Claude Beauléon: Della questione ebraica in generale e del professor Faurisson in particolare

Una comunicazione del professor Robert Faurisson - Andrea Carancini

Tribuna libera

Lectures françaises n. 756, aprile 2020, pp. 48-58 

 

Della questione ebraica in generale

e del professor Faurisson in particolare

Claude Beauléon

NdR. Questo articolo costituisce la seconda parte dello studio pubblicato nel numero 750 (ottobre 2019) con il titolo: “Un triste anniversario”.

«Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla Legge. »

«La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.»

Articoli X e XI della Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino.

Certo, non è per mettere in mostra questi pseudo-diritti e di queste pseudo-libertà – la cui formulazione porta in sè la sua contraddizione – che li ho messi in testa a questo articolo. Se ne valuterà l’inanità e la vacuità nelle righe seguenti. Ma, siccome i nostri avversari li invocano costantemente – salvo per quelli che non la pensano come loro, è ovvio – trovo particolarmente esilarante rispedire l’argomento al mittente ponendogli la domanda che fa arrabbiare: libertà d’espressione e d’opinione anche per i revisionisti, Signori censori?

– Il caso Faurisson –  

Il caso Faurisson ha inizio il 29 dicembre 1978 con una lettera pubblicata sul quotidiano «Le Monde» e intitolata «Il problema delle camere a gas o la diceria su Auschwitz». In quel lungo articolo il professore sintetizza il risultato delle sue ricerche e lo sottopone al giudizio del pubblico. È l’inizio dell’avventura del revisionismo storico. Di che cosa si tratta? In parole povere e in sintesi, il professore sostiene che ad Auschwitz non ha potuto funzionare nessuna camera a gas. Pertanto, il seguito è ovvio: se i nazisti non hanno né inventato né utilizzato le camere a gas omicide per sterminare gli ebrei, allora si pone immancabilmente la domanda circa la volontà genocida. Logicamente, il professore arriva a dedurre che non c’è stato alcun genocidio. Come volevasi dimostrare. Ma attenzione: ciononostante non nega la realtà della persecuzione degli ebrei né l’accanito antisemitismo del nazionalsocialismo che ha portato alle deportazioni nei campi di concentramento. Analogamente, non nega neppure la realtà dei forni crematori.

Come ci si poteva aspettare, questa lettera scatena una marea di proteste e apre una polemica che da allora non è mai cessata. Sempre sul giornale «Le Monde», il 21 febbraio 1979, gli risponde una petizione di 34 storici. Sono tutti pezzi grossi dell’università. Ecco come termina il testo, è un brano d’antologia:

Non bisogna chiedersi come sia stato, tecnicamente, possibile un tale omicidio di massa. È stato tecnicamente possibile, poiché ha avuto luogo. È questo il punto di partenza obbligato di qualsiasi indagine storica in materia. A noi spetta semplicemente ricordare questa verità: non c’è, non può esserci dibattito sull’esistenza delle camere a gas.

Si rilegga bene questa frase che costituisce una vera e propria ammissione d’impotenza e, soprattutto, un monumento di cinismo e di malafede. Confesso che, come storico, mi lascia assolutamente attonito. Credo che quel giorno l’università si sia completamente screditata. Immaginate un po’ che, con arie da padreterno dell’università, in possesso di tutte le lauree possibili e immaginabili, mirando all’obiettività scientifica, io vi dichiari quanto segue:

Non bisogna chiedersi come la terra potrebbe essere, tecnicamente, una sfera e girare intorno al sole. Non è tecnicamente possibile, poiché è di notorietà pubblica che è il contrario. È questo il punto di partenza obbligato di ogni indagine scientifica in materia. A me spetta semplicemente ricordare questa verità: non c’è, non può esserci dibattito sulla rotondità della terra e sulla sua rivoluzione intorno al sole.

Sorridete? Fate male, perché è esattamente il tipo di metodo intellettuale stabilito dai nostri 34 “tartufi”. Nel 1980, mentre la polemica continuava a crescere, il professore pubblica un Mémoire en défense contre ceux qui m’accusent de falsifier l’histoire [1] (Memoria difensiva contro coloro che mi accusano di falsificare la storia, N.d.T.). Poi viene il primo processo. È condannato in prima istanza, nel 1981, a 1 franco simbolico. Nelle motivazioni della sentenza il tribunale riconosce di non avere né la competenza né lo status per giudicare la Storia e che lo storico dispone della piena e totale libertà; ma rimprovera nondimeno a Robert Faurisson di aver mancato di prudenza, di circospezione obiettiva e di neutralità intellettuale, che  s’impongono al ricercatore che vuole essere, e di avere permesso, con notevole leggerezza ma con la coscienza netta, ad altri di strumentalizzare il suo discorso con l’intenzione di attribuirgli l’apologia di crimini di guerra o l’incitamento all’odio razziale..

Il professore contrattacca in appello e in una sentenza del 26 aprile 1983, che entrerà nella storia, dopo aver ricordato la giurisprudenza in materia, ecco cosa dichiara la Corte d’appello di Parigi nel suo 11° considerando della sentenza:

Le accuse di leggerezza formulate contro Robert Faurisson mancano di pertinenza e non sono sufficientemente fondate. Non è nemmeno permesso affermare, in considerazione della natura degli studi ai quali si è dedicato, che ha scartato le testimonianze per leggerezza o negligenza, o deliberatamente scelto di ignorarle; che inoltre nessuno può, allo stato attuale delle conoscenze, provare che é colpevole di mentire quando enumera i molteplici documenti che afferma di aver studiato e gli enti presso i quali avrebbe indagato per quasi 14 anni. Il valore delle conclusioni difese dal Sig. Faurisson dipende dalla sola valutazione degli esperti, degli storici e del pubblico.

Grandezza della giustizia francese. Ma fu davvero la sola e ultima volta… In poche parole, la corte si dichiarava non competente e non qualificata a esprimere un giudizio sul valore dei lavori storici, che i ricercatori sottopongono al pubblico, e a dirimere le controversie o le contestazioni che questi stessi lavori non mancano quasi mai di suscitare. Era il buon senso e la saggezza stessa e avremmo dovuto fermarci lì, ma non avevamo fatto i conti con la “Lobby” che vigilava e, con la magia di una legge iniqua e elaborata su misura, avrebbe fatto dei tribunali gli organi ausiliari di una giustizia politica d’eccezione, come quella che si vede all’opera nei regimi totalitari, disonorando la giustizia francese e di cui non si sarebbe mai creduto che il paese dei famosi diritti dell’uomo fosse capace.

– Il metodo Faurisson e i suoi successi – 

Bardèche e Rassinier [2] avevano sviluppato argomenti d’ordine intellettuale e speculativo. Niente di tale per il professore che conduce un’indagine quasi poliziesca utilizzando metodi scientifici e tecnici: visita ed esamina i luoghi, ricerca la scena del crimine e l’arma del crimine, interroga specialisti di chimica e fisica, s’informa sulle proprietà e la natura del gas Zyklon B, un potente insetticida utilizzato ancora oggi; si reca negli Stati Uniti e interroga gli specialisti delle esecuzioni con il gas, visita una camera a gas d’esecuzione in uno Stato americano che utilizza questa forma di messa a morte per i condannati alla pena capitale e si fa spiegare il suo funzionamento. Riesce persino a procurarsi le mappe originali di costruzione dell’immenso complesso di Auschwitz sulle quali non compare alcuna traccia né menzione di una qualsiasi camera a gas.

Prudentemente esamina anche gli archivi. Infatti, come chiunque, s’immagina che un crimine cosÌ grande e mostruoso non può non aver lasciato tracce, soprattutto quando si conosce la propensione all’inflazione legislativa delle pletoriche amministrazioni dei regimi totalitari e la loro mania di registrare tutto. Come immaginare, infatti, che un tale progetto, data la sua portata, non sia stato premeditato, preparato, organizzato, pianificato, messo in atto con mezzi, ordini, uomini ecc.? Eppure, eppure…niente, gli archivi tedeschi sono muti. Si reca allora presso il «Centre de documentation juive contemporaine» di Parigi e ne spulcia gli archivi: niente, nessuna foto, nessun documento sulle camere a gas. Il personale non è in grado di fornirgli la minima prova e finisce per buttarlo fuori! Niente nemmeno nelle memorie di guerra dei grandi capi alleati, i De Gaulle, i Churchill, gli Eisenhower, niente negli archivi del Comitato Internazionale della Croce Rossa, laddove a quest’ultima era permesso visitare i campi, niente presso il Vaticano… Eppure si può supporre che tutte queste persone non avrebbero omesso di menzionare questi orrori, se ne fossero state a conoscenza.

– La farsa di Norimberga –  

Resta allora il capo d’accusa davanti al tribunale di Norimberga, dove fu evocata per la prima volta tale questione. A questo punto, è necessario ricordare che i giudici non richiesero alcuna perizia, alcuna prova di una gasazione omicida. Il tribunale pretese addirittura di fare a meno di questi elementi in virtù degli articoli 19 e 21 del suo statuto:

“Il Tribunale non sarà legato dalle regole tecniche relative alle testimonianze. Esso adotterà e applicherà, per quanto possibile, una procedura rapida e non formalista e ammetterà tutti quei mezzi che esso stimerà abbiano un valore probatorio” (art. 19).

“Il Tribunale non dovrà chiedere prove di fatti di notorietà pubblica, ma li considererà come provati” (art. 21).

Occorre forse ricordare che il tribunale internazionale non era una giurisdizione, bensì un’associazione di vincitori che giudicavano dei vinti secondo la legge del più forte? Non era militare poiché, degli otto membri che lo presiedevano, solo i due Sovietici erano giudici militari, non era internazionale, bensì interalleato. Fu la giustizia della vendetta, non giustizia d’altronde, ma una parodia di giustizia. Fece ricorso alla retroattività delle leggi e alla responsabilità collettiva, nozioni assolutamente contrarie alla tradizione giuridica latina europea, ma assolutamente conforme alla giustizia talmudica… I suoi metodi ripugnarono al più grande giurista d’America, cioè il presidente della Corte suprema degli Stati Uniti, che parlò di “tartuferia”. Contro questa farsa macabra si levarono anche altre voci eminenti come, tra le altre, quella del generale Patton. Nahum Goldmann, ex presidente del Congresso mondiale ebraico, riferisce nelle sue Memorie che il tribunale di Norimberga era stato una trovata del suddetto Congresso.

– Assenza di fonti e di prove –

Gli stessi “capifila” della tesi sterminazionista riconoscono, tutti, l’assenza di fonti: Léon Poliakov, 1951: «Non è rimasto nessun documento, non è mai potuto esistere» (in Il nazismo e lo sterminio degli ebrei). Martin Broszat, direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea di Monaco di Baviera, dichiara, nel 1960, che né a Dachau, né a Bergen Belsen, né a Buchenwald  sono stati gasati degli ebrei o altri detenuti. Ora, le gasazioni di Dachau avevano occupato la scena a Norimberga. Alla Sorbona, dal 29 giugno al 2 luglio 1982, fu organizzato un seminario internazionale presieduto dagli eminenti François Furet e Raymond Aron, al fine di demolire le tesi di Faurisson. Eccone la conclusione: «Nonostante le ricerche più erudite, non è stata trovato alcun ordine di Hitler di uccidere gli ebrei». Quanto a Raul Hilberg, “lo specialista” per antonomasia del genocidio degli ebrei, nella sua celebre opera La distruzione degli Ebrei d’Europa, ripubblicata più volte, ecco che cosa dichiara:

«Ciò che cominciò nel 1941 fu un processo di distruzione non pianificata in anticipo, non organizzata né centralizzata da una qualsiasi agenzia. Non ci fu alcun progetto  e non ci fu alcuno stanziamento preventivo per delle misure di distruzione. Tali misure furono prese tappa per tappa, una tappa alla volta. Fu così che non apparve come un piano portato a buon fine, ma piuttosto come una trasmissione  di pensiero consensuale in seno a una vasta burocrazia».

Dunque, stando al professor Hilberg, i nazisti sarebbero stati gli inventori della telepatia…

Povero Raul Hilberg che crollò pietosamente in pieno tribunale al processo del revisionista germano-canadese Ernst Zündel, tenutosi a Toronto nel 1985. Chiamato come testimone  dell’accusa, si fece letteralmente demolire dalla difesa che aveva citato il proprio testimone, un certo… professor Faurisson! Completamente screditato, rifiuterà di venire a testimoniare in un secondo processo nel 1988. Perché, bisogna sapere, a tutte le richieste del professor Faurisson di tenere un dibattito in contraddittorio con i fautori della tesi sterminazionista è stato opposto un netto rifiuto. Nessuno, dico nessuno, ha osato affrontarlo in contraddittorio, con il pretesto che non si discute con il diavolo. È un po’ poco come argomento. Infine, e dulcis in fundo, nel 1982 viene fondata a Parigi l’ASSAG (Association pour l’étude des assassinats par gaz sous le régime nationalsocialiste) sotto il patrocinio di personalità come Georges Wellers, Geneviève De Gaulle-Anthonioz, Pierre Vidal-Naquet. L’associazione ha finito per autodissolversi nel 2008, non avendo né pubblicato né trovato niente in ventisei anni di ricerche…

Restano le testimonianze; quelle delle vittime, quelle dei carnefici. Il professore non ha fatto fatica a dimostrare la stranezza degli uni e degli altri, sapendo, per quanto riguarda i carnefici, che cosa valgono le confessioni di Rudolf Hoess, il comandante di Auschwitz, quando si sa che sono state ottenute con la tortura?

Esaminati tutti questi elementi, il professore era giunto alla conclusione che mancavano le prove dell’esistenza delle camere a gas omicide e addirittura che era impossibile che fossero esistite, sia sul piano tecnico che fisico, chimico e fisiologico.

-La legge Gayssot e le sue conseguenze –

Nel 1987 Jean-Marie Le Pen, intervistato dai giornalisti nel corso del programma «Le Grand Jury RTL», fa la sua famosa dichiarazione sulle «camere a gas dettaglio della storia della Seconda guerra mondiale» [3]. Non ritornerò su questo increscioso caso, già trattato su queste colonne. Ma, per la cricca politico-mediatica e per la “Lobby” questa volta è troppo! È ora di agire. Ma come fare? La montatura del caso di Carpentras (maggio 1990) permetterà – grazie allo sbigottimento provocato sull’opinione pubblica – di far approvare la famosa legge del 13 luglio 1990, detta legge Fabius-Gayssot, chiamata anche “lex faurissonnia” dai suoi detrattori, poiché pare davvero elaborata ad hoc per infliggere una drastica battuta d’arresto al progresso del revisionismo storico in Francia. È un debutto. Fino ad allora solo lo Stato d’Israele aveva a disposizione una simile legge nel proprio arsenale legislativo. La Francia dei diritti dell’uomo e della libertà d’espressione inaugura dunque un pericoloso precedente. In seguito, la maggior parte dei paesi dell’Unione Europea si doterà di legislazioni ad hoc in materia. Ancora una volta la Francia dà il cattivo esempio. Questa legge introduce il reato di contestazione di crimine contro l’umanità passibile di una pena detentiva di un anno e di un’ammenda di 45.000 €. In parole povere, il revisionismo è assimilato all’antisemitismo.

– Una legge tirannica – 

Nel mondo occidentale solo gli Stati Uniti e il Regno Unito sfuggono a questa tirannide, ma per quanto tempo ancora? Eppure, contro l’incostituzionalità di questa legge si sono levate numerose voci, e non le meno importanti, poiché un giurista tanto autorevole e competente come lo stesso Robert Badinter si è dichiarato contrario. Persino l’inenarrabile Simone Veil, ormai sacralizzata al Pantheon, si è opposta. Ciò che è estremamente grave e che pochi sanno è che negli altri paesi d’Europa gli epigoni di questa legge hanno già dato luogo a severe condanne per reati d’opinione. Così, in Germania e in Austria alcune personalità revisioniste hanno già subito il rigore della legge e sono state condannate a pene detentive. Citiamo i casi di Siegfried Verbeke, Ernst Zündel (deceduto), Horst Mahler, Germar Rudolf, Wolfgang Fröhlich, Jürgen Graf, Ursula Haverbeck (88 anni, nondimeno), Sylvia Stolz ecc. E non si tratta di pene da poco! Horst Mahler e Wolfgang Fröhlich[1], per non menzionare che loro, sono ancora in carcere, uno e l’altro, da più di 12 anni! Impossibile? Ahimé no… per la Francia, finora il solo ad essersi atttirato le ire di Temi è Vincent Reynouard che ha già scontato dieci mesi di carcere e che, per evitare condanne più pesanti, è stato costretto a espatriare in Inghilterra. Altri sono sotto accusa: viene in mente naturalmente il dissidente politico numero uno in Francia, Alain Soral, perché le pene accumulate contro di lui ammontano a sette anni di carcere e a un’ammenda di più di 400.000 €, essendo l’appello sospensivo. Non si potrebbe dare miglior consiglio al caro Alain che di ritirarsi a sua volta in Svizzera (poiché ha la doppia nazionalità) dove l’erba è sicuramente più verde.

– Una nuova bestemmia – 

Queste misure sono almeno efficaci? Stando a un sondaggio commissionato presso alcuni istituti dall’«Anti–Defamation League» americana, una delle più potenti lobby ebraiche americane, vent’anni d’insegnamento dell’Olocausto hanno prodotto dei risultati perversi: nei paesi dove tale negazione non è punibile, il livello di negazione e di scetticismo non ha subito grandi variazioni e resta marginale. Altrove, a dispetto della vigilanza della polizia e degli avvertimenti, la percentuale di negazionisti e di scettici è notevolmente aumentata, passando dal 5% al 26% in Francia e dall’8% all’11% in Germania! In parole povere, in Francia, un quarto della popolazione non crede o non crede più alla versione ufficiale. È vero che nel paese di Cartesio, con la legge Gayssot usciamo dall’ambito della Storia e della critica scientifica per entrare nel campo religioso e nel dogma, il che non manca d’ironia nella terra della laicità trionfante! CREDO!… O come diceva poco tempo fa il comico Dieudonné: «Ci credo, dal momento che è obbligatorio!» Gli spiriti forti e i liberi pensatori del nostro paese aspirano a un diritto alla blasfemia che non potrebbe essere contestato in nome dello “spirito gregario”, ma sembra esserci un’eccezione con la negazione della Shoah che è diventata la nuova bestemmia per antonomasia. D’altronde, proprio come la parola Olocausto, il termine Shoah porta in sè una dimensione mistica e religiosa. Si tratta proprio di una nuova religione, come lo ricordava di recente il nostro stimato collega e caporedattore di «Rivarol», Jerôme Bourbon:

La controreligione della Shoah è infatti una parodia dei rituali cattolici con il suo culto dei martiri (sei milioni), i suoi santi (i Giusti ricompensati dallo Stato d’Israele), i suoi miracoli (i sopravvissuti), gli stigmatizzati (i deportati con il loro numero tatuato sul braccio), i suoi pellegrinaggi e processioni d’espiazione da Auschwitz a Struthof, i suoi templi e cattedrali (i musei dell’Olocausto, il memoriale della Shoah), le elemosine per essere assolti da tutti i propri peccati (le incessanti riparazioni finanziarie in favore dello Stato d’Israele e dei discendenti di deportati), le sue reliquie (i denti, i capelli, le scarpe dei deportati), la sua agiografia (i libri dei grandi testimoni di Elie Wiesel, Primo Levi…), i suoi martirologi (Yad Vashem), i suoi luoghi di supplizio (le camere a gas omicide), le sue Tavole della legge (la Dichiarazione dei diritti dell’uomo), il suo Vangelo (la sentenza del TMI di Norimberga), i suoi sommi sacerdoti e i suoi pontefici (Klarsfeld, Veil, Lanzmann…), la sua inquisizione (i tribunali della Repubblica e l’arsenale repressivo antirevisionista di decine di Stati nel mondo), la sua legislazione contro la blasfemia (la legge Gayssot e il suo equivalente un po’ ovunque in Occidente), i suoi giudici (i magistrati), la sua città santa (l’entità sionista), i suoi arcangeli (Tsahal che protegge l’Eretz), i suoi predicatori e i suoi guardiani (gli insegnanti e tutti gli organi dirigenti, siano essi politici, mediatici, religiosi, sindacali, associativi ecc.), le sante congregazioni (il Congresso Mondiale Ebraico, i B’nai B’rith, il CRIF, la LICRA, l’UEJF, l’AIPAC…), il suo inferno (tutti i nazionalisti, salvo gli Israeliani, i cattolici tradizionalisti), i suoi fedeli (quasi l’intera umanità), i suoi miscredenti (i revisionisti)[4].

È detto tutto…

– La questione ebraica alla luce della Shoah – 

Intervistato ai microfoni di «Europe I» da Yvan Levaï nel 1980, il professor Faurisson riuassunse il suo percorso e le sue intenzioni in una frase di 60 parole. La frase per antonomasia:

«Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso genocidio degli ebrei formano una sola e medesima menzogna storica che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria i cui principali beneficiari sono lo Stato d’Israele e il sionismo internazionale e le cui principali vittime sono il popolo tedesco, ma non i suoi dirigenti, e l’intero popolo palestinese.»

Riprendiamo questa dichiarazione punto per punto.

  1. La menzogna storica:

Se le conclusioni del professore sono pertinenti e se ciò che intende affermare è giusto, perché quella buffonata a Norimberga? A questo punto, rimando ancora una volta il lettore alle opere fondamentali di Maurice Bardèche, Nuremberg ou la terre promise e Nuremberg II ou les Faux-monnayeurs [5]. Quel processo diede origine al mito: quello dell’assoluta barbarie dei vinti e dell’assoluta virtù dei vincitori. Calcando la mano sui nazisti permetteva agli Alleati e ai Sovietici di affrancarsi a buon mercato dalla responsabilità dei propri crimini di guerra che furono numerosi e rilevanti, in particolare tutti i crimini perpetrati dal comunismo internazionale e russo, di cui tutte le persone oneste sanno molto bene che i principali mandanti ed esecutori erano assai poco russi ortodossi!… Norimberga è una tappa verso il nuovo ordine mondiale e una sentenza contro tutte le sovranità nazionali.

  1. Una gigantesca truffa politico-finanziaria:

Qui rimanderò volentieri all’opera magistrale di Anne Kling, La Saga des réparations[6]. Infatti, il ricatto in nome della Shoah ha permesso alle organizzazioni ebraiche internazionali e al nascente Stato d’Israele di taglieggiare in maniera considerevole un certo numero di Stati, tutti compresi nel pentimento, in prima fila, naturalmente, la Germania. Senza questi aiuti esterni, Israele non avrebbe mai potuto svilupparsi economicamente. Dal 1949 ad oggi la Repubblica federale tedesca ha già sborsato 100 miliardi di marchi per Israele, le organizzazioni sioniste e dei privati. Nahum Goldmann, ancora lui, riconosce, d’altronde, che senza le riparazioni finanziarie tedesche Israele non avrebbe neanche la metà delle sue infrastrutture. Il lato prodigioso di questa faccenda è che i Tedeschi pagano come riparazione di crimini commessi per uno Stato che non esisteva al momento in cui gli stessi sono stati perpetrati. Occorre ricordare, infatti, che lo Stato d’Israele é stato creato nel 1948? Ma non contenti di prendersela con la Germania, ecco che ora le organizzazioni sioniste internazionali se la prendono con altri paesi. Abbiamo visto far le pulci alle banche svizzere ed ecco la Francia stare a sua volta sui carboni ardenti.

  1. I beneficiari: “un dogma olocaustico”:

Mi piace guardare e ascoltare i video delle conferenze del Rav Ron Chaya sul canale You Tube. Questo rabbino franco-israeliano che imperversa a Gerusalemme è un magnifico esemplare – o dovrei forse dire energumeno? – che presenta tutti i segni dell’isteria così ben descritta e analizzata nelle opere magistrali di Hervé Ryssen, Le fanatisme juif [7] e Psychanalise du judaïsme [8]. Una delizia! Ma questo sbruffone ha spesso accenti di sincerità che lasciano trasparire i suoi pensieri più profondi. Gli lascio la parola:

«I benefici della Shoah, è inimmaginabile! Inimmaginabile! Grazie a cosa viviamo oggi, se non per merito di questa sofferenza? Di colpo, dopo la Shoah, l’organizzazione delle Nazioni Unite dà la terra d’Israele al popolo ebraico. E per quale merito, se non per la sofferenza di tutti quegli ebrei che se ne sono andati? Queste sofferenze, è terribile, ma per un po di sofferenza ricevi l’infinito, ne vale la pena!» [9].

Non è magnifica questa dichiarazione? Anche qui, è detto tutto… Si direbbe quasi un cristiano che parla del Paradiso meritato con le sofferenze sopportate quaggiù. Ma ecco Shulamit Aloni, ex ministro della Pubblica istruzione d’Israele: «È un trucco che usiamo sempre. Quando in Europa qualcuno critica Israele, allora tiriamo fuori ‘l’Olocausto’» [10] .

Occorre aggiungere altro? La sacralizzazion dello Stato d’Israele e il sionismo si fondano sul dogma olocaustico che garantisce loro la potenza e la perennità, l’immunità e l’impunità, come hanno ben visto degli autori tanto diversi tra loro come l’ateo convertito all’Islam Roger Garaudy, nella sua opera principe Les mythes fondateurs de la politique israélienne [11], o l’ebreo americano Finkelstein L’Industrie de l’Holocauste : réflexions sur l’exploitation de la souffrance des Juifs [12] (L’industria dell’Olocausto: Lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei, N.d.T.). Infatti, la Shoah permette agli Israeliani, ormai da più di 70 anni, di occultare comodamente la loro politica razzista, imperialista e colonialista attuata a spese dei Palestinesi autoctoni. Un popolo che ha tanto sofferto può forse far soffrire a sua volta? Ecco la domanda. Come dice tanto bene padre Olivier Rioult nella sua splendida opera De la question juive. Synthèse [13], che è la summa più completa ed esauriente che io abbia letto su questo argomento delicato: «Grazie a una propaganda attiva, Israele è riuscito a ottenere lo statuto di ‘popolo martire’ per sempre».

Ma potrei ugualmente citare autori tanto diversi come il professor Israel Shahak nella sua opera Histoire juive, religion juive, le poids de trois millénaires [14], (Storia ebraica e giudaismo. Il peso di tre millenni N.d.T.), come Adam Shamir, anche lui ebreo ma convertito, in due dei suoi libri, Notre-Dame des Douleurs [15], e L’Autre Visage d’Israël [16], ma ancora Shlomo Sand Comment le peuple juif fut inventéde la Bible au sionisme [17] e Comment j’ai cessé d’être juif[18]. Infine, non mi stancherò mai di raccomandare la lettura del libro di due universitari americani, John Mearsheimer e Stephen Walt, nell’opera Le Lobby pro-israélien et la politique étrangère américaine, tradotto in francese [19]. Tutte queste opere, che io ho letto, esaminano la questione sotto tutti gli aspetti e sono straordinari in tutti i punti e di una scrupolosa onestà. Ora, come potete constatare, gli autori non vantano un’ascendenza gallica.

  1. Le vittime:

Qui, bisogna distinguere tra vittime morali e vittime fisiche. Tra le vittime morali c’è naturalmente lo sventurato popolo tedesco, rieducato e umiliato ormai da 75 anni, dopo essere stato messo al bando delle nazioni per decenni. Non finiscono mai di scusarsi e di pentirsi fino all’autodisgusto. Non fanno più figli, si lasciano invadere da centinaia di migliaia di parassiti del terzo mondo per dar prova di buona volontà e di apertura verso il prossimo. È un popolo finito, senza futuro, poiché ad ogni modo rifiuta di averne uno.

Adesso le vittime fisiche: come non compatire il martirio quotidiano vissuto dal popolo palestinese, espropriato delle terre ancestrali, spogliato del proprio futuro, in preda a ogni tipo di vessazioni, senza speranza di vedere un giorno migliorare le proprie condizioni? Nessun altro Stato al mondo potrebbe permettersi di agire con una parte della sua popolazione come si permette di fare lo Stato d’Israele. Il caso sarebbe immediatamente portato davant all’ONU, forse scatterebbero addirittura delle operazioni militari e umanitare di cui la NATO ha fatto la sua specialità. Gheddafi e i Serbi sono stati puniti per molto meno. Ma Israele! Israele è intoccabile.

Infine, c’è, secondo me, un’ultima categoria di vittime a cui il professor Faurisson non ha fatto cenno ed è un peccato. Dal canto mio, penso che le grandi vittime di tutta questa truffa, ebbene, siano gli ebrei stessi, chiusi come sono in una specie di paranoia collettiva, voluta dalle loro autorità politiche e morali, allo scopo d’impedire la loro integrazione definitiva nelle società d’accoglienza, per meglio mantenerli sotto il giogo tirannico del giudaismo politico. In un certo senso, la continuazione del ghetto. Per inciso, e lo si vede bene in un paese come la Francia, il fatto di mantenere nella sottomissione e nel terrore collettivo di un nuovo progrom persegue un altro fine: far emigrare il maggior numero possibile di ebrei verso Israele per ragioni di politica demografica, non essendo quest’ultima favorevole a loro nel contesto ostile di un piccolo popolo attorniato da masse arabe.

– Posterità del professor Faurisson e futuro del revisionismo –  

Poco prima di morire, intervistato in merito, il professore confidava il propro ottimismo nella vittoria del revisionismo, ma anche il suo pessimismo sul futuro dei revisionisti. C’è da scommettere, infatti, che si aggraverà la repressione nei confronti dei ricercatori indipendenti. Se ai giudici dei primi tempi della legge Gayssot ripugnava punire, trent’anni dopo, cioè una generazione, la legge è entrata a far parte dei costumi  e non incontra più alcuna opposizione. I nuovi magistrati, che non sono tutti delle “carogne” o degli ideologi, credono veramente di essere nel campo del Bene e di rendere servizio alla società estirpando il Male alla radice. È un dato di fatto che condannino più pesantemente i revisionisti, ai quali non è concessa alcuna circostanza attenuante, che non i ladri, gli stupratori e altri farabutti che, loro sì, beneficiano spesso di un’ampia indulgenza e di un’assai colpevole tolleranza, soprattutto se non sono autoctoni.

Si sarebbe potuto credere che a partire dagli anni 2000 il professor Faurisson fosse stato messo a tacere, dal momento che non si sentiva quasi più parlare di lui, ma talvolta il destino ha in serbo delle piacevoli sorprese. Così fu invitato in Iran nel 2006 per una conferenza internazionale sull’Olocausto, che rilanciò, suo malgrado, la sua carriera madiatica! Ma è su inziativa di un comico e umorista che iniziò la sua seconda vita e risalì alla ribalta. Infatti, il 26 dicembre 2008, su invito di Dieudonné M’Bala M’Bala, salì sul palco dello Zenith di Parigi, durante lo spettacolo dell’umorista, che gli consegnò il “Premio dell’insolenza e dell’infrequentabilità”. Enorme scandalo in tutto il Paese, ma un coro di appalusi e di risate in sala. Ebbene! Posso dirvi che questa provocazione di una sera fu più produttiva di trent’anni di ricerche per rilanciare la notoretà e la carriera del professore. Dandogli questa visibilità nazionale, il comico si prendeva incredibilmente gioco della piccola comunità illuminata e del potere politico-mediatico, mettendoli di fronte alle loro contraddizioni. Perché, nel paese di “Charlie”, si può forse far condannare anche la risata e l’umorismo? Alla fine, nel 2012, per colmo d’abiezione, il professor Faurisson veniva insignito del “Premio del coraggio, della resistenza e della combattività” dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad in persona. Cosa dire di più?

Per concludere: sono ormai 2000 anni che un rabbi in rottura con la società e con la sua comunità esclamava: «Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi».

 

 

NOTE

[1] Nota di Andrea Carancini: in realtà, Wolfgang Fröhlich è stato liberato circa un anno fa.

[1]    Edizioni La Vieille Taupe, 1980

[2]    N.d.R.: Paul Rassinier (1907-1967) era professore di storia, militante pacifista entrato nel 1922 nel Partito

Comunista, dal quale fu espulso. Nel 1934 entrò nelle file della SFIO (socialista) (Sezione Francese

dell’Internazionale Operaia N.d.T.). Membro della Resistenza della prima ora, fu arrestato dalla Gestapo nel

1943 e deportato a Buchenwald, poi a Dora: Liberato nel 1945, rientrò in Francia su una barella e fu

riconosciuto invalido al 100 %. Riprese tuttavia il proprio posto a capo della SFIO e fu eletto nel corso della

Seconda assemblea costituente (1945). Non accettando gli intrallazzi dei politicanti, si ritirò dalla vita

pubblica e non esitò a denunciare le esagerazioni “resistenzialiste” in materia di crimini di guerra, sostenendo

che ce n’erano stati da entrambe le parti e di ugualmente orribili. Su questo argomento pubblicò

diversi libri: Le Passage de la ligne (1949), La menzogna di Ulisse (1950), Le Parlement aux mains des

     banques (1955), Il vero processo Eichmann ovvero gli incorreggibili (1952), Il dramma degli ebrei d’Europa

     (1964), L’Opération Vicaire (1965). Queste pubblicazioni scatenarono contro di lui gli ambienti progressisti

e comunisti. Al suo funerale, degno del suo anticonformismo, l’elogio funebre fu pronunciato dal direttore di

Défense de l’Occident, Maurice Bardèche (cfr. infra, nota 5.).

[3]    Vedere il secondo volume delle Memorie di J.-M. Le Pen, Tribun du peuple (Edizioni Muller, ottobre 2019)

nel quale ne fornisce la spiegazione.

[4]    Ecrits de Paris n. 820-821, autunno 2018 (19 avenue d’Italie, 75013 Paris).

[5]    N.d.R.: Uscite rispettivamente nel 1948 e nel 1949 (Editions des sept Couleurs), queste due opere sono state

ripubblicate nel 2014, riunite in un unico volume (Edizioni Kontre Kulture). Nel 1947 Bardèche aveva

pubblicato Lettre à François Mauriac, Edizioni La Pensée libre, 1947) che, per la prima volta dalla

“Liberazione” attaccava con estrema violenza la legislazione dell’epurazione in  nome del dovere, della

disciplina e dell’unità nazionale in tempo di guerra. Incontrò un grande successo (80 000 copie) e fu il punto

di partenza della letteratura d’opposizione alla Resistenza.

[6]    Edizioni Mithra, 2015.

[7]    Edizioni Baskerville, 2007.

[8]    Edizioni Baskerville, 2006.

[9]    N.d.R.: Il contenuto di questo video, che è attualmente classificato “non diponibile” su You Tube, è visibile su

Dailymotion.

[10]   In un’intervista concessa nel 2002 alla giornalista americana Amy Goodman.

[11]   Edizioni R. Garaudy/Samiszdat, 1996.

[12]   Edizioni La Fabrique, 2001.

[13]   Edizioni Saint Agobard, 2019.

[14]   Edizioni La Vieille Taupe, 1996.

[15]   Edizioni Booksurge, 2006.

[16]   Edizioni Al Qalam, 2004.

[17]   Edizioni Fayard, 2008.

[18]   Edizioni Flammarion, 2013 e 2015.

[19]   Edizioni la Découverte, 2007.

One Comment
    • amerigo
    • 29 Maggio 2020

    Straordinario : grazie

    Rispondi

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