L’indipendenza della magistratura in Francia: il caso Faurisson contro Badinter

L’indipendenza della magistratura in Francia: il caso Faurisson contro Badinter

Letto sul settimanale “Rivarol” (1 rue d’Hauteville, 75010 Paris), n°2990 dell’11.03.2011, a p. 4 (mia traduzione):

Avete detto: indipendenza della magistratura?
Quando si sono seguiti, nel corso dei decenni, i processi concernenti i revisionisti, si viene presi da un franco divertimento nel vedere i magistrati indignati che il presidente della Repubblica dubiti della loro indipendenza, della loro imparzialità e della loro quasi infallibilità.

(…)

I processi di revisionismo sono di grande interesse per osservare queste manipolazioni esercitate sui magistrati che vi si sottomettono, benché avidi di rispettabilità.

Al Palazzo di Giustizia di Parigi, la XVIIa Chambre correctionnelle costituisce uno dei loro feudi. La Repubblica francese offre a certi di loro, come il presidente Nicolas Bonnal e il procuratore aggiunto François Cordier, a spese di contribuenti di una generosità senza limiti, dei corsi prodigati dal CRIF (Conseil Représentatif des Institutions juives de France) e dal Centre Simon Wiesenthal di Parigi, in nome dell’indipendenza della magistratura.

L’efficacia di questi corsi è spettacolare. Prendiamo un esempio relativamente recente che non è un caso isolato.

In seguito alla dichiarazione, l’11 novembre 2006, di Robert Badinter [foto], ex ministro della Giustizia, su ARTE [canale televisivo]: “Ho fatto condannare [nel luglio 1981] Faurisson per essere un falsario della storia”, il professore sporge querela.
Nella sentenza emessa il 21 maggio 2007, il Tribunale della XVIIa chambre correctionnelle di Parigi, presieduto da Nicolas Bonnal, pronuncia: “È bene […] constatare che il convenuto [R. Badinter] ha fallito la sua offerta di prova”.
La traduzione di questa frase in linguaggio volgare è: “Badinter ha mentito”, il che non impedisce al medesimo tribunale di aggiungere con faccia tosta: “A Rober Badinter sarà riconosciuto il beneficio della buona fede e a Robert Faurisson saranno, per conseguenza, respinte tutte le sue istanze […]. Condanna Robert Faurisson a pagare a Robert Badinter la somma di 5.000 euro in base alle disposizioni dell’articolo 700 del nuovo codice di procedura civile. Condanna Robert Faurisson alle spese”!
Robert Badinter, giurista ebreo, viene automaticamente promosso al rango di grande coscienza universale, per la sua origine, per il diritto del sangue, oserei dire, e dunque incapace di essere in malafede, anche quando mente pubblicamente. Di riflesso, l’insultato è condannato perché, da semplice goy, si è azzardato a perseguirlo.

A pensarci bene, ci si chiede se il tribunale di Nicolas Bonnal, per eccesso di zelo, non sprofondi nell’antisemitismo elementare, proclamando che un eminente giurista ebreo, avvocato, ex ministro della Giustizia, diffama, calunnia pubblicamente, “in buona fede”. Una tale patente d’irresponsabilità può portare molto lontano e pericolosamente, se viene estesa a dei generali, a dei membri del Mossad e a degli uomini politici della medesima comunità. Altri esempi abbondano per mostrare che la giustizia del nostro paese ha rassegnato le dimissioni e si è allontanata dalla sua linea normale di condotta. L’esistenza dei sindacati dei magistrati costituisce un’altra testimonianza. Un magistrato, come può essere indipendente e affiliato a un sindacato?

Che la giustizia manchi crudelmente di mezzi è un’evidenza. Gli avvocati dei revisionisti sono i primi a riconoscere la miseria di questa istituzione.
Ma una pioggia di mezzi non sostituirà mai l’anima scomparsa della giustizia. Noi lasceremo dunque il presidente della Repubblica e i suoi magistrati a litigare senza prendere posizione. Complessivamente, con un immenso rispetto per le eccezioni, fanno parte di uno stesso mondo che non è il nostro.
Louis Castay 

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