Libertà per la storia: un appello contro il reato di negazionismo

Libertà per la storia: un appello contro il reato di negazionismo

Invito i lettori di questo blog a firmare la petizione:
Libertà per la storia. Un appello
contro il reato di negazionismo
Il testo che accompagna la petizione è il seguente:
««La
storia non è una religione»: lo storico non accetta alcun dogma. «La storia non
è la morale»: lo storico non premia né condanna, ma spiega. «La storia non è un
oggetto giuridico»: in uno Stato libero, definire la verità storica non
appartiene a un Parlamento né a un tribunale. Così dicevano alcuni fra i
maggiori storici francesi nel 2005, nell’appello “Liberté pour
l’Histoire”. Oggi, dall’Italia, noi ci uniamo a loro nel chiedere: libertà
per la storia. Così come noi ci uniamo a loro, chiediamo a voi di unirvi a noi.
Abbiamo bisogno del vostro aiuto!».
Io l’ho firmato con la seguente motivazione:
Perché da
anni diffondo e sostengo le tesi dei revisionisti dell’olocausto: le giudico
infatti tutt’altro che aberranti. Associarle all’estremismo politico e ai
gruppi di estrema destra è uno dei capisaldi della guerra politica (che è anche
guerra cognitiva e culturale)[1]
tuttora in corso.

Il libro del prof. Giannuli che parla della guerra cognitiva e culturale …
 

[1] Sui concetti
di “guerra cognitiva” e di “guerra culturale” si leggano i paragrafi 4, 6 e 7
(pp. 206-208 e 209-213) del capitolo 8 (“Fare guerra con le informazioni”) di Come funzionano i servizi segreti, di Aldo Giannuli.

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