Carlo Mattogno: Breve nota sui montacarichi dei crematori II e III di Birkenau

Carlo Mattogno: Breve nota sui montacarichi dei crematori II e III di Birkenau

Il montacarichi del crematorio II di Birkenau
Breve nota sui montacarichi dei crematori II e III di Birkenau
Nel pubblicare in questo blog l’articolo di Ditlieb Felderer sugli ascensori di Auschwitz[1], A. Carancini ha sottolineato il suo carattere pionieristico.
Questo è il suo grande pregio, ma anche il suo grande limite. È bene perciò delineare sommariamente lo stato delle conoscenze attuali su questo tema e il suo significato revisionistico. Per un approfondimento rimando al mio studio Le camere a gas di Auschwitz. Studio storico-tecnico sugli “indizi criminali” di Jean-Claude Pressac e sulla “convergenza di prove” di Robert Jan van Pelt. Effepi, Genova, 2009, pp. 40-45, dove sono addotte tutte le fonti.
Secondo la  lettera di ordinazione della Zentralbauleitung di Auschwitz alla ditta Topf del 28 febbraio 1943, i crematori II e III di Birkenau, gli unici dotati di camere mortuarie seminterrate, dovevano essere equipaggiati ciascuno con un montacarichi definitivo con gabbia di trasporto di  m 2,10 x 1,35 x 1,80;  era inoltre prevista la consegna immediata, destinata, per ragioni cronologiche, al crematorio II,  di un Demag-Elektrozug,  un «montacarichi elettrico brevetto Demag ad una sola barra per 750 kg di portata che con l’installazione della seconda barra viene fatto arrivare a una portata di 1.500 kg».
Di fatto, i due montacarichi definitivi non furono mai installati. Nel crematorio II, invece del Demag-Elektrozug, fu montato un montacarichi piano con portata di 300 kg fabbricato nella fucina dei detenuti. La relativa ordinazione, impartita il 15 febbraio 1943, fu espletata il 13 marzo.
Il Demag-Elektrozug fu invece sistemato  nel solo crematorio III, nel periodo dal 17 maggio al 6 giugno 1943.
Come risulta da una fotografia polacca del 1945 pubblicata da Pressac, questo montacarichi era molto rudimentale. Esso fu riparato una prima volta dall’installatore Messing il 12 aprile 1943 in 11 ore di lavoro. Nonostante ciò, il macchinario funzionava male.
Al processo per diffamazione intentato da David Irving nei confronti di Deborah Lipstadt e della casa editrice inglese Penguin Books, che si svolse dal gennaio all’aprile del 2000, Robert Jan van Pelt, che comparve come perito della Lipstadt per il campo di Auschwitz, affermò che il Demag-Elektrozug era stato installato nel crematorio II, invece che nel crematorio III; egli pretese inoltre che le SS «chiesero immediatamente» di raddoppiare la portata di questo montacarichi a 1.500 kg e poi assunse che ciò fu effettivamente realizzato, dato che parlò del trasporto di 25 cadaveri con peso medio di 60 kg alla volta. In realtà il raddoppio della portata del montacarichi non è un dato di fatto documentato, ma una semplice possibilità tecnica sulla cui realizzazione non esiste alcuna prova documentaria.
Perciò nel crematorio II lo sterminio di 500.000 persone (van Pelt dixit) sarebbe stato perpetrato avendo a disposizione soltanto un montacarichi rudimentale e malfunzionante. Poiché la sua portata era di 300 kg, ossia mediamente 5 cadaveri di 60 kg, esso, per portare il presunto mezzo milione di cadaveri dal seminterrato alla sala forni, avrebbe dovuto compiere 200.000 viaggi, 100.000 di ascesa e 100.000 di discesa!
Assumendo una durata media del trasporto di ogni carico di cadaveri (caricamento, viaggio di ascesa, scaricamento e viaggio di discesa) di 5 minuti, il trasporto di 2.000 cadaveri dal seminterrato alla sala forni (l’ipotesi discussa da Irving cui replicò van Pelt) avrebbe richiesto ([2.000 : 5] x 5 =) 2.000 minuti, ossia oltre 33 ore.
Una tale durata media, che corrisponde a 1 minuto per lo spostamento dell’ascensore in salita e in discesa e a 4 minuti per lo spostamento dei 5 cadaveri (cioè in media 24 secondi per caricare e altri 24 secondi per scaricare un cadavere), è  perfino troppo breve, per due ragioni.
Anzitutto il montacarichi funzionava male, perciò bisogna considerare il tempo perduto inevitabilmente per guasti, inceppamenti e ritardi. In secondo luogo, stando al testimone Tauber, nel crematorio II (e III) al montacarichi erano addetti 4 detenuti, 2 per il caricamento e 2 per lo scarico, i quali lavoravano in un turno di 12 ore. Assumendo provvisoriamente una durata media di 5 minuti per ogni carico, questi detenuti dopo 6 ore, alla metà del loro turno di lavoro, avrebbero già sollevato e spostato ([6 x 60/5 x 300] =) 21.600 kg e la fatica crescente avrebbe rallentato sempre di più il loro lavoro.
È dunque chiaro che la durata media del trasporto di un carico di cadaveri sarebbe stata molto più lunga, il che rende ancora più insensato il presunto trasporto di 500.000 cadaveri. Poiché il numero massimo di giorni in cui il crematorio II fu in funzione è di 433, il montacarichi avrebbe dovuto effettuare mediamente ([500.000 : 5] : 433 =) 231 trasporti al giorno, ciascuno dei quali sarebbe durato in media (1.440 : 231 =) poco più di 6 minuti (ossia 1 minuto per il viaggio di andata e ritorno del montacarichi e 30 secondi per caricare e altri 30 secondi per scaricare ciascun cadavere), e ciò ininterrottamente per 433 giorni, giorno e notte: come si può credere seriamente a una tale assurdità?
Concludendo, il montacarichi del crematorio II si concilia  perfettamente con il numero reale delle cremazioni, che per il crematorio II fu al massimo intorno alle 20.000, ma è assolutamente inconciliabile con l’immane sterminio in massa dichiarato da van Pelt.
Ed ecco perché egli è ricorso a quelle sciocche menzogne.
Carlo Mattogno
Robert Jan van Pelt, sacerdote di rito olocaustico

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