Le rivolte dei paesi islamici contageranno l’Europa?

Le rivolte dei paesi islamici contageranno l’Europa?

IL FERVORE RIVOLUZIONARIO SI DIFFONDERÀ OLTRE GLI STATI ARABI; LA PROSSIMA SARÀ L’EUROPA!
Di Gerald Celente[1]
KINGSTON, NY, 1 febbraio 2011 – Quando il governo tunisino è caduto, i media e le loro scuderie di esperti còlti alla sprovvista da questi eventi sono rapidamente intervenuti a proclamare un’ovvietà: che i cittadini di altre nazioni arabe sarebbero stati incoraggiati a sfidare i governi autocratici e corrotti.
Ora, è l’Egitto alle prese con l’insurrezione, e l’Algeria, la Giordania, il Marocco e lo Yemen sono già presi di mira per cambiamenti rivoluzionari. I Regni più ricchi e più strettamente controllati del Medio Oriente non saranno immuni alle sfide delle loro cittadinanze per spezzare le catene del dominio reale.
Ma, come ho già previsto in The Trends Journal, non è solo il Medio Oriente ad essere destinato a vivere episodi di sconvolgimenti violenti. Ciò che sta accadendo nel mondo arabo si diffonderà in molti stati europei. Se la chiamata alle armi verrà pronunciata in differenti lingue, le cause sottostanti sono le stesse.
Dublino: in piazza contro i tagli ai salari

Nel dicembre 2010 (prima che la Tunisia finisse sui giornali) diffondemmo un Trend Alert intitolato: “Off With Their Heads!” [Tagliate loro le teste] in cui prevedevamo una “lunga guerra tra il popolo e le classi dominanti”. Rilevammo che “Chiunque metta in discussione l’intensità della collera ribollente del popolo o è disinformato o rifiuta [la realtà]”.

Non è stata la collera degli arabi che ci ha indotto a quella previsione. Sono state le rivolte degli studenti e dei lavoratori che si riversano nelle strade d’Europa. L’imposizione di draconiane misure di austerità – le tasse più alte, l’aumento delle tasse scolastiche, la perdita delle indennità, i servizi decurtati, i tagli al lavoro nel settore pubblico – hanno fatto sollevare giovani e vecchi contro un sistema truccato che ha spianato la strada ai privilegiati e ha punito i proletari.



Manifestazione ad Atene contro l'”austerity” di Papandreu (e della UE)

 Sebbene siano stati in milioni a manifestare nelle strade di Atene, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Londra e Madrid, quando le proteste sono finite, i governi a malapena sono rimasti scossi, tantomeno sono caduti. A differenza dei regimi arabi autocratici, dove la dura morsa della repressione poteva essere spezzata solo dalla violenza, nell’Occidente “democratico” l’illusione della rappresentanza e le promesse pacificanti dei governi hanno mitigato la violenza.

Sia la stampa che i politici hanno ritenuto che le proteste avrebbero fatto il loro corso, che la gente avrebbe accettato il proprio destino, e, volente o nolente, ne avrebbe sofferto le conseguenze. Ma le proteste non hanno fatto il loro corso. Il pedaggio economico dell’austerità e della disoccupazione continua a devastare le classi inferiore e media. Come abbiamo scritto sul numero dell’inverno 2011 del Trends Journal: “Sarà solo una questione di tempo prima che una serie di eventi premonitori della fine spezzeranno la schiena alla gente, scatenando rivolte incontrollabili, colpi di stato (incruenti e/o militari), tumulti e insurrezioni in tutto il mondo finanziariamente malconcio.

La previsione di tendenza: le conseguenze involontarie dei cambi di regime in Nord Africa e in Medio Oriente e le rivolte che a nostro giudizio intorbideranno l’Europa saranno tanto drammatiche quanto le loro volute conseguenze: il rovesciamento dei governi. Gli appelli di Presidenti, Primi Ministri, funzionari di gabinetto ed esperti di politica estera ad una “transizione ordinata dei poteri” sono solo doppiezza diplomatica e mera tromboneria. La rivoluzione non è una cosa semplice e lineare.

Come vedremo in Egitto, i colpi di stato militari verranno camuffati da cambi di regime. L’opinione pubblica viene già condizionata a vedere i militari egiziani come amati liberatori. Ma in realtà sono semplicemente un altro braccio del governo autocratico, e non hanno certo più familiarità con gli ideali democratici del dittatore che hanno sostituito…dittatore uscito lui stesso dai ranghi dell’esercito.

I leader e i media internazionali non vogliono riconoscere la rivolta egiziana per quello che è: il preludio ad una serie di guerre civili che porteranno a guerre regionali, che porteranno alla prima “Grande Guerra” del 21° secolo (Vedi “The History of the Future: Trends 2012: The Great War” [La storia del futuro: tendenze del 2012: la Grande Guerra] Trends Journal, primavera 2010). 

One Comment
  1. Miguel Martinez mi ha fatto notare che l'espressione "Off With Their Heads!" (Tagliate le loro teste) è una citazione da Alice nel paese delle meraviglie: è la frase che la regina ogni tanto rivolge al boia che l'accompagna in giro).

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