Vincenzo Vinciguerra: I funerali della verità (agosto 2000)

I funerali della verità

Opera, agosto 2000

Sono passati due mesi da quando, il 22 giugno, il gruppo di parlamentari diessini impegnati nella Commissione parlamentare d’inchiesta ‘sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi’ hanno presentato una corposa relazione nella quale, per la prima volta, hanno denunciato nell’Alleanza atlantica la responsabile principale del terrorismo in Italia.
Nato e Stati uniti, Democrazia cristiana e Vaticano, alta finanza e Stato maggiore Difesa, ministero degli Interni e comando generale dell’Arma dei carabinieri, servizi segreti militari e Stay behind: un coacervo di forze e di uomini che dal 1944 si sono impegnati a fare la ‘politica dell’America, per l’America’, mai per l’Italia. La battaglia anticomunista era la battaglia degli Stati uniti contro la Russia: ci sarebbe stata comunque, anche se questa non fosse stata la guida del comunismo internazionale.
Dopo l’annientamento della Germania, solo la Russia poteva contrastare il dominio mondiale degli Stati uniti. Dapprima pianificarono, questi ultimi, la sua distruzione mediante una guerra atomica, poi per ragioni tecniche, non morali, ripiegarono su una strategia di logoramento impegnandosi in una guerra di lunga durata che è stata combattuta in tutti i continenti e in tutte le forme.

È vero. La Russia poteva contare nei Paesi occidentali sulla massa di manovra costituita dai militanti dei vari partiti comunisti che rappresentavano i suoi interessi, non quelli dei popoli ai quali appartenevano. Guerra fra imperialismi, dunque. Quello ‘povero’, affamato, velleitario della Russia e quello ricco, potente, concreto degli Stati uniti. Guerra senza confini, senza frontiere, senza morale. Come ogni guerra, dove conta la vittoria finale, non i mezzi che s’impiegano per raggiungerla. Guerra che non si è ancora conclusa, perché i vincitori devono cancellare le tracce che rivelano i metodi impiegati per giungere alla vittoria.
Milioni e milioni di morti, decine di milioni di feriti, di invalidi, di profughi, di incarcerati. Il prezzo della terza guerra mondiale non è ancora conosciuto. Il costo della vittoria americana è ignoto, e destinato a restare tale per anni, forse per decenni. Perfino, conveniamo, quello pagato in Italia, piccola provincia dell’Impero americano, è ancora sconosciuto, peggio negato da una classe dirigente che sebbene non sia più ufficialmente al governo, rimane saldamente ancorata al potere reale, quello che si intuisce ma non si vede, quello che conta ben di più dei governi che sorgono e cadono, senza lasciare traccia nella storia del Paese. L’America ha vinto. I suoi servi in Italia comandano. Perché meravigliarsi di questa logica conseguenza della guerra imperialistica ed imperiale contro la Russia?

Oggi, il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi, Giovanni Pellegrino chiede che sia concesso di accedere agli archivi dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. Così sappiamo che nessuno dei tanti magistrati che si sono impegnati a cercare la modesta verità relativa agli autori materiali delle stragi italiane ha mai consultato gli archivi dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza e, aggiungiamo noi, quelli dello Stato maggiore Difesa e dei Sios delle varie Armi.
In pratica, non hanno cercato la verità là dove essa poteva trovarsi, perché è difficile che abbiano mantenuto nei loro archivi i documenti più compromettenti. Del resto, chi ha pagato, fra i responsabili del Sismi e del Sisde per i documenti bruciati e, comunque, scomparsi senza lasciare traccia? Nessuno. Come l’ammiraglio Fulvio Martini hanno avuto incarichi prestigiosi anche dopo la conclusione, per limiti di età, della loro carriera militare, hanno scritto libri, intoccabili come e più di prima.
Hanno trasformato l’Arma dei carabinieri nella quarta forza armata dello Stato, elevandola al rango di quella che fu la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale durante il regime fascista. E il paragone è calzante, perché ‘la polizia di sicurezza atlantica’ è oggi più che mai la garante della Nato e degli Stati uniti in questo Paese che hanno trasformato in colonia militarizzata.

Eppure, da anni chi scrive denuncia il ruolo avuto dall’Arma dei carabinieri nell’insorgere e nell’alimentarsi del terrorismo in Italia. Da anni denuncia che il comando generale dei carabinieri dal 1948 almeno ha disposto di una massa di manovra segreta, composta da civili di sentimenti anticomunisti che ha operato all’interno del Paese coordinandosi con quella inserita nelle Stay behind. Risale al 1991, la denuncia dell’esistenza di una ‘Gladio in alamari’ che, talvolta, si è posta sul piano concorrenziale con quella dipendente dal Sid.
Da quando, nella primavera del 1948, l’Arma dei carabinieri sulla base delle direttive del potere politico ha creato la sua forza ausiliaria civile per contrastare un’eventuale insurrezione comunista, il suo ruolo di garante della fedeltà atlantica dell’Italia si è accresciuto con gli anni, fino al riconoscimento concessogli oggi, per ironia della storia, dai politici di estrazione comunista che ha sempre osteggiato.
Nella storia del ‘Fronte nazionale’, mai scritta ancora da alcuno, la presenza dell’Arma dei carabinieri è costante, perché sua era la massa di manovra che doveva intervenire la notte del 7/8 dicembre 1970, come nei giorni successivi alla strage di piazza Fontana e nel luglio 1964.

Perché la verità giudiziaria sul ‘golpe Borghese’, voluta da una magistratura i cui rappresentanti hanno fatto tutti brillante carriera, è stata quella di una ridicola farsa recitata da un ‘principe nero’ e quattro rimbambiti di tarda età. Invece, la ‘notte della Madonna’ doveva, nel dicembre 1970, portare a compimento quel piano, in forma diversa, che era fallito, per interventi vaticani ed internazionali, nel dicembre di un anno prima, nel 1969.
E’ singolare che si è indagato per anni su Mario Merlino, militante di ‘Avanguardia nazionale’ infiltrato fra gli anarchici, su Stefano Delle Chiaie, responsabile di ‘Avanguardia nazionale’ in relazione agli attentati del 1969, a partire dal 18 aprile al 12 dicembre, ma non ci si è accorti che, all’epoca, l’organizzazione non esisteva ufficialmente. Non è valso dire che ‘Avanguardia nazionale’ era la struttura clandestina del ‘Fronte nazionale’, che quindi quanto aveva fatto rispondeva non alla logica del ‘caccola’, bensì a quella del principe Junio Valerio Borghese. La magistratura italiana, con i suoi storici ed i suoi esperti, è famosa per i suoi ‘salti’ politico- temporali. Vittorio Occorsio iniziò a indagare su ‘Ordine nuovo’ a partire dal 21 dicembre 1969, da quando cioè Clemente Graziani ed altri diedero vita al Movimento politico Ordine nuovo, e non dal 1954 come sarebbe stato doveroso. Non gliene sono stati grati, visto che lo hanno ammazzato egualmente il 19 luglio 1976, per motivi che rimangono ancora oggi sconosciuti.

Con il ‘Fronte nazionale’ hanno fatto la stessa cosa: le indagini sono state concentrate al solo mese di dicembre del 1970, inizialmente, e da quella data al 1974, dopo, visto che Remo Orlandini e compagni non avevano posto fine alle loro attività. Eppure, il ‘Fronte nazionale’ è stato ufficialmente fondato il 13 settembre 1968, un anno e tre mesi prima di piazza Fontana. Cosa avrebbero fatto dal 13 settembre 1968 Junio Valerio Borghese, Stefano Delle Chiaie, Remo Orlandini e gli altri? Per la magistratura italiana, nulla. Hanno letto, storici, politici e magistrati le informative del Sid sui progetti ‘golpistici’ del Fronte nel corso di tutto il 1969, ma le hanno ritenute note di colore, senza importanza.

Il principe Junio Valerio Borghese era legato da rapporti di amicizia con James Jesus Angleton e Umberto Federico D’Amato. I due lo avevano rivestito con una divisa americana e lo avevano trasportato, il 12 maggio 1945, da Milano a Roma salvandogli la vita sottraendolo alla vendetta partigiana. Si sono cercati i rapporti, oggi affermati da un alto dirigente dell’ufficio Affari riservati, fra Delle Chiaie e D’Amato ma il nome del ‘capo’ del ‘caccola’ non viene fatto nemmeno oggi, quasi che il collegamento fra i due non possa essere passato, fra gli altri, anche per Junio Valerio Borghese. Nelle indagini su piazza Fontana questo nome non c’è, e con lui i suoi interlocutori di centro e di destra, i cui nomi sono stati depennati dal rapporto del Sid sottoposto alla lettura preventiva di Giulio Andreotti. C’era quello su Guido Carli, ad esempio. Chi lo ricorda? Ancora oggi si finge di credere che i ministri del costituendo governo Borghese sarebbero stati i ‘caccola’, i ‘panza’, magari ‘er pippone’, e invece avrebbero dovuto essere i volti ‘rispettabili’ della classe dirigente anticomunista, per lo più democristiani e liberali.

Il regime coloniale copre, oscura, occulta, oggi più che mai, dopo che i suoi ‘ascari’ hanno avuto il loro premio. I missini, di italiani non hanno né l’origine né il simbolo e neanche il nome: mutuano tutto dalla Francia dove preesisteva il Movimento sociale francese che aveva per simbolo la fiamma tricolore (bianca, rossa, bleu) e una ideologia conservatrice, reazionaria e patriottica. Come il Movimento sociale italiano, dopo. I missini hanno fatto tutto ciò che gli americani hanno voluto, loro che di italiano non hanno proprio niente: un cocktail franco-americano spruzzato con acqua santa vaticana, miscelato da apparati e servizi italiani ed atlantici, ed ecco il Msi. Lo ha guidato Giorgio Almirante. L’unico dirigente della Rsi che non risulta essere mai stato sottoposto al processo per ‘collaborazionismo’, pur essendo stato capo di Gabinetto del ministro della Cultura popolare Fernando Mezzasoma, quello che gli disse “vado a morire con il Duce”, così che Almirante scappò velocemente dall’altra parte. Nessun giudizio in quel periodo post-bellico nel quale sono stati comminati anche 12 anni di reclusione alle dattilografe, come può essere interpretato? Processarlo, per assolverlo, significava rendere di pubblico dominio il suo voltafaccia. Invece, hanno coperto tutto e ha potuto continuare a fare l’‘infiltrato’ nel mondo neofascista divenendone l’uomo-simbolo. Più pulito era Arturo Michelini che almeno alla Rsi non aveva mai aderito.

I missini, oggi divenuti componenti di ‘Alleanza nazionale’, alla ricerca patetica quanto disperata del riconoscimento della Comunità ebraica che non li accoglie, ma si guarda dal rivelare ciò che sa sul loro conto, come su quello di Pino Rauti, l’‘agente doppio’ oggi implicitamente accusato anche dal generale Gianadelio Maletti. Invano, il quotidiano diessino ‘Repubblica’ corre come sempre in suo soccorso. Dopo le accuse di Maletti, sarà più difficile per i giornalisti di ‘Repubblica’ definirlo ‘l’ultimo rivoluzionario’, lui, Rauti, che ha passato tanto del suo tempo nelle anticamere degli uffici riservati e dello Stato maggiore Difesa. Lui che oggi ‘scarica’ i suoi subalterni veneti, dicendo che non può escludere che in Ordine nuovo ci siano stati ‘infiltrati’ della Cia e che qualcuno di loro abbia le mani sporche di sangue. Maggi ed i suoi compari, hanno il capo che meritano.

A Edgardo Sogno sono stati riservati i funerali di Stato. Lo ha deciso il presidente del Consiglio di un governo di centrosinistra. A cosa può servire quest’ultimo atto di ossequio nei confronti del potere atlantico? A rimediare magari al timido atto di coraggio compiuto con la relazione del 22 giugno e le parzialissime ammissioni di Amato il 2 agosto a Bologna. Non basterà a salvarli, perché insieme a Sogno seppelliscono la loro ultima possibilità di governare il Paese e la speranza di poterlo, un giorno, dirigere. Lo Stato ‘americano’ ha voluto l’inchiesta ‘Mani pulite’, ha continuato come sempre a fare ciò che ha voluto e continua ad imporre la sua volontà e a perseguire la sua strategia di asservimento agli Stati uniti. Chi scrive, si vede osteggiato, oggi più che mai, dai suoi secondini che ha oramai pluri-denunciato per ‘associazione a delinquere’ finalizzata, fra l’altro, alla violazione della corrispondenza, alla sua sottrazione, alla sua ritardata consegna e partenza. Nulla, la Procura della repubblica di Milano si guarda bene dal perseguire i secondini di Opera, quella di Brescia copre quella di Milano, il ministero di Grazia e Giustizia copre tutti e tre. A dirigere il ministero c’è stato il comunista Oliviero Diliberto, ieri, c’è Castelli oggi, ma chi lotta per la verità subisce l’attacco dei secondini, liberi perfino di rubare la posta. Questo è lo Stato che oggi rende omaggio a Edgardo Sogno Rata del Vallino, fascista nella guerra di Spagna, antifascista nella Resistenza, monarchico con il Re, repubblicano con la Repubblica, liberale e poi missino, inglese con la ‘Franchi’, americano con l’America, coerente con lo stare sempre dalla parte di chi comanda e di chi vince, da vivo e da morto. Doveroso il nostro cordoglio per la morte della verità.

I funerali di Edgardo Sogno

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