Quando si dice l’ipocrisia…

LA CONNECTION IRANIANA D’ISRAELE

Di Richard Silverstein[1]

Se vi siete mai chiesti il significato della parola “ipocrisia”, state per trovare adesso la risposta.

Il mese scorso il ministro degli esteri svizzero ha visitato l’Iran e, insieme al Presidente Ahmadinejad, ha firmato un contratto per molti miliardi di euro che prevede la fornitura alla Svizzera da parte dell’Iran di grandi quantità di gas per i prossimi 25 anni.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha immediatamente condannato l’accordo e ha detto che avrebbe indagato se tale accordo costituisce una violazione delle Sanzioni contro l’Iran. Anche Israele si è lamentata, descrivendo la visita del ministro svizzero a Teheran come “un atto ostile verso Israele”. Svariati gruppi ebraici si sono uniti alle proteste, incluso il World Jewish Congress.

Questa virtuosa indignazione era assolutamente prevedibile ma nondimeno anche abbastanza strana. Il 30 Marzo, il giornale svizzero Sonntag si è vendicato con la rivelazione che Israele, che osserva presuntamente un boicottaggio ferreo di tutte le merci iraniane, compra da anni petrolio iraniano.

La storia è narrata in tedesco ma il giornalista israeliano Shraga Elam mi ha fornito una traduzione che citerò d’ora in avanti.

“Israele importa petrolio iraniano su vasta scala anche se i contatti con l’Iran e l’acquisto dei suoi prodotti vengono ufficialmente boicottati da Israele. Israele aggira il boicottaggio ricevendo il petrolio tramite l’Europa. Un attendibile notiziario israeliano, EnergiaNews, ha riferito la scorsa settimana [18 Marzo] che…EnergiaNews ha ricevuto l’informazione sul commercio con l’Iran da fonti legate alla direzione della Israeli Oil Refineries Ltd…Secondo EnergiaNews il petrolio iraniano è apprezzato da Israele perché la sua qualità è migliore di altri petroli greggi. Il rapporto del redattore di EnergiaNews Moshe Shalev afferma che il petrolio iraniano raggiunge vari porti europei, soprattutto Rotterdam. Viene comprato dagli israeliani e vengono fornite le necessarie polizze europee di carico e di assicurazione. Poi viene trasportato a Haifa, in Israele. L’importatore è la compagnia Eilat-Ashkelon Pipeline Co (EAPC) che mantiene segreti i propri fornitori.”

L’EAPC venne costituita nel 1968 come una compagnia congiunta israeliana-iraniana per trasportare petrolio dall’Iran in Europa. Dopo la caduta dello Scià, l’Iran ha cessato di esercitare un ruolo attivo nei suoi affari e sono sopravvenuti contenziosi legali tra i due partner.

Continua il rapporto svizzero:

“Non è chiaro se gli esportatori iraniani sono a conoscenza degli acquisti israeliani del loro petrolio. D’altro canto, i compratori israeliani e gli uffici governativi sono ben consapevoli della provenienza di tale petrolio, sebbene si tratti di una chiara violazione del boicottaggio. L’articolo di EnergiaNews è passato anche attraverso le maglie della censura israeliana, che ha chiesto solo qualche cambiamento del testo. Il fatto che il rapporto sia stato autorizzato dalla censura aumenta la credibilità dell’informazione. In passato, tali rapporti erano proibiti. Quando è stato interpellato da Sonntag, un esperto di energia di uno dei principali giornali israeliani ha confermato il rapporto di EnergiaNews: Israele importa petrolio iraniano da molti anni. L’esperto ha sottolineato, tuttavia, che gli acquisti vengono fatti sul mercato libero e non direttamente dall’Iran.”

Sonntag ha citato un portavoce della Oil Refineries Ltd il quale nega che la sua compagnia importi e lavori petrolio iraniano. Tuttavia, Sonntag ha indicato un servizio del giornale israeliano Haaretz dello scorso Ottobre secondo cui una compagnia israeliana chiamata Paz starebbe raffinando petrolio iraniano per fornirlo all’Autorità Palestinese dall’inizio di quest’anno.

Questo suscita la domanda: se l’Iran è, come Bibi Netanyahu sostiene, una minaccia per Israele, perché il governo permette tale commercio? E’ disposto Israele ad accettare l’attacco americano al programma nucleare iraniano e a provocare un conflitto di portata regionale mentre sembra che non possa fare a meno del greggio iraniano di alta qualità? Voi pensereste che se gli israeliani tremano di paura per la bomba iraniana e per l’arci-antisemita Ahmadinejad, non dovrebbero voler commerciare con un tale nemico.

Quand’è che un boicottaggio non è un boicottaggio? Quando il vostro stretto interesse è quello di aggirarlo, a quanto pare. Ma ci si dovrebbe domandare: se Israele non tiene fede al proprio boicottaggio auto-proclamato contro l’Iran, perché il resto del mondo dovrebbe tener fede al boicottaggio contro Hamas e la Striscia di Gaza? Se Israele non tiene fede al proprio boicottaggio, allora perché i membri del Congresso [americano] dovrebbero votare insieme all’AIPAC quando tale organizzazione propone una misura che persino Israele non ottempera?

E’ interessante notare da una discussione (in ebraico) sul sito web Kedma che Israele non ha definito formalmente l’Iran come una “nazione nemica” e perciò da un punto di vista puramente legale tale commercio è permesso. Ironicamente, anche l’Iran ha un boicottaggio in corso contro Israele e sta violando le sue stesse misure al riguardo. Inoltre, lo stesso commentatore osserva che la scorsa settimana Israele ha liquidato come un “fallimento” i tentativi di coinvolgere la Siria in un percorso diplomatico perché la Siria rifiuta di rinunciare ai propri rapporti con l’Iran. Avete mai sentito la parola “ipocrisia”?
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://commentisfree.guardian.co.uk/richard_silverstein/2008/04/israels_tehran_connection.html

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