Yitzhak Arad: partigiano o aguzzino?

Yitzhak Arad: partigiano o aguzzino?

UN INQUIETANTE SINTOMO DI REVISIONISMO

Di Thomas Kues (2008)[1]

Yitzhak Arad, nato in Lituania nel 1926, è uno dei più eminenti storici ortodossi dell’”Olocausto”. Dopo essere entrato illegalmente in Palestina nel 1945, iniziò la carriera militare all’interno delle milizie sioniste e dei gruppi terroristici che diedero in seguito origine all’esercito israeliano. Alla fine raggiunse il grado di generale di brigata e venne nominato “Ufficiale Capo dell’Istruzione”. Ritiratosi dall’esercito nel 1972, mutò la sua carriera in quella di storico. Docente all’Università di Tel Aviv, è stato anche per 21 anni (1972-1993) Presidente dello Yad Vashem, che è l’Authority ufficiale di Israele per l’Olocausto e forse il più importante centro archivistico di studi sull’”Olocausto”. Il libro di Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka viene abitualmente considerato l’opera di riferimento per questi tre “campi di puro sterminio”.[2] Arad ha anche partecipato come perito al processo, tenutosi in Israele, contro John Demjanjuk. Le sue ricerche più recenti si sono concentrate sull’”Olocausto” degli ebrei nei territori sovietici occupati dai tedeschi.

Nel 2006 si è diffusa nel mondo la notizia che le autorità lituane stavano indagando sull’ipotesi che Arad, che all’epoca dei fatti era membro di un gruppo di partigiani controllati dai sovietici, abbia fatto parte durante gli anni di guerra del NKVD (Commissariato del Popolo degli Affari Interni). Secondo i resoconti giornalistici, gli inquirenti sospettavano che Arad avesse partecipato alle esecuzioni di civili lituani e di membri della resistenza anti-sovietica. Secondo Arad, le autorità lituane stavano perseguendo una vendetta personale contro di lui perché aveva denunciato certi collaborazionisti lituani dei tedeschi, coinvolti in atrocità di guerra contro gli ebrei locali.

Alla fine di Settembre del 2008, il Procuratore Generale della Lituania ha annunciato che le autorità giudiziarie del suo paese hanno deciso di accantonare le indagini contro Arad, presuntamente a causa di “dati insufficienti a portare il caso in tribunale”. La decisione è stata calorosamente accolta dallo Yad Vashem. L’Authority dell’”Olocausto” ha commentato ufficialmente la notizia affermando che “le indagini penali sulle attività dei partigiani ebrei durante l’Olocausto sono un inquietante sintomo di revisionismo che non può aver luogo in un paese che si sforza di fare parte della comunità democratica delle nazioni”. La stampa ha citato anche una lettera dell’Agosto 2008 del Presidente dello Yad Vashem, Avner Shalev, al primo ministro lituano, in cui si proclamava che “solo affrontando apertamente ed esplicitamente la verità piena e complessa del passato la vostra nazione riuscirà a costruire per sé stessa un futuro sicuro e stabile”.[3]

E’ difficile considerare la lettera di Shalev se non come una velata minaccia: se la Lituania non cessa immediatamente le indagini sui crimini di guerra commessi dagli ebrei e non accetta il suo”peccato” per aver preso parte all’Olocausto – un peccato che non potrà mai venire perdonato ma che esige nondimeno il pentimento, sotto forma di enormi risarcimenti allo stato ebraico e alle organizzazioni sioniste – verrà isolata, economicamente e politicamente. A quanto pare, la Lituania dovrebbe anche fare in modo che alle sue scolaresche venga insegnato che l’Armata Rossa arrivò come “liberatrice”, e che qualsiasi resistenza ai padroni bolscevichi (spesso ebrei) fu antisemita, fascista, e malvagia. Come una delle molte piccole nazioni dell’Europa orientale che credono che la sicurezza e la stabilità vengano dall’unione con la UE e con la NATO – vale a dire dal permettere all’esercito americano di utilizzare il proprio territorio a piacimento – la Lituania è tentata di piegarsi alla “comunità globale” e ai suoi padroni sionisti, e di fare atto di contrizione quando il Presidente Shalev e i suoi accoliti faranno schioccare il loro frustino.

La dichiarazione dello Yad Vashem sulla natura delle indagini è anche più illuminante. Può solo significare che la più importante istituzione sull’”Olocausto” del mondo ha dichiarato tabù ogni indagine sui crimini di guerra perpetrati dagli ebrei durante l’epoca dell’”Olocausto”. Per “revisionismo” bisogna intendere “l’eresia contro l’unica vera fede dell’Olocausto”. Il semplice indizio che degli ebrei durante la seconda guerra mondiale possano aver agito da macellai – e, per estensione, che gli ebrei possano essere qualcosa d’altro che vittime di un conflitto – deve essere evitato come un reato d’opinione. Tutto ciò ci ricorda naturalmente le parole del Papa dell’”Olocausto”, Elie Wiesel, allo scrittore francese François Mauriac nel 1967: “L’ebreo non è mai stato un carnefice; è stato quasi sempre la vittima”.[4] Questa idea demenziale naturalmente ha le sue radici nella particolare mentalità ebraica “suprematista”, che è stata forse espressa nel modo migliore dal rabbino Yaacov Perrin, il quale al funerale dello stragista Baruch Goldstein proclamò che: “Un milione di arabi non valgono un’unghia di un ebreo”.[5] Poiché l’ebreo è una vittima per definizione, e poiché in ogni caso la vita di un ebreo vale più di quella di un non ebreo, ne consegue che non può essere accusato dell’omicidio dei gentili. In effetti, ogni indizio che la seconda guerra mondiale sia stata qualcos’altro che una lotta in bianco e nero tra il bene e il male, polarizzata intorno al martirio dei sei milioni di ebrei, è un grande NO allo Yad Vashem, allo stato d’Israele, e ai suoi accoliti della diaspora – come l’European Jewish Congress – tutti sostenitori entusiastici delle leggi penali anti-revisionistiche. Per mezzo dell’influenza politica ed economica, tutti gli “inquietanti sintomi di revisionismo” devono essere eliminati!

E allora cosa dire di Yitzhak Arad? Cosa sarebbe successo se i lituani avessero deciso di continuare le indagini? Queste domande sono puramente teoriche. Israele è un rifugio per qualunque criminale che possa vantare origini ebraiche. Individui ricercati per attività criminali in altre nazioni, semplicemente non vengono estradati e, come insegna il caso di Solomon Morel, la cosa è vera anche per i criminali di guerra.[6] Come molti altri boia del NKVD, Yitzhak Arad potrà vivere la sua vita nel benessere e al sicuro, godendosi le ricchezze di una terra che ha contribuito a rubare. Questa è la morale fornita dal meraviglioso mondo di oggi.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newrevoices/nrtkarad.html
[2] Yitzhak Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka. The Operation Reinhardt Death Camps, Indiana University Press, Bloomington, 1987.
[3] http://www.ejpress.org/article/30684
[4] Elie Wiesel “To a Concerned Friend” [A un amico preoccupato], in One Generation After [Una generazione dopo], Random House, 1970.
[5] Citato in The New York Times, 28 Gennaio 1994.
[6] Come è stato spiegato da John Sack in An Eye For An Eye: The Untold Story of Jewish Revenge Against Germans in 1945 [Occhio per occhio: la storia non raccontata della vendetta ebraica contro i tedeschi nel 1945], Basic Books, 1993.
3 Comments
  1. «Il posto della strage non era certo nascosto e tutti sapevano. In molti hanno visto ed hanno preferito far finta di nulla. Al punto che dopo la guerra hanno eretto un monumento dedicato alle “vittime russe”»

    Queste sono le parole di Yitzhak Arad , riportate da Guido Olimpio a questo link:
    http://archiviostorico.corriere.it/2001/giugno/26/Una_macchina_della_morte_terribilmente_co_0_01062610701.shtml

    Considerato che non è stato possibile,alcuni anni fa, ritrovare il posto esatto del preteso sterminio di Baby Yar , sarebbe da chiedere a Guido Olimpio maggiori informazioni sulla localizzazione del sito di fucilazione.
    Oppure, tramite Olimpio, all’ebreo Arad.
    Così potremmo andare con pala e picco a sincerarci dell’avvenuta strage.

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    • Anonimo
    • 24 Maggio 2014

    Il fatto che esistano anche ebrei cretini o che ci siano stati eccessi da parte delle truppe liberatrici sovietiche non assolve i criminali nazisti lituani né nessun altro dalle loro colpe.
    Smettiamola di giustificare i crimini degli uni con i crimini degli altri…
    i nazisti di ogni nazionaliutà erano e sono uomini piccloi che hanno dato luogo ad un grande massacro globale. Rimangono degli uomini piccoli…

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  2. Yitzhak Arad non è un ebreo cretino: è uno dei più "autorevoli" storici dei campi Reinhardt. E' con questo tipo di storici che l'occidente lava il cervello all'opinione pubblica di tutto il mondo.

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