Bruno Gollnisch firma la petizione Blanrue

Bruno Gollnisch firma la petizione Blanrue

LIBERTÀ, LIBERTÀ CARA: BRUNO GOLLNISCH FIRMA LA PETIZIONE BLANRUE[1]
Qual è il punto in comune tra Bruno Gollnisch e delle personalità così diverse, viventi o oggi scomparse, come Maurice Allais, Mahmoud Ahmadinejad, Henri Amouroux, Philippe Bilger, Hélène Carrère d’Encausse, Hugo Chavez, Jean Daniel, François Furet, Michel Houellebecq, Philippe Muray, Alain Peyrefitte, Paul Ricoeur, Alain Robbe-Grillet, Simon Veil, Pierre Vidal-Naquet, Vladimir Volkoff e centinaia, uomini e donne, di letterati, giuristi, storici, giornalisti? Il loro rifiuto, dichiaratamente espresso, della legge liberticida Gayssot, poiché, come è stato ugualmente dichiarato dall’ex presidente del Consiglio costituzionale, Robert Badinter, “nulla permette al legislatore, riguardo alla Costituzione, di ergersi a tribunale della storia”.
Storicamente combattuta, dopo la sua promulgazione, dal Front National e da Jean-Marie Le Pen, questa legge essenzialmente staliniana vieta in particolare di contestare anche solo un punto del giudizio del tribunale di Norimberga; la legge Fabius-Gayssot ha reintrodotto il reato d’opinione, in nome del quale il padre di famiglia – numerosa – Vincent Reynouard è attualmente incarcerato – vedi il nostro articolo datato 7 settembre 2010.
Bruno Gollnisch ha deciso di apporre il proprio nome alla petizione iniziata dal giornalista e storico Paul-Eric Blanrue « per l’abrogazione della legge Gayssot e la liberazione di Vincent Reynouard », diventando anche il primo parlamentare francese ad esprimere con questo atto solenne il proprio attaccamento alla libertà di espressione.
Una petizione che ha già ricevuto la firma di numerosissime personalità come l’universitario belga Jean Bricmont, l’umorista Dieudonné, il giornalista e scrittore Dominique Jamet, ex presidente dell’istituzione pubblica della Bibliothèque de France, Padre Michel Lelong, il fondatore di Reporters sans frontières Robert Menard, o ancora quella dell’americano Steve Wozniak, una delle grandi figure della rivoluzione informatica, cofondatore di Apple con Steve Jobs.
Nello spirito di Blanrue, si tratta in particolare di « cominciare a esercitare una pressione sui poteri pubblici affinché comprendano che questa legge liberticida è insopportabile in un paese come la Francia che si vanta di di essere democratico e che si permette di dare lezioni di morale al mondo intero al punto di andare a portare una guerra in Afghanistan per imporre i suoi immortali principi! ».
Nella sua lettera indirizzata a Blanrue, Bruno Gollnisch sottolinea che lui « firma volentieri la petizione in favore dell’abrogazione della legge Gayssot e della liberazione di Vincent Reynouard, il cui imprigionamento è una vergogna per un paese che sostiene di essere libero ». Ma « affinché le cose siano chiare, desidero tuttavia precisare che, contrariamente al testo proposto [quello della petizione] non considero la libertà di espressione come un retaggio della Rivoluzione Francese. E che il nazionalsocialismo è incompatibile col cattolicesimo, soprattutto di quello tradizionale e radicale ».
Nel corso della sua carriera politica, come pure all’interno dell’università francese, Bruno Gollnisch ha sempre manifestato il suo attaccamento alla libertà di espressione e di ricerca, accompagnato da una curiosità intellettuale che gli ha sempre permesso di stabilire un dialogo franco e cortese con degli interlocutori che manifestavano idee diametralmente opposte alle sue.
Un’apertura intellettuale che gli permette anche di coltivare la virtù del dubbio e che gli dà il distacco necessario per giudicare una situazione. Scrivendo a Blanrue, Steve Wozniak riferiva che « tutti sanno che i libri [di storia] sono scritti dai vincitori ». Una constatazione di fatto che non porta Bruno Gollnisch a stabilire una gerarchia delle vittime, delle sofferenze o anche dei malvagi. Egli lo ha ricordato lo scorso mese di agosto durante il suo viaggio in Giappone in un simposio che riuniva numerosi movimenti nazionali di resistenza al mondialismo.
Ricordando le due bombe atomiche yankee che colpirono il suolo nipponico nel 1945, ha dichiarato: « Vi sono i criminali di guerra cattivi e quelli buoni. I criminali di guerra buoni, quelli che vengono perdonati, sono i vincitori. Sono quelli che hanno bombardato e fatto sciogliere a tremila gradi di calore le donne, i vecchi, i bambini, di Hiroshima, di Nagasaki, di Dresda, o altrove. Questo, sono i buoni. E poi, vi sono i cattivi, che stanno nel campo dei vinti ».   

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo:  http://www.gollnisch.com/2011/02/04/liberte-liberte-cherie-bruno-gollnisch-signe-la-petition-blanrue/

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