Antonello Ciervo: Quale condanna per i negazionisti?

Antonello Ciervo: Quale condanna per i negazionisti?

Letto sul sito di Magistratura
Democratica,
un interessante articolo di Antonello Ciervo, intitolato

Quale condanna per i negazionisti?

Alcune riflessioni sul recente ddl in
materia di “negazionismo”
Dall’articolo in questione, meritevole di lettura integrale,
mi sono sembrati particolarmente interessanti gli ultimi tre capoversi:
“A
ben vedere, quella della criminalizzazione delle opinioni negazioniste,
potrebbe essere considerata una questione di laicità delle istituzioni
democratiche: come non esiste ormai più una “religione di Stato”, allo stesso
modo non può esistere una “verità di Stato” su determinati eventi storici, una
“verità” cioè che faccia da filtro tra le opinioni dei singoli che sono da
considerarsi lecite e quelle che, invece, non lo sono. Del resto, erano proprio
i regimi totalitari – di cui si paventa il ritorno attraverso le opinioni
negazioniste –, a sanzionare penalmente tutti coloro che rifiutavano o non
riconoscevano le ideologie poste a fondamento di una determinata tipologia di
Stato, non a caso definito “etico” dai filosofi di regime.
“Il
concetto di democrazia, invece, è sempre legato all’idea di pluralismo: uno
Stato è tanto più democratico, quanto più consente il manifestarsi di opinione
differenti e discordanti tra loro, quanto più stimola il dibattito pubblico e
invita i propri cittadini a discutere sulle ragioni del loro vivere insieme.
Uno Stato che si definisce davvero democratico, quindi, non può introdurre nel
proprio ordinamento giuridico una norma che sanziona penalmente tutte le
opinioni “non ortodosse” che si discostano dalla ricostruzione “ufficiale” di
un determinato evento storico. Al contrario, invece di sancire delle “verità di
Stato” che, se negate pubblicamente, conducono direttamente al carcere, sarebbe
forse auspicabile che gli appartenenti ad una comunità politica si facessero
carico di un vero e proprio “dovere di conoscenza” del proprio passato, inteso
quest’ultimo come dovere civico, nell’accezione più letterale del termine.
“Le
verità di fatto che attengono agli eventi storici, infatti, sono sempre
opinabili e questo perché l’evidenza fattuale è stabilita mediante la
narrazione dei testimoni oculari, degli archivi e dei documenti, la cui
veridicità può essere sempre rimessa in discussione. Esse risultano
continuamente “vulnerabili” da parte di coloro che cercano di negarle, ma –
questo è il punto – la capacità di negare la verità dei fatti storici è
paradossalmente uno dei pochi chiari e dimostrabili dati che confermano
l’esistenza della libertà in uno Stato costituzionale democratico. Come ebbe
modo di affermare John Stuart Mill, nel suo celebre libello On the
Liberty: “Se si vietasse di dubitare
della filosofia di Newton, gli uomini non potrebbero sentirsi così certi della
sua verità come lo sono. Le nostre convinzioni più giustificate non riposano su
altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle
infondate”.
FINE DELLE CITAZIONI TRATTE DALL’ARTICOLO DI ANTONELLO
CIERVO
Mio commento personale: inviterei tutti a riflettere sull’ultima
frase dell’ultimo capoverso:
“ … Le nostre convinzioni più giustificate
non riposano su altra salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate”.
Direi che sta proprio qui la radice del problema …

 

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