I cattivi maestri chassid: da Shneur Zalman di Liadi a Menachem Mendel Schneerson

Qualche giorno fa, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha proclamato il giorno del 3 aprile 2020 quale “Education & Sharing Day, U. S. A” (Giorno dell’Istruzione e della Condivisione negli Stati Uniti).

Tutto ciò in onore di un uomo conosciuto come “Il Rebbe”, e cioè il rabbino Menachem Mendel Schneerson, l’ultimo capo spirituale della setta ebraica conosciuta come Chabad Lubavitch.

Sul sito della Casa Bianca possiamo leggere il seguente pronunciamento:

“Oggi, celebriamo il Rabbino Menachem Mendel Schneerson, il Rebbe di Lubavitch, un leader compassionevole e visionario la cui influenza continua immutata dalla sua morte più di un quarto di secolo fa. Questo anno segna il 70° anno da quando il Rabbino Schneerson assunse la leadership del movimento internazionale Chabad-Lubavitch, facendo della rete basata sulla fede una forza dinamica finalizzata al bene che influenza milioni di persone in tutto il mondo. Sebbene egli abbia vissuto le tragedie inimmaginabili che assediarono il mondo durante la seconda guerra mondiale, l’Olocausto, e l’oppressione e la violenza della guerra fredda, il Rebbe di Lubavitch conservò la sua fiducia fondamentale nel potenziale di tutte le persone e nella natura liberante dell’istruzione. Dedito all’idea che l’istruzione debba “prestare più attenzione, in realtà il proposito principale, alla costruzione del carattere, con un’attenzione particolare ai valori morali ed etici”, egli fondò scuole e centri per l’istruzione, il servizio, e la crescita spirituale in campus e in comunità nella nostra nazione e in tutto il mondo. La sua eredità e la sua indefessa dedizione ai giovani continuano come esempi di servizio e di devozione altruistici per tutti coloro che conoscono la storia della sua vita risoluta”.

All’Education & Sharing Day degli Stati Uniti dedicai già un post nove anni fa.

Mi sembra però utile ritornare sull’argomento. La meritoria giornalista Alison Weir ha fatto notare nei giorni scorsi come quella del Presidente Trump non è stata la prima di tali proclamazioni: da 42 anni i Presidenti di entrambi i partiti proclamano un giorno nazionale per onorare il rabbino Schneerson.

Il rabbino Menachem Mendel Schneerson

Quello che essi forse non conoscono è il contenuto degli insegnamenti meno conosciuti del rabbino: ad esempio, Schneerson insegnava che i non ebrei sono stati “creati per servire gli ebrei”.

Ma ripercorriamo alcune delle “perle di saggezza” di questo rabbino evidenziate nell’articolo di Alison Weir. Costei ha utilizzato come fonte principale il compianto professore israeliano Israel Shahak.

Menachem Mendel Schneerson visse dal 1902 al 1994 e presenziò alla crescita di quella che è ora la più grande organizzazione ebraica del mondo.

Schneerson è stato il settimo e ultimo “Rebbe” (leader sacro) dell’organizzazione.

Fondata alla fine del 1700 e originariamente risiedente nella città polacco-russa di Lubavitch, è la più grande di circa una dozzina di forme del chassidismo, una versione del giudaismo ortodosso caratterizzata dal misticismo e dalla devozione verso un capo carismatico.

C’è un estremo culto della personalità basato proprio su Schneerson. Alcuni seguaci lo considerano il Messia e lo stesso Schneerson, a quanto si dice, considerava vera questa credenza.

Alcuni educatori Lubavitch lo considerano divino, e lo hanno descritto nel modo seguente:

“Il Rebbe è davvero l’essenza e l’essere [di Dio]…egli è senza limiti, capace di compiere qualunque cosa, onnisciente e giusto oggetto di adorazione”.

Vi sono nel mondo 3.600 istituzioni Chabad, in oltre 1.000 città di 70 paesi, e 200.000 aderenti. Partecipano ai riti di Chabad almeno una volta all’anno almeno un milione di persone. il sito web di Chabad afferma che centinaia di migliaia di bambini partecipano ai campi estivi dell’organizzazione.

Secondo il Times, Schneerson “presiedeva un impero religioso che va dalle strade di Brooklyn alle principali strade di Israele e che dal 1990 riceve contributi per almeno 100 milioni di dollari all’anno.

La casa editrice dei Lubavitcher è il più grande distributore di libri ebraici del mondo.

Se Chabad talvolta insegna apertamente che “l’anima dell’ebreo è differente dall’anima del non ebreo”, gli insegnamenti specifici di Schneerson sull’argomento sono largamente sconosciuti all’opinione pubblica.

L’autrice dell’articolo passa quindi a citare alcuni di questi insegnamenti per come sono stati citati dal predetto Israel Shahak e dal suo collaboratore Norton Mezvinsky, autori del libro Jewish Fundamentalism in Israel (“Il fondamentalismo ebraico in Israele”).

Le citazioni che esporremo sono state tradotte dai due predetti autori da un libro di Schneerson pubblicato in ebraico in Israele nel 1965. Nonostante l’importanza internazionale di Schneerson e nonostante il fatto che il quartier generale della sua organizzazione si trovi a Brooklyn, non c’è mai stata una traduzione in inglese di questo volume.  

Ed ecco le citazioni:

  • “La differenza tra una persona ebrea e una non ebrea deriva dalla comune espressione: ‘distinguiamo’. Così, non abbiamo un caso di profondo cambiamento in cui una persona è semplicemente su un livello superiore. Piuttosto, abbiamo un caso di ‘distinzione’ tra specie totalmente differenti”.
  • “Questo è ciò che si deve dire sul corpo: il corpo di una persona ebrea è di una qualità totalmente differente dal corpo di [membri] di tutte le nazioni del mondo…La differenza nella qualità intrinseca tra gli ebrei e i non ebrei è così grande che i corpi dovrebbero essere considerati come specie completamente differenti”.
  • “Una differenza ancora più grande esiste riguardo all’anima. Esistono due tipi contrari di anime: l’anima di un non ebreo proviene da tre sfere sataniche, mentre l’anima dell’ebreo proviene dalla santità”.
  • “Come è stato spiegato, un embrione è chiamato essere umano perché ha sia il corpo che l’anima. Così, la differenza tra un embrione ebraico e un embrione non ebraico può essere capita”.
  • “…La differenza generale tra gli ebrei e i non ebrei: un ebreo non è stato creato come mezzo per qualche [altro] scopo; egli stesso è lo scopo, poiché la sostanza di tutte le emanazioni [divine] venne creata solo per servire gli ebrei”.
  • “Le cose importanti sono gli ebrei, perché essi non esistono per nessun [altro] scopo; essi stessi sono lo scopo [divino]”.
  • “L’intera creazione [di un non ebreo] esiste solo per il bene degli ebrei”.

La maggior parte delle persone non conoscono questo aspetto degli insegnamenti di Schneerson perché, secondo Shahak e Mezvinsky, tali insegnamenti vengono intenzionalmente minimizzati, tradotti in modo equivoco o interamente occultati.

Non solo. Secondo i due predetti autori “la grande maggioranza dei libri sul giudaismo e su Israele, specialmente quelli pubblicati in inglese, falsificano il loro argomento”.

Il libro di Shahak e di Mezvinsky sul razzismo ebraico non è mai stato tradotto in italiano.

I due autori affermano inoltre che “Quasi ogni ebreo israeliano moderatamente acculturato conosce i fatti sulla società ebraica che sono descritti in questo libro. Questi fatti, tuttavia, sono sconosciuti alla maggior parte degli ebrei e dei non ebrei interessati fuori di Israele che non conoscono l’ebraico e che così non possono leggere la maggior parte dei quello che gli ebrei israeliani scrivono su sé stessi in ebraico”.

Shahak e Mezvinsky scrivono inoltre che è essenziale tenere presente le convinzioni espresse dal fondamentalismo ebraico per capire la situazione attuale nella Cisgiordania, dove la maggior parte dei coloni ebrei sono motivati da un’ideologia per cui ogni non ebreo è visto come “l’incarnazione terrena” di Satana, e secondo la Halacha (la legge ebraica), il termine “essere umano” si riferisce solo agli ebrei.

Quanto alla reputazione di Schneerson come educatore, l’articolo di Alison Weir evidenzia come nelle scuole elementari istituite dal rabbino non si insegni l’istruzione di base – a leggere, a scrivere, l’ortografia, la matematica, le scienze e la storia – ma “solo la Bibbia”, dato che secondo Schneerson l’istruzione “secolare” (non religiosa, formale) era “unimportant”, insignificante.

Fin qui, la descrizione degli insegnamenti di Schneerson tratteggiata da Shahak e Mezvinsky nel loro libro Jewish Fundamentalism in Israel (e rievocata nell’articolo di Alison Weir).

Ma Shahak si è occupato del rabbino Schneerson anche in un altro libro: Jewish History, Jewish Religion, the Weight of Three Thousands Years. Questo libro è stato tradotto nel 1997 in italiano dal Centro Librario Sodalitium con il titolo “Storia ebraica e giudaismo – Il peso di tre millenni”.

In questo libro, tra le altre cose, Shahak parla dell’atteggiamento del movimento chassidico nei confronti dei non ebrei. Nove anni fa, al riguardo, ne trascrissi un brano. Lo ripropongo in parte oggi, perché, come si dice in questi casi, repetita juvant. Ecco cosa c’è scritto alle pp. 55-56:

“Il chassidismo, erede degenerato del misticismo ebraico, è ancor oggi vitale con centinaia di migliaia di aderenti, fanatici devoti ai loro ‘santi rabbini’, alcuni dei quali esercitano una forte influenza politica, in Israele, tra i leader di quasi tutti i partiti e, in misura molto maggiore, tra gli alti gradi delle forze armate. Prendiamo il famoso Hatanya, libro fondamentale del movimento Habad, uno dei rami più importanti dello chassidismo. Secondo questo testo chiave, tutti i non ebrei sono creature assolutamente sataniche ‘che non hanno nulla di buono’ e persino i loro embrioni sono qualitativamente diversi da quelli ebraici. L’esistenza dei non ebrei è ‘inessenziale’, visto che tutto il creato è destinato ‘in funzione degli ebrei’. Questo è un libro che circola in innumerevoli edizioni e le idee in esso contenute sono state popolarizzate nei numerosi ‘discorsi’ del defunto Führer ereditario di Habad, il cosiddetto rabbino Lubavitcher, Menachem Mendel Schneerson, che guidava la potentissima organizzazione dal suo quartier generale di New York. (grassetti miei)

“In Israele, le idee dell’Hatanya hanno una diffusione di massa, sono insegnate nelle scuole e hanno un grande seguito tra le forze armate. Secondo la testimonianza di Shulamit Aloni, la propaganda di Habad si scatenò in modo particolare prima dell’invasione del Libano nel marzo del 1978, allo scopo di persuadere medici e infermieri a non occuparsi dei ‘feriti gentili’. Questa esortazione nazista non si riferiva specificamente agli arabi e ai palestinesi, ma semplicemente ai gentili, ai goyim, tutti” (grassetti miei).

L’11 settembre del 1994 il giornale Haaretz pubblicò una lettera di Israel Shahak sulle responsabilità morali del movimento Habad/Chabad nell’istigare e giustificare il massacro di Hebron perpetrato da Baruch Goldstein e tutte le violenze contro gli arabi. Ricordiamo che Goldstein, che aveva ucciso a colpi di fucile mitragliatore decine di palestinesi nella moschea di Hebron, non era affiliato solo alla Lega di Difesa Ebraica del rabbino Kahane ma anche al movimento Habad/Chabad.

Ma, anche qui, lasciamo la parola a Shahak (p. 66):

“Prendiamo la ‘Raccolta delle conversazioni del Lubavitcher Rebbe’ (Likutey Sihot, 1965 in poi): «Non si può neppure fare un paragone tra il corpo di un ebreo e quello di un gentile. Per questo il ‘vecchio rabbino’ (il fondatore del movimento Habad/Chabad, morto nel 1812) commentava, nel suo libro Hatanya, la preghiera ebraica ‘ci ha scelto tra tutte le nazioni’ come la differenza tra il corpo dell’ebreo e quello del gentile…simili solo in apparenza…la differenza spirituale fa sì che appartengano a due specie completamente diverse…i corpi dei gentili sono ‘irrilevanti’…la differenza tra le anime è incommensurabilmente più grande…l’anima del gentile è l’antitesi di quella ebraica perché ha origine nelle tre sfere della corruzione satanica, mentre la nostra nasce dalla santità». In quella lettera ricordavo come il professore Leibnovit, coraggioso portavoce della parte sana e razionale della società israeliana, aveva coniato il concetto di ‘nazismo giudaico’ per queste ideologie in cui i termini ‘ebreo’ per i nazisti, e ‘gentile’ per il giudaismo ortodosso, hanno lo stesso significato, sia teorico che pratico”.

Ma gli insegnamenti del rabbino Schneerson, per quanto ripugnanti, non sono originali. Erano stati già espressi due secoli prima dal fondatore della dinastia Habad/Chabad, il rabbino Shneur Zalman di Liadi.  

Nella voce Wikipedia a lui dedicata non c’è traccia del suo razzismo verso i non ebrei. Ne ritroviamo invece ampi passi nella monografia a lui dedicata dal professore americano Roman Foxbrunner, e pubblicata nel 1992 dall’Università dell’Alabama: The Hasidism of R. Shneur Zalman of Lyady.

A cosa pensava sui non ebrei Shneur Zalman il prof. Foxbrunner dedica le pagine 108-109 del suo libro.

Schneur era un cabalista e riteneva che solo gli ebrei (e, tra gli ebrei, solo i cabalisti) possono aspirare alla realizzazione spirituale.

Il rabbino Shneur Zalman di Liadi

Le anime dei gentili appartengono invece a un ordine totalmente differente e inferiore. Esse sono totalmente malvage, senza nessuna qualità redentrice. Di conseguenza, osserva il prof. Foxbrunner, ogni riferimento nei suoi insegnamenti ai gentili è invariabilmente “invidious” (odioso).

In termini generali, i non ebrei sono stati creati solo per testare, punire, elevare e infine servire Israele (nell’era messianica).

Più specificamente, persino la loro saggezza è in realtà stupidità, perché conduce al rigonfiamento dell’ego e all’arroganza, piuttosto che all’auto-annichilimento della Ḥokhmah (la Ḥokhmah è la vera saggezza cabalistica). Tutti gli sforzi dei gentili, inclusi gli atti di benevolenza, sono segnati dall’egoismo. I loro tribunali sono aspri e crudeli. I loro atti di beneficenza non soddisfano ai requisiti della tsedaḳah (la tsedaḳah è il comandamento di comportarsi in modo virtuoso elargendo aiuto pecuniario al bisognoso) perché i gentili sono privi della fede che rende la tsedaḳah così preziosa: la fiducia che Dio sarà generoso con il donatore e rimborserà la sua donazione (!).

I gentili che credono in Dio, secondo Shneur Zalman, sono restii ad aggrapparsi a lui e sono incapaci di Amore o della devozione altruista. In ogni caso, essi credono solo nel dio immanente di Aristotele, la Causa Prima degli eventi naturali. Essi esaltano l’adorazione spirituale perché negano che la santità di Dio possa venire rivelata nel mondo fisico. Essi negano che la vitalità del cosmo venga rinnovata in modo soprannaturale ad ogni istante e sostengono invece che la sua natura eterna continui a esistere. L’intuizione, da parte dei loro filosofi, dell’unità di Dio non si avvicina neppure alla percezione istintiva di un bambino ebreo appena maturo o “persino a quella di una donna”.

I loro pensieri e le loro azioni abominevoli sono tutti controllati dai loro rispettivi principi (principi, non princìpi) soprannaturali. Essi (sempre i non ebrei, secondo il rabbino in questione) negano la provvidenza individuale e credono di essere degli agenti indipendenti sottoposti solo al controllo di questi principi e delle stelle. Le loro funzioni fisiche e le terre in cui vivono sono controllate dalle forze naturali e dai tre ḳelipot malvagi (i ḳelipot sono i regni soprannaturali che offuscano o bloccano le “emanazioni sante”).

La loro abbondanza materiale deriva dall’immondizia soprannaturale. In realtà, loro stessi derivano dall’immondizia, ed ecco perché sono più numerosi degli ebrei, come i pezzetti della pula sono più numerosi dei chicchi.

Le anime dei gentili muoiono assieme ai loro corpi (mentre persino l’anima “animale” di un ebreo è eterna).

Alcuni tra i gentili riescono a diventare proseliti a causa delle scintille celesti che si sparpagliarono tra i discendenti di Abramo prima della sua circoncisione, ed è per questi pochi proseliti che Dio conferisce la sua abbondanza a tutti i gentili. In futuro, tuttavia, tutti costoro conseguiranno la statura spirituale delle donne ebree – e saranno capaci di adempiere i comandamenti che non dipendono da un momento specifico – come pure il loro livello di subordinazione agli uomini ebrei.

In sostanza, i gentili opprimono gli ebrei perché invidiano la loro superiorità spirituale e si risentono a causa del loro ruolo (metafisicamente) subordinato.

Questa è la dottrina del rabbino Shneur Zalman di Liadi riguardo ai non ebrei: è difficile trovare un insegnamento più razzista di questo.

Ma queste non sono solo le lontane speculazioni di un rabbino vissuto in un remoto villaggio dell’attuale Bielorussia: questi insegnamenti sono stati tramandati nel corso dei secoli dai suoi successori e impregnano oggi una parte consistente dell’ebraismo internazionale.

Mi piacerebbe a questo riguardo conoscere il parere di quegli studiosi e di quei giornalisti, come ad esempio Valentina Pisanty e Furio Colombo, sempre in prima fila nel vituperare una rivista come “La difesa della razza” (una rivista innegabilmente razzista ma che risale a 80 anni fa) e nel fustigare il razzismo – vero o presunto – degli italiani: in realtà, nessuno oggi in Italia venera come maestri Telesio Interlandi o Giorgio Almirante. Ma nel mondo ebraico mainstream il razzismo radicale dei rabbini Lubavitcher ha fatto scuola e costoro vengono addirittura considerati quali guide morali delle nazioni!

Quanto questo razzismo abbia fatto scuola, e sia condiviso da molti ebrei sionisti in tutto il mondo, è desumibile anche da un video postato qualche giorno fa su Twitter da una signora persiana: in esso si vede un rabbino francese che si compiace del fatto che il coronavirus abbia colpito duro paesi come la Cina, l’Iran e soprattutto l’Italia!

Secondo questo rabbino le forze del male e dell’impurità sono generate in Italia e sono rappresentate dal… Vaticano!

Costui spera che, grazie al coronavirus, “vedremo la disfatta dei goyim, e di tutti coloro che hanno danneggiato Israele…Così è possibile che in poche settimana la storia sia finita”.

No, caro rabbino, forse è troppo presto per cantare vittoria. Però è ragionevole porsi la domanda della signora che ha postato il video: “i rabbini sionisti odiano il resto di noi non ebrei?”.

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