Salvimaio: il governo dei voltafaccia?

Il governo Salvimaio sta diventando il governo dei voltafaccia: dalla politica estera a quella interna la rinuncia a mantener fede alle proprie promesse elettorali sta diventando una costante.

Vi ricordate di quando Luigi Di Maio e Matteo Salvini si pronunciavano per l’abolizione delle sanzioni alla Russia? Come ricordava Il Sole 24 Ore, se ne faceva menzione anche nel contratto di governo. In realtà, quando si è trattato di votare per la conferma di queste misure restrittive l’Italia si è allineata agli altri partner europei. Il risultato è che adesso nessuno nel governo parla più di toglierle.

Analogo voltafaccia – da parte grillina – per quanto riguarda la TAP (Trans-Adriatic-Pipeline): bisogna farla perché se no si pagano le penali, questo il mantra proveniente dai responsabili del movimento. Ma allora perché in campagna elettorale il Movimento 5 Stelle si era impegnato alla cancellazione del gasdotto? Certo, bisognava dire no a Trump (che con arroganza ci vuole imporre quest’opera) e nessun esponente del governo ha avuto questo coraggio. La verità è che la gente ha votato Lega e Movimento 5 Stelle per difendere l’interesse nazionale, non per continuare con la subalternità nei confronti di Washington. Altrimenti, tanto valeva tenersi il PD.

Stesso discorso per quanto riguarda i rapporti commerciali con l’Iran: gli Stati Uniti hanno provvisoriamente esentato l’Italia dall’obbligo delle sanzioni ma questa esenzione durerà solo sei mesi. Dopo, anche l’Italia si dovrà adeguare. Cosa farà il governo italiano? Anche su questo argomento si registra un assordante silenzio. Ricordiamo che nel 2017 l’Italia è stato il primo partner commerciale di Teheran nell’Unione Europea. Ancora una volta l’Italia si prepara quindi ad andare contro i propri interessi in nome della “fedeltà” atlantica. Ma non era stato proprio l’attuale sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano a dire a suo tempo che le alleanze internazionali dell’Italia andavano ridiscusse? Non credano i dirigenti del Movimento 5 Stelle che la propria base abbia una pazienza infinita: è da un pezzo, anzi, che i malumori stanno crescendo.

E che dire dell’impegno preso da Luigi Di Maio di far aderire l’Italia al Trattato Onu, liberando l’Italia dalle armi nucleari Usa? Silenzio di tomba pure su questo.

Anche per quanto riguarda la politica interna, si registrano imbarazzanti defezioni rispetto alle promesse. Vi ricordate, ad esempio, di quando Salvini promise ripetutamente di tagliare le accise della benzina? Promessa di marinaio, a quanto pare.

Oltre alle promesse mancate, vi sono altri aspetti dell’azione di questo governo tutt’altro che commendevoli. Che dire ad esempio dell’articolo sui fanghi in agricoltura del decreto Genova? Come ha scritto l’ex magistrato Gianfranco Amendola, l’articolo 41 del decreto Genova – peggiorato dall’emendamento ampliativo presentato dalla maggioranza – vuole consentire di smaltire in agricoltura fanghi pesantemente contaminati da idrocarburi, diossine, furani, PCB, toluene, selenio, berillio, cromo e arsenico.

E cosa pensare del cosiddetto decreto Salvini sulla sicurezza, che prevede, oltre all’introduzione del taser anche in Italia, la reintroduzione del reato di blocco stradale? Si tratta di una svolta repressiva non da poco, che minaccia di agire pesantemente contro qualsiasi forma di protesta o di (legittimo) conflitto sociale.

Quanto alla manovra economica di questo governo, definita dai suoi esponenti come “espansiva”, la realtà è ben diversa dai proclami: emerge infatti che Il decreto fiscale già approvato dal Governo prevede tra le sue pieghe anche una sforbiciata alle risorse del Miur per scuola e università. Si tratta di un “risparmio” di 29 milioni: 14 per l’istruzione scolastica e 15 milioni per la formazione universitaria e post universitaria.

L’austerity quindi continua …

 

 

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