Non solo Mubarak: i 7 dittatori che l’America appoggia fino in fondo

Non solo Mubarak: i 7 dittatori che l’America appoggia fino in fondo

NON SOLO MUBARAK: 7 DEI PEGGIORI DITTATORI CHE GLI STATI UNITI APPOGGIANO FINO IN FONDO[1]
Dall’Arabia Saudita all’Uzbekistan al Ciad, gli Stati Uniti tengono al potere alcuni pessimi autocrati
Di Joshua Holland
5 febbraio 2011 – Ultimamente, l’incalzato presidente egiziano Hosni Mubarak, il cui regime ha ricevuto miliardi di dollari di aiuti dagli Stati Uniti, è stato al centro dell’attenzione dei media globali. È stato a lungo il “nostro bastardo”, ma non è il solo.
Diamo uno sguardo agli altri dittatori da ogni parte del pianeta che godono dei favori dello Zio Sam.
1.      Paul Biya, Camerun
Biya domina in Camerun da quando ha vinto un’”elezione” nel 1983. Era il solo candidato, e andò decisamente bene, avendo ottenuto il 99% dei voti.
Secondo la relativa voce Wikipedia[2], “gli Stati Uniti e il Camerun operano di concerto alle Nazioni Unite e in un certo numero di altre organizzazioni multilaterali. Mentre nel 2002, nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Camerun operò insieme agli Stati Uniti su un certo numero di iniziative. Il governo americano continua a fornire finanziamenti importanti a certe istituzioni finanziarie internazionali, quali la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, e l’African Development Bank, che fornisce assistenza finanziaria e altri aiuti al Camerun”.
Amnesty International fa un elenco dettagliato[3] delle esecuzioni illegali, dei giornalisti gettati in carcere, e una quantità di altri brutti affari.
Come parte della strategia per soffocare l’opposizione, le autorità hanno perpetrato o condonato violazioni dei diritti umani, inclusi gli arresti arbitrari, le detenzioni illegali, e le restrizioni ai diritti della libertà di espressione, di associazione e di riunione. I difensori dei diritti umani e i giornalisti sono stati vessati e minacciati. Uomini e donne sono stati imprigionati a causa del loro orientamente sessuale.
2.      Gurbanguly Berdymuhammedov (o Berdymukhamedov), Turkmenistan
Berdymuhammedov è giunto al potere nel 2006 quando il suo predecessore è morto e il successore costituzionalmente designato è stato gettato in carcere.
Secondo il Dipartimento di Stato[4], “per diversi anni negli anni ’90, il Turkmenistan è stato un attore chiave della U. S. Caspian Basin Energy Initiative [Iniziativa Americana per l’Energia nel Bacino del Caspio], che ha cercato di facilitare i negoziati tra partner commerciali e i governi di Turkmenistan, Georgia, Azerbaigian, e Turchia per costruire un condotto sotto il Mar Caspio ed esportare il gas turkmeno nel mercato interno turco dell’energia e oltre – il cosiddetto Gasdotto Transcaspico. L’elenco di Parade Magazine dei peggiori dittatori del mondo[5] nota che “gli Stati Uniti continuano a importare petrolio dal Turkmenistan (per 100 milioni di dollari nel 2008), mentre Boeing fornisce aerei al governo turkmeno. Chevron…ha aperto un ufficio nella capitale del Turkmenistan, Ashgabat”.
Human Rights Watch dice[6] che mentre Berdymuhammedov ha fatto alcuni passi “per invertire alcune delle più disastrose politiche sociali” del governo del suo predecessore, “il governo rimane uno dei più repressivi e autoritari del mondo”.
3.      Teodoro Obiang Nguema, Guinea Equatoriale
Trentadue anni fa, Obiang Nguema depose – e poi giustiziò – suo zio, Francisco Macías, in un sanguinoso colpo di stato. Peter Maaa lo ha definito[7] “il peggiore dittatore dell’Africa”, ma un uomo la cui vita “sembra una parodia del genere dittatori”.
Obiang…aveva promesso di essere più gentile del suo predecessore, ma negli anni ’90, persino l’ambasciatore americano nella Guinea Equatoriale ricevette una minaccia di morte da un esponente del regime, disse l’ambasciatore, e dovette essere evacuato. Non molto dopo tutto ciò, venne scoperto del petrolio situato in mare, ma il primo flusso di introiti – circa 700 milioni di dollari – venne trasferito in conti segreti sotto il personale controllo di Obiang.
Secondo Parade, “gli Stati Uniti nel 2008 hanno importato più di 3 miliardi di prodotti petroliferi dalla Guinea Equatoriale”.
4.      Idriss Deby, Ciad
Nello stesso anno, abbiamo importato anche petrolio per 3 miliardi di dollari dal Ciad. Secondo il Dipartimento di Stato[8], “gli Stati Uniti hanno cordiali relazioni con il governo di Deby. Il Ciad si è dimostrato un valido partner nella guerra globale al terrorismo, e nel fornire rifugio a circa 200.000 profughi della crisi del Darfur in Sudan lungo il suo confine orientale”.
Il Rapporto sul Ciad del 2010[9] di Amnesty International delinea bene il quadro:
“Civili e operatori umanitari sono stati uccisi e sequestrati; donne e ragazze sono state vittime di stupri e di altre violenze; e i bambini sono stati utilizzati come soldati. Le autorità non sono riuscite a prendere adeguati provvedimenti per proteggere i civili dagli attacchi dei banditi e dei gruppi armati. Coloro che sono stati sospettati di essere oppositori politici sono stati illegalmente arrestati, arbitrariamente imprigionati e torturati o maltrattati in altro modo. Le vessazioni e le intimidazioni dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani sono continuate. Le demolizioni di case e di altre strutture sono continuate per tutto il 2009, lasciando migliaia di persone senza tetto”.
Nonostante il fatto che l’esercito del Ciad sia stato accusato di utilizzare soldati bambini, Parade nota che “gli Stati Uniti continuano ad addestrare i commando del Ciad”.
5.      Islam Karimov, Uzbekistan
La cosa che rende Karimov così particolare è il suo (presunto[10]) debole per bollire a morte i suoi avversari politici.
Karimov è presidente dell’Uzbekistan dal 1990, quando vinse con largo margine la prima di una serie di elezioni truccate. La tortura, le detenzioni arbitrarie, e massicce retate delle minoranze religiose sono abituali in Uzbekistan, secondo Human Rights Watch[11]. Ma il paese è stato un partner chiave degli Stati Uniti nella sua “guerra al terrorismo”, ospitando fino al 2005 le truppe americane nella base aerea di Karshi-Khanabad. I rapporti si sono un po’ raffreddati dopo che Karimov ha incoraggiato gli Stati Uniti ad abbandonare la base, ma, come nota Parade, “il volume degli scambi commerciali degli Stati Uniti con l’Uzbekistan nel 2008 è raddoppiato, poiché gli americani continuano a importare enormi quantitativi di uranio uzbeko, che viene usato per le centrali e per le armi nucleari”. L’anno successivo, “le Uzbekistan Airways hanno ordinato aerei di linea Boeing per circa 600 milioni di dollari”.
6.      Meles Zenawi, Etiopia
Zenawi domina in Etiopia da 20 anni. Proprio l’anno scorso, dopo quelli che Human Rights Watch ha definito[12] “mesi di intimidazioni dei sostenitori dei partiti di opposizione”, il partito di Zenawi, il Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope, ha ottenuto il 99.6% dei voti. Legittimità!
L’Etiopia è un partner strategico chiave nella “lotta al terrorismo”, e contribuisce in modo significativo alle operazioni africane di peace-keeping. Secondo la U. S. Agency for International Development[13] [Agenzia americana per lo sviluppo internazionale, USAID], gli Stati Uniti sono il più grande donatore dell’Etiopia. Il Congresso ha approvato una legge, nonostante le obiezioni dell’amministrazione Bush, che riduce gli aiuti militari al paese fino a quando non avrà una stampa libera e il regime di Zenawi non migliori la situazione dei diritti umani, ma – e questo è un grande ma – ne esenta gli aiuti “per l’anti-terrorismo”. Così, nonostante il fatto che, secondo Amnesty International[14], le forze etiopi dell’opposizione siano illegali, le organizzazioni non governative siano state messe al bando e gli etiopi spesso scompaiano senza processo, gli Stati Uniti continuano ad addestrare le truppe etiopi.
7.      Re Abdullah Bin Abdul-Aziz, Arabia Saudita
A quanto pare, quando una stato islamico teocratico fa cose orribili ai propri cittadini, è un affare serio solo se lo stato si chiama Iran. L’Arabia Saudita, naturalmente, è tra i più importanti alleati degli Stati Uniti – il governo americano ha garantito la sicurezza della famiglia reale saudita per decenni, in cambio di…petrolio.
Abdullah ha intrapreso alcune riforme dopo aver preso il potere nel 2005, ma Human Rights Watch dice[15] che “le iniziative sono state in gran parte simboliche “con, concretamente, solo alcuni modesti guadagni o protezioni istituzionali dei diritti”. Il Rapporto del 2010 di Amnesty International accusa[16] che le autorità saudite continuano a usare “un ampio spettro di misure repressive per soffocare la libertà di espressione e altre attività legittime”.
Centinaia di persone somo state arrestate come sospetti terroristi. Migliaia di altre persone arrestate negli anni precedenti in nome della sicurezza sono rimaste in prigione; esse includono prigionieri di coscienza. Circa 330 sospetti per motivi di sicurezza hanno avuto processi iniqui davanti ad un tribunale da poco costituito ma a porte chiuse; uno di costoro è stato condannato a morte e 323 sono stati condannati al carcere.
Ecco come stanno le cose: una grande collezione di bastardi, sì. Ma ricordate: sono i nostri bastardi!

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