Un ebreo dice la verità sulla questione palestinese

Henry Siegman, direttore del US/Middle East Project di New York, è professore alla Scuola di Studi Orientali e Africani dell’Università di Londra (University of London). E’ stato anche amministratore dell’American Jewish Congress e del Synagogue Council d’America. Lo scorso 17 Aprile ha pubblicato un articolo molto importante sull’irrisolta questione palestinese: http://www.normanfinkelstein.com/article.php?pg=11&ar=1637 .

Articolo importante anche perché in questo caso è un ebreo – e un ebreo importante – a parlare. Cosa dice Seigman? La verità, e cioè che la responsabilità principale dell’aggravamento del conflitto israelo-palestinese non è dei palestinesi (anche prendendo per buone tutte le colpe che vengono loro attribuite) ma dei governi israeliani che dal 1967 fino a oggi non hanno mai avuto intenzione di permettere la realizzazione di uno stato palestinese.

L’articolo in questione prende spunto dalla prevista conferenza di pace in programma il prossimo 24 Giugno a Berlino (http://www.auswaertiges-amt.de/diplo/en/Aussenpolitik/RegionaleSchwerpunkte/Nahost/palsec.html ). I propositi (rafforzare la volontà di pace del popolo palestinese rafforzando l’economia palestinese) sembrano lodevoli ma in proposito Seigman è del tutto pessimista su iniziative diplomatiche di questo genere.

Lo stato palestinese è infatti una mera chimera, a causa del ladrocinio e della frammentazione delle terre palestinesi, perseguiti senza sosta da tutti i governi israeliani. L’impotenza scandalosa della comunità internazionale – afferma Seigman – nel voler risolvere uno degli spargimenti di sangue più prolungati della storia sta nel fatto che i suoi esponenti sanno bene qual’è il problema, ma non hanno il coraggio di dire la verità, e ancor meno quello di affrontarla.

Questa continua esproprazione di terre ha la sua radice – prosegue Seigman – nella schiacciante sproporzione di forze tra occupante e occupato. Israele continuerà tranquillamente a ritardare il processo di pace e a proseguire con la politica del fatto compiuto perché sa che l’Europa continuerà a far finta che il presunto desiderio di pace d’Israele è vanificato dai palestinesi.

Particolarmente significativa è la seguente riflessione di Seigman: “La storia ha mostrato molte volte che quanta è minore l’opposizione che Israele incontra presso i suoi amici dell’Occidente (per la sua espropriazione dei palestinesi) tanto più intransigente diventa il suo comportamento”. Infatti, poco dopo che Sarkozy e la Markel hanno rinnovato le proprie espressioni di eterna fedeltà a Israele, Olmert ha dato il via a un massiccio piano di nuove costruzioni a Gerusalemme est.

Non basta: il Ministro della Difesa Ehud Barak ha dichiarato, poco dopo la partenza di Angela Merkel da Israele, che avrebbe rimosso solo un numero puramente simbolico degli oltre 500 posti di blocco che paralizzano la vita dei territori occupati.
Quello che è sbalorditivo – secondo Seigman – è che la comunità internazionale, fingendo di credere all’affermazione che è Israele la vittima e che i suoi sottomessi sono gli aggressori, ha permesso che questa espropriazione devastante continuasse e che prevalesse la legge della giungla.

Conclude Seigman: ovviamente la violenza dei palestinesi deve essere condannata e fermata, specialmente quando colpisce i civili, ma non è totalmente disonesto fingere che l’occupazione di Israele – mantenuta per mezzo di blocchi stradali e barricate, elicotteri con armamento pesante, bombardieri, omicidi mirati e incursioni militari (per non parlare appunto delle ruberie massicce di terre) – non sia un esercizio di violenza continua e implacabile contro più di 3 milioni di civili palestinesi?

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