Vrba e Wetzler incontrano Himmler

Vrba e Wetzler incontrano Himmler

VRBA E WETZLER INCONTRANO HIMMLER

Di Thomas Kues, Febbraio 2009[1]

Rudolf Vrba e Alfred Wetzler furono i due ebrei slovacchi che all’inizio del 1944 fuggirono da Auschwitz Birkenau e scrissero il cosiddetto Protocollo di Auschwitz, che includeva la prima “informazione attendibile” sulla presunta “fabbrica della morte” nazista che abbia raggiunto l’occidente. Wetzler era il più alto, il più magro e quello un po’ meno verboso dei due, il Pinotto rispetto al Gianni[2] rappresentato da Vrba. Ma mentre Vrba emigrò nel 1958 in Israele, e da lì in Canada nel 1967, scrisse libri, fece una carriera accademica ed ebbe l’onore di imbrogliarsi [quando venne chiamato a testimoniare] al processo Zündel del 1985, Wetzler rimase dietro la Cortina di Ferro, conducendo una vita assai poco interessante fino alla sua morte, avvenuta nel 1988 a settant’anni di età. Eppure, non rimase del tutto zitto sulla questione di Auschwitz, poiché nel 1964 il suo libro Čo Dante nevidel (“Quello che Dante non vide”) venne pubblicato a Bratislava sotto lo pseudonimo di Josef Lanik. L’anno precedente, Vrba aveva pubblicato le sue memorie su Auschwitz, I Cannot Forgive [Non posso perdonare]. Paragonata a quella di Vrba, la prosa di Wetzler è più dettagliata e fiorita. Egli preferì anche la rara pratica di scrivere la propria autobiografia in terza persona, riferendosi a sé stesso come “Karol” e a Vrba come “Val”. Il suo libro non venne tradotto fino al 2007, quando venne pubblicato come Escape from Hell [Fuga dall’inferno] da Berghahn Books.

Di cardinale importanza, nei libri sia di Vrba che di Wetzler, è la descrizione della presunta visita di Heinrich Himmler all’epoca dell’inaugurazione dei primi nuovi crematori di Birkenau. Vrba la utilizza come apertura del suo libro. Egli non riferisce il punto d’osservazione in cui sarebbe trovato all’epoca della visita, ma Wetzler (p. 47) lo colloca proprio a fianco della strada che stava tra il crematorio II e il (non ancora ultimato) crematorio III. Lo stesso Wetzler afferma di aver osservato la visita dalla porta aperta di una piccola camera mortuaria di legno situata circa cento metri a sud-ovest del Crematorio II.

Quale fu la data della visita? Secondo Wetzler, fu all’incirca alla fine di Marzo del 1943. Egli menziona due crematori come [già] operativi. Mentre il crematorio II venne ultimato il 15 Marzo, il crematorio III non venne inaugurato prima del 25 Giugno di quell’anno. D’altro canto, il crematorio IV venne ultimato il 22 Marzo. Si può quindi supporre che Wetzler intenda l’ultima settimana di Marzo. Ma Vrba afferma che la visita ebbe luogo in Gennaio (I Cannot Forgive, Bantam Books, Toronto, 1964, p. 10), in un’epoca in cui tutti i crematori erano ancora in costruzione e una spessa coltre di neve copriva il terreno. Come Vrba possa confondere Gennaio con Marzo diventa anche più intrigante quando si legge la descrizione fatta da Wetzler del tempo di quella giornata: “Il sole di primavera splendeva luminosamente” costringendo alcune SS a “sbottonarsi i colletti perché il sole picchiava su di loro” (p. 49, 53).

Secondo Wetzler (p. 47), il convoglio del Reichsführer era composto da dodici vetture. Himmler stava nella vettura n°5. Quando Himmler e le sue SS, insieme a “pochi civili”, escono dalle vetture di fronte ai crematori II e III, vengono accolti dal comandante di Auschwitz, Rudolf Höß, e da una banda composta da sedici uomini che suona “L’entrata dei gladiatori”. Essi quindi aspettano fino a due minuti dopo le dieci (di mattina) quando arriva una carovana di camion aperti portando prigionieri ebrei. Wetzler scrive (p. 48) che sia lui che Vrba ebbero una “buona visuale” dell’intera scena, ma la descrizione di Vrba dei due arrivi è radicalmente differente. Vrba afferma, basandosi su una fonte sconosciuta, che Himmler arrivò al campo già alle otto della mattina, ma che poi passò le due ore successive facendo colazione nella residenza di Höß, prima di arrivare in ritardo ai crematori accompagnato da Höß. Vrba menziona solo una vettura. Egli afferma anche che le vittime ebree arrivarono molto prima e che vennero spinte dentro la camera a gas alle 9 in punto. La SS il cui compito era quello di versare lo Zyklon B dentro la camera dovette sedersi aspettando sul tetto per circa due ore mentre altre SS correvano qua e là cercando di contattare Himmler e Höß. Vrba non menziona come gli ebrei arrivassero al crematorio. Wetzler parla di 1.200 ebrei che arrivano stipati sui camion. Egli descrive Himmler che supervisiona lo scaricamento e scambia qualche parola con una vittima di sesso femminile. Wetzler riesce a identificare nell’entourage di Himmler un certo numero di civili, tra i quali Kurt Prüfer della ditta Topf und Söhne e Max Faust della ditta Degesch. Dalla sua distanza molto più vicina Vrba non vede una sola persona in abiti civili.

Quindi arriva lo Zyklon B: secondo Wetzler, nello stesso momento in cui le vittime stanno per entrare nel crematorio. Due, invece di uno, attendenti medici con mostrine nere, vanno sul tetto della camera a gas quando già tutte le vittime sono entrate. Né Vrba, né Wetzler specificano il numero dei fori d’introduzione sul tetto. Wetzler attribuisce ai suoi attendenti almeno due barattoli [di Zyklon] mentre Vrba parla di una sola “scatola”.

Poiché né Vrba né Wetzler sostengono di essere entrati in nessuno dei crematori di Birkenau, la loro descrizione di quello che sarebbe successivamente accaduto può essere attribuita solo all’immaginazione o al sentito dire. Nonostante ciò, Wetzler ritrae la macabra – e presunta – procedura con abbondanza di dettagli (p. 50):

“Le persone che non molto tempo prima erano preoccupate per il loro bagaglio, che pochi minuti prima avevano accettato le attente procedure delle SS, si irrigidivano e guardavano in alto dove sottili cristalli uscivano dalle docce. Dai cristalli usciva rapidamente un gas, adesso lo inalavano, una sostanza pungente, velenosa. Himmler, con i suoi occhi incollati alla finestra, guarda avidamente mentre le persone dietro la porta d’acciaio vengono còlte progressivamente dagli spasmi, mentre si torcono le mani, si strappano i capelli, diventano rigide. Il gas si alza, i bambini si controcono più a lungo negli spasmi terminali”.

Secondo Wetzler, la gasazione durò dieci minuti, mentre Vrba sottintende una durata più lunga non meglio specificata. Wetzler afferma che Himmler rimase incollato allo spioncino della camera a gas per tutto il tempo, con il viso “rosso per l’eccitazione” mentre elogiava a voce alta il metodo omicida come “geniale” e “sensazionale”. In Vrba leggiamo che Himmler guardò nello spioncino per pochi minuti e passò il resto del tempo a discutere della procedura con Höß.

Una volta ultimata la gasazione, Himmler e il suo entourage lasciarono immediatamente il crematorio. Questo almeno è quanto afferma Wetzler. Vrba d’altro canto scrive che Himmler rimase a osservare lo smaltimento dei cadaveri “con acuto interesse”, senza lasciare l’edificio “prima che il fumo iniziasse ad addensarsi sopra i camini”. Questo naturalmente implicherebbe che il “Sonderkommando” fosse presente nel crematorio durante tutta la visita di Himmler. Wetzler però contraddice tutto ciò, affermando che i prigionieri del Sonderkommando aspettarono nei loro alloggi nel campo degli uomini fino a quando Himmler e il suo entourage furono partiti (p. 53).

Secondo Wetzler, le vittime della gasazione costituivano solo la metà di un più numeroso trasporto proveniente da Cracovia. La seconda metà arrivò presuntamente nel pomeriggio e venne gasata la sera di quello stesso giorno. Höß e Himmler tornano a guardare anche questa gasazione. Nessuna seconda gasazione avvenuta in seguito viene menzionata da Vrba. Per quanto riguarda il numero delle vittime, Wetzler sostiene che le vittime della prima gasazione ammontavano a 1.200 mentre il secondo gruppo di 30 camion trasportavano in media 60 persone per veicolo, vale a dire 1.800 persone in totale. Due di questi camion arrivarono presuntamente in ritardo a causa di problemi al motore e saltarono la gasazione. Così, secondo Wetzler, quel giorno vennero gasate 2.880 persone. Vrba sostiene che venne gasato un totale di “3.000 ebrei polacchi” (p. 10). Questo potrebbe non sembrare così contraddittorio. La sorpresa sarà quindi maggiore quando si passerà a leggere la breve descrizione di questo presunto evento nel Protocollo di Auschwitz del 1944:

“Importanti ospiti da Berlino furono presenti all’inaugurazione del primo crematorio, nel Marzo del 1943. Il “programma” consistette nella gasazione e nella cremazione di 8.000 ebrei di Cracovia. Gli ospiti, sia militari che civili, furono estremamente soddisfatti dei risultati e lo speciale spioncino installato sulla porta della camera a gas venne continuamente utilizzato”.

In una deposizione resa da Vrba all’ambasciata israeliana di Londra, per essere presentata al processo Eichmann e che è stata allegata a I Cannot Forgive (p. 269), leggiamo:

“Fui presente all’arrivo di ogni trasporto diretto ad Auchwitz o, se non ero presente, poiché le presenze erano espletate a turno, riuscii ad ottenere le cifre dai miei compagni di lavoro. Così ero in una posizione tale da ottenere cifre piuttosto esatte su quante persone arrivarono ad Auschwitz”.

E’ quindi assai singolare che Vrba, diciannove anni dopo aver scritto il Protocollo di Auschwitz, abbia improvvisamente abbassato il tasso di mortalità di quel giorno fatale di oltre il 60%.

Anche nello strano mondo delle testimonianze olocaustiche è raro trovare due resoconti che si contraddicano reciprocamente in modo tanto lampante, e su così tanti dettagli, come le descrizioni di Vrba e Wetzler della presunta visita di Himmler del 1943. Per Vrba è stata sicuramente una fortuna che il libro di Wetzler non sia mai stato tradotto quando egli era ancora in vita. Cosa sarebbe successo, ci si può chiedere, se anche Wetzler avesse testimoniato al processo Zündel e se il suo libro Escape from Hell fosse stato letto dai cecchini della squadra degli avvocati difensori?

Ma che dire degli altri testimoni dello stesso presunto evento? Che dire dello stesso comandante del campo, Rudolf Höß? Le sue memorie dal carcere vengono spesso presentate come una delle testimonianze più importanti di Auschwitz. Eppure, vi si cercherebbe invano una descrizione della visita di Himmler in questo campo all’inizio del 1943. A p. 233 dell’edizione americana di Comandante ad Auchwitz leggiamo:

“Il mio successivo incontro con Himmler fu nell’estate del 1942 quando visitò Auschwitz per la seconda e ultima volta”.

L’ultima volta che visitò Auschwitz? Höß sicuramente deve aver avuto dei problemi di memoria, per dimenticare quell’interminabile prima colazione con il Reichsführer e tutto il resto.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newsite/sr/online/sr_158.pdf
[2] Nel testo originale, Costello (in italiano, Pinotto) e Abbott (in italiano, Gianni): http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_e_Pinotto

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