Giornalista iraniano identifica uno dei cecchini di Beirut come impiegato dell’ambasciata americana

US Rep. Ilhan Omar (D-MN) (L) talks with Speaker of the House Nancy Pelosi (D-CA) during a rally with fellow Democrats before voting on H.R. 1, or the People Act, on the East Steps of the US Capitol on March 08, 2019 in Washington, DC. (AFP photo)

GIORNALISTA IDENTIFICA UNO DEI CECCHINI DI BEIRUT COME IMPIEGATO ALL’AMBASCIATA AMERICANA[1]

Domenica, 17 ottobre 2021

Un giornalista libanese ha identificato un impiegato dell’ambasciata americana come uno dei cecchini che hanno aperto il fuoco contro i sostenitori dei movimenti Hezbollah e Amal che marciavano pacificamente verso il Palazzo di Giustizia nel centro di Beirut.

In un post sul suo account Twitter, Hosein Mortada ha diffuso una foto di Shukri Abu Saab, membro delle forze di sicurezza libanesi e impiegato dell’ambasciata americana, e ha detto che costui era stato uno dei cecchini coinvolti nelle recenti uccisioni a Beirut.

Giovedì, almeno sette persone sono state uccise e altre 60 ferite dopo che cecchini sconosciuti avevano attaccato i sostenitori di Hezbollah e Amal mentre costoro attraversavano l’isola rotatoria di Tayouneh a Beirut che divide i quartieri cristiano e musulmano scita.

I manifestanti si erano riversati nelle strade della capitale libanese per protestare contro la politicizzazione dell’indagine giudiziaria sull’esplosione del porto del 2020 che aveva devastato intere zone di Beirut provocando la morte di oltre 200 persone.

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Tale violenza è stata la peggiore in più di un decennio e ha rimestato le memorie della rovinosa guerra civile del Libano nel periodo 1975-1990.

In una dichiarazione, Hezbollah e Amal hanno detto che gruppi armati affiliati con il partito delle Lebanese Forces (LF) di Samir Geagea hanno aperto il fuoco contro i manifestanti dai tetti, mirando alle loro teste, nel tentativo di trascinare il paese in una nuova guerra religiosa.

Parlando al funerale delle vittime, il leader di Hezbollah Hashem Safieddine, ha detto che quello che è accaduto a Beirut “fa parte delle misure intraprese dall’ambasciata americana in Libano e che sono state finanziate da alcuni partiti arabi”.

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Il Libano è impantanato dal 2019 in una profonda crisi finanziaria, che ha spinto più della metà dei suoi sette milioni di abitanti nella povertà. La tremenda situazione è stata aggravata dall’assenza di un governo pienamente funzionante che perdura da più di un anno nel paese mediterraneo.

Gli Stati Uniti hanno esacerbato la crisi imponendo un blocco sul Libano nel tentativo di forzare la formazione di un’amministrazione amica dell’occidente lì.     

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.presstv.ir/Detail/2021/10/17/668682/Lebanon-Beirut-sniper-US-embassy-?fbclid=IwAR1vGb05Jh5BlaMRGqK0n5Xq0RJNZBlQmUKn7z5PJLAv305vKsvIFit3FK0

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