La rappresentazione distorta dei problemi delle donne di Gaza da parte dei media internazionali

La rappresentazione distorta dei problemi delle donne di Gaza da parte dei media internazionali

Yasmeen El Khoudary
 
LA RAPPRESENTAZIONE
DISTORTA DEI PROBLEMI DELLE DONNE DI GAZA DA PARTE DEI MEDIA INTERNAZIONALI[1]

Di Yasmeen El
Khoudary, 19 luglio 2011

Di recente, ho partecipato ad un incontro con una
diplomatica straniera che voleva conoscere i problemi dei giovani di Gaza e
ascoltare i nostri suggerimenti sul modo in cui la comunità internazionale può
dare una mano. Eravamo un gruppo di 7 giovani di differenti professioni e
formazioni. Verso la fine della discussione, durata un’ora e mezzo, che ha
toccato argomenti che andavano dai problemi provocati dalla divisione
Hamas-Fatah alla mancanza di strutture sportive a Gaza, una giovane signora
particolarmente tranquilla del gruppo ha deciso di cantarla chiara:

“Come giovane donna di Gaza, ho un vero problema”. Pregustando
il suo contributo, mi aspettavo che dicesse – ad esempio – che le ragazze di
Gaza, nonostante le loro elevate percentuali di immatricolazione e di successi
universitari, trovano molte poche opportunità di lavoro. “Non sono convinta del
Hijab (il velo) ma non posso
togliermelo di dosso”.

Mentre questa futile questione lasciava il resto del gruppo,
messo in imbarazzo, alla ricerca di un modo rapido di risolvere il pasticcio,
uno sguardo al viso della diplomatica indicava che aveva appena avuto una
rivelazione. Ella ha suggerito che la comunità internazionale che lei
rappresenta venga a Gaza e insegni alla sua popolazione oppressa da Hamas, in
particolare alle donne, i propri diritti. È la storia della nostra vita: l’Uomo
Bianco (e la Donna Bianca) vengono in Palestina per insegnarci i nostri diritti
mentre sostengono proprio l’entità che ce ne priva ininterrottamente. A Gaza,
oltre a ciò, si dà la colpa della privazione al governo locale, e la si toglie
al vero oppressore.

Una volta terminata la discussione, ho parlato alla ragazza
che era intervenuta, ricordandole che il governo di Hamas non vieta alle
ragazze di non indossare il Hijab. Se
lei viene da una famiglia conservatrice o vive in una zona conservatrice della
Striscia, non è colpa di nessuno, e la diplomatica straniera non aveva bisogno
di saperlo. C’è una linea sottile tra le nostre tradizioni mitemente
conservatrici e le regole che Hamas impone alla nostra società, e i due
aspetti, per la salvaguardia della nostra immagine, non devono essere confusi.

Eppure, non conta quanto ci sforziamo o quanto riusciamo a
farci sentire: i media internazionali, per descrivere un “problema” vissuto
dalla generalità della popolazione, si concentreranno sempre su problemi
personali che non rappresentano la comunità, come l’esempio suddetto. Perché?
Perché, in particolare, i diritti delle donne sono una questione così delicata
nel mondo e in Medio Oriente, e utilizzarla è un mezzo sicuro per suscitare
l’ira o la solidarietà nel cuore del lettore, a prescindere dalla logica che
sostiene l’argomento.

Ad esempio, pochi mesi fa, venne diffusa da diverse
importanti agenzie di informazioni una storia “eccezionale” che descriveva la
durezza del regime di Hamas a Gaza sostenendo che alle donne di Gaza non viene
permesso di guidare motociclette. Tutto ciò scatenò una gran quantità di
commenti e di attenzione mediatica presso la comunità mediatica internazionale
di buon cuore, così preoccupata per la condizione delle donne sotto il governo
di Hamas a Gaza.

Ma qualcuna di queste agenzie di informazioni si è presa la
briga di chiedere ad almeno una decina di donne di Gaza che cosa pensano del
“diritto di guidare motociclette”? No, perché loro sanno che queste donne, che
non hanno davvero tempo da perdere per questioni insignificanti come queste, le
avrebbero derise. Le donne avrebbero più voglia di discutere di problemi reali
che per loro contano, come le donne nelle prigioni israeliane, la povertà, la
mancanza di opportunità di istruzione/lavoro, ecc. … che vengono principalmente
attribuite all’occupazione israeliana. Ma no, i media internazionali decidono
di concentrarsi su questioni banali, ma “attraenti”, che toccano molte poche
donne a Gaza, ma che sono efficaci nel rovinare l’immagine di Gaza e di Hamas. I
problemi veri non interessano: “mettete da parte i problemi causati
dall’Occupazione; li conosciamo già. Parlateci dei problemi causati dal governo
di Hamas”.

Un anno dopo che il governo di Hamas aveva imposto una legge
che vietava alle donne di fumare l’argeelah[2]
nei luoghi pubblici di Gaza, le agenzie internazionali di informazioni ancora
sollevano il problema quando parlano della condizione delle donne, anche se la
legge è stata cancellata. Ancora oggi, il divieto da parte di Hamas ai
parrucchieri per signora di lavorare a Gaza continua a fare notizia, anche se
il problema riguarda solo i parrucchieri e la loro ristretta clientela, non
l’intera popolazione femminile della Striscia di Gaza.

Io sono contro le affiliazioni politiche, poiché la mia
prima e unica affiliazione è con la Palestina e con la causa palestinese, non con
Fatah, Hamas o il PFLP. Ma non posso sopportare l’ipocrisia dei media
internazionali che abusano di un argomento delicato come i diritti delle donne
per togliere il peso della violazione di questi diritti ai soldati israeliani. Quando
capirà il mondo che il deterioramento della condizione delle donne di Gaza
negli ultimi 4 anni non deve essere attribuito solo al controllo da parte di
Hamas della Striscia, ma all’assedio israeliano, che viene tenuto fuori da
queste discussioni? Sono orgogliosa di dire che Gaza in particolare e la
Palestina in generale è uno dei pochi posti nel mondo in cui le donne e gli
uomini godono di pari diritti, perché i due generi ne sono parimenti privati
dall’occupazione israeliana. Israele attua misure eccellenti volte a favorire
le minoranze, in questo modo: gli uomini e le donne vengono parimenti privati dei
loro diritti umani fondamentali, perciò, vi prego, non attribuitene più le
vittorie ad altri che non le meritano.          
 

[1]
Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo:
http://yelkhoudary.blogspot.it/2011/07/distorted-representation-of-gazas-women.html
[2] Termine
locale per indicare il narghilè: http://it.wikipedia.org/wiki/Narghil%C3%A8

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