Gaza: parlano le organizzazioni umanitarie

LA CRISIARTIFICIALEDI GAZA: PARLANO LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE

The Electronic Intifada, 6 Marzo 2008[1]

La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è “artificiale” e peggiore che mai dall’inizio dell’occupazione israeliana nel 1967, ha detto un gruppo di organizzazioni inglesi in un nuovo rapporto diffuso il 6 Marzo, esortando ad una migliore cooperazione regionale e dicendo che Hamas non può più essere ignorata.

Intitolato “Un’implosione umanitaria”, il rapporto di 16 pagine elenca dettagliatamente gli effetti che il blocco imposto da Israele ha avuto negli ultimi nove mesi, da quando Hamas ha preso possesso dell’enclave, e conclude che tutti gli aspetti della vita sono stati colpiti, inclusi l’assistenza sanitaria, il lavoro e l’educazione.

Le organizzazioni, come CARE, Amnesty, Christian Aid, e Oxfam, citano le statistiche delle Nazioni Unite, mostrando che la dipendenza dagli aiuti [umanitari] è cresciuta significativamente.

Mentre nel 2006 circa il 60% dei cittadini di Gaza avevano bisogno degli aiuti alimentari, nel 2008 tale cifra è salita all’80%, ed è previsto un ulteriore aumento.

Nel 1999, prima della seconda intifada (la rivolta palestinese contro l’occupazione israeliana), l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei profughi palestinesi, forniva cibo a circa 16.000 famiglie nell’enclave [di Gaza], mentre adesso la stessa agenzia – insieme al World Food Programme – distribuisce aiuti ad oltre un milione e centomila persone.

Il rapporto ha detto che l’economia di Gaza è crollata poiché “la maggioranza del business privato ha chiuso e il 95% delle attività industriali di Gaza sono sospese”. Le restrizioni sulle importazioni e sulle esportazioni hanno causato anche le carenze del settore agricolo.

“Come risultato del blocco e del crollo dell’economia, c’è poco denaro per comprare cibo e poco cibo da comprare. I prezzi del cibo stanno crescendo, e la farina, il latte per neonati e l’olio da cucina sono sempre più rari”, ha detto il rapporto.

La Striscia di Gaza soffre per le interruzioni dell’elettricità a causa dei bombardamenti aerei israeliani sulla centrale elettrica nel 2006, e a causa delle restrizioni sulle importazioni di carburante, che colpiscono l’efficienza della centrale e di istituzioni vitali come gli ospedali, che sono privi del 60-70% del loro fabbisogno energetico. Le interruzioni di corrente stanno colpendo anche il fabbisogno d’acqua del 30% circa dei residenti di Gaza. Circa 40-50 milioni di litri di acque luride vengono riversate nel mare quotidianamente per la stessa ragione. Le agenzie hanno notato anche un calo della percentuale di malati cui è permesso di uscire dalla Striscia per cure mediche, e aggiungono che oltre 20 persone sono morte di conseguenza dal Giugno del 2007.

La risposta di Israele

In una risposta inviata all’IRIN [un’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite], il Ministero israeliano della Difesa ha detto che a circa il 90% dei malati è permesso partire per ricevere cure, e Israele permette tutte le medicazioni e altre misure umanitarie necessarie a dispetto dei razzi palestinesi che bersagliano i valichi di confine. Tale fonte ha sostenuto che la quantità di carburante che viene lasciata entrare è sufficiente per le necessità umanitarie, ha incolpato Hamas per il carico di problemi interni e ha notato che Israele continua a fornire elettricità a Gaza.

“Israele ha il diritto e il dovere di difendere sé stesso e il proprio popolo”, ha detto Neil Darkin – un funzionario di Amnesty International – all’Irin a Londra, condannando il lancio dei razzi contro le città israeliane. Tuttavia, le preoccupazioni concernenti la sicurezza non possono spiegare la messa al bando delle importazioni di generi di prima necessità o della libertà di movimento dei malati, egli ha detto.

Le conclusioni del rapporto

Il rapporto ha concluso che la violenza deve cessare da ogni parte, e che Israele deve porre termine ai tagli di elettricità e di carburante a danno di Gaza e deve aprire i confini. Nel frattempo la definizione di aiuto umanitario da parte di Israele deve essere estesa fino a includere beni come il cemento e i pezzi di ricambio.

“Noi chiediamo che il governo inglese e l’Unione Europea facciano pressione sul governo israeliano affinché assicuri che l’assistenza essenziale di emergenza volta a soddisfare i diritti umani fondamentali non venga mai usata come un’arma contrattuale per ulteriori scopi politici”, ha detto il rapporto.

Infine il gruppo ha fatto appello ad una politica di inclusione, che porti al dialogo con Hamas, che governa Gaza ma che è boicottata dall’Autorità Palestinese della Cisgiordania, da Israele e dalla comunità internazionale.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è consultabile all’indirizzo: http://electronicintifada.net/v2/article9376.shtml

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