L’Italia: immutabile portaerei degli USA

L’Italia: immutabile portaerei degli USA

Da SOVRANITÀ LIMITATA – Storia dell’eversione atlantica in Italia, di Antonio Cipriani e Gianni Cipriani, Edizioni Associate, Roma, 1991, pp. 12-13[1]:
L’ambasciatore James Clement Dunn, in un telegramma top secret spedito il 5 dicembre 1947 al segretario di Stato George Marshall scrisse: «De Gasperiha detto che oltre a trattenere una squadra navale nel Mediterraneo potremmo anche mantenere una riserva di truppe in qualche zona del Mediterraneo…Egli mi ha detto che desidera parlarmi di un’idea che ha avuto sulla possibilità che gli Stati Uniti facciano una dichiarazione richiamandosi al trattato di pace con l’Italia e alla piattaforma delle Nazioni Unite, per ricordare all’opinione pubblica il proprio dovere e il proprio diritto ad intervenire non appena l’integrità territoriale dell’Italia oppure il governo democratico antitotalitario del paese risultassero in pericolo…Dato l’attuale clima politico, il signor De Gasperi chiede che non venga menzionato il suo nome per nessuna delle cose suddette»[2]. D’altra parte, nello stesso periodo De Gasperi giurava sul suo onore di non aver chiesto il rinvio della partenza delle truppe americane…La sovranità limitata affonda le sue ragioni storiche in quegli anni, quando gli americani faranno diventare l’Italia nulla più che una loro portaerei nel Mediterraneo, con il consenso di quelle forze che volevano gestire il potere senza possibili alternative di governo…Il 17 dicembre il Nsc [National Security Council] approvò la direttiva 4/A che assegnava alla Cia il compito di condurre azioni clandestine di guerra psicologica contro le forze comuniste. E due settimane dopo la partenza ufficiale delle truppe americane dal nostro paese, due navi da guerra si muoveranno con quattromila marines a bordo per tornare ad attraccare in Italia.
Da L’ESPRESSO, 24 febbraio 2011, p. 34[3]:
Noi non ce ne rendiamo conto, ma dal 2008 siamo diventati la più importante roccaforte statunitense del mondo. In Italia ci sono 15 mila militari americani: lo stesso numero dei tempi della Guerra fredda ma con reparti molto più agguerriti e incisivi. Berlusconi ha mantenuto la promessa di eliminare ogni ostacolo per la nuova base di Vicenza, che permette alla 173ma brigata paracadutisti di schierarsi in poche ore in tre continenti. A Sigonella sta nascendo il nido dei Global Hawk, i ricognitori teleguidati che possono spiare ovunque. A Gricignano d’Aversa è pronta la caserma costata mezzo miliardo di dollari per il personale della Sesta Flotta, decisiva per presidiare le rotte di terroristi e pirati: gli Usa vorrebbero che l’installazione venisse dichiarata extraterritoriale ma la Costituzione non lo permette. La Russa – rivelano i cable di Wikileaks – ha comunque offerto un patto bilaterale che di fatto la renderà autonoma dalle autorità italiane. Maggiori difficoltà ci sono per la mega-antenna del Muoss di Niscemi, un colossale ponte radio che collegherà tutte le pattuglie di marines sparse per il pianeta. Gli emissari di Washington «hanno garantito che non provocherà problemi alla salute», ma Gianni Letta e La Russa si scontrano con le resistenze siciliane. Il risultato più importante è un altro: in silenzio, sempre a Vicenza, una vecchia caserma è stata trasformata in Africom, il nuovissimo comando che dirigerà le operazioni a stelle e striscie in Africa. La pratica è stata seguita da Letta, a cui gli inviati di Washington hanno detto con chiarezza che servirà anche «per azioni dirette» nel continente nero. E agli Usa interessa molto la «flessibilità di Roma»: la disponibilità a chiudere gli occhi, come è accaduto con Aviano e Camp Darby durante la guerra in Iraq, e non esercitare le prerogative che permettono il veto sulle spedizioni Usa dal nostro territorio: dissuadono Letta dal rendere pubblici questi protocolli  in segreto e in segreto sperano che neanche il premier se ne renda conto. Perché temono che possa ostacolare iniziative ostili alla Russia, come l’invio da Napoli di un incrociatore della Sesta Flotta per tenere le navi di Putin lontano dalle coste georgiane.
Da LA VOCE DELLE VOCI, febbraio 2011, p. 7[4]:
I segni, gli indizi di protezioni altolocate lungo la strada di sangue della camorra sono anche altri. A cominciare da quello specialissimo autista che per anni accompagnava lady Iovine, Enrichetta Avallone, durante la latitanza dorata del marito nella capitale, per uno shopping nelle vie del centro adeguato alla primadonna dei Casalesi. Lui, l’autista-finanziere, era un uomo degli apparati di intelligence. E poi, ci dice qualcosa il fatto che ancora oggi in zona Casal di Principe numerose ville dei clan sono state affittate da ufficiali della Nato? Ottimi saranno stati anche i rapporti tra la base americana – quella di Grazzanise, in piena area d’influenza dei Casalesi – e Francesco Schiavone in persona: stando alle rivelazioni del cugino Carmine Schiavone, pentito, Sandokan avrebbe intrattenuto negli anni della “fuga” un love affair non con una sola, ma con ben due avvenenti ufficiali in gonnella della vicina Us Navy.

[1] Grassetti miei.
[2] Us Foreign Relations, 1948, volume III, pp. 736-7, citata in Roberto Faenza e Marco Fini, Gli americani in Italia, Milano, Feltrinelli, 1976, pp. 242-244.
[3] HA RESO COMICA L’ITALIA, di Stefania Maurizi e Gianluca Di Feo
[4] LA CAMORRA COME AL QAEDA?, di Rita Pennarola

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