Frammenti conoscitivi sul conflitto Stati Uniti-Corea del Nord

Frammenti conoscitivi sul conflitto Stati Uniti-Corea del Nord

A saperlo utilizzare, Facebook è
una risorsa importante anche per uno sguardo conoscitivo sulla politica estera.
Riunisco qui materiali interessanti sul conflitto USA-Corea del Nord
provenienti dai miei contatti, materiali che, rimanendo separati, finirebbero
per sedimentarsi e disperdersi nell’acquario quotidiano del social network. Le
illustrazioni le ho tratte da Barbara
Cloro.
Tutto ciò, tenendo presente tre articoli sulla questione che mi
sembrano un buon punto di partenza:
Corea del Nord: “fermate le
esercitazioni o sarà guerra”
:

http://www.losai.eu/corea-del-nord-fermate-le-esercitazioni-o-sara-guerra/

La Repubblica Democratica Popolare di
Corea ha il diritto di difendersi!

http://www.statopotenza.eu/6726/la-repubblica-democratica-popolare-di-corea-ha-il-diritto-di-difendersi
La Corea del Nord affonda la
deterrenza statunitense
:
http://italian.irib.ir/analisi/articoli/item/123650-la-corea-del-nord-affonda-la-deterrenza-statunitense

La “libertà” americana: il maggior numero di carcerati del mondo
1.      
La
riflessione di Fabio Falchi:

Basta usare la parola
“dittatura” e tutto torna per i nostri cari atlantisti. Eppure ormai
anche in Occidente dietro un’apparente eguaglianza formale si cela una
dittatura di mercato, fondata su brutali diseguaglianze sociali ed economche (
provate a non avere i soldi per pagare una bolletta del gas e poi vedrete dove
ve la potete mettere la libertà!) e soprattutto su apparati ideologici e
repressivi di gran lunga più sofisticati ed
“invasivi” di quelli qualunque altra “dittatura”. In ogni
caso, la vera questione è se il legame sociale lo si deve concepire in funzione
del “mercato” (ossia dei gruppi dominanti, in particolare i
funzionari del capitale – in tutto certo assai meno dell’1% della popolazione –
che detengono il vero potere, controllando i “mercati” e i gangli
vitali dello Stato – ovvero quello di decidere quali sono le scelte
possibili/vantaggiose/corrette e quali non lo sono) oppure è il
“mercato”, o meglio l’economico che si deve concepire in funzione del legame sociale. Evidentemente la
stessa libertà non può che essere concepita diversamente nei due diversi casi.

2.      
La riflessione di Garrett
Dicembre:

As with Syria, Anonymous groups
have hacked north Korean sites, indicating yet again that they are merely a
proxy cyber-warfare group with the same sinister intentions as Soros’s groups,
CIA, et al. of bringing Western “democracy” to sovereign states of the
Global South. By shifting away from exposing the crimes of Western imperialism
to becoming an open facilitator of imperialist propaganda and supporter of
Western psyops, Anonymous has taken its place as an effective tool in promoting
“humanitarian intervention” as a conduit to so-called “freedom
and democracy”.
Traduzione:

Come
con la Siria, il gruppo Anonymous ha hackerato i siti della Corea del Nord,
indicando ancora una volta che costoro sono semplicemente un gruppo di
cyber-guerrafondai per procura, con le stesse sinistre intenzioni – dei gruppi
di Soros, della CIA, e altri – di portare la democrazia occidentale agli stati
sovrani del Sud Globale. Evitando di smascherare i crimini dell’imperialismo
occidentale – e diventando un aperto favoreggiatore della propaganda
imperialista, e sostenitore delle guerre psicologiche occidentali – Anonymous
ha trovato il suo posto come un efficace strumento per promuovere l’”intervento
umanitario” come apripista alle cosiddette “libertà e democrazia”.

3.      
Uno
storico discorso del “Che”. Ernesto Che Guevara parla della Corea socialista
(da KFA Italia, via Stefano Zecchinelli):


estratto dall’apparizione televisiva nel contesto
della firma degli accordi con i Paesi socialisti
6 gennaio 1961
Fra i Paesi socialisti che
abbiamo visitato personalmente, la Corea è uno dei più straordinari. Forse è
quello che più ci ha impressionato rispetto agli altri. Ha solo 10 milioni di
abitanti e l’estensione di Cuba, un po’ meno, circa 110mila kmq; la stessa
estensione territoriale della parte sud della Corea, però con la metà degli
abitanti. È stata devastata a causa di una guerra così incredibilmente
distruttiva che delle sue città non rimase nulla, e quando uno dice niente è
niente; è come i piccoli villaggi che gente come Merob Sosa e Sánchez Mosquera
bruciava qui, e dei quali non rimaneva nient’altro che cenere. Così rimase, ad
esempio, Pyongyang, che è una città di un milione di abitanti. Oggi non si vede
un solo resto di tutta quella distruzione; tutto è nuovo. L’unico ricordo che
resta sono, in tutte le strade, i buchi delle bombe che cadevano una dopo
l’altra.
Essi mi hanno mostrato molte fabbriche, tutte
ricostruite ed altre nuove, e ogni fabbrica aveva subìto fra 30 e 50mila bombe.
Se ci facciamo un’idea di ciò che erano 10 o 12 bombe sganciate attorno a noi
nella Sierra, che significava un bombardamento terribile, e bisognava avere una
bella dose di coraggio per sopportare queste bombe, immaginate cosa significano
30mila bombe lanciate in uno spazio di terra a volte minore di quello di una
caballería (unità di misura utilizzata in Spagna e in Sud America: la caballerìa
cubana equivale a 13.420 ettari. NdT)
.
La Corea del Nord uscì dalla guerra senza nemmeno
un’industria in piedi, perfino senza animali. In un’epoca in cui la superiorità
aerea dei nordamericani era tanto maggiore, ormai non avevano nient’altro da
distruggere, quindi gli aerei si divertivano uccidendo bovini e ciò che
incontravano. Era davvero un’orgia di morte quella che si abbatté sulla Corea
del Nord in soli due anni, al terzo anno apparvero i Mig-15 e la cosa cambiò,
però questi due anni di guerra significarono forse la distruzione sistematica
più barbara mai compiuta.
Tutto ciò che si può raccontare sulla Corea del
Nord sembra una falsità. Per esempio, nelle foto si vede gente con odio,
quest’odio dei villaggi quando arriva alla parte più profonda dell’essere, che
si vede nelle foto delle caverne dove entrano 200, 300 o 400 bambini, di un’età
di 3 o 4 anni, e vengono uccisi lì con il fuoco o con il gas; gli squartamenti
delle persone, l’uccisione di donne incinte a baionettate per farle uscire il
figlio dal grembo; il bruciare i feriti con i lanciafiamme; le cose più inumane
che possa immaginare la mente umana furono compiute dall’esercito di
occupazione nordamericano. E
arrivò quasi al confine della Corea con la Cina, e occupò in un certo momento
quasi tutto il Paese. Sommato al fatto che in ritirata distruggevano tutto,
possiamo dire che la Corea del Nord è un Paese che si è rialzato dalla morte.
Ovviamente ha ricevuto l’aiuto dei Paesi socialisti, soprattutto dall’Unione
Sovietica, in una forma ampia e generosa. Ma ciò che più impressiona è lo
spirito di questo popolo. È un popolo che uscì da tutto ciò dopo una
dominazione giapponese di 30 anni, da una lotta violenta contro la dominazione
giapponese senza nemmeno avere un alfabeto. Sarebbe a dire che, in questo
senso, era uno dei popoli più arretrati del mondo. Oggi ha una letteratura e
una cultura nazionale, un ordine nazionale e uno sviluppo praticamente
illimitato della cultura. Ha un insegnamento secondario fino al nono grado,
obbligatorio per tutti.
Hanno nell’industria il problema che forse abbiamo
anche noi oggi, o che avremo fra 2 o 3 anni, che è il problema della mancanza
di manodopera. La Corea sta meccanizzando rapidamente tutta l’agricoltura
affinché la manodopera sia sufficiente per poter realizzare i suoi piani, e si
sta anche preparando per portare ai fratelli della Corea del Sud il prodotto
delle fabbriche di tessuti e di altro tipo, per aiutarli a sopportare il peso
della dominazione coloniale nordamericana.
È, davvero, l’esempio di un Paese che grazie ad un
sistema e a dirigenti straordinari, come è il maresciallo Kim Il Sung, ha
saputo uscire dalle disgrazie più grandi per essere oggi un Paese
industrializzato.
La Corea del Nord potrebbe essere per qualsiasi
persona di Cuba il simbolo di uno dei tanti Paesi asiatici arretrati. Comunque
noi gli vendiamo uno zucchero semilavorato come lo zucchero crudo, ed altri
prodotti ancora grezzi come l’agave tessile, e loro ci vendono torni, macchine
di ogni tipo, macchine per miniere, vale a dire prodotti che richiedono una
elevata capacità tecnica per essere fabbricati. Per questo è uno dei Paesi che
più ci entusiasma.
Questo testo è un estratto dal discorso che il Che
tenne alla televisione cubana al rientro da un viaggio della delegazione cubana
nei paesi socialisti.
Non ci risulta sia stato pubblicato
in Italia. Questa traduzione è stata eseguita sul testo pubblicato in rete nel
sito web dell’ELN colombiano, che mette a disposizione l’opera completa del
rivoluzionario argentino.

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