Pepe Escobar: Tutte le strade conducono alla Battaglia per Kabul

TUTTE LE STRADE CONDUCONO ALLA BATTAGLIA PER KABUL[1]

Città dopo città sono cadute dal governo al controllo dei talebani ma il finale di partita dell’Afghanistan è ancora poco chiaro.

Di Pepe Escobar, 11 agosto 2021

I sempre sfuggenti negoziati del processo di “pace” afghano riprendono questo mercoledì a Doha attraverso la troika allargata – Stati Uniti, Russia, Cina e Pakistan. Il contrasto con i fatti accumulati sul terreno non potrebbe essere più crudo.

In un coordinato blitzkrieg, i talebani hanno soggiogato non meno di sei capitali provinciali afghane in soli quattro giorni. L’amministrazione centrale di Kabul avrà un compito difficile nel difendere la propria stabilità a Doha.

La situazione peggiora. Sinistramente, il Presidente afghano Ashraf Ghani ha quasi sepolto il processo [di pace] di Doha. Egli sta già puntando sulla guerra civile – dall’armare i civili nelle principali città alla corruzione diffusa dei signori della guerra regionali, con l’intento di costruire una “coalizione di volenterosi” per combattere i talebani.

La conquista di Zaranj, la capitale della provincia di Nimruz, è stato un importante colpo messo a segno dai talebani. Zaranj è la porta d’accesso dell’India all’Afghanistan e all’Asia Centrale attraverso l’International North-South Transportation Corridor (INSTC) (Corridoio di Trasporto Nord-Sud Internazionale).

L’India ha pagato per la costruzione dell’autostrada che collega il porto di Chabahar in Iran – l’hub chiave della vacillante versione indiana delle Nuove Vie della Seta – a Zaranj.

Ad essere in gioco qui è un vitale valico di frontiera Iran-Afghanistan che funge anche da corridoio di trasporto Sudovest/Asia centrale. Tuttavia ora i talebani controllano i traffici sul lato afghano. E Teheran ha appena chiuso il lato iraniano. Nessuno sa cosa accadrà adesso.

I talebani stanno meticolosamente attuando uno strategico piano generale. Non c’è nessuna pistola fumante, ancora – ma un aiuto esterno altamente informato – l’intelligence pachistana denominata ISI[2]? – è plausibile.

Dapprima, essi conquistano le aree rurali – un disegno praticamente realizzato in almeno l’85% del territorio. Poi controllano i valichi di confine chiave, come con il Tagikistan, il Turkmenistan, l’Iran e lo Spin Boldak con il Belucistan in Pakistan. Infine si tratta di circondare e di conquistare metodicamente le capitali provinciali – ecco dove siamo ora.

L’atto finale sarà la Battaglia per Kabul. Questo potrebbe plausibilmente succedere già a settembre, in una “celebrazione” pervertita dei 20 anni dell’11 settembre e dei bombardamenti americani dell’Afghanistan talebano.

Quello strategico blitzkrieg

Quello che sta succedendo nel nord è anche più sorprendente che nel sudovest.

I talebani hanno conquistato Sheberghan, una zona pesantemente influenzata dagli uzbeki, e non hanno tardato a diffondere immagini di combattenti in abiti rubati in posa di fronte al Palazzo Dostum, ora occupato. Il signore della guerra notoriamente malvagio Abdul Rashid Dostum sembra essere l’attuale vice-presidente afghano.

Il grande successo dei talebani è stato di entrare a Kunduz, che non è ancora completamente soggiogata. Kunduz è molto importante strategicamente. Con 370,000 persone e molto vicina al confine di Tajik, è l’hub principale dell’Afghanistan nord-orientale.

Le forze governative di Kabul sono semplicemente fuggite. Tutti i prigionieri sono stati liberati dalle locali prigioni. Le strade sono bloccate. Questo è significativo perché Kunduz si trova all’incrocio di due importanti corridoi – verso Kabul e verso Mazar-i- Sharif. E soprattutto, è anche un incrocio di corridoi utilizzati per esportare oppio ed eroina.

La Bundeswehr occupava una base militare vicino all’aeroporto di Kunduz, che ora ospita il 217° corpo dell’esercito afghano. Qui è dove le poche forze rimanenti del governo afghano si sono ritirate.

I talebani stanno ora stringendo d’assedio la storicamente leggendaria Mazar-i-Sharif, la grande città settentrionale, anche più importante di Kunduz. Mazar-i-Sharif è la capitale della provincia di Balkh. Il massimo signore della guerra locale, per decenni, è stato Atta Mohammad Noor, che incontrai 20 anni fa.

Egli ha ora giurato di difendere la “sua” città “fino all’ultima goccia del mio sangue”. Questo, di per sé, delinea un importante scenario di guerra civile.

Qui il finale di partita dei talebani è di costituire un asse ovest-est da Sheberghan a Kunduz e alla parimenti conquistata Taloqan, la capitale della provincia di Takhar, attraverso Mazar-i-Sharif nella provincia di Balkh, e parallelo ai confini settentrionali con il Turkmenistan, l’Uzbekistan e il Tagikistan.

Se questo accade, stiamo parlando di un irreversibile cambio di gioco logistico, con praticamente l’intero nord che sfugge al controllo di Kabul. In nessun modo i talebani “negozieranno” questa vittoria – a Doha o in ogni altro luogo.

Un fatto straordinario è che tutte queste aree non ospitano una maggioranza pashtun, a parte Kandahar nel sud e Lashkar Gah nel sudovest, dove i talebani stanno ancora combattendo per stabilire il controllo completo.

Il controllo dei talebani su quasi tutti i valichi di confine che fruttano entrate doganali induce a serie domande su cosa accadrà poi all’affare della droga.

I talebani proibiranno di nuovo la produzione dell’oppio – come fece il defunto mullah Omar all’inizio degli anni 2000? Una forte possibilità è che la distribuzione non sarà permessa all’interno dell’Afghanistan.

Dopo tutto, i profitti dell’esportazione possono solo avvantaggiare il riarmo dei talebani – contro le future “interferenze” degli americani e della NATO. E gli agricoltori afghani possono guadagnare molto di più con la coltivazione del papavero da oppio che con altre colture.

L’umiliante fallimento della NATO in Afghanistan è visibile sotto ogni aspetto. In passato, gli americani utilizzavano basi militari in Uzbekistan e in Kirghizistan. La Bundeswehr ha utilizzato la base di Termez, in Uzbekistan, per anni.

Termez viene ora utilizzata per le manovre congiunte dei russi e degli uzbeki. E i russi hanno lasciato la loro base in Kirghizistan per condurre manovre congiunte in Tagikistan. L’intero apparato di sicurezza nei vicini “stan” centro-asiatici è coordinato dalla Russia.

La principale priorità della Cina per quanto riguarda la sicurezza, nel frattempo, è di impedire future incursioni jihadiste nello Xinjiang, che comporta valichi di montagna estremamente difficoltosi dall’Afghanistan al Tagikistan e poi ad una terra di nessuno nel corridoio di Wakhan. La sorveglianza elettronica di Pechino controlla qualunque cosa si muova in questa parte del tetto del mondo.

Questa analisi del think tank cinese mostra quanto la scacchiera mobile venga controllata. I cinesi sono perfettamente consapevoli della “pressione militare su Kabul” che procede parallelamente all’offensiva diplomatica dei talebani, ma preferiscono sottolineare il loro “posare come una forza aggressiva pronta a rovesciare il regime”.

La realpolitik cinese riconosce anche che “gli Stati Uniti e altri paesi non rinunceranno facilmente alle operazioni in Afghanistan per molti anni, e non vogliono che l’Afghanistan diventi la sfera di influenza di altri paesi”.

Questo porta alla caratteristica cautela cinese in politica estera, con un consiglio pratico ai talebani di non “essere troppo grandi”, e di non cercare di “sostituire il governo Ghani in un sol colpo”.

Come evitare una guerra civile

Così Doha è DOA[3]? Gli attori della troika allargata stanno facendo quello che possono per salvarla. Vi sono voci di consultazioni “febbrili” con i membri dell’ufficio politico dei talebani con sede nel Qatar e con i negoziatori di Kabul.

L’inizio sarà un incontro questo martedì di Stati Uniti, Russia, dei vicini dell’Afghanistan e delle Nazioni Unite. Tuttavia anche prima di tutto questo, il portavoce dell’ufficio politico dei talebani, Naeem Wardak, ha accusato Washington di interferire negli affari interni afghani.

Il Pakistan fa parte della troika allargata. I media pakistani sono impegnati con tutti i mezzi a disposizione a sottolineare quanto l’ascendente di Islamabad sui talebani sia ora “limitato”. Un esempio è quello di come i talebani abbiano chiuso il valico di confine chiave di Spin Boldak – in realtà un ricettacolo per il contrabbando – chiedendo ai pakistani restrizioni sui visti facili degli afghani.

Ora questa questione è un vero nido di vipere. La maggior parte dei leader talebani della vecchia scuola risiedono nel Belucistan del Pakistan e supervisionano ciò che entra e ciò che esce dal confine da una distanza di sicurezza, a Quetta.

Un ulteriore guaio per la troika allargata è l’assenza dell’Iran e dell’India al tavolo negoziale. Entrambi hanno interessi chiave in Afghanistan, specialmente quando si tratta del suo nuovo ruolo speranzosamente pacifico come hub di transito per la connessione Asia centrale-meridionale.

Mosca avrebbe voluto sin dall’inizio che Teheran e Nuova Delhi facessero parte della troika allargata. Impossibile. L’Iran non siede mai allo stesso tavolo con gli Stati Uniti, e viceversa. Questo è il caso ora a Vienna, durante i negoziati JCPOA, dove costoro “comunicano” tramite gli europei.

Nuova Delhi da parte sua rifiuta di sedersi allo stesso tavolo con i talebani, che essa considera uno strumento terroristico del Pakistan.

C’è la possibilità che l’Iran e l’India concertino le loro mosse assieme, e questo includerebbe anche una più stretta posizione comune sul dramma afghano.

Quando il Ministro indiano degli Affari Esteri Subrahmanyam Jaishankar ha presenziato all’insediamento in carica del Presidente Ebrahim Raisi la settimana scorsa a Teheran, essi hanno insistito sulla “stretta cooperazione e coordinamento” anche sull’Afghanistan.

Ciò che questo implicherà nel prossimo futuro è un accresciuto investimento indiano nell’INSTC[4] e nel corridoio della Nuova Via della Seta India-Iran-Afghanistan.

Pechino da parte sua è concentrata nell’accrescere la sua connessione con l’Iran attraverso quello che potrebbe essere descritto come un corridoio a tinta persiana che incorpora il Tagikistan e l’Afghanistan. Questo dipenderà, ancora una volta, dal grado di controllo esercitato dai talebani.

Ma Pechino può contare sull’imbarazzo della scelta: il Piano A, dopo tutto, è un allargato China-Pakistan Economic Corridor (CPEC) (Corridoio economico allargato Cina-Pakistan), con l’Afghanistan annesso, chiunque sia al potere a Kabul.

Ciò che è chiaro è che la troika allargata non plasmerà i dettagli più intricati della futura integrazione dell’Eurasia. Questo spetterà alla Shanghai Cooperation Organization (SCO) (Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai), che include Russia, Cina, Pakistan, India, gli “stan” centro-asiatici e l’Iran e l’Afghanistan come attuali osservatori e futuri membri a pieno diritto.

Così è venuto il momento per la prova suprema della SCO: come portare a termine un accordo quasi impossibile di condivisione del potere a Kabul ed evitare una devastante guerra civile, completa di bombardamenti imperiali effettuati dai B-52.

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.globalresearch.ca/all-roads-lead-battle-kabul/5752741

[2] Nota del traduttore: ISI è un acronimo che sta per Inter-Services Intelligence. Vedi la voce Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Inter-Services_Intelligence

[3] Nota del traduttore: DOA è un acronimo che sta per Dead On Arrival. Si dice di un paziente che è “dead on arrival”, giunto cadavere (all’ospedale). Di qui il gioco di parole dell’articolista che si pone l’interrogativo se i negoziati in corso a Doha siano già morti.

[4] Nota del traduttore: l’INSTC è un acronimo che sta per International North–South Transport Corridor, il Corridoio del trasporto nord-sud internazionale. Vedi la voce Wikipedia:  https://en.wikipedia.org/wiki/International_North%E2%80%93South_Transport_Corridor

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