La morte di Himmler: un intrigo di stato?

La morte di Himmler: un intrigo di stato?

IL CASO DEL FALSARIO INCAPACE

La contraffazione di una contraffazione

Di Joseph P. Bellinger[1]

La storia sarà gentile con me, perché intendo scriverla”. – Winston Churchill

Il mio nome è Joseph P. Bellinger, e sono stato il primo ricercatore a scoprire prove documentarie convincenti che il capo delle SS Heinrich Himmler venne assassinato da agenti inglesi nel Maggio del 1945, a cui fecero seguito maldestri tentativi per nascondere e sopprimere le prove del crimine. Essendo già consapevole dello scandalo che era esploso in Inghilterra sulle accuse concernenti documenti contraffatti al Public Records Office [Ufficio degli Archivi Pubblici, d’ora in avanti PRO], non sono rimasto sorpreso da questa controversa questione, affrontata dai media per la seconda volta in tre anni.[2]

Quello che mi ha sorpreso e deluso è stato il finale.

Dalla pubblicazione del mio libro, Himmlers Tod, Freitod oder Mord? [La morte di Himmler: suicidio o omicidio?] da parte della casa editrice Arndt Verlag in Germania, nel 2005, ho periodicamente inviato messaggi di posta elettronica a Scotland Yard chiedendo di essere informato sugli aggiornamenti della loro indagine sulle presunte contraffazioni scoperte negli archivi del PRO di Kew, in Inghilterra. Le risposte ai miei messaggi sono state sempre cortesi, misurate e in qualche modo evasive. In breve, esattamente quello che ci si può aspettare da burocrati coscienziosi.

Quando nel 2005 è emersa per la prima volta la storia della presunta immissione di documenti contraffatti, poco prima dell’uscita di Himmlers Tod in Germania, ricordo di essermi detto: “Che tempestività!”

Adesso, secondo gli articoli pubblicati di recente sulla stampa internazionale, otto storici inglesi “mainstream” chiedono l’incriminazione dei responsabili della presunta immissione di documenti contraffatti nei detti archivi.

Alquanto stranamente, le autorità inglesi non spingono per l’incriminazione, un fatto che ha suscitato nel paese perplessità e malumori. Questa curiosa riluttanza a incriminare i sospetti malfattori suscita un certo numero di domande interessanti, che spero di trattare in questo articolo. Non è un segreto che l’uomo sospettato di aver immesso i documenti contraffati sia Martin Allen, autore di quattro libri controversi su vari aspetti della seconda guerra mondiale.

Secondo i documenti recentemente pubblicati dal PRO, il signor Allen (e sua moglie) sono i soli due individui che hanno richiesto il permesso di vedere i file in questione, ma i loro motivi per agire in tal senso erano legittimi.

Per coincidenza, il libro di Allen è stato pubblicato solo pochi giorni prima dell’uscita in Germania del mio. Così, l’attenzione dell’opinione pubblica si è concentrata sul baccano suscitato dai media sull’immissione dei “documenti contraffatti”, invece che sul mio libro nel quale, nonostante sapessi dell’esistenza di tali documenti poche settimane prima dell’uscita di Himmlers Tod, avevo scelto di non includerli nel testo principale. I documenti sono stati poi inseriti come addendum alla fine del libro, insieme ai miei commenti.

I ripetuti tentativi di contattare il signor Allen al suo indirizzo di posta elettronica si sono rivelati infruttuosi, ma sono riuscito a parlare per telefono con il suo futuro editore in America.

Da parte sua, quando il signor Allen è stato intervistato sulle contraffazioni da Ben Fenton, attualmente giornalista del Financial Times, tutto quello che è riuscito a dire come replica è stato che era “totalmente devastato”. Cos’altro poteva dire?

Il resoconto scritto dell’episodio, da parte di Fenton, è interessante:

“Inevitabilmente, perciò, egli era colui che si era imbattuto in queste contraffazioni, sebbene non avesse sospettato che nessuno dei documenti che aveva utilizzato fosse contraffatto. Pensò che poteva essere tutta un complotto. In realtà, nell’addendum all’edizione americana del libro (in cui veniva riconosciuto il fatto che le carte sull’”omicidio di Himmler” erano contraffatte, ma che nondimeno ripeteva le accuse in esse contenute) Allen presentò la propria teoria. Qualche tempo dopo aver visto i documenti, suggeriva, erano stati rimossi e sostituiti con copie esatte, maldestramente contraffatte per gettare dubbi sulle sue scoperte. In assenza di ogni altra sua dichiarazione pubblica, questa è la sola spiegazione avanzata da Allen.

“Ma l’indagine della polizia, basandosi sui test della Scientifica, ha rivelato alla fine che tutto ciò non è successo solo in pochi casi. In totale, c’erano 29 documenti contraffatti, ognuno dattiloscritto con un esemplare di un gruppo di quattro macchine da scrivere. Tali documenti vennero immessi in 12 file separati, e citati almeno una volta in uno o più dei tre libri scritti da Allen. In realtà, secondo gli esperti degli Archivi, i documenti riconosciuti ora come contraffazioni sostenevano argomenti controversi d’importanza cruciale in tutti i libri di Allen…”.[3]

Fenton poi ha congetturato:

“Forse è stato questo il vero scenario: Allen, un sedicente “storico autorevole”, si è imbattuto nei documenti durante una ricerca coscienziosa che lo aveva condotto a dei file lasciati intatti da altri storici; poi, dopo che i suoi libri sono stati pubblicati e che individui sconosciuti hanno appreso delle sue scoperte, il solo modo in cui costoro (presumibilmente agenti inglesi dei servizi) potevano screditarlo era sostituire delle contraffazioni nei file al posto della “pistola fumante” costituita dai documenti autentici”.[4]

Il giudizio finale di Fenton può essere riassunto in modo conciso citando le sue stesse parole:

“La mia preoccupazione è l’avvelenamento del pozzo”, ha detto riferendosi alla credibilità degli Archivi Nazionali. “Non è solo la faccenda di Himmler. E’ la faccenda dei titoli sui giornali, ma vi sono altre accuse sulla condotta dell’Inghilterra nella seconda guerra mondiale che sono ugualmente basate su contraffazioni e che non hanno nessun altro fondamento”.

Ma, contrariamente a quello che pensa Fenton, è esattamente la “faccenda di Himmler” ad essere qui in discussione. Più esplicitamente, è la faccenda di “chi” ha “avvelenato il pozzo” e del perché debba essere trattata in modo credibile.

La storia che circonda la “scoperta” dei documenti contraffatti in sé stessa è poco interessante. Fenton, che all’epoca dei fatti lavorava per il Daily Telegraph, è stato il primo ad attirare l’attenzione sui documenti. Fenton ha rivelato di essere stato messo in allerta sulle sospette contraffazioni con un messaggio di posta elettronica ricevuto da un amico e collega che aveva letto di recente il libro di Martin Allen. Il nome del collega, per quanto ne so, non è stato ancora rivelato.

D’altro lato, la provenienza e l’argomento dei documenti sono molto interessanti. Secondo il corrispondente Gregory Katz, dell’Associated Press:

“Un documento accusa falsamente il governo del Primo Ministro Winston Churchill di avere avuto, al culmine della seconda guerra mondiale, una relazione segreta e cordiale con il capo delle SS naziste Heinrich Himmler. I documenti presumono anche che Churchill ordinò l’assassinio di Himmler per mantenere segrete le loro discussioni”.[5]

La strana eventualità che Winston Churchill avesse una relazione cordiale con Heinrich Himmler è, a prima vista, assurda. Il fatto è che Churchill era restio, da ogni punto di vista, ad avere a che fare con Himmler. Quando gli venne direttamente chiesto della possibilità di negoziare con il Reichsführer nazista, Churchill replicò laconicamente senza possibilità di equivoco: “Nessun contatto con Himmler!”.

In realtà, fu l’agente americano dell’OSS[6], Allen Dulles, ad aver lavorato alacremente dietro le scene per tessere contatti con Himmler nella speranza di allentare i legami tra il leader delle SS e l’esercito tedesco.

I pubblici ministeri inglesi hanno dichiarato di aver scelto di non perseguire il signor Allen per le sue “cattive condizioni di salute”, una risposta alquanto insolita e irrituale da parte delle autorità, che non ha soddisfatto i critici. Lo storico inglese Andrew Roberts è stato molto meno benigno della Procura quando ha opinato che:

“Se il tipo la passerà liscia, sarà luce verde per chi falsifica le prove”.[7]

Roberts ha quindi aggiunto:

“E’ stato fatto in modo illegale, ma la polizia non sembra molto intenzionata a occuparsene”.

A Roberts si sono uniti, nella sua richiesta di arrestare e incriminare il colpevole, altri prestigiosi storici inglesi, come John Keegan, Antony Beevor, e Niall Ferguson, per menzionare solo nomi famosi. Parlando forse a nome di tutti loro, Roberts ha affermato:

“I documenti fasulli sono grossolanamente disonesti nei confronti di Churchill perché accusano il suo governo di avere avuto dei negoziati segreti e cordiali con Himmler al culmine della guerra, e di aver quindi ordinato la sua morte agli sgoccioli della guerra per tenere segreti i loro contatti. E’ una “calunnia del sangue”[8] contro Churchill ed è totalmente falsa…”.

Mentre è vero che Churchill non ha mai ordinato l’assassinio di Himmler per “tenere segreti i loro contatti”, è anche vero che i dettagli dei presunti “negoziati” consistevano in niente di più del fatto che Himmler aveva deciso di contattare il governo inglese, per mezzo di contatti tenutisi nella neutrale Svezia, per offrire la resa di tutte le forze tedesche sul fronte occidentale se gli fosse stato permesso di proseguire la guerra contro i bolscevichi a est. Contrariamente alla tesi del signor Allen, i dettagli dell’offerta di Himmler vennero intenzionalmente fatti trapelare da Anthony Eden ai rappresentanti dei media nella riunione di San Francisco.

Heinrich Himmler era stato in realtà abilmente incastrato.

Il fatto del suo assassinio, perciò, non ha nulla a che vedere con nessun presunto “negoziato segreto” con Winston Churchill e con il suo gabinetto.

Similmente, quando Katz scrive:

“Gli storici mainstream rifiutano la tesi che Churchill ordinò l’assassinio perché non vi sono prove che la sostengano, tranne le carte contraffatte. Himmler non fu mai assassinato. Egli si suicidò avvelenandosi con il cianuro dopo essere stato catturato dagli inglesi nel 1945”.[9]

La dichiarazione di Katz è insostenibile per un certo numero di buone ragioni. Il fatto che gli storici mainstream accettino la detta tesi oppure no è davvero irrilevante, poiché gli storici mainstream non hanno indagato davvero le circostanze della morte di Heinrich Himmler, accontentandosi di propalare in modo incondizionato la versione ufficiale degli eventi. Il biografo di Himmler, Peter Padfield, sorvola abilmente sui dettagli sospetti della sua morte. Inoltre, Katz forse non sa che la documentazione esistente prova che il gabinetto di Churchill aveva subìto molte volte delle pressioni per eliminare in modo sbrigativo i capi tedeschi e italiani che erano stati catturati. La convergenza delle prove disponibili da tutte le fonti accessibili fornisce motivi più che validi per concludere che Heinrich Himmler, e con lui un certo numero di alti ufficiali delle SS, fu davvero assassinato,nel quadro di un piano precostituito elaborato dal gabinetto di Churchill.

Dal punto di vista dei suoi esponenti, almeno, tali omicidi erano considerati necessari per la stabilità futura dell’Europa.

Tutti questi fatti sono stati esaminati e documentati in modo meticoloso nel mio libro, Himmlers Tod.

Rispetto all’assassinio di Himmler, e di altri alti ufficiali, le prove sopravvissute rivelano che:

1 – Piani provvisori per uccidere un numero selezionato di ufficiali tedeschi e italiani entro poche ore dalla loro cattura vennero discussi e entusiasticamente approvati da Churchill e dai suoi più stretti consiglieri.
2 – Il rapporto dell’autopsia di Himmler era incompleto e venne falsificato, e le prove vennero fabbricate.
3 – Le prove materiali relative all’omicidio vennero rimosse sul posto.
4 – A coloro che avevano preso parte all’omicidio venne impartito di non divulgare al pubblico o agli studiosi nulla di diverso dalla versione ufficiale, e dal quel momento in poi furono tenuti a osservare il segreto.
5 – I resoconti postbellici rimasti in diari privati forniscono ulteriori informazioni a sostegno della conclusione che nella morte del leader tedesco venne usato il gioco sporco.
6 – Almeno due dei responsabili vennero decorati con l’Ordine dell’Impero Britannico per il loro ruolo nella vicenda.
7 – Le prove materiali del crimine vennero distrutte dopo la guerra su espresso volere del Ministero della Guerra.
8 – I registri riguardanti l’inchiesta “ufficiale” sulle circostanze della morte di Himmler sono secretati fino alla fine del secolo.

Inoltre, documenti altamente compromettenti come questi non “appaiono” misteriosamente negli archivi. Come ha ammesso nel suo libro sulla Propaganda Nera il propagandista inglese Sefton Delmer, di solito vengono bruciati o distrutti. Nel caso di Himmler, il Ministero della Guerra impiegò ogni sforzo per fare in modo che un manto di segretezza avvolgesse gli eventi relativi alla morte di Himmler. In breve, la scoperta del signor Allen era semplicemente “troppo bella per essere vera”. Il signor Allen non è un novellino degli archivi e come tale, avrebbe dovuto sospettare immediatamente di questi documenti esplosivi.

Senza criticare col senno di poi le eventuali riserve del signor Allen, può darsi che il suo entusiasmo per aver scoperto i documenti da “pistola fumante” in questione abbia completamente oscurato i timori che potrebbero essere emersi all’epoca della scoperta.

A differenza del signor Allen, la ricostruzione da me effettuata basandomi sulle prove documentarie disponibili, vale a dire sui diari privati, sulle prove forensi, sui testimoni oculari degli eventi e sulle carte rese recentemente disponibili dagli archivi degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, mi hanno portato all’inevitabile conclusione che il capo della Gestapo e delle SS fu assassinato per ragioni ben precise, relative all’occupazione postbellica della Germania da parte degli Alleati. Le prove circostanziali concomitanti da me scoperte e riunite sono così potenti e compromettenti che non ho bisogno dei documenti del signor Allen per sostenere la mia tesi. Ma se i documenti si fossero rivelati autentici, sarebbero stati la ciliegina sulla torta.

Il fatto è che non ho bisogno di basarmi su contraffazioni maldestre, capitate a proposito, per dimostrare la mia tesi che Heinrich Himmler venne sbrigativamente assassinato nel 1945. Se mi fossi basato su tali documenti introdotti subdolamente, sia la mia tesi che la mia credibilità sarebbero state irrimediabilmente compromesse. Il caso ha voluto che il signor Allen abbia ora il peso di questo fardello, che può soltanto aggravare la sua sofferenza.

E tuttavia, cosa sarebbe riuscito a ottenere il signor Allen da documenti contraffatti immessi nel corso di tre anni nel PRO, specialmente in considerazione del fatto che la sua salute sta progressivamente peggiorando? In effetti, come poteva sperare di cavarsela, quando tutte le richieste di accesso agli archivi vengono meticolosamente registrate? Il risultato delle indagini da parte dei funzionari del PRO conducono a sole due conclusioni possibili: o Martin Allen è colpevole come è stato sospettato di essere, oppure è vittima di un complotto davvero complesso, e forse tuttora in atto, per occultare i fatti relativi alla cattura e alla morte di Heinrich Himmler nel 1945. Ugualmente sconcertante è anche totale mancanza di spiegazioni razionali sul perché le autorità si siano attardate per quasi due anni interi prima di produrre i risultati di una presunta “indagine”, i cui dettagli erano senza dubbio già noti pochi mesi dopo la scoperta del crimine.

Inoltre, i documenti recentemente prodotti dal PRO sono ancora sotto censura. Se la Procura non ha intenzione di accusare del crimine Allen o chiunque altro, allora il contenuto di quei documenti deve essere reso noto. La Procura ha paura che il signor Allen possa eventualmente presentare una contro-querela?

Un articolo pubblicato sul World News Service di Londra inizia ponendo la seguente domanda:

Se non ci si può fidare dei documenti degli Archivi Nazionali inglesi, di quali documenti ci si può fidare?[10]

Si tratta certamente di una domanda seria da fare. Altrettanto seria, in questo caso, è la domanda sul movente. Quando è stata posta a Sevarine Gould, una portavoce del PRO, ella ha risposto in modo evasivo e ha rinunciato a fare supposizioni su chi abbia potuto introdurre i documenti contraffatti e per quale motivo.

In contrasto con le risposte evasive della signora Gould, la dichiarazione ufficiale del PRO offre una prospettiva più ampia dell’affaire

“Nel Luglio del 2005, venne scoperto che un certo numero di file conservati negli Archivi Nazionali contenevano documenti contraffatti. Questi file riguardavano la seconda guerra mondiale. Questo ha avuto come conseguenza un’approfondita indagine interna, le cui conclusioni verranno emesse oggi.

Ne è seguita un’indagine di polizia, con la piena cooperazione degli Archivi Nazionali. La perizia ha confermato che i documenti sospetti erano contraffazioni recenti e che erano stati immessi nei file dall’anno 2000 in poi. L’indagine ha identificato 29 casi di contraffazione provenienti da 12 diversi file.

La polizia metropolitana ha presentato un fascicolo sul caso alla Procura nell’Ottobre del 2006. La Procura ha deciso che non rientrava nell’interesse pubblico incriminare qualcuno e ora l’indagine di polizia è chiusa.

David Thomas, Direttore del Technology & Chief Information Office [Ufficio per la tecnologia informatica] ha detto: “Gli Archivi Nazionali non vedono nulla che possa compromettere sul serio l’integrità dell’informazione storica. Siamo orgogliosi della qualità del materiale conservato qui e del livello di accesso fornito per i documenti originali. Per questa ragione, è stata condotta un’indagine approfondita e sono state attuate nuove misure di sicurezza, i cui risultati possono essere verificati da tutti”.

Ma i documenti sul sito del PRO rimangono censurati. Intere pagine sono state cancellate. Le accuse che i documenti erano stati contraffatti erano già ampiamente circolate tre anni fa. Gli Archivi Nazionali non ci dicono quindi nulla di nuovo, oltre a cercare ora di sorvolare sull’intera faccenda e a promettere all’opinione pubblica che verranno fatti dei cambiamenti in futuro. Di per sé, se la polizia ha davvero un sospettato, dovrebbe tirarlo fuori e accusarlo. Supponendo che sia il signor Allen, il caso dovrebbe essere portato in tribunale nell’interesse della verità e della giustizia, sia nel caso di una condanna pesante che di una semplice ramanzina. Naturalmente è anche possibile che l’accusato possa essere pienamente discolpato, ed è forse questa la prima preoccupazione delle autorità?

Secondo la giornalista Kari Lundgren,

“L’articolo sul FT [Financial Times] di Ben Fenton, egli stesso un abile ricercatore, precisa come tra il 1999 e il 2005 vennero immessi negli archivi una serie di file”.[11]

Ancora una volta bisogna dire: “Che tempestività!”, visto che il lasso di tempo in questione copre il periodo in cui le circostanze della morte di Himmler erano in procinto di essere indagate in vari archivi. Di certo questo fatto insolito, in sé e per sé, venne portato all’attenzione delle autorità, come era accaduto a suo tempo quando due storici tedeschi, Roger Manvell e Heinrich Fraenkel, avevano condotto nel 1963 una ricerca preliminare sulle circostanze della morte di Himmler, sollevando i sospetti del Ministero della Guerra. E’ quindi possibile, o almeno ragionevole, pensare che gli individui interessati fossero stati già avvertiti sulle ricerche in corso riguardanti la morte di Himmler condotte sia da me che dal signor Allen, e che sono state prese delle misure per “neutralizzarne” i temuti effetti?

Lundren scrive:

“La cattiva notizia della vicenda è che la polizia dice che il caso rimarrà irrisolto”.

Una notizia quanto mai propizia, allora, per il governo e per la polizia! Non è di questo che si tratta, in questa faccenda? Degli insabbiamenti e degli oscuramenti governativi?

Come la signora Lundgren ha subito osservato e correttamente sottolineato:

“I documenti stessi erano stati citati come prova nei libri dello storico Martin Allen. Lo stesso Allen ha detto di non essere a conoscenza dei documenti contraffatti e dice di essere stato vittima di un “complotto”.

“La puzza di questa vicenda è che l’indagine di polizia durata 13 mesi non ha portato a nulla tranne che alla decisione di abbandonare l’incriminazione perché non era di pubblico interesse.

“Avere fiducia nel materiale che viene utilizzato, catalogato e conservato è fondamentale, senza di essa gli sforzi professionali per il reperimento e il vaglio delle informazioni vengono minati. Questo è davvero di pubblico interesse.

“Se i procedimenti penali non sono una semplice opzione, allora forse c’è bisogno di un’inchiesta per assicurare che la fiducia non subisca ulteriori colpi e che la reputazione degli Archivi Nazionali torni a occupare il posto che le compete”.

Con tutto il rispetto per la signora Lundgren, un’inchiesta pubblica è precisamente quello che le autorità cercano di evitare dal 1945.

La giornalista Rosemary Sorenson, aggiungendo la propria voce all’elenco degli accusatori del signor Allen, ha scritto:

“Le persone che sottoscrivono la versione del signor Allen sui complotti inglesi contro Hitler e i suoi accoliti si possono trovare su vari siti web, che espongono teorie su come i documenti apparentemente trovati negli archivi dal signor Allen siano da allora misteriosamente scomparsi.

“Per porre fine alle continue speculazioni su questi documenti, gli Archivi Nazionali hanno pubblicato sul proprio sito web le riproduzioni digitali delle lettere e dei memoriali contraffatti, come pure dei documenti relativi all’inchiesta, inclusi i rapporti dei periti”.[12]

Il fatto che questi documenti siano stati contraffatti è stato già provato. Ma lo è stato davvero? Il signor Allen si è imbattuto durante il corso della sua ricerca in documenti altamente compromettenti che sono stati poi rimpiazzati surrettiziamente da contraffazioni immesse dalle parti “interessate”, una volta che l’inghippo è diventato di pubblico dominio? Altre due questioni richiedono un ulteriore rilievo. Che al signor Allen debba essere concessa l’opportunità di difendere la propria reputazione, e che l’attenzione si concentri sul movente delle contraffazioni, e su chi ne avrà i maggiori benefici nel lungo periodo. La vera indagine dovrebbe concentrarsi sulle perizie e sulle prove direttamente connesse alla morte di Heinrich Himmler nel Maggio del 1945. La mia opinione è che i documenti contraffatti sono semplicemente serviti da cortina fumogena per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle questioni di maggiore importanza, rispetto alla questione di se o come gli archivi sono stati inquinati.

Non sarebbe certo la prima volta che archivi o documenti vengono manomessi da individui o da governi. David Irving venne accusato di rubacchiare documenti dagli archivi di Mosca e lo stesso Irving racconta di un caso sul suo sito web in cui un collezionista israeliano di militaria aveva collocato documenti falsi in un archivio tedesco.[13]

Da esperto frequentatore di archivi in giro per il mondo, Irving era rimasto perplesso dall’apparizione di così tanti documenti contraffatti relativi alla morte di Himmler in vari file del PRO, e ha così commentato:

“Non mi sono mai imbattuto in una [contraffazione] riguardante un file del PRO, prima d’ora. E non un solo file del PRO, ma due o più file, in differenti gruppi di registri, contenenti documenti sulla morte di Himmler. Vi sono poi ulteriori documenti nei file Foxley, mi è stato detto, che indicano che altri nazisti di vertice vennero designati per essere eliminati, incluso Goebbels e un intimo amico e consigliere di Rudolf Hess, un uomo la cui morte nel 1945 era stata parimenti ritenuta un suicidio”.[14]

I perspicaci commenti di Irving riguardanti i documenti presuntamente contraffatti sono stati pubblicati sul sul bollettino in rete “Action Report” in data 3 Luglio 2005:

“Cosa possiamo predire sul colpevole? Sono rimasto impressionato – e non c’è dubbio che questa non era l’intenzione del Daily Telegraph – dalle prove, nei resoconti dei giornali, che l’autore dei documenti sapeva (o sa) molto sugli eventi del 1945, e certamente più di quanto ne sappia io; io ad esempio non conoscevo il ruolo del padre di Richard Ingram, né quello di Sir John Wheeler-Bennett, di cui sapevo solo che era un biografo della Monarchia (“Re Giorgio VI”). La maggior parte delle contraffazioni in cui mi imbatto sono maldestre e rozze; questi documenti, se davvero sono delle contraffazioni, sembrano essere stati fatti da un falsario straordinariamente bene informato. Una ricerca nella casa del possibile sospettato, dovrà produrre le prove delle varie macchine da scrivere utilizzate, e i nastri degli anni esatti, e forse anche una scorta di carte d’epoca”.[15]

Il direttore generale degli Archivi Nazionali d’Australia, Ross Gibbs, ha recentemente osservato che la sua istituzione osserverà attentamente gli effetti di questo caso straordinario, come faranno tutte le parti interessate.

Statene certi, il malcontento e le lamentele, per la decisione della Procura di non perseguire l’incriminazione del presunto falsario stanno crescendo, in Inghilterra, e arrivano al cuore della questione: se cioè ci si può fidare del governo oppure se si tratta della disavventura di uno storico in difficoltà che ha agito da solo. Dopotutto è molto più facile per un governo distruggere la reputazione di un singolo individuo che per un individuo riuscire a smascherare un complotto annoso e attentamente pianificato, ma si sa che possono accadere cose strane.

Il problema principale che questa storia solleva è il seguente: “Si tratta di una contraffazione compiuta da uno o due individui (Allen e sua moglie) oppure dal MI5 [i servizi segreti] o da altre parti interessate nell’eliminare informazioni storicamente valide relative all’assassinio di Heinrich Himmler nel 1945?

Saranno in pochi a versare lacrime sull’assassinio del seguace più devoto di Hitler, ma i moventi che hanno portato all’eliminazione di Himmler sono molto più complessi e storicamente significativi perché riguardano direttamente la politica postbellica degli Alleati intrapresa alla vigilia della conquista e dell’occupazione della Germania.

La questione se i documenti del PRO siano stati in realtà introdotti da persone che lavoravano per conto di parti interessate piuttosto che una contraffazione maldestra e accertabile del signor Allen deve ancora avere una risposta definitiva.

In breve, per la terza volta in 63 anni, il caso della morte di Heinrich Himmler viene ufficialmente chiuso, cosa che ci riporta al punto di partenza.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newrevoices/nrbelling/nrbelforge.html
[2] http://www.arndtverlag.de/homepages/himmlers-tod/presse.htm
[3] http://hnn.us/roundup/entries/50102.html
[4] http://hnn.us/roundup/entries/50102.html
[5] http://www.kansascity.com/news/world/story/608852.html
[6] OSS sta per Office of Strategic Services, il dipartimento predecessore della CIA (nota del traduttore).
[7] http://www.kansascity.com/news/world/story/608852.html
[8] Il termine originale del testo è “blood libel”, che è il termine con cui i negazionisti degli omicidi rituali ebraici accusano la Chiesa cattolica di aver calunniato nei secoli scorsi gli ebrei (nota del traduttore).
[9] http://www.boston.com/news/world/europe/articles/2008/05/06/historians_seek_public_report_on_world_war_ii_forgeries/
[10] http://www.inside-pr.com/38-british-historians=seek-public-report-on.htm
[11] http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601102&sid=a1O7lZyyM22M&refer=uk
[12] http://www.theaustralian.news.com.au/story/0,25197,23650462-31477,00.html
[13] http://www.fpp.co.uk/Hitler/gun/JTA030702.html
[14] http://www.fpp.co.uk/online/05/06/Himmler_DTel_020705.html

[15] http://www.fpp.co.uk/online/05/06/Himmler_Times_030705.html

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