Pepe Escobar: Dal Mar Nero al Medio Oriente, non stuzzicate l’Orso Russo

 

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DAL MAR NERO AL MEDIO ORIENTE, NON STUZZICATE L’ORSO RUSSO[1]

Gli Stati Uniti non avrebbero dovuto stuzzicare l’Orso Russo. Ora è totalmente sveglio: dopo l’Ucraina, i russi faranno probabilmente piazza pulita dei belligeranti stranieri che stuzzicano nei dintorni del Medio Oriente e del Mar Nero.

Di Pepe Escobar, 24 febbraio 2022

La Russia ha sopportato otto anni di provocazioni NATO in Ucraina prima di ruggire. Ora farà piazza pulita nell’Asia Occidentale e oltre.

Questo è quello che succede quando una banda di logore iene, sciacalli e piccoli roditori stuzzicano l’Orso: un nuovo ordine geopolitico è nato a velocità mozzafiato.

Da una drammatica riunione del Consiglio di Sicurezza russo ad una lezione di storia alle Nazioni Unite impartita dal Presidente russo Vladimir Putin e fino alla susseguente nascita dei Piccoli Gemelli – le Repubbliche del Popolo di Donetsk e Lugansk – fino all’appello delle repubbliche scissioniste a Putin a intervenire militarmente per espellere dal Donbas le forze bombardatrici ucraine appoggiate dalla NATO, è stata una successione di eventi senza soluzione di continuità, eseguita alla velocità della luce.

Il colpo (nucleare) che ha (quasi) rotto la schiena dell’Orso – e che lo ha costretto a colpire – è stato quello del Commediante/Presidente ucraino Volodymy Zelensky, di ritorno dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, inzuppata di russofobia, dove egli era stato acclamato come un Messia, quando ha detto che il memorandum di Budapest del 1994 dovrebbe essere rivisto e che l’Ucraina si dovrebbe dotare di armi nucleari.

Questo sarebbe l’equivalente di un Messico nucleare a sud dell’Egemone.

Putin ha immediatamente ribaltato la Responsibility to Protect (Responsabilità di Proteggere) (R2P): una costruzione americana inventata per lanciare guerre è stata riveduta per fermare un genocidio al rallentatore nel Donbas.

Innanzitutto è arrivato il riconoscimento dei Piccoli Gemelli – la più importante decisione di politica estera di Putin dopo aver introdotto i jet russi nello spazio aereo della Siria nel 2015. Questo è stato il preambolo al successivo punto di svolta: una “operazione militare speciale…volta alla demilitarizzazione e alla denazificazione dell’Ucraina”, come Putin l’ha definita.

Fino all’ultimo minuto, il Cremlino ha cercato di affidarsi alla diplomazia, spiegando a Kiev gli imperativi necessari per prevenire il tuono heavy metal: il riconoscimento della Crimea come russa; abbandonare qualunque piano di unirsi alla NATO; negoziare direttamente con i Piccoli Gemelli: un anatema per gli americani sin dal 2015; infine, smilitarizzare e dichiarare l’Ucraina neutrale.

I gestori di Kiev, prevedibilmente, non avrebbero mai accettato il pacchetto – come non hanno accettato il Grande Pacchetto, quello che conta davvero, che è la richiesta russa per una “sicurezza indivisibile”.

La sequenza, allora, è diventata inevitabile. In un lampo, tutte le forze militari ucraine tra la cosiddetta linea di contatto e i confini originali della regione di Donetsk e Lugansk sono state riconsiderate come un esercito occupante nei territori alleati russi che Mosca aveva appena giurato di proteggere.

Uscire, altrimenti

Il Cremlino e il Ministero russo della Difesa non stavano bluffando. Il tempo di finire il discorso di Putin che annunciava l’operazione, e i russi hanno decapitato con missili di precisione tutto ciò che contava in termini di forze militari ucraine nel giro di un’ora: aviazione, marina, aeroporti, ponti, centri di comando e di controllo, l’intera flotta di droni turchi Bayraktar.

E non sono state solo le forze russe. È stata l’artiglieria della Repubblica del Popolo di Donetsk che ha colpito il quartier generale delle forze armate ucraine nel Donbas, che ospitava l’intero comando militare ucraino. Questo significa che lo Stato Maggiore ucraino ha perso istantaneamente il controllo di tutte le sue truppe.

Questa è stata la Shock and Awe contro l’Iraq, 19 anni fa, in senso inverso: non per la conquista, non come un preludio per un’invasione e un’occupazione. La leadership politico-militare di Kiev non ha avuto nemmeno il tempo di dichiarare guerra. Si sono sentiti gelare. Le truppe demoralizzate hanno iniziato a disertare. Sconfitta totale – in un’ora.

La fornitura d’acqua alla Crimea è stata istantaneamente ripristinata. Corridoi umanitari sono stati aperti per i disertori. I resti delle forze ucraine ora includono per la maggior parte il sopravvissuto battaglione nazista Azov, i mercenari addestrati dai soliti sospetti Blackwater/Academi, e una pugno di jihadisti salafiti.

Prevedibilmente, i media corporativi occidentali hanno già dato totalmente in escandescenze, brandendola come la lungamente attesa “invasione” russa. Un memento: quando Israele bombarda abitualmente la Siria e quando la Casa di Saud bombarda abitualmente i civili yemeniti, non c’è mai nessuno squittio sui media della NATO.

Allo stato attuale, la realpolitik scandisce un possibile finale di partita, così come è stato espresso dal capo di Donetsk, Denis Pushilin: “L’operazione speciale nel Donbas sarà presto conclusa e tutte le città saranno liberate”.

Potremo vedere presto la nascita di una indipendente Novorossiya – a est del Dnieper, a sud lungo il Mare di Azov/Mar Nero, nel modo in cui era quando venne unita all’Ucraina da Lenin nel 1922. Ma ora sarebbe totalmente allineata alla Russia, e fornendo un ponte di terra alla Transnistria.

L’Ucraina, naturalmente, perderebbe ogni accesso al Mar Nero. La storia ama fare scherzi: quello che fu un “dono” all’Ucraina nel 1922 potrebbe diventare un regalo d’addio cento anni dopo.

È tempo di distruzione creativa

Sarà affascinante osservare quella che il prof. Sergey Karaganov ha magistralmente descritto, nei dettagli, come la nuova dottrina di Putin della distruzione costruttiva, e come essa si interconnetterà con l’Asia Occidentale, il Mediterraneo Orientale e poi con la strada del Sud Globale.

Il Presidente turco Recep Tayyp Erdogan, il Sultano cerimoniale della NATO, ha denunciato il riconoscimento dei Piccoli Gemelli come “inaccettabile”. Non c’è da stupirsi: questo cambiamento ha fracassato tutti i suoi elaborati piani per porsi come un mediatore privilegiato tra Mosca e Kiev durante la prossima visita di Putin ad Ankara. Il Cremlino – come pure il Ministero degli Esteri – non spreca tempo a parlare con i galoppini della NATO.

Il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, da parte sua, ha avuto una intesa recente, molto produttiva, con il Ministro degli Esteri siriano Faisal Mekdad. La Russia, lo scorso fine settimana, ha dispiegato una spettacolare dimostrazione di missili strategici, ipersonici e non solo, quali Khinzal, Zircon, Kalibr, Yars ICBM, Iskander e Sineva – ironia delle ironie, in sincronia con il festival della russofobia a Monaco. In parallelo, navi della Marina russa delle flotte del Pacifico, del Mare del Nord e del Mar Nero hanno effettuato una serie di esercitazioni sottomarine nel Mediterraneo.

La dottrina di Putin privilegia l’asimmetrico – e questo si applica ai paesi vicini e oltre. Il linguaggio del corpo di Putin, nei suoi due ultimi interventi cruciali, è arrivato quasi all’esasperazione massima. Come a realizzare, non con soddisfazione, ma piuttosto con rassegnazione, che il solo linguaggio che i neo-conservatori e gli “imperialisti umanitari” di Washington capiscono è quello del tuono heavy metal. Essi sono definitivamente muti, sordi e ciechi nei confronti della storia, della geografia, e della diplomazia.

Così, si può sempre giocare d’azzardo con l’esercito russo – per esempio, imponendo una no-fly zone in Siria che conduca ad una serie di visite del signor Khinzal non solo al losco ombrello jihadista protetto dai Turchi a Idlib ma anche ai jihadisti protetti dagli americani nella base di Al-Tanf, vicino al confine Siria-Giordania. Dopo tutto, questi esemplari sono tutti mandatari della NATO.

Il governo americano abbaia incessantemente sulla “sovranità territoriale”. Così lasciamo che il Cremlino chieda alla Casa Bianca una road map per uscire dalla Siria: dopo tutto gli americani stanno occupando illegalmente una parte del territorio siriano e aggiungendo un ulteriore disastro all’economia siriana rubando il loro petrolio.

Il leader rincretinito della NATO, Jens Stoltenberg, ha annunciato che l’alleanza sta rispolverando i suoi “piani difensivi”. Questo potrebbe includere poco più che il nascondersi dietro le loro costose scrivanie a Bruxelles. Essi sono irrilevanti nel Mar Nero come pure in Medio Oriente – poiché gli Stati Uniti rimangono assai vulnerabili in Siria.

Vi sono ora quattro bombardieri strategici russi TU-22M3 nella base russa di Hmeimim in Siria, ognuno capace di portare tre missili antinave S-32 che volano ad una velocità di Mach di 4.3 con una gittata di 1,000 chilometri. Nessun sistema Aegis è in grado di affrontarli.

La Russia ha anche posizionato alcuni Mig-31K nella regione costiera siriana di Lattakia equipaggiati con gli ipersonici Khinzal – più che sufficienti ad affondare ogni tipo di gruppo di superficie americano, incluse le portaerei, nel Medio Oriente. Gli Stati Uniti non hanno nessun meccanismo di difesa aerea che abbia la minima possibilità di intercettarli.

Così le regole sono cambiate. Drasticamente. L’Egemone è nudo. Il new deal inizia con un ribaltamento completo degli assetti successivi alla Guerra Fredda nell’Europa Orientale. Il Medio Oriente sarà il prossimo. L’Orso è tornato, sentiamolo ruggire.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://thecradle.co/Article/undefined/7266

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