Benedetto XVI in sinagoga: la delusione del B’nai B’rith

Benedetto XVI in sinagoga: la delusione del B’nai B’rith

IL B’NAI B’RITH: LA VISITA DEL PAPA HA LASCIATO I PROBLEMI IRRISOLTI[1]

L’organizzazione ebraica internazionale apprezza le aperture di Benedetto XVI alla comunità ebraica durante la sua visita alla Grande Sinagoga di Roma, ma dice che l’evidente desiderio di evitare una discussione diretta sulle questioni pertinenti alle relazioni cattolico-ebraiche è spiacevole

Ynetnews

Il B’nai B’rith International ha apprezzato le aperture alla comunità ebraica di Papa Benedetto XVI durante la sua visita alla Grande Sinagoga di Roma domenica, ma ha detto che l’evidente desiderio del papa di evitare una discussione diretta sulle questioni più controverse pertinenti le relazioni cattolico-ebraiche, come la beatificazione di Papa Pio XII[2], è stato spiacevole.

Il Presidente Onorario Tommy Baer di Richmond, Virginia, ha guidato una delegazione del B’nai B’rith che includeva i vice-Presidenti Anziani Bruce Pascal, di North Potomac, Maryland, e Yves-Victor Kamami di Parigi, insieme al Presidente del B’nai B’rith di Roma Sandro Di Castro, come ospiti alla sinagoga.

La visita, la terza del papa ad una sinagoga dal 2005, arrivata poco dopo il suo pellegrinaggio in Israele del 2009, ha luogo in un momento critico delle relazioni cattolico-ebraiche e aiuta a conservare un legame che si è molto rafforzato a partire dalla metà degli anni ’60.

Esprimendo la “stima e l’affetto” che lui, “come tutta la Chiesa cattolica, prova per questa comunità e per tutte le comunità ebraiche del mondo”, Benedetto ha condannato “la piaga dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo”, e ha evocato “il singolare e profondamente inquietante dramma della Shoah”.

Tuttavia, lo sforzo di affrontare una serie di pressanti preoccupazioni ebraiche era assente. Subito dopo il discorso del papa, Baer ha detto: “Mentre riconosciamo l’importanza storica di questa visita e apprezziamo i richiami del papa alla comprensione e al rispetto reciproci, siamo profondamente delusi che il papa abbia scelto di non affrontare la questione della beatificazione di Papa Pio XII. Se non voleva discuterne pubblicamente nella sua visita alla sinagoga, avrebbe potuto coglierne l’occasione nelle riunioni più private con i leader della comunità ebraica. Era ovvio che voleva evitare la controversia”.

Una beatificazione prematura

Di principio, il B’nai B’rith riconosce il conferimento cattolico della santità come una questione interna della chiesa. Nello stesso tempo, Baer ha osservato: “Continuiamo a credere che la beatificazione sia prematura fino a quando gli archivi di Papa Pio XII e del Vaticano durante la seconda guerra mondiale non verranno esaminati. Il perdurante fallimento del Vaticano nel permettere tale accesso agli archivi rende tutto ciò impossibile. Si può solo presumere che se la documentazione provasse che Pio XII abbia salvato con discrezione le vite degli ebrei, la chiesa vorrebbe condividere tali prove”.

Baer, Pascal e Kamami hanno anche partecipato alla riunione privata che il papa ha condiviso con circa 30 leader ebrei alla conclusione della cerimonia ufficiale.

Baer, che è nato in Germania e arrivò negli Stati Uniti quando era bambino, ha detto: “Se avessi potuto parlare al papa, lo avrei fatto in tedesco e gli avrei chiesto di aprire gli archivi vaticani”.

La questione della beatificazione è solo la spaccatura più recente nelle relazioni cattolico-ebraiche, che erano già tese dopo la decisione del papa dello scorso anno di togliere la scomunica ai quattro vescovi, incluso Richard Williamson, che ha affermato pubblicamente che durante l’Olocausto non vennero utilizzate camere a gas e che dalla Germania nazista non vennero uccisi più di 300.000 ebrei. Il papa aveva poi espresso la condanna del negazionismo.

Nel frattempo, nel 2007, la decisione del papa di riportare in auge l’uso della Messa Tridentina in latino, come alternativa alla moderna liturgia adottata negli ultimi decenni, ha molto allarmato gli ebrei e i cattolici impegnati nel dialogo interreligioso. La liturgia in latino include una preghiera del Venerdì Santo “per la conversione degli ebrei”.

Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana e membro del B’nai B’rith, ha preceduto il discorso del papa in sinagoga con un richiamo ad un minuto di silenzio per le vittime del terremoto di Haiti del 12 Gennaio[3]. Egli ha sollecitato gli aiuti della comunità internazionale e ha detto che il B’nai B’rith ha intrapreso uno sforzo mondiale per assistere le vittime.
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[1] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3836810,00.html
[2] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3823237,00.html
[3] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3834620,00.html

2 Comments
    • Anonimo
    • 22 Gennaio 2010

    La liturgia in latino non porta più la preghiera per i "perfidi giudei" perché è stata già abrogata da Giovanni XXIII, su richiesta ed esposto di Mons. Jakob Ukmar, sacerdote triestino di lingua slovena.
    Per quanto attiene la documentazione su Pio XII è DOVERE, ripeto e ribadisco DOVERE della Chiesa, non solo aprire gli archivi, ma anche pubblicare tutti gli atti e scritti riguardanti il beatificando.
    E' una norma prevista per la canonizzazione di qualsiasi cristiano, sia esso un semplice fedele, un sacerdote, un vescovo o un papa. Non esistono eccezioni, né atti di benevolenza.
    Saluti
    Dario Bazec

    Rispondi
    • Anonimo
    • 25 Gennaio 2010

    Santa Connection,

    Rispondi

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