Quasi 700 istituzioni europee finanziano e sostengono gli insediamenti israeliani

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RAPPORTO: QUASI 700 ISTITUZIONI EUROPEE FINANZIANO E SOSTENGONO GLI INSEDIAMENTI ISRAELIANI[1]

Giovedì 30 settembre 2021

Quasi 700 istituzioni europee hanno legami finanziari con le aziende che sono coinvolte nell’espansione degli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata, afferma un rapporto della società civile.

La rivelazione è stata fatta in un rapporto pubblicato mercoledì da una coalizione di associazioni non governative palestinesi ed europee.

La coalizione “Don’t Buy into Occupation” (DBIO) (“Non investite nell’occupazione”) ha accertato che tra il gennaio 2018 e il maggio 2021, 672 istituzioni finanziarie europee, incluse banche, gestori di fondi, compagnie assicurative, e fondi pensione hanno avuto rapporti finanziari con 50 aziende coinvolte con gli insediamenti, incluse Airbnb, TripAdvisor e General Mills.

La francese BNP Paribas, la tedesca Deutsche Bank e la britannica HSBC figurano tra le istituzioni che hanno fornito 114 miliardi di dollari sotto forma di prestiti e sottoscrizioni, e hanno detenuto investimenti per un ammontare di 141 miliardi di dollari in azioni e obbligazioni di tali aziende.

Insieme a BNP Paribas (17.30 miliardi di dollari), Deutsche Bank (12.03 miliardi), e HSBC (8.72 miliardi), nei primi dieci creditori delle 50 aziende troviamo la britannica Barclays (8.69 miliardi), le francesi Société Generale (8.20 miliardi) e Credit Agricole (5.55 miliardi), la spagnola Santander (4.75 miliardi), l’olandese ING Group (4.60 miliardi), la tedesca Commerzbank (4.37 miliardi) e l’italiana Unicredit (3.58 miliardi).

Il rapporto ha esortato le compagnie “a cessare tutti gli investimenti e i flussi finanziari” negli insediamenti, sottolineando che essi sono illegali in base al diritto internazionale.

Il coinvolgimento di queste corporation negli insediamenti – attraverso investimenti, prestiti bancari, estrazioni di risorse, contratti e forniture di infrastrutture, e accordi per le forniture di prodotti – li rifornisce dell’indispensabile ossigeno economico di cui hanno bisogno per crescere e prosperare”, ha detto Michael Lynk, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Palestina, nella prefazione al rapporto.

Più di 600,000 israeliani vivono in oltre 230 insediamenti costruiti a partire dall’occupazione israeliana dei territori palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est avvenuta nel 1967.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato le attività degli insediamenti di Israele nei territori occupati in numerose risoluzioni.

Norwegian fund divests from 16 firms over links to Israeli settlements

Recentemente, diverse istituzioni e compagnie finanziarie hanno disinvestito da attività commerciali legate agli insediamenti israeliani.

In luglio, la Kommunal Landspensjonskasse (KLP), la più grande società di previdenza della Norvegia, ha disinvestito da 16 di queste aziende, mentre all’inizio di questo mese il Norwegian Government Pension Fund Global (GPFG) ha detto che avrebbe escluso tre di queste aziende dai propri investimenti.

“Nonostante la natura illegale degli insediamenti israeliani in base al diritto internazionale, le istituzioni finanziarie europee continuano a gettare un’ancora di salvezza alle aziende che operano negli insediamenti”, ha detto Willem States, coordinatore del gruppo DBIO.

“Le istituzioni finanziarie europee dovrebbero assumersi le loro responsabilità e seguire l’esempio di KLP e GPFG. Dovrebbero porre fine a tutti gli investimenti e ai flussi finanziari negli insediamenti israeliani, e non investire nell’occupazione israeliana”, ha aggiunto.

Il gruppo “Don’t Buy into Occupation” è un progetto congiunto tra 25 associazioni europee, regionali e palestinesi con sedi in Belgio, Francia, Irlanda, Olanda, Norvegia, Spagna e Regno Unito.

L’anno scorso, le Nazioni Unite hanno diffuso un elenco di 112 aziende con attività negli insediamenti israeliani.

L’elenco è stato prodotto dall’ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite in risposta ad una risoluzione del Consiglio per i diritti umani che chiedeva un “database” delle aziende che hanno fatto affari nei territori palestinesi occupati.

La presa di posizione delle Nazioni Unite, aspramente condannata da Israele ed elogiata dai palestinesi, è stata vista come una vittoria dal movimento Boycott, Divestment and Sanctions (BDS), che cerca di far incriminare l’entità illegale per la sua aggressione, che si protrae da decenni, contro i palestinesi.

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.presstv.ir/Detail/2021/09/30/667587/European-institutions-illegal-Israeli-settlements-DBIO?fbclid=IwAR2zaUmds0nqnzTx-jI4i63dsRXa-suvcypwJuz6JWmaYfAxT_9av-hOpsQ

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