Faurisson: intervista al quotidiano Echorouk

Faurisson: intervista al quotidiano Echorouk

TESTIMONIANZA STORICA DEL PROFESSOR FAURISSON – 12 Gennaio 2009

Intervista concessa, in esclusiva, dal professor Robert Faurisson al grande quotidiano arabofono algerino Echorouk (Aurora). Versione italiana.

« L’Olocausto » è una menzogna storica. Proprio all’apogeo del massacro sionista di cui è vittima il popolo palestinese a Gaza, il professor Robert Faurisson riafferma che nel corso della seconda guerra mondiale non c’è mai stato un genocidio degli ebrei e che i nazisti, all’epoca di Hitler, non hanno mai perpetrato ciò che oggi viene chiamato « l’Olocausto ». Dopo che egli ha pubblicamente espresso queste convinzioni, la lobby ebraica non ha smesso di aggredirlo e di perseguitarlo per le sue ricerche storiche e per le sue opinioni. Io l’ho incontrato per la prima volta(http://www.echoroukonline.com/ara/interviews/10166.html) poco più di due anni fa, alla conferenza internazionale su « l’Olocausto » che si teneva allora a Teheran. Da allora ho avuto con lui parecchi incontri [i] e scambi di corrispondenza. Con la guerra d’Israele contro Gaza, il professor Robert Faurisson si è nuovamente opposto, mettendosi di fronte agli ebrei, divulgandone ed esponendone le ambizioni e la viltà. Io gli ho chiesto di accordare un’intervista ad Echorouk, cosa che lui ha accettato volentieri. Nella sua lettura della situazione, il professor Faurisson prevede, a lungo termine, la sconfitta degli ebrei nella loro occupazione della Palestina; questi ebrei conosceranno la sorte comune a tutti gli invasori.

Intervista realizzata da Mourad Ouabass

Robert Faurisson, chi è Lei?

Sto per avere 80 anni. Sono nato vicino a Londra, nel 1929, da padre francese e madre scozzese. Sono sia suddito britannico che cittadino francese. Sono stato professore d’università. Ho insegnato alla Sorbona e in una università di Lione. Possiedo l’agrégation di lettere (francese, latino, greco) e il dottorato in lettere e scienze umanistiche (il che comprende la storia). Le mie due specializzazioni sono state, da un lato, la « letteratura francese moderna e contemporanea » e, dall’altro, la « critica dei testi e documenti (letteratura, storia, media) ». Mi sono interessato specialmente alla propaganda di guerra durante la Seconda guerra mondiale.
Può mettere il lettore algerino al corrente delle vostre ricerche, le quali hanno lo scopo di rivedere la storia di ciò che al giorno d’oggi viene chiamato « l’Olocausto » degli ebrei?
Al processo di Norimberga (1945-1946), il tribunale dei vincitori ha segnatamente accusato la Germania vinta 1) d’aver ordinato e pianificato lo sterminio fisico degli ebrei d’Europa; 2) d’avere a questo scopo, messo a punto ed utilizzato delle armi di distruzione di massa chiamate, in particolare, « camere a gas »; 3) d’avere, essenzialmente con queste armi, ma anche con altri mezzi, provocato la morte di sei milioni di ebrei.

Come ha riesaminato queste accuse?

In appoggio a questa triplice accusa, ripresa per più di sessant’anni dall’insieme dei grandi mezzi di comunicazione di massa occidentali, nessuno ha potuto produrre alcuna prova che resista alla verifica. Sono quindi giunto alla seguente conclusione: Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano una sola e medesima menzogna storica, che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria i cui principali beneficiari sono lo Stato d’Israele e il sionismo internazionale e le cui principali vittime sono il popolo tedesco, ma non i suoi dirigenti, e l’intero popolo palestinese.

Quali sono stati, sulla Sua vita personale, gli effetti di queste conclusioni delle Sue ricerche storiche, che offendono la credenza pubblica in ciò che si chiama « l’Olocausto »?

La mia vita è diventata un inferno dal giorno in cui, nel luglio 1974, sono stato segnalato dal giornale israeliano Yedioth Aharonoth. Dal 1974 ad oggi, ho subito dieci aggressioni fisiche, ho avuto innumerevoli processi e condanne ed ho finito per venire privato del diritto di insegnare all’università. In Francia, per far tacere i « revisionisti » che noi siamo, la lobby ebraica ha ottenuto il voto di una legge speciale, la legge Fabius-Gayssot del 13 luglio 1990, ricalcata su un a legge israeliana del luglio 1986. Laurent Fabius è un deputato socialista, ricchissimo ed ebreo, mentre Jean-Claude Gayssot è un deputato comunista. La legge Fabius-Gayssot prevede fino ad un anno di prigione, 45 000 € d’ammenda e ancora altre punizioni per coloro che « contestano » il preteso « Olocausto ». In quasi tutto il mondo occidentale, con o senza legge speciale, il revisionismo viene severamente sanzionato. Un certo numero dei miei colleghi o amici revisionisti sono stati o sono attualmente in prigione, per lunghi anni, specialmente in Germania e in Austria, paesi con i quali nessun [vero] trattato di pace è stato ancora firmato dal 1945 e i cui governi restano sottomessi alla volontà dei vincitori della Seconda guerra mondiale.

« L’Olocausto » è diventato un tabù mondiale?

Nel mondo occidentale, si ha il diritto di contestare tutte le religioni salvo la religione de «l’Olocausto ». Ci si può burlare di Dio, di Gesù, di Maometto ma non di quello che Simon Wiesenthal, Elie Wiesel e Simone Veil hanno raccontato sul preteso genocidio o le pretese camere a gas. Auschwitz è diventato un luogo sacro. Vi si organizzano dei pellegrinaggi. Vi si vedono delle pretese reliquie di pretesi gassati: delle scarpe, degli occhiali, dei capelli e dei bidoni dell’insetticida Zyklon B che viene presentato come il prodotto che è servito ad accoppare gli ebrei, mentre veniva adoperato per la disinfezione dei vestiti o dei locali nei campi falcidiati dalle epidemie di tifo petecchiale. Ci raccontano che i Tedeschi cercavano «la soluzione finale della questione ebraica » in Europa e che questa formula nascondeva, sembrerebbe, la loro volontà di sterminare gli ebrei. Questo è falso. Non bisogna barare. I Tedeschi cercavano in realtà « una soluzione finale TERRITORIALE della questione ebraica». Essi volevano espellere gli ebrei verso un territorio che fosse per loro appropriato. È esatto che prima della guerra, essi hanno per un certo tempo, pensato che questo territorio potesse situarsi in Palestina ma, molto velocemente, hanno considerato che questa soluzione sarebbe stata impossibile, e che bisognava scartarla per riguardo verso « il nobile e valoroso popolo arabo » (sic ! io garantisco l’autenticità di queste parole).

Cos’è accaduto, alla fine dei conti?

Desiderosi, durante la guerra, di neutralizzare gli ebrei, i Tedeschi ne hanno messo un certo numero nei campi di concentramento o di lavoro in attesa che il conflitto finisse. Essi hanno rimandato al dopo-guerra la soluzione definitiva. Durante la guerra e fino agli ultimi mesi della stessa, hanno detto agli Alleati: « Voi ammirate gli ebrei? Prendeteli. Noi siamo pronti ad inviarvi quanti ebrei europei vorrete ma ad una espressa condizione: ed è che questi ebrei resteranno in Gran Bretagna fino alla fine del conflitto; essi non devono con nessun pretesto andare in Palestina; il popolo palestinese ha già talmente sofferto a causa degli ebrei che sarebbe una ‘indecenza’ (sic) accrescerne il martirio.»

Ecco che mi spingo a chiederLe la Sua opinione sul massacro che ha luogo attualmente a Gaza.

Oggi più che mai, il popolo palestinese subisce un calvario. L’esercito israeliano, dopo avere inflitto a questo popolo l’operazione « Uva dell’ira », poi l’operazione « Baluardo a Jenin», seguita dall’operazione « Arcobaleno » e dall’operazione « Giorno di penitenza », infligge loro attualmente l’operazione « Piombo fuso ». Invano! Invano perché, a mio avviso, lo Stato d’Israele non vivrà nemmeno il tempo che è durato il Regno Franco di Gerusalemme, vale a dire 89 anni. La maggior parte degli ebrei lascerà queste terre con lo stesso panico con cui i coloni francesi hanno lasciato Algeri nel 1962 o con cui l’Esercito americano ha abbandonato Saigon nel 1975. La Palestina ridiventerà un paese libero, in cui musulmani, cristiani, ebrei ed altri potranno coabitare. Almeno questo è il voto che io formulo, io che, dopo 34 anni, vengo trattato in Francia come una sorta di Palestinese. Io l’ho detto l’11 e il 12 dicembre 2006, al momento della conferenza su « l’Olocausto » organizzata a Teheran sotto l’egida del presidente Ahmadinejad: noi abbiamo tutti i mezzi per dare aiuto alla liberazione della Palestina. Questo mezzo consiste nel far conoscere al mondo intero le conclusioni della ricerca revisionista. Bisogna togliere ogni credito a questo preteso « Olocausto » diventato l’arma numero uno del sionismo e dello Stato d’Israele; questa menzogna è la spada e lo scudo di questo Stato. Sarebbe assurdo cercare di difendersi contro l’armamento militare degli Israeliani risparmiando l’arma numero uno della loro propaganda nel mondo intero.

Ho recentemente appreso che un altro processo La minaccia prossimamente perché Lei persiste a contestare – il che è in Francia proibito per legge – la realtà de « l’Olocausto » degli ebrei. Quando cesseranno i Suoi problemi con i tribunali, dato che sta per raggiungere l’età di 80 anni?

Vi annuncio che al mio prossimo processo, di cui non conosco ancora la data, dichiarerò questo ai miei tre giudici della XVIIa camera del tribunale correzionale di Parigi (2 e 4, Boulevard du Palais, 75001 Parigi): « Chiunque si autorizza ad affermare che le pretese camere a gas naziste ed il preteso genocidio degli ebrei siano state una realtà storica si trova, che lo voglia o meno, a dare il proprio avallo ed una spaventosa menzogna che è diventata l’arma numero uno della propaganda di guerra dello Stato d’Israele, uno stato colonialista, razzista ed imperialista. Chi ha la disinvoltura di garantire il mito de l’Olocausto si osservi le mani! Le sue mani sono rosse del sangue dei bambini palestinesi! »
[i] La prima intervista con il professor Faurisson è stata pubblica su Echorouk il 27 dicembre 2006 e si trova su Internet all’indirizzo http://www.echoroukonline.com/ara/interviews/10166.html.

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