Il revisionismo di Odifreddi tra censure e sorprese

Il revisionismo di Odifreddi tra censure e sorprese

Travaglio e Padellaro
A volte anche un giornale di (apparentemente) ferrea
professionalità come il Fatto Quotidiano,
sempre pronto a castigare gli svarioni delle testate concorrenti, può riservare
delle curiose sorprese. Ecco, ad esempio, cosa abbiamo letto sul “Fatto”  – nota bene: edizione internet – del 16
ottobre 2013:
Priebke e Shoah, Odifreddi: “Le camere a
gas? Un’opinione”. Polemiche online
“Il
processo di Norimberga – ha scritto il matematico – è stata un’opera di
propaganda. Le cose possono stare molto diversamente da come mi è stato
insegnato”. Le sue parole scatenano le critiche: “Negazionista
dell’Olocausto”
Il resto del pezzo lo potete leggere qui:
Curiosamente, la stessa fonte – nota bene: edizione cartacea – del giorno
dopo, 17 ottobre, non reca traccia
delle camere a gas citate nell’articolo in rete ma scrive qualcos’altro:

ODIFREDDI Repubblica

cancella il post, lui se ne va
Piergiorgio
Odifreddi lascia il suo blog “Il non-senso della vita” su repubblica.it dopo la
cancellazione di un suo post sul conflitto israelo-palestinese in cui sosteneva
che “in questi giorni si sta compiendo in Israele l’ennesima replica della
logica nazista delle Fosse Ardeatine”. “Il problema è che se continuassi a
tenere il blog, d’ora in poi dovrei ogni volta domandarmi se ciò che penso, e
dunque scrivo, può non essere gradito a coloro che lo leggono: qualunque
lingua, viva o morta, essi usino per protestare”, scrive nell’addio. Il post
cancellato terminava così: “Naturalmente, l’eccidio di 4 anni fa non è che uno
dei tanti perpetrati dal governo e dall’esercito di occupazione israeliani nei
territori palestinesi. Ma a far condannare all’ergastolo Kesserling, Kappler e Priebke
ne è bastato uno solo, molto meno efferato: a quando dunque un tribunale
internazionale per processare e condannare anche Netanyahu e i suoi generali?”[1].
 
Piergiorgio Odifreddi

In realtà, quella della cancellazione (provvisoria, perché poi
il blog riprenderà, dopo qualche settimana, nel dicembre 2012) del blog di
Odifreddi su “repubblica.it” non solo è altra cosa, rispetto a quanto
pubblicato da “ilfattoquotidiano.it” il giorno prima, ma è notizia vecchia di un anno, come si può vedere da quest’altro
articolo pubblicato, nel novembre 2012, sempre dal “Fatto” (che, ricordiamolo,
nella sua versione in rete è diretto da Peter Gomez):

Come mai questa curiosa discrasia? Come mai il “Fatto”,
unico – mi sembra – tra i grandi quotidiani, non ha riportato il 17 ottobre,
nella propria edizione cartacea, l’esternazione “negazionista” di Odifreddi?

Questo “buco” della notizia, che tecnicamente sarebbe
definibile come “svarione”, mi sembra però qualcosa di troppo marcato per
essere una semplice svista.

Che Padellaro e Travaglio, direttore e vicedirettore dell’edizione
cartacea, si siano allarmati al pensiero di cosa si sarebbero chiesti i lettori
nel leggere che un noto matematico – e non un “nazista” qualsiasi – associa le
“camere a gas” alla propaganda alleata
del dopoguerra?
Che abbiano quindi pensato di arginare il moto suscitato dai
sassi lanciati nello stagno da Odifreddi che – come ha notato, sia pure dal suo
punto di vista Valeria Gandus, proprio su ilfattoquotidiano.it
– più che sassi, sono veri e propri “macigni”?  
Meglio prevenire dubbi pericolosi, come scrivevo in un
precedente post,[2] meglio
censurare.
Ma c’è un altro dettaglio, anch’esso intrigante, nella
vicenda Odifreddi.
Positivamente intrigante, direi, in questo caso. Si tratta
del fatto che a un certo punto della polemica Odifreddi – a conforto della
propria presa di posizione – abbia sentito il bisogno di rivolgersi a Noam Chomsky.
Come mai proprio Chomsky?
 

Chomsky e Faurisson in un fotomontaggio

Chomsky è, certo, quell’ebreo americano conosciuto in tutto il
mondo non solo come come (grande) linguista ma, anche e soprattutto, come intellettuale liberal assai critico verso la politica estera americana.
Pochi però sanno che l’illustre studioso ha legato in modo
indelebile il proprio nome alla storia del revisionismo firmando la prefazione del primo libro di Faurisson sulle camere a gas:
(qui il testo in inglese): http://www.chomsky.info/articles/19801011.htm
.
Cosa diceva Chomsky in quella prefazione?
A differenza di tanti che giudicano aberranti le
argomentazioni dei revisionisti, pur difendendo il loro diritto ad esprimerle,
Chomsky non ha mai voluto entrare nel merito della controversia (ma ha
sostenuto, particolare di non poco conto, che
Faurisson non è un antisemita
): semplicemente, ha sempre detto – e continua
a dire – che se la libertà d’opinione esiste davvero, essa deve valere anche
per le opinioni che la comune vulgata giudica le più ripugnanti.
Questa la linea da lui seguita da oltre 30 anni, che gli è
costata infiniti attacchi ma che non ha mai ritrattato, al punto che un famoso
sito revisionista l’ha definita “l’indefettibile solidarietà di Chomsky”:

http://www.vho.org/aaargh/fran/chomsky/chomsky.html

Ecco, tutto ciò mi sembra un indizio, e non di poco conto,
che forse non è vero che Odifreddi, delle camere a gas, sa solo quello che ci è
stato detto dalla propaganda alleata.
Forse, oltre a leggere Chomsky ha letto anche Faurisson (e
non deve essergli sembrato poi così male) …

La copertina di “Mémoire en défense”, il primo libro (1980) di Faurisson, con la prefazione di Chomsky
[1] il Fatto
Quotidiano, giovedì 17 ottobre 2013,
p. 8.
One Comment
    • Anonimo
    • 19 Novembre 2013

    Odifreddi mi era sempre stato ,letteralmente ,sulle balle, per le sue prese di posizione antireligiose, tipiche da seminarista mancato.
    Ma queste sue prese di posizione ultime, mi indicano che non e' ,evidentemente, antireligioso ed ateo poiche' di moda, ma per convinzione sua.
    Di certo sa che toccare ebrei e shoa' significa dar fuoco alle polveri sotto il sedere,quindi il mio ricredermi su di lui.
    Marius miles

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