Panagiotis Heliotis: Ulteriori testimonianze dalla Grecia

ULTERIORI TESTIMONIANZE DALLA GRECIA[1]

Di Panagiotis Heliotis, 2017

Riassunto

Come continuazione dell’articolo precedente, esamineremo alcune altre testimonianze di greci, questa volta dal libro L’Olocausto nelle testimonianze degli ebrei greci (To olokautoma stis martyries ton ellinon evraion). Questo libro contiene estratti di testimonianze già pubblicate come pure di testimonianze orali. Esamineremo le più importanti riguardanti le tesi sullo sterminio.

Marcel Nadjari

Questo testimone è stato recentemente sui giornali perché i ricercatori sono riusciti a leggere una lettera che egli presuntivamente seppellì a Birkenau dove egli presuntivamente lavorò come membro del Sonderkommando (vedi questo articolo). Secondo il libro, Nadjari scrisse due manoscritti (A e B). Il manoscritto A venne scritto nel 1944 ed è la predetta lettera. Solo un breve paragrafo è riprodotto nel libro, in cui l’autore afferma che la famiglia Nadjari è stata assassinata dai tedeschi e ora egli si aspetta di morire. Non vengono forniti dettagli.

Il manoscritto B venne scritto nel 1947. È molto dettagliato, ma curiosamente Nadjari non menziona la lettera da lui seppellita. Comunque, vediamo cosa dice. All’arrivo al campo:

A prima vista ogni cosa sembrava normale, e in realtà i tedeschi che ci ricevettero alla stazione erano molto gentili. Non li vedemmo picchiare nessuno, al contrario erano tutti gentili” (p. 53).

Poi vi fu la selezione. I vecchi e gli inabili che non potevano camminare vennero caricati su camion e portati via. Egli e i restanti andarono a Birkenau a piedi per la doccia e il taglio dei capelli. Stettero in quarantena per un mese, riguardo a cui egli scrive:

Iniziarono a circolare varie dicerie, che quelli che erano stati condotti sui camion dopo che eravamo scesi dal treno vennero bruciati, dopo essere stati uccisi. Naturalmente non ci credemmo e pensammo che i polacchi del campo ci dicevano queste cose per demoralizzarci, farci ammalare e prendere il nostro pane” (p. 57).

Egli descrive anche il capo del suo blocco, un polacco proveniente dalla Francia, grosso, sempre sbarbato e “il peggiore uomo che si potesse immaginare”, che lo picchiava ogni giorno. Infine, egli fu trasferito al Crematorio III (egli si riferisce ad esso come II poiché non conta il crematorio di Auschwitz) dove capì che le dicerie erano vere. Egli descrive le gasazioni nel modo seguente:

Poi, dopo che era stata riempita e tutti erano entrati nella stanza del gas, la porta veniva chiusa e, subito dopo, i due esperti del gas salivano sopra e aprivano quattro barattoli e li svuotavano dall’alto ridendo o chiacchierando di altre cose. Riposizionavano la lastra di cemento. Molte volte venivano giù a guardare nel piccolo finestrino sulla porta, con un cronometro in mano, i minuti necessari a che nessuno rimanesse vivo (una questione di 6 o 7 minuti)” (p. 62).

A parte il fatto che è impossibile uccidere 2,500 persone in 6-7 minuti, questa descrizione è in disaccordo con la tesi ufficiale. Nadjari parla di UNA apertura coperta da una lastra di cemento, dove ve ne sarebbero dovute essere quattro. Inoltre, si ritiene che le SS mettessero lo Zyklon in un cesto che veniva poi introdotto nella camera attraverso colonne di rete metallica. Dopo l’esecuzione lo Zyklon veniva rimosso tirando su il cesto. Ma Nadjari sostiene che costoro semplicemente svuotavano i barattoli dentro l’apertura.

Dopo l’esecuzione i corpi dovevano essere cremati. Nadjari dapprima scrive:

I crematori erano costantemente in funzione. Ogni giorno arrivavano due o tre treni, e ogni treno portava da 2,500 a 3,000 persone. Nei crematori I o II, erano necessarie 24 ore per cremare 2,500 persone, a seconda dei corpi” (p. 61).

I Crematori II e III avevano ognuno 15 muffole (cinque forni a tripla muffola), capaci di cremare 15 corpi all’ora. Così in teoria non avrebbero potuto cremare più di 300-400 corpi al giorno. Possiamo arrivare a 500 o più corpi e saremmo ancora lontani da 2,500. E allora come veniva fatto tutto ciò? Nadjari sostiene che gli addetti cremavano tre corpi in 30 minuti in ogni muffola, e che sempre uno di questi tre corpi era di una donna, perché così la cremazione risultava più veloce. Ogni sei ore rimuovevano le ceneri (p. 64). A parte il fatto che tutto ciò è impossibile, prendendo per buona la sua descrizione e stimando in un’ora il tempo necessario alla rimozione delle ceneri accumulate in sei ore, costoro potevano cremare circa 1,800 corpi, non 2,500 e certamente non 3,000.

Insomma, questo testimone non dice nulla di nuovo quando si tratta di gasazioni e di cremazioni, non tenendo conto delle contraddizioni. Non solo questo, ma affermazioni come la seguente sono sufficienti a distruggere la sua credibilità:

Essi misero Molle a capo di tutti i crematori. […] Egli era il terrore del campo e dello stesso Kramer. […] Una volta, gettò un intero camion carico di malati vivi nella fossa dove bruciarono vivi, tra orribili tormenti” (p. 60).

Albert Menasche

Menasche era un dottore. Le sue memorie intitolate Memorie di un testimone oculare: come 72,000 ebrei greci perirono vennero pubblicate per la prima volta nel 1947. Ma la sua narrazione suona più come un romanzo che come un resoconto. Eccone un esempio:

Intorno alla metà di maggio, il lavoro procede con una velocità da incubo. Ogni tre ore, un treno svuota il suo carico di viaggiatori. Di solito, mentre il treno precedente non ha ancora lasciato la stazione, un altro arriva e si ferma sul binario parallelo. Instancabile, il dottore delle SS dirige la selezione. File senza fine di vecchi, donne e bambini camminano verso gli orribili forni. Durante le 24 ore del giorno, la triste sfilata continua. I camini dei crematori e le fosse bruciano senza sosta. Il cielo è sempre nero per il fumo. La notte assume un colore rossastro che copre l’intero campo con un orrido bagliore. L’odore della carne bruciata ci soffoca” (p. 77).

Ma i fatti? Eccone uno:

Un camion viene immediatamente mandato per ricevere i malati. Dopo pochi minuti il carico viene svuotato nella fossa fiammeggiante. Non è necessario avvelenare i malati con il gas. Dopo tutto, è molto più veloce gettarli vivi nelle fiamme” (p. 78).

L’esempio seguente illumina anche di più la (non) credibilità di questo testimone:

Vedemmo che a Birkenau c’erano quattro crematori, ognuno dei quali provvisto di quattro forni. Ogni forno bruciava tre corpi in tre minuti. Con un tale tasso Moloch trangugiava 144 vittime ogni tre minuti” (p. 76).

Sì, avete letto bene: tre MINUTI.

Marc Nahon

Un altro dottore. La sua testimonianza venne pubblicata la prima volta nel 1949 su un giornale. Come il precedente testimone, egli ha delle gravi difficoltà nello scrivere un resoconto obbiettivo. Per esempio:

Il crematorio è, si direbbe, una bestia selvaggia e famelica con delle grandi somiglianze con le bestie della mitologia. È una sorta di Minotauro, che si nutre di vittime umane. Quando non vi sono trasporti, e perciò non c’è il cibo, attacca i prigionieri del campo. Per lui non è sufficiente divorare tutti i malati, ciò di cui ha bisogno è uno specifico numero di persone da divorare, sia malate che perfettamente sane. Per soddisfare la sua fame insaziabile, per preservare, per così dire, in buone condizioni i suoi organi mostruosi, esso esige due, tre, quattromila vittime alla volta” (p. 96).

Secondo lui, dopo che un trasporto era arrivato, il dottore del campo inviava al crematorio circa il 75% dei deportati. Ogni giorno più di 15,000 (!) persone venivano bruciate. Oltre ai crematori, c’erano anche due enormi fosse dove gli ebrei venivano bruciati con tronchi. Più di 200 vagoni ferroviari pieni di tronchi erano sempre disponibili per questo. I prigionieri, mentre scaricavano i tronchi dal treno, dicevano con tutta serietà:

Questo è il mio tronco. Verrà usato per bruciarmi!” (p. 99).

Il testimone riporta anche la testimonianza di uno dei suoi amici, un reporter di un giornale, che lavorò come Sonderkommando. Egli descrive una gasazione nel Crematorio II nel modo seguente:

Questa porta si chiudeva ermeticamente. Sopra di essa c’era un orologio elettrico e una sorta di lucernario che è chiuso con un vetro molto spesso. Un uomo delle SS apre la scatola e tira fuori due bottiglie, simili a bottiglie termiche. Sono bottiglie con gas asfissianti. Egli apre il lucernario, vi getta dentro con forza le bottiglie, e lo chiude rapidamente. L’orologio elettrico segna le ore 8:05. Mentre cadono, le bottiglie si fracassano e provocano un’esplosione. Immediatamente sento un secondo suono, come centinaia di serpenti che sibilano. Voci disperate e urla orribili diventano sempre più forti. Sto all’inferno? I muri della camera di gasazione tremano per via dei colpi disperati delle sfortunate vittime che soffocano. Mani colpiscono il vetro del lucernario per romperlo. […] Poi c’è un silenzio assoluto. Quanto è durato tutto questo? Tre minuti, cinque minuti? L’uomo delle SS guarda l’orologio e preme un bottone. Dentro la camera a gas un ventilatore pulisce l’aria. Aprono la porta. Che vista orribile!” (p. 102).

Ovviamente, questa descrizione è totalmente fittizia. È sufficiente far notare che è totalmente in contrasto con la versione ufficiale (vedi sopra).

Solomon Benadon

Una testimonianza conclusiva che comparve in un giornale ebraico il 4 gennaio 1946. Ufficialmente, l’Operazione Ungherese coinvolse oltre 400,000 ebrei. Ecco cosa dice al riguardo questo testimone con caratteristica emozione:

I macabri trasporti degli ungheresi avevano iniziato ad arrivare. In 3-4 settimane, i treni arrivavano giorno e notte, e vomitavano il loro carico innocente nelle bocche voraci dei forni di Birkenau. Più di 800,000 nuove vittime vennero gettate come preda della bestia nazista durante questo periodo. Le 60 bocche dell’inferno divoravano costantemente con la massima velocità possibile” (p. 106).

Poiché queste “bocche dell’inferno” non erano sufficienti, due fosse dovettero essere aperte. Ma la descrizione è molto originale:

Per accelerare il lavoro, essi dovettero costruire due ‘bunker’ (quel nome aveva vari usi nei campi), giganteschi. Quelli che lavoravano lì li descrivono come 2 enormi vasche di cemento che avevano sul bordo un binario ferroviario Decauville. Sul fondo collocarono grandi tavole, su cui depositavano i cadaveri portati dai vagoni ferroviari, che giungevano direttamente dalle camere di soffocamento, poi un secondo strato di legna da ardere, nuovi cadaveri, poi un terzo, un quarto e così via, fino a che la fossa era piena. Spruzzavano tutto con grandi quantità di benzina, e davano fuoco. Ogni bunker, che era diviso in quattro scompartimenti, poteva ospitare più di 500 corpi. Le fiamme potevano essere viste da molti chilometri di distanza. La prima volta che qualcuno avesse visto il fuoco, avrebbe pensato che la foresta attorno al macabro luogo andasse a fuoco. A quell’epoca, primavera del 1944, vi fu una penuria di Zyklon (il gas asfissiante) per due settimane. Durante quel periodo, gettavano le vittime vive nelle fiamme” (p. 107).

Anche questa descrizione è totalmente in contrasto con la versione ufficiale e totalmente fittizia. Le fosse che vennero presuntivamente utilizzate per la cremazione dei corpi erano solo delle fosse, non delle strutture di cemento come una vasca (e con scompartimenti!).

Riepilogo

Nella prefazione leggiamo:

Secondo la giustizia romana, erano necessari due testimoni per provare un crimine. Per i crimini del nazismo, le numerose testimonianze (18,000 nel 1960) sostituirono le prove che i perpetratori avevano cercato meticolosamente di eliminare” (p. 18).

E tuttavia, più esaminiamo queste testimonianze, più ci troviamo nell’impossibilità di trovare informazioni attendibili riguardo il progettato sterminio dei prigionieri del campo mediante gas velenoso. In realtà i predetti sopravvissuti che affermano di essere davvero dei testimoni oculari, a parte le loro dichiarazioni assurde, si contraddico sia reciprocamente che rispetto alla storia ufficiale. Cosa avrebbe deciso un giudice romano con testimonianze come queste?   

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.inconvenienthistory.com/9/4/5161

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