Robert Faurisson: Céline di fronte alla menzogna del secolo (seguito)

CÉLINE DI FRONTE ALLA MENZOGNA DEL SECOLO (SEGUITO) 

Di Robert Faurisson 

Venerdì 1° ottobre 1982

Céline di fronte alla menzogna del secolo (seguito)

Nel “Bulletin célinien” n. 3 (3°trimestre 1982), scrivevo a pagina 4:

Io non mi ricordo di avere finora incontrato, sotto la penna di Céline, un’allusione al formidabile tabù delle “camere a gas” omicide. 

E credevo che Céline ne avesse parlato per la prima ed ultima volta nella sua lettera del 30 dicembre 1960 indirizzata al suo amico tedesco H. Bickler. Ora, alcuni lettori mi fanno sapere che l’argomento era già stato affrontato da Céline in alcune sue lettere inviate a Albert Paraz dieci anni prima. Questi lettori mi segnalano a giusto titolo le pagine 312 e 320 del sesto dei “Cahiers Céline (Lettres à Albert Paraz, 1947-1957”, edizione preparata e commentata da Jean-Paul Louis, NRF, Gallimard, 469 p., 1980).

A pagina 312 si legge la lettera del 15 [marzo 1951], di cui ecco il primo paragrafo:

Oh, mio caro, non prendo affatto alla leggera la Sua lettera contro le camere a gas! È donchisciottismo dannatamente magnifico! Da sporco egoista, pensando a me stesso se tornassi in Francia e mi assassinassero – (puntualmente!) il mio assassino assolto tra le acclamazioni! avrebbe come grande scusa le camere a gas! Allora? Se ci sono dentro! Capirai! 

A pagina 320 si legge la lettera del 6 [aprile 1951] di cui ecco l’ultima riga dove Céline finge di sentire le grida isteriche del celebre Bernard Lecache della LICA (oggi chiamata LICRA):

“Ve lo avevano pur detto! assassini!” camere a gas! ecc. 

Ma è a pagina 276 che si scopre il commento più pertinente di Céline sulle pretese “camere a gas” di Hitler. Infatti, alla fine di questa lettera dell’8 [novembre 1950], scrive a proposito dell’autore della Menzogna di Ulisse, libro in cui Rassinier comincia appena a mettere in dubbio la realtà di questi mattatoi umani:

Rassinier è certamente un uomo per bene… non ti comprometterà oltre… nello stato in cui ti trovi! Basta così! Si vende il suo libro? È contento del sistema diretto [di vendita]? Il suo libro, ammirevole, farà scalpore – comunque. Mira a far dubitare della magica camera a gas! non è poco! Tutto un mondo d’odio sarà costretto a strillare all’Iconoclasta! La camera a gas era tutto! Permetteva TUTTO! Bisogna che il diavolo trovi qualcos’altro… Oh io sono tranquillo! 

Così dunque, fin dal 1950, l’intuito ispirava a Céline seri dubbi sulla realtà materiale delle “camere a gas” omicide di Hitler. Fin dal 1950, analizzava perfettamente il carattere specifico di questa menzogna: questa menzogna è “TUTTO” in quanto consente di avvalorare la tesi che l’intera somma degli orrori inflitti alla Germania, al Giappone e ai loro alleati non può in nessun caso arrivare all’orrore di questi massacri concertati in mattatoi umani; questa menzogna è “TUTTO” in quanto avvalora un’altra menzogna, quella del “genocidio”, poiché senza lo strumento eccezionale, dove sarebbe il crimine così eccezionale che per designarlo, intorno al 1943, un sionista americano ha dovuto inventare la parola “genocidio”? Questa menzogna permette “TUTTO” in quanto giustifica in partenza le peggiori infamie nei confronti del vinto: responsabilità collettiva, retroattività delle leggi, dispensa dall’obbligo di apportare prove tecniche, azioni giudiziarie promosse in capo al mondo e fino allo sfinimento contro coloro che vengono definiti in anticipo “criminali di guerra”, fermo restando che Oradour (seicento quarantadue morti) è un atroce “crimine di guerra”, mentre Dresda (cento trentacinquemila morti, il più grande crematorio del mondo) non è che un fatto bellico. Questa menzogna permette già in partenza tutte le epurazioni, compresa la censura de facto di tre libri del più grande dei nostri scrittori: Céline stesso. Per definire questa invenzione della propaganda di guerra che, nella Germania di oggi, ha forza di legge, Céline scopre l’aggettivo “magico”. Che meraviglia la scelta di questa parola! Le “camere a gas” di Auschwitz e di altri luoghi sono creazioni virtuali; a parte le grossolane falsificazioni per turisti, non si è in possesso del minimo frammento, del minimo indizio, del minimo corpo del reato che ne dimostri l’esistenza; sono oggetti magici alla maniera dei dischi volanti. Sono al centro di una religione diabolica fatta di odio e di vendetta fino alla fine dei tempi: magia nera dell’“Olocausto”: Sono servite come fondamento di una gigantesca truffa economico-finanziaria con la creazione di uno stato coloniale inondato da colossali “riparazioni” finanziarie[1]: magia delle operazioni fraudolente condotte nelle alte sfere del mondo politico e finanziario. Permettono di colpevolizzare quasi la terra intera e autorizzano uno stato coloniale e delle minoranze che sostengono questo stato a fare ciò che a loro piace, a rischio di appiccare il fuoco al pianeta: magia delle parole-talismano come “Auschwitz”, “genocidio” o “Olocausto” per bloccare qualsiasi discussione e per far avanzare le proprie pedine. Paralizzano qualsiasi sforzo di ricerca storica onesta, qualsiasi verifica dei fatti, qualsiasi intervento a favore del diritto di dubitare e del diritto di ricerca; si passa per diabolici se si dà l’impressione di permettersi il minimo dubbio sulla loro esistenza: è diavoleria, stregoneria, magia: Hitler brucia eternamente in mezzo a pali, graticole, forni e, soprattutto a magiche “camere a gas” che sono capaci di prodezze assolutamente ricusate da tutti i dati delle scienze psico-chimiche. Superba e nauseante magia dei diecimila processi di stregoneria! Da molti anni, cercavo un aggettivo ricco di significato e al contempo molto semplice per qualificare queste “camere a gas”. Céline mi offre quello di “magiche”. Si addice a meraviglia. Lo conservo e non ne cercherò più altri.

1° ottobre 1982

[1] V. « Nahum Goldmann: au nom d’Israël », sul « Nouvel Observateur » del 25-29 ottobre 1976, p. 120 e seguenti.

[Pubblicato nel “Bulletin célinien”, Bruxelles, n. 4, 4° trimestre 1982, p. 5-6, ved. anche sopra in data 1° giugno 1982, “Céline di fronte alla menzogna del secolo”, Écrits révisionnistes (1974-1998), vol. I, p.315, nonché, nel vol. II della stessa opera, altri due testi: un articolo del marzo 1984 (“Precisazioni su ‘Céline di fronte alla menzogna del secolo’”, p. 483) e una “Lettre à Marc Laudelot, éditeur du Bulletin célinien” datata 30 ottobre 1989 (p. 928).]

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