Paul Eisen in conversazione con Gilad Atzmon

Paul Eisen in conversazione con Gilad Atzmon

Gilad Atzmon e Paul Eisen
PAUL EISEN IN
CONVERSAZIONE CON GILAD ATZMON (VIDEO)[1]
Martedì 1 maggio 2012
Introduzione di Gilad
Atzmon
Quando incontrai Paul Eisen nel 2001, costui era il più
stimato attivista pro Palestina dell’Inghilterra. All’epoca, Eisen era il
direttore inglese di Deir Yassin Remembered (DYR) – un’associazione che
commemora il massacro seminale dei paesani palestinesi di Deir Yassin.
Eisen ha trasformato il discorso della solidarietà. È
riuscito a portare la tragedia dei palestinesi in generale e DYR in
particolare, al centro del discorso pubblico. È riuscito anche ad ottenere il
sostegno delle comunità palestinesi e arabe – qualcosa che la maggior parte
delle altre associazioni di solidarietà con la Palestina da sole non sono
riuscite a raggiungere.
Ma, nella vicinanza [topografica[2]]
di Deir Yassin al memoriale dell’Olocausto ebraico del Yad Vashem, DYR e Paul
Eisen hanno trovato il senso. La sofferenza ebraica era entrata ora stabilmente
nell’agenda e allora l’inevitabile accadde. In possesso di un acuto intelletto
e di una disposizione inguaribilmente interrogativa, Eisen varcò la linea
rossa. Dapprima, mise in discussione l’estensione e il ruolo del “Potere Ebraico”[3]
nella politica e nella vita quotidiana e il suo impatto significativo nel
discorso della solidarietà alla Palestina. Va da se che tutto ciò non fece
guadagnare a Eisen molta popolarità all’interno della comunità ebraica in
generale e della sinistra ebraica in particolare. Dal 2004 in poi, Eisen è
stato sottoposto ad alcune ignobili campagne ebraiche guidate, come sempre, dai
così detti ebrei “anti” sionisti – una piccola comunità di gatekeeper motivati da un spirito rumorosamente tribale, e
interessati soprattutto al mantenimento dell’egemonia ebraica dentro al
discorso della sinistra e del movimento di solidarietà per la Palestina.
Ma Eisen non si arrese alla pressione. Da compulsivo
cercatore della verità qual è, si imbarcò in una ricerca persino più complessa
e scabrosa. Nel 2005 pubblicò “The Holocaust Wars”[4],
un saggio molto coraggioso in cui cercava di affrontare il tema del
revisionismo olocaustico da una prospettiva compassionevole. In tale saggio
Eisen adottò un approccio umanistico verso la storia dell’Olocausto – del revisionismo
in generale e della persona di Ernst Zundel in particolare. Sebbene il saggio
non prendesse posizione e avesse lo scopo di presentare un quadro veritiero del
dibattito, c’erano poche possibilità per Eisen di sopravvivere alla discussione
che ne seguì.
La pubblicazione di “The Holocaust Wars” sembrò all’epoca
costituire per Eisen la fine della carriera di attivista. Per aver fatto
reso manifesto il pericolo di prendere di petto la politica tribale ebraica, da parte di
qualunque tentativo di mettere in discussione la sofferenza ebraica o anche di
equiparare la sofferenza palestinese alla sofferenza ebraica, Eisen venne
insultato su ogni possibile media ebraico e oltre.
Da allora, ho conosciuto Eisen da pochi anni e ho apprezzato
la sua gentilezza, onestà e autentica integrità morale. Ovviamente, ho preso
posizione in favore di Paul Eisen e del suo incontestabile diritto a esprimere
i propri pensieri. In realtà, è stato il mio sostegno a Eisen a fare di me il
bersaglio di una campagna diffamatoria assai simile.
Tuttavia, a differenza di Eisen e di molti altri grandi
intelletti del nostro movimento che vengono insultati dall’intollerante “sinistra”
ebraica e dai suoi collaboratori, io in realtà ho reagito. Dopo tutto, sono
cresciuto come un israeliano così non potevo certo arrendermi senza combattere.
In realtà, a differenza di Eisen, ho imparato a godere dell’insulto tribale. Mi
sono fermato e ho lasciato che Alan Dershowitz, Tony Greenstein e Sarah
Kershanr celebrassero i loro sintomi. Quando Ali Abumina decise di unirsi a Abe
Foxman e a Dershowitz, accolsi cordialmente anche questa mossa. Dopo tutto,
abbiamo qui a che fare con un pugno di appassionati bruciatori di libri, perché
non dovremmo permettere loro di gettare la maschera?
Immagino che il successo di “The Wandering Who” abbia
riportato speranza in molti cuori che hanno ora trovato l’occorrente per
tornare a combattere. Sono stato soprattutto incoraggiato nel vedere Paul Eisen
rilanciare DYR in Inghilterra dopo cinque anni di relativo silenzio – e sono davvero
rimasto molto impressionato dal sostegno della comunità palestinese d’Inghilterra
e dalla delegazione palestinese.
Così ecco qui il sottoscritto in conversazione con Paul. Abbiamo
parlato di tutto (o quasi). Di Nakba[5],
di Potere Ebraico, di Olocausto, di Revisionismo, di negazionismo. E così si
dovrebbe fare. La libertà di pensiero e di espressione è il vero rimedio al
nostro malessere contemporaneo. Facciamo in modo che tutte le voci vengano
ascoltate.
L’ultimo libro di Gilad Atzmon
FINE DEL TESTO DI GILAD ATZMON
NOTA BENE: Il
video in questione è visibile sul sito di Gilad Atzmon al seguente link:
 
 

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