Canada: un grande giorno per la libertà di parola

Canada: un grande giorno per la libertà di parola

EZRA LEVANT: E’ UN GRANDE GIORNO PER LA LIBERTA’ DI PAROLA

3 Settembre 2009[1]

Ieri, il Tribunale Canadese dei Diritti Umani [Canadian Human Rights Tribunal] ha fatto qualcosa che non aveva mai fatto nei suoi 32 anni di storia. Ha assolto un imputato dalle accuse di “istigazione all’odio”. Finora, il tribunale aveva un tasso di condanne del 100%.

In una sentenza di 107 pagine, il giudice Athanasios Hadjis non solo ha bocciato il procedimento contro Marc Lemire, ma ha anche bocciato la stessa legge, definendola una violazione delle garanzie per la libertà di parola della Carta dei Diritti.

Hadjis non è un libertario fanatico. Nel recente passato, lui stesso ha condannato delle persone in base a questa stessa legge. E, prima che Jean Chretien lo nominasse al tribunale, Hadjis era il capo di una delle più grandi lobby multiculturali di Montreal che dava il meglio di sé sulla questione dell’identità etnica. Ma persino Hadjis ne ha avuto abbastanza dell’industria dei diritti umani e del suo feticismo per la correttezza politica. Egli ha stabilito che permettere ai cittadini canadesi di esprimere idee offensive è preferibile rispetto a vivere sotto un potere che incrimina le persone per aver espresso tali idee.

Da ieri, non è più illegale scrivere su Internet cose politicamente scorrette. Da adesso, è illegale incriminare qualcuno per questo motivo.

Tutto ciò avrà un impatto immediato sulla Commissione Canadese dei Diritti Umani (Canadian Human Rights Commission – CHRC), che ha a disposizione un grande ufficio dedicato alla censura, e che sta indagando su altri casi. Se la CHRC fosse una vera forza di polizia, e il tribunale fosse un vero tribunale, tutti i casi di censura in corso verrebbero fatti cadere, e chiunque fosse stato condannato in precedenza vedrebbe annullate le proprie condanne. Dozzine di cause contro il governo per incriminazioni erronee, e richieste di risarcimenti, sarebbero dietro l’angolo.

Ma il tribunale non è una vera corte, e Hadjis ha riconosciuto di non avere il potere di abrogare la legge, ma solo quello di dichiararla incostituzionale e di rifiutarsi di applicarla. La CHRC in precedenza aveva ignorato il tribunale: in questo stesso caso, a Lemire sono stati abitualmente negati – da parte della CHRC – i propri diritti procedurali, compresa la tattica vergognosa di aspettare che il processo fosse concluso prima di mostrargli tutti i documenti in suo possesso. Ancora peggio, sono venuti alla luce certi comportamenti balordi della CHRC, incluse le confessioni dei propri funzionari di essersi uniti alle organizzazioni neonaziste e di aver pubblicato su Internet commenti provocatori per incastrare i propri bersagli. Un vero tribunale avrebbe bocciato il procedimento anni fa, e una vera forza di polizia avrebbe visto punito un comportamento tanto canagliesco.

Tuttavia, questo è un grande giorno per i valori della Carta, come la libertà di parola. Ma quanto durerà? L’industria dei diritti umani sapeva che questo era un caso importante, e nei sei anni passati ha speso milioni di dollari del contribuente per combattere Lemire. Il governo federale aveva sei avvocati impegnati nella causa – quattro della CHRC e due dell’ufficio del Ministero della Giustizia. E c’erano cinque avvocati che intervennero in rappresentanza dei gruppi ebraici finanziati dal contribuente canadese: il B’nai B’rith, il Simon Wiesenthal Center e il Canadian Jewish Congress (CJC).

Ieri, il CJC ha diffuso un bizzarro comunicato-stampa in cui afferma che, a dispetto della chiara sentenza del tribunale, esso crede che la legge censoria “rimanga costituzionale”. Nelle prossime settimane, il CJC e il resto dell’industria giudiziaria dei diritti umani rumoreggierà presso il governo affinchè presenti appello contro questa decisione.

Per il Ministro della Giustizia Rob Nicholson, un conto era difendere la costituzionalità di una legge governativa sotto attacco – è la procedura operativa standard. Ma ora che la legge è stata giudicata illegale, costituirebbe ben altra cosa da parte di Nicholson agire positivamente per riportare in auge una legge tanto illiberale.Nicholson deve anche mettere un guinzaglio alla screditata CHRC, e ordinarle di non presentare appello. Costoro hanno già fatto abbastanza danni alle libertà civili del Canada, a grande discapito dei contribuenti.

In realtà, lasciare semplicemente intatta la sentenza di Hadjis non è sufficiente – tale sentenza evidenzia un più profondo marciume della CHRC. Hadjis ha constatato che la CHRC è diventata molto più aggressiva e pugnace negli ultimi anni, e che nello stesso tempo ha iniziato ad applicare sanzioni punitive – come comminare ammende di decine di migliaia di dollari. Questo mix tossico di comportamenti abusivi e punizioni di tipo penale venne specificatamente proibito dalla Corte Suprema l’ultima volta che essa esaminò le leggi censorie nel 1990.

E’ questa cultura collettiva della prepotenza che Nicholson deve prendere di mira. Nicholson dovrebbe iniziare a ordinare a Jennifer Lynch, la direttrice della CHRC, di porre fine alla sua costosa campagna di demonizzazione dei critici della commissione. E poi dovrebbe chiamare un giudice in pensione – o un probiviro – che svolga un’attenta biopsia per scoprire come l’agenzia canadese dei diritti umani sia diventata una tale minaccia per i nostri diritti umani.

[1] http://network.nationalpost.com/np/blogs/fullcomment/archive/2009/09/03/ezra-levant-it-s-a-great-day-for-freedom-of-speech.aspx

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