° congresso del partito – nel 1963 – disse: “Questo sfruttamento sociale aiuta a tenere le comunità orientali, che costituiscono metà della popolazione, nel loro stato di discriminazione economica, sociale e culturale. Il denominatore comune dei due problemi è che i lavoratori arabi devono vivere nelle catapecchie dei sobborghi delle città ebraiche, e i lavoratori della comunità sefardita sono ammassati in tuguri affollati”.

Noi dichiariamo che nonostante la politica ultra-nazionalista e razzista dello Stato di Israele i programmi progressisti dei movimenti di liberazione palestinesi hanno il sostegno popolare della maggioranza delle masse arabe.

Nel Gennaio del 1969, il portavoce di Fatah, Yassir Arafat ha dichiarato: “La nostra visione politica di una Palestina libera è quella di uno stato democratico, secolare, non razzista dove tutti i palestinesi – cristiani, ebrei e musulmani – avranno eguali diritti”.

Il Fronte Popolare Democratico per la Liberazione della Palestina ha presentato la seguente dichiarazione al Congresso Nazionale Palestinese del 1969: “Il Congresso Nazionale Palestinese lotterà per uno stato palestinese popolare e democratico, dove gli arabi e gli ebrei abbiano eguali diritti senza discriminazioni, dove sarà abolita ogni forma di opprressione, nazionale e di classe”.

Noi dichiariamo che l’opposizione alla politica sionista esiste anche dentro Israele e all’interno del mondo ebraico. Ecco alcuni estratti dalla tesi discussa nel 1966 presso l’Organizzazione Socialista Israeliana: “Israele sarà de-sionizzato, e cioè tutte le leggi e le pratiche discriminatorie correnti che attuano la supremazia ebraica tra ebrei e non ebrei saranno abolite…Israele adotterà una politica estera anti-imperialista, sostenendo attivamente le forze che combattono per il socialismo e per l’unificazione del mondo arabo…”.

Noi dichiariamo che Israele ha sostenuto gli Stati Uniti nella guerra di Corea, che ha sostenuto la Francia e l’Organizzazione terrorista dell’Esercito Segreto [OAS] in Algeria contro la rivoluzione algerina; che ha contrastato i movimenti di indipendenza anti-coloniale in Marocco, in Tunisia, in Indonesia e altrove; che ha addestrato i commando paramilitari controrivoluzionari del Generale Mobutu – di colui che fu uno dei responsabili dell’omicidio di Patrice Lumumba in Congo; e che attualmente fornisce armi e altri equipaggiamenti alle truppe portoghesi che combattono contro i combattenti per la libertà angolani e mozambicani.

NOI CHIEDIAMO CHE OGNI AIUTO MILITARE O ASSISTENZA DI OGNI GENERE A ISRAELE VENGANO FATTI CESSARE. L’IMPERIALISMO E IL SIONISMO DEVONO – E LO SARANNO – ESSERE ESPULSI DAL MEDIO ORIENTE. FACCIAMO APPELLO ALLA SOLIDARIETÀ DEGLI AFROAMERICANI CON LA LOTTA DEL POPOLO PALESTINESE PER LA LIBERAZIONE NAZIONALE E PER LA RESTITUZIONE DI TUTTA LA TERRA CHE È STATA LORO RUBATA.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.aaargh.codoh.com/fran/livres10/NYTBlacksAgainstZionism.pdf

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