Il tabù dell’Università di Harvard

Il tabù dell’Università di Harvard

E’ con piacere che offriamo ai lettori la traduzione di una lettera inviata dal revisionista americano Bradley Smith al rettore dell’Università di Harvard.
Bisogna sapere che Bradley Smith, già fondatore del sito Codoh (http://www.codoh.com/ ), aveva inviato a tutti i giornali studenteschi di tutte le università del suo paese un testo da pubblicare (a pagamento). Tutte queste università hanno rifiutato la pubblicazione del suo testo salvo – incredibilmente – una delle più prestigiose, delle più ricche e delle più ebraiche: Harvard!!!

IL TABU’ CONTRO I TEDESCHI ALL’UNIVERSITA’ DI HARVARD[1]

Di questa lettera è stata inviata copia al corpo docente e all’amministrazione di Harvard e alla stampa nazionale.

President Drew Faust
Office of the President
Harvard University
Massachussets Hall
Cambridge, MA 02138 USA

5 Ottobre 2009

Gentile Rettore,

E’ evidente che il corpo docente di Harvard ha adottato una strategia di rifiuto al fatto che vengano poste domande sulle armi tedesche di distruzione di massa della seconda guerra mondiale (camere a gas). E’ altrettanto evidente, dal suo silenzio, che il corpo docente di Harvard ha giudicato non conveniente mettere in discussione la “mostruosità unica” dei tedeschi, e che esso non sosterrà quegli studenti che potrebbero essere disponibili a un libero scambio di opinioni su questa questione. L’ufficio di Presidenza sostiene tale tabù? Non ho sentito nulla che indichi che esso non lo sostiene.

Lo scorso 8 Settembre l’”Harvard Crimson” ha pubblicato il mio annuncio che chiedeva il perché del fatto che il Generale Dwight D. Eisenhower, nel suo libro Crusade in Europe, scelse (scelse!) di non menzionare le armi tedesche di distruzione di massa della seconda guerra mondiale, le “camere a gas”. L’annuncio chiedeva: “Perché no?”. L’annuncio chiedeva anche che un professore, uno qualsiasi, dell’Università di Harvard fornisse, “con le prove, il nome di una persona – una qualsiasi – uccisa in una camera a gas di Auschwitz”.

Il 9 Settembre, Maxwell L. Child, Direttore dell’”Harvard Crimson”, ha ritenuto necessario scusarsi per aver pubblicato l’annuncio, dicendo che il testo “metteva in dubbio che l’Olocausto sia avvenuto” (non lo aveva fatto) e che aveva fatto infuriare molti membri della comunità di Harvard. La redazione del Crimson ha pubblicato poi una lettera in cui si afferma che “noi crediamo che questo argomento [queste domande] non dovrebbero trovare spazio nelle pagine di un giornale studentesco”.

Nessun membro del corpo docente di Harvard ha tentato di rispondere all’una o all’altra delle mie domande, e non vi sono prove che nessun membro del corpo docente di Harvard abbia sostenuto gli studenti giornalisti del Crimson che erano stati favorevoli alla pubblicazione dell’annuncio. Quando al Crimson sono piovute le email, le telefonate e le lettere da parte dei gruppi di pressione interni ed esterni al campus, il corpo docente di Harvard ha assunto il ruolo dello “spettatore”, lasciando che i giornalisti del Crimson si arrangiassero.

Rettore Faust: perché crede che nessun accademico di Harvard voglia rispondere a due semplici domande sulle armi tedesche di distruzione di massa? Perché crede che il corpo docente di Harvard non voglia sostenere i giornalisti del Crimson favorevoli a un libero scambio di opinioni sulla questione? L’Ufficio di Presidenza sostiene quello che a Harvard appare essere un tabù – che proibisce di contestare la posizione ortodossa (di Stato) sulle armi tedesche di distruzione di massa?

Non pensa che sia giusto che gli studenti di Harvard siano consapevoli che Dwight D. Eisenhower scelse (scelse!) di non menzionare le camere a gas nel suo libro Crusade in Europe? Che Winston Churchill, nella sua Storia della seconda guerra mondiale – in sei volumi – scelse di non menzionare le camere a gas? Che Charles De Gaulle scelse di non menzionare le camere a gas nelle sue Memorie? Che quando il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è rivolto, solo il mese scorso, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per proclamare che i Protocolli di Wannsee contenevano informazioni “precise” sullo sterminio degli ebrei, coloro che scrissero tali Protocolli scelsero di non menzionare le camere a gas? Quanto crede, il corpo docente di Harvard, che tali informazioni siano “precise”? Esattamente?

Forse lei ritiene che sia “odioso” porre domande critiche sulle armi tedesche di distruzione di massa. Se questo è il caso, lei deve considerare la formulazione di tali domande come una questione di tipo morale. Per conto mio la considero tale, ma quello che credo io appartiene a una prospettiva differente. Io credo che sia immorale sopprimere a Harvard la libertà intellettuale, come lo è sopprimerla in qualunque altro posto. Credo che sia immorale da parte del corpo docente di Harvard (o da parte di chiunque) non solidarizzare con gli studenti che hanno optato per un libero scambio di opinioni e per una stampa libera. Che sia immorale, per il corpo docente di Harvard sfruttare i tabù per proibire agli studenti di contestare un’accusa di “mostruosità unica” abitualmente rivolta contro altri.

Il corpo docente di Harvard ha il diritto di essere scettico verso tutti gli argomenti revisionisti che contestano le armi tedesche di distruzione di massa. Lo scetticismo non è un peccato. I revisionisti sono scettici nei confronti delle tesi ortodosse sulle armi tedesche di distruzione di massa e hanno pubblicato una gran quantità di materiale per spiegare la ragione per cui lo sono. A mia conoscenza, nessun professore di Harvard ha mai pubblicato un solo articolo su una qualsiasi rivista scientifica che illustrasse il motivo per cui un testo revisionista, di quelli essenziali, debba essere considerato inattendibile sulle armi tedesche di distruzione di massa. Lo scetticismo del corpo docente di Harvard rivela quindi solo la sua credulità.

Rettore Faust: lei crede che sia giusto che l’Ufficio di Presidenza debba permettere e persino incoraggiare che un tabù fagociti la libertà intelletuale di Harvard? Che un tabù venga usato per proibire un dibattito aperto nelle pubblicazioni degli studenti sul tema dell’uso da parte dei tedeschi di armi di distruzione di massa? Se le cose stanno così, come posso distinguere un membro del vostro corpo docente dedito a questo particolare tabù da un membro di un cargo dei Mari del Sud dedito a qualche altro tabù?[2] Dai suoi pantaloni?

Grazie per la sua attenzione.

Bradley R. Smith, Fondatore del
Committee for Open Debate on the Holocaust
PO Box 439016
San Ysidro, California 92143
Ufficio: 209 682 5327
Email: mailto:[email protected]
Web: http://www.codoh.com/

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.vnnforum.com/showthread.php?p=1058257
[2] Per il “culto del cargo” vedi: http://www.oceanie.org/graphes/cultes_du_cargo.html [Nota del traduttore].

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