Roberto Gremmo: Cesare Battisti vittima del peggior nazionalismo italico

Roberto Gremmo: Cesare Battisti vittima del peggior nazionalismo italico

Dal sito lapietranellostagno.it
 
CESARE BATTISTI
VITTIMA DEL PEGGIOR NAZIONALISMO ITALICO
Di Roberto Gremmo, 9
luglio 2016
È purtroppo facile prevedere che l’ormai imminente
anniversario dell’impiccagione di Cesare Battisti diventerà ancora una volta
l’imbarazzante e sgradevole occasione per la peggiore retorica nazionalista.
Se invece, una volta tanto, la propaganda lasciasse il posto
alla critica storica, finalmente si potrebbe riflettere su un personaggio che
fece una brutta fine proprio perché si lasciò ingannare dal peggior
nazionalismo italico e comprendere, di conseguenza, che la reazione austriaca
che gli mise la corda al collo fu logica è inevitabile.
Cesare Battisti era un deputato socialista nel Parlamento di
Vienna e con il conterraneo De Gasperi si era battuto per tutta la vita per
l’autonomia del Trentino. Lo faceva perché nel Tirolo gli italiani erano una
minoranza oppressa di soli 300.000 individui a fronte di 500.000 tedeschi e
perché credeva nella trasformazione della monarchia austriaca in uno stato
davvero multi-nazionale rispettoso di tutte le identità etniche e linguistiche;
in perfetta identità di vedute coi socialisti austriaci che avevano chiesto una
grande riforma in senso autonomista dell’impero al famoso congresso di Brunn
del 1899.
Finché rimase autonomista, Battisti non corse rischi, non
venne perseguitato e poté liberamente esprimere le proprie opinioni ed essere
eletto.
Tuttavia, come ricordo nel 1939 la giornalista italiana
Marie Rygier sul ” Tiroler Anzeiger” Battisti era massone e massoni erano tutti
i fanatici irredentisti trentini che gli giravano attorno.
Estremista e poi nazionalista acceso si rivelò anche
l’allora socialista Benito Mussolini che Battisti ospitò a Trento nel 1908
affidandogli la direzione dell’”Avvenire del Lavoratore”.
Come ho documentato nel libro “Mussolini e il soldo infame”,
il futuro Duce venne poi espulso dal Trentino perché la polizia scoprì che era
implicato in un attentato con dei cospiratori del mondo infido, violento e
feroce dei peggiori estremisti nazionalisti.
Fu probabilmente l’avvolgente e soffocante influenza delle
Logge e la pericolosa fratellanza con Mussolini a far scivolare Battisti per la
china insidiosa del nazionalismo, portandolo a sostenere la guerra italiana
all’Austria per liberare il Trentino.
Emigrato politico in Italia, si gettò in una forsennata
propaganda nazionalista e guerrafondaia, gettando a mare tutto il patrimonio
ideale del miglior socialismo, antimilitarista, pacifista ed umanitario.
E fu la fine.
Mentre personaggi di peso del movimento operaio come Bissolati
e Salvemini seguivano Battisti nella cloaca guerrafondaia, toccò ai proletari
torinesi nel mese d’agosto del 1917 salvare l’onore del socialismo dando vita
alla grande protesta popolare contro la guerra; finita purtroppo con la strage
sabaudista di decine di popolani inermi.
Una feroce carneficina di Stato, come quella di piazza San
Carlo del 1864.
Quella del Papa fu unica, solitaria voce di fratellanza e
d’amore che si alzò in un mondo impazzito e lacerato.
Meschinamente, in un conato di feroce anticlericalismo,
Bissolati ebbe l’impudenza di accusare il Vaticano di complicità morale con
l’impiccagione di Battisti.
In realtà, a tradire il meglio del deputato trentino furono
proprio i nazionalisti sabaudisti che, a guerra finita, invece di annettere il
solo Alto Adige di lingua italiana come voleva Battisti, invasero con le armi
le vallate sudtirolesi di lingua tedesca, le colonizzarono brutalmente e
mostrarono la propria natura imperialista e centralista.
Diventato icona del nazionalismo prima e del fascismo poi,
il martire Battisti pagò con la vita la sua illusione di poter risolvere i
problemi nazionalitari con la guerra e a fianco dei più accesi militaristi.

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