Assata Shakur non è una terrorista!

Assata Shakur non è una terrorista!

ASSATA SHAKUR NON È
UNA TERRORISTA[1]
Di Mychal Denzel
Smith, 7 maggio 2013

“Mi chiamo Assata Shakur, e sono una schiava fuggitiva del
20° secolo”.

Così inizia una lettera
aperta[2]
scritta
da Assata Shakur[3],
già membro e delle Pantere Nere e del Black Liberation Army, attualmente prigioniera politica
in esilio. La lettera risale al 1998[4],
ma nelle scorse tre settimane c’è stato un ritorno di interesse per quanto da
lei scritto personalmente, poiché l’FBI ha inserito questa figura iconica nella
propria lista dei terroristi più
ricercati[5]
e,
insieme alla polizia dello Stato del New Jersey, ha annunciato un premio di 2
milioni di dollari (rispetto al premio di 1 milione offerto nel 2005) per
qualunque informazione possa portare alla sua cattura.

L’infamia di Shakur ebbe inizio dopo il 2 maggio 1973, con l’uccisione
di un poliziotto motorizzato del New Jersey. Nella sua lettera, come pure nella
sua autobiografia, ella racconta ciò che accadde quella notte, quando lei –
insieme a Zayd Malik Shakur e a Sundiata Acoli – venne fermata sull’autostrada
del New Jersey per un faro posteriore difettoso. Un poliziotto puntò il fucile
e disse loro di mettere le mani in alto, cosa che Assata fece. Pochi attimi
dopo vi fu una sparatoria che terminò con la morte di Zayd e del poliziotto. Anche
Assata venne colpita mentre stava con le mani in alto. Nonostante le prove
forensi confermassero il suo resoconto, lo stato riuscì a farla condannare, e
nel 1977 le venne inflitto il carcere  a
vita più trentatrè anni. Dal 1984, lei ha vissuto a Cuba, dove le è stato
concesso asilo politico, dopo essere fuggita (o, secondo il linguaggio del
movimento, “liberata”) nel 1979 dal Correctional
Facility for Women[6] di
Clinton, nel New Jersey. Shakur e i suoi sostenitori (me compreso) sostengono
la sua innocenza.

“È incredibilmente frustrante che la prima donna della lista
dei terroristi più ricercati dell’FBI, la stessa lista di Osama bin Laden, sia
una sessantacinquenne nonna cubana”, ha detto la scrittrice e regista dream hampton[7] al
conduttore radiofonico Dave D. Aggiungerei che è anche incredibilmente
spaventoso. Abbiamo visto il modo in cui questo paese ha perseguito la “guerra
al terrorismo”, anche dopo aver smesso di usare questa particolare espressione,
con uno spudorato disprezzo per le libertà civili, i diritti umani, il diritto
internazionale e i diritti di paesi sovrani. Tutto ciò è bastevole per essere
molto preoccupati per l’incolumità di Shakur e di chi le sta intorno. Se ritenuta
sufficientemente pericolosa, potrebbe un’invasione di Cuba essere così remota? Un
attacco con i droni? Fino a che punto questo governo è disposto ad andare per
catturare (uccidere?) una persona la cui colpa, nel crimine per il quale è
stata condannata, non è chiara e che non costituisce una minaccia per la
sicurezza del paese?

“Assata non è una minaccia”, ha detto a Democracy Now! la studiosa e attivista Angela Davis[8],
lei stessa a suo tempo compresa nella lista dei 10 fuggiaschi più ricercati
dell’FBI. “Semmai, questa è una vendetta”.

Agli Stati Uniti non piace perdere e portano un’infinità di
rancore. Tutto ciò va oltre la dichiarazione di Edgar J Hoover, per cui le
Pantere Nere costituivano “la più grande minaccia alla sicurezza interna del
paese” e che aveva giurato di annientarle. Questo è il destino di chiunque,
soprattutto se ha la pelle nera o marrone, abbia vedute considerate
antiamericane – che per costoro è solo un riflesso della propria condizione di
persone oppresse (c’è discussione sul sostenere che tutte le persone hanno
diritto al cibo, a vestirsi e ad avere un riparo). Perché quale delle sue
azioni qualifica Shakur come una terrorista? Anche se credete che sia
responsabile della morte di Foerster, ciò la renderebbe responsabile di una morte
in un’autostrada del New Jersey nelle prime ore di un mattino di quarant’anni
orsono. Se questo è terrorismo, se la definizione è tale da corrispondere a
questo preteso crimine, allora nel bollare Assata Shakur come terrorista, l’FBI
ha reso tale termine pressoché insignificante. Secondo Davis, “l’attacco [a
Shakur] riflette la logica del terrorismo, perché essa vuole precisamente
spaventare i giovani, specialmente oggi, quelli che si potrebbero impegnare nel
tipo di attivismo radicale che può condurre al cambiamento”. Ma non c’è nessuno
in giro disposto a mettere l’applicazione della legge sulla lista dei
ricercati.
“Sono solo una donna”, scrisse Shakur nella sua lettera
aperta, ma l’FBI ha deciso di fare di lei qualcosa di più. Lei è un simbolo di
ciò che significa essere una donna nera che osa reagire.
Non avete bisogno di sfoggiare una di quelle “tute rosso,
nero e verde della liberazione” di cui parlava[9] Scott-Heron[10] per
capire che questa accresciuta caccia all’uomo è inutile oltre che un abuso di
potere.
Ma ci dovremmo anche ricordare che la lotta per la quale Shakur
e i suoi compagni si buscarono delle pallottole non è ancora finita. C’è ancora
bisogno di noi nelle prime linee.
Giù le mani da Assata, ora e sempre.
 
 
[1] Traduzione
di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.thenation.com/blog/174209/assata-shakur-not-terrorist?rel=emailNation#
 
[6] Carcere correzionale
per donne.
[10] Riferimento,
da parte del detto cantante, al famoso attivista per i diritti civili Roy
Wilkins (http://en.wikipedia.org/wiki/Roy_Wilkins
) oltre che ai colori della bandiera palestinese (http://it.wikipedia.org/wiki/Bandiera_dell’Autorit%C3%A0_Nazionale_Palestinese).

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