Martha Argerich, Hiroshima e l’Olocausto

Martha Argerich, Hiroshima e l’Olocausto

La locandina di uno dei concerti giapponesi di Martha Argerich

Quest’anno ricorre il 70° anniversario dei bombardamenti
atomici di Hiroshima e Nagasaki. Per l’occasione, la celebre pianista Martha Argerich si è recata in Giappone
per alcuni concerti e ha ivi rilasciato un’interessante intervista.
Interessante anche, direi, da un punto di vista revisionista.
La parte che più ci interessa è la seguente[1]:
Question:
Why did you include recitations from poetry related to the Holocaust and atomic
bombings in between the pieces performed at the concerts?
Argerich:
I have been to Hiroshima six times and have visited the (Hiroshima Peace
Memorial) Museum. It was very emotional because I played with (A-bomb writer
and poet) Tamiki Hara’s poem.
The Holocaust was a terrible human
tragedy, but also Hiroshima was a tragedy. It is about memories regarding what
happened 70 years ago.
Q:
What do you feel about the view taken by some Jewish people who say the
Holocaust is a tragedy that cannot be compared to anything else?
A:
The Holocaust and atomic bombings are human tragedies. Of course, Japan is the
only nation that suffered by the atomic bombs. There were some foreigners there
as well.
The Holocaust was mainly about Jewish
people but not only in Auschwitz but also Birkenau, there were gypsies and
homosexuals.
Nobody denies the Hiroshima tragedy. But
on the Holocaust, some revisionists say it did not occur. So it is important to say whenever possible that both
happened.
Traduzione:
Domanda:
Perché lei ha incluso letture di poesie che parlano dell’Olocausto e dei
bombardamenti atomici in mezzo ai pezzi suonati nei concerti?
Argerich:
Sono stata a Hiroshima sei volte e ho visitato il Museo (il Memoriale della
Pace di Hiroshima). È stato molto emozionante perché ho suonato con la poesia
di Tamiri Hara (poeta e scrittore della bomba atomica). L’Olocausto è stato una
tremenda tragedia umana, ma anche Hiroshima è stata una tragedia. Si tratta di
ricordi che riguardano cosa accadde 70 anni fa.
D:
Cosa pensa del punto di vista assunto da alcuni ebrei che dicono che
l’Olocausto è una tragedia che non può essere paragonata a nient’altro?
A:
L’Olocausto e i bombardamenti atomici sono tragedie dell’umanità. Naturalmente,
il Giappone è la sola nazione che ha sofferto a causa dei bombardamenti
atomici. Furono coinvolti anche alcuni stranieri lì presenti.
L’Olocausto riguarda principalmente gli
ebrei ma – non solo a Auschwitz ma anche a Birkenau – c’erano zingari e
omosessuali. Nessuno nega la tragedia di Hiroshima. Ma, riguardo all’Olocausto,
alcuni revisionisti dicono che non è avvenuto. Così è importante dire ogni
volta che è possibile che entrambi gli eventi sono avvenuti. 
Questa intervista è interessante per diversi motivi.

  1. Innanzitutto, per il paragone tra Auschwitz e
    Hiroshima. Ritengo che Martha Argerich, sia pure involontariamente, abbia messo
    il dito sulla piaga. Per i sostenitori della vulgata, infatti, l’Olocausto non
    è solo un fatto notorio: costoro non si peritano di aggiungere, talvolta, che
    si tratta dell’evento storico più provato e certo della storia umana. Da questo
    punto di vista quello tra Hiroshima e Auschwitz si è rivelato un paragone
    fatale. La differenza tra i due eventi, come osservò a suo tempo Arthur Butz, sta precisamente nel fatto
    che “Non abbiamo bisogno di «confessioni» o di «processi» per stabilire che
    hanno veramente avuto luogo i bombardamenti di Dresda o Hiroshima, o le
    rappresaglie di Lidice che seguirono l’uccisione di Heydrich”[2].
    Senza considerare poi il fatto che il termine “Olocausto” è senza dubbio più
    appropriato per un’arsione atomica che per definire il destino degli ebrei in
    mano tedesca, per quanto tragico possa essere stato. 
  2. Butz fece la predetta osservazione nel 1979. Oggi,
    l’Olocausto, più che un evento storico (come tale soggetto a verifiche e a
    contestazioni) è diventato un culto religioso. Un culto religioso e un “Dio” geloso
    della pietas riservata alle vittime non ebraiche della guerra (come di altre
    guerre). Ma se, come abbiamo visto, lo sterminio degli ebrei non può rientrare
    nella categoria dei fatti storici “indiscutibili” (perché per essere “provato”
    c’è stato bisogno di farlo passare per le aule dei tribunali costituiti dai
    vincitori) tantomeno i suoi sostenitori hanno il diritto di imporne il culto al
    resto dell’umanità.
  3. Nel 1979, solo gli addetti ai lavori conoscevano
    l’esistenza dei revisionisti. Oggi invece vengono menzionati anche dalle
    celebrità. E questo, nonostante la vulgata sia sostenuta dalla macchina
    propagandistica più forte e invasiva di tutti i tempi. Evidentemente, sono
    diventati famosi pure loro, e non per 15 minuti.    

Un’ultima considerazione. Nella sua intervista, Martha Argerich ha definito Richard Wagner “un genio, ma anche un opportunista” (a causa del suo antisemitismo). Personalmente, non amo la musica di Wagner ma penso che bisognerebbe essere più cauti nel giudicare un uomo che, per le sue idee, rischiò di finire in galera (durante la rivoluzione del 1849). A proposito, chissà che cosa direbbe oggi Wagner della “politica estera israeliana” menzionata nell’intervista, quella sulla quale Martha Argerich ha scelto prudentemente di tacere (adducendo come motivo il fatto di essere “timida”)?    


[1] Il testo
integrale può essere letto qui: http://ajw.asahi.com/article/behind_news/people/AJ201509140065
[2] Arthur
Butz, Contesto storico e prospettiva
d’insieme nella controversia dell’«Olocausto»
, Genova 1999, p. 18.

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