Due riflessioni di Gianfranco La Grassa sull'”affaire” Moro

Due riflessioni di Gianfranco La Grassa sull'”affaire” Moro

 
Condivido qui, da Facebook, due riflessioni del prof.Gianfranco La Grassa sull’”affaire” Moro: la prima, del 9 aprile e la seconda, di
ieri, che prende spunto da un pezzo de il
Giornale
sulla celeberrima “seduta spiritica” di Prodi e sull’”operazione
Gradoli”. Ricordo che, sull’argomento in questione, questo blog ha (ri) pubblicato
a suo tempo l’importante saggio (del 1998) di Vincenzo Vinciguerra, I vivi e i morti:
 
Moro e Kissinger

La Grassa 1:

[in
riferimento al “caso Moro”]. E’ assai probabile (non lo do per sicuro al 100%,
ma la probabilità è molto alta) la consapevolezza di Moro circa gli
intendimenti della parte del Pci “non amendoliana”, ormai maggioritaria. Nel
Pci qualcuno parlava anche troppo e certe cose (lo ripeto: dalla Grecia al
Cile, ecc.) si sapevano con una certa precisione o quasi. Quindi Moro era
sicuramente sospettoso circa le intenzioni del Pci; anche perché non è
credibile che, quando andai a studiare a Parigi con Bettelheim (1970-71), si
prevedesse in quella sede la possibile implosione dell’Urss e quindi
dell’Europa orientale (sempre con alta probabilità, non sicurezza assoluta, e
non certo nelle modalità e nei tempi), mentre ne sarebbero stati del tutto
ignari i diccì e i piciisti. Una parte della DC era conscia della subdola
azione piciista per diventare – nell’eventualità poi verificatasi del crollo
del “campo socialista”; e verificatasi con un ritardo di anni a causa
dell’azione di grave disturbo portata da certi ambienti americani alla
strategia Kissinger-Nixon – il miglior referente politico degli Usa in Italia.
Quindi, una parte della Dc (e il Psi craxiano) volevano cominciare a mettere
zeppe tra i piedi di Berlinguer e soci. E’ del tutto credibile che il dissidio
K.-Moro nascesse dalla politica “araba” di certi settori diccì (non ci si
scordi comunque che tale politica era anche quella di Andreotti, che non entrò
però in netto contrasto con gli “americani” in trattativa con il Pci); e
tuttavia certa asprezza, se reale, si deve spiegare anche con l’azione,
altrettanto subdola, di Moro tesa ad ostacolare la prospettiva di accordo
Usa-Pci che, in caso di indebolimento o sconfitta dell’URSS, avrebbe portato, e
chi sapeva lo comprendeva bene, alla “disgrazia” della DC e alla “fortuna” del
PCI (come poi accadde). Ancora: la sera prima dell’uccisione di Moro ci fu la
riunione dei vertici diccì, indetta da Fanfani, in cui si decise (ma non dando
certo pubblicità alla cosa) di liberare due BR (mi sembra due donne, militanti
minori), trasmettendo la notizia, tramite i soliti canali (fra cui quelli
chiesastici e anche di gruppuscoli non clandestini ma colloquianti con le BR)
ai rapitori (e guardiani). La notizia che arrivò sembra sia stata invece che
ormai si era deciso di non trattare più e di far intervenire la polizia nel
“covo”. Chi trasmise la notizia falsa, evidentemente, deve aver anche garantito
che, se i BR si fossero liberati del fardello ingombrante (che non poteva
essere lasciato libero, altrimenti sarebbe stata una sconfitta grave), sarebbe
stato loro concesso il tempo di dileguarsi (poi furono presi egualmente, ma è
un altro capitolo). Chi ha rovesciato la verità dando un’informazione falsa?
Una risposta certa non c’è, ma con un po’ di buona volontà si potrebbe forse,
perfino adesso, saperne un po’ di più. Così come si saprebbe di più sui
documenti che Moro portava sempre con sé nella borsa, perché si sentiva più
sicuro della loro buona custodia con lui protetto dalla guardia del corpo (e
qui si è ingannato, ma bisognerebbe saperne di più su che cosa è veramente
accaduto nell’azione di rapimento e nella sua preparazione) piuttosto che
lasciati nel suo ufficio o a casa di qualcuno, ecc. Ci sarebbe materiale per un
ottimo film, se fossimo negli Usa; altro che la cazzatiella di “Buongiorno notte” o come diavolo si
chiamava il film di Bellocchio (non contesto la buona fattura, sia chiaro, solo
l’impianto “storico” del tutto “fuori fase”).di “Buongiorno notte” o
come diavolo si chiamava il film di Bellocchio (non contesto la buona fattura,
sia chiaro, solo l’impianto “storico” del tutto “fuori fase”).

Berlinguer e Moro


La Grassa 2:

Quel fantasma del caso
Moro che incombe su Prodi al Colle

è
bene che ogni tanto salti fuori questo “fatto”, certamente non irrilevante.
Tuttavia, l’impressione è sempre di tanto inchiostro di seppia buttatoci sopra.
Adesso non sto a riparlarne in un commento. Dico solo che, alla fine, pur
volendo far apparire Prodi in contatto con l’Autonomia e colpevolizzandolo per
non aver portato sino in fondo l’informazione dovuta, si fa passare quella
“soffiata” come un tentativo di salvare Moro; solo non spinto a fondo per,
diciamo così, “coniglismo” del professore. E se fosse stato l’esatto contrario?
Far cioè precipitare la situazione – che fu fatta precipitare più tardi quando
qualcuno comunicò ai carcerieri che era stato deciso di irrompere nel covo
mentre era stata decisa tutt’altra cosa la sera prima nella riunione indetta da
Fanfani – in modo che i BR facessero subito ciò che fecero appunto più tardi?
Magari, fu proprio il “fraintendimento” e il non aver aperto lo stradario,
dirottando altrove l’operazione Gradoli, a salvare quella volta Moro. Forse,
Prodi non ha compiuto quella mossa per salvare Moro. E forse non la compì
perché è possibile che Prodi (al contrario di Fanfani e Craxi) appartenesse
alla “cordata” che appoggiava i contatti tra Usa e Pci e voleva che andasse in
porto il “compromesso storico” come una delle mosse che aiutava il passaggio di
campo di quel partito. Insisto: se non si riuscirà a rompere il silenzio e a
produrre autentiche “notizie storiche” circa i rapporti del Pci con “ambienti
statunitensi” durante il regime dei colonnelli in Grecia e poi le varie mene
ecc. che condussero a quello di Pinochet in Cile, non credo proprio che
appureremo quale fu il gioco di Cossiga (e, non so perché, ma ritengo Prodi più
legato a costui che a Moro), quello di Andreotti e, appunto quello di Moro, che
non credo sia stato causa ultima dell’evento che poi lo colpì così
definitivamente.
 
Kissinger e Napolitano
 

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