Damien Viguier: Illegalità del mandato d’arresto contro Alain Soral

ILLEGALITÀ DEL MANDATO D’ARRESTO PRESO CONTRO ALAIN SORAL[1]

Di Damien Viguier, 16 aprile 2019

Lunedì 15 aprile 2019 Cécile Legidan ha preso un mandato d’arresto per l’esecuzione della condanna ad un anno d’imprigionamento che ella ha pronunciato contro Alain Soral.

Il magistrato dà alle autorità l’ordine di arrestare il condannato e di condurlo manu militari fino ad una struttura penitenziaria. E l’appello non è più sospensivo. Se Alain Soral fosse stato presente durante il deliberato l’ordine dato sarebbe stato un mandato di carcerazione. I gendarmi presenti sul posto avrebbero immediatamente preso in consegna il condannato mettendogli le manette ai polsi. Tutti, amici e nemici, si domandano se Alain Soral andrà in prigione, e quando? Essi si domandano anche se tutto ciò è davvero normale.

Il mandato d’arresto preso contro Alain Soral è normale, in termini giuridici, è legale? A tutto ciò possiamo rispondere un «no» fermo e definitivo. Precisiamo quali saranno le conseguenze di questa illegalità, poi giustifichiamo la nostra posizione.

Una decisione illegale potrà essere annullata. I danni incorsi se essa viene eseguita potranno essere riparati ed il suo autore sarà sanzionato quanto meno disciplinarmente.

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 contiene nel suo articolo XII questa regola che è di diritto positivo in Francia: «Quelli che sollecitano, spediscono, firmano, eseguono o fanno eseguire degli atti arbitrari, sono colpevoli e devono essere puniti».

La Convenzione europea dei diritti dell’uomo che impegna la Francia contiene parimenti un articolo 5 che porta sul «diritto alla libertà e alla sicurezza».

Queste regole sono solo di buon senso. L’impiego della forza, in particolare per privare una persona della sua libertà, quando esso è fondato su una decisione illegale arbitraria, rivolta la coscienza.

Il mandato d’arresto preso dalla presidente della tredicesima camera correzionale del tribunale di grande istanza di Parigi è illegale e arbitrario? Sì, lo è, poiché non è fondato su nessun testo. Ci vuole una legge per autorizzare un magistrato ad agire in tal senso. Il principio è la libertà.

Il diritto francese prevede il caso di un mandato d’arresto solo in materia di reato di diritto comune o di reato di ordine militare (articolo 465 primo capoverso del Codice di procedura penale).

In materia di reato politico il mandato d’arresto non è autorizzato dalla legge. Le infrazioni in materia di stampa riguardano la materia politica. Questo è incontestabile, e anche l’articolo 749 CPP fino al 1 gennaio 2005 proibiva espressamente la coercizione giudiziaria per le «infrazioni di natura politica»; per le infrazioni di stampa la coercizione giudiziaria era dunque esclusa.

L’infrazione della contestazione dell’esistenza di crimine contro l’umanità è un’infrazione di stampa. Essa figura all’articolo 24 bis della legge del 1881 sulla libertà di stampa. Esso è dunque un reato di stampa, e di conseguenza un reato politico. Noi sappiamo bene che certi politici – Francis Kalifat, che rappresenta i membri del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, o Alain Jacubowicz, ex presidente della Lega contro il razzismo e l’antisemitismo – vogliono e chiedono che la legge Gayssot passi dalla legge del 1881 al Codice penale, vale a dire che passi dal reato di stampa al reato di diritto comune. Essi non cessano di dire che l’antisemitismo è un reato, e non un’opinione.

Ma per il momento non è questo il caso. Noi abbiamo avuto recentemente solo una legge del 27 gennaio 2017, che ha aggravato le infrazioni di connotazione «antisemita», ma senza toccare il punto che ci riguarda. Il mandato d’arresto è dunque in principio interdetto in materia politica. In principio.

La legge del 1881 contiene qualche eccezione, nel suo articolo 52 (modificato dalla legge del 13 novembre 2014), concernente il collocamento in detenzione provvisoria durante l’istruzione, e a condizione che la persona messa in esame non abbia il suo domicilio in Francia, e unicamente per certe infrazioni tra le quali non figura la contestazione di crimine contro l’umanità (sono presi in considerazione i casi previsti nell’articolo 23 e dal secondo al quarto paragrafo dell’articolo 24). La presa d’un mandato d’arresto per l’esecuzione di una pena pronunciata per la repressione della contestazione di crimine contro l’umanità è illegale e la sua esecuzione rileva dell’arbitrario.

Inoltre, si potrebbe anche sollevare il fatto che anche nel diritto comune il mandato d’arresto può giustificarsi solo nel caso di una persona che è fuori del territorio o in fuga (art. 131 CPP). Questo non è evidentemente il caso di Alain Soral.

Il magistrato potrebbe senza dubbio revocare il suo mandato. O la Procura farne la domanda presso il magistrato. In caso di appello, allo stesso modo, la Procura generale potrà tentare di mettere fine allo scandalo. Ma aspettando tutto ciò si pone la questione dell’esecuzione dell’ordine arbitrario. Avendo risposto alla questione della legalità della decisione, termino con quella della sua esecuzione.

L’esecuzione delle decisioni della Giustizia è di competenza del Procuratore della Repubblica (articolo 32 CPP paragrafo 3). Prima di tutto egli dovrà far comunicare il giudizio da un ufficiale giudiziario, poiché Alain Soral non era presente all’udienza (giudizio contraddittorio da comunicare).

È quello che il Procuratore della Repubblica del tribunale di grande istanza di Parigi eseguirà? A questa domanda lui solo ha la risposta.

FINE

 

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.egaliteetreconciliation.fr/Illegalite-du-mandat-d-arret-pris-contre-Alain-Soral-54402.html

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