Israele intima al Vaticano l’apertura degli archivi e poi blinda i propri

Israele intima al Vaticano l’apertura degli archivi e poi blinda i propri

GLI ARCHIVI DI STATO DEVONO RIMANERE SEGRETI PER ALTRI 20 ANNI, ORDINA IL PRIMO MINISTRO

Di Barak Ravid, 28.07.2010[1]

A causa delle pressioni delle agenzie di intelligence, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha prolungato di 20 anni il periodo in cui i documenti contenuti negli archivi governativi possono rimanere segreti.

Le nuove regole, approvate due settimane fa, implicano che i documenti d’archivio destinati a diventare disponibili agli studiosi e al pubblico dopo 50 anni rimarranno ora blindati fino a quando non saranno trascorsi 70 anni dall’archiviazione.

I documenti in questione risalgono ai primi due decenni dell’esistenza di Israele, e riguardano eventi fondamentali come la Campagna del Sinai del 1956, la fallita operazione spionistica di due anni prima conosciuta come il caso Lavon, e la Guerra dei Sei Giorni del 1967. La nuova direttiva di Netanyahu implica che il primo di tali documenti ad essere divulgato lo sarà solo nel 2018.

La mossa arriva dopo che lo Shin Bet e altri servizi di sicurezza hanno esercitato forti pressioni su Netanyahu per impedire l’apertura degli archivi. L’archivista di Stato Yehoshua Freundlich ha detto a Haaretz che parte dei documenti resteranno segreti perché “hanno delle implicazioni sulla conformità [di Israele] al diritto internazionale”.

Netanyahu ha firmato la misura – redatta, dopo mesi di litigi intestini, dalle autorità dell’Archivio di Stato di Israele – l’11 Luglio, dopo che è stata esaminata dal consulente legale del suo staff.

Le nuove norme si applicheranno a una serie di enti governativi che per anni hanno violato la legge sugli archivi del 1955 conservando propri archivi particolari. Tali enti includono lo Shin Bet, il Mossad, la Commissione per l’Energia Atomica, l’Istituto per la Ricerca Biologica e altre organizzazioni direttamente rispondenti al Primo Ministro.

Le nuove norme potrebbero anche produrre una situazione in cui documenti del primo decennio dell’esistenza di Israele, inclusi rapporti segreti di intelligence appartenenti agli archivi dell’IDF[2], già resi pubblici, potranno essere di nuovo secretati.

Le nuove direttive arrivano dopo che due giornalisti, Ronen Bergman – del giornale Yedioth Ahronoth – e Yossi Melman – di Haaretz – avevano intrapreso una battaglia di tre anni alla Corte Suprema con ricorsi che chiedevano l’apertura degli archivi particolari degli enti governativi. La decisione di tenere segreti i documenti indurrà probabilmente la Corte Suprema a respingere i ricorsi dei giornalisti.

Prima che la versione definitiva della misura venisse presentata a Netanyahu per l’approvazione, le autorità archivistiche si erano incontrate nelle ultime settimane per discutere l’iniziativa. In un verbale dell’incontro ottenuto da Haaretz, Freundlich aveva detto che le nuove misure sono indotte dalle pressioni di una parte dei servizi di sicurezza e dalla preoccupazione che la Corte Suprema avrebbe deciso alla fine in favore dei ricorsi dei giornalisti. “Non vi nasconderò il fatto che una delle ragioni fondamentali di tutto questo caso è costituito dalle pressioni pubbliche per aprire gli archivi del Mossad, dello Shin Bet, della Commissione per l’Energia Atomica, dell’Istituto per la Ricerca Biologica e forse di diverse altre istituzioni”, aveva detto Freundlich.

“Dopo aver parlato con certe persone mi sono convinto che nell’attuale situazione questi documenti non sono adatti ad essere visti dal pubblico”, aveva detto. “Non chiedetemi cosa succederà tra 70 anni. Tra otto anni saremo tutti qui, spero, e affronteremo di nuovo la questione. Ho chiesto a questi enti che quando questi documenti raggiungeranno i 70 anni, su di essi dovranno essere scritti articoli e libri. Ho chiesto loro di fare i primi passi affinché vengano esposti al grande pubblico. Devo dire che sono ancora in attesa di vedere dei segni che tutto ciò verrà fatto”.

La battaglia per aprire gli archivi è stata condotta dal Movimento per la Libertà di Informazione e dall’Associazione per i Diritti Civili in Israele. L’ufficio del primo ministro ha detto che il processo di revisione [delle nuove norme] è durato oltre tre anni e ha incluso consultazioni con storici, attivisti per i diritti umani, le autorità degli Archivi di Stato di Israele, e le organizzazioni della sicurezza.

L’ufficio di Netanyahu ha aggiunto che le nuove misure sono disponibili al pubblico in rete. “Le nuove regole abbreviano il periodo dopo cui i documenti che non hanno attinenza alla sicurezza possono essere visti, da 30 a 15 anni, mentre allungano a 70 anni il periodo di riservatezza di certi documenti attinenti alla sicurezza nei casi in cui le condizioni della sicurezza di Israele lo richiedano”, recita la dichiarazione.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.haaretz.com/print-edition/news/state-archives-to-stay-classified-for-20-more-years-pm-instructs-1.304449 . Sulle ripetute pressioni israeliane sul Vaticano, si vedano, tra gli altri, i seguenti link :
http://archiviostorico.corriere.it/2008/ottobre/19/Pio_XII_torna_dividere_Vaticano_co_8_081019014.shtml e http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=1371&ID_sezione=524&sezione=
[2] Israel Defence Force: l’esercito.

One Comment
    • Anonimo
    • 23 Ottobre 2010

    Era ora! Ultime dal Sinodo.
    Finalmente parole chiare dalla Chiesa: gli Israeliani devono smetterla di massacrare ed opprimere i Palestinesi in nome di una "terra promessa", mai voluta in questi termini da Dio.
    L'ONU adesso farà rispettare le risoluzioni fin'ora ignorate dallo stato sionista?

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