Dubitando ad veritatem pervenimus: il “rumor” del gas arma letale del (neo) colonialismo

Dubitando ad veritatem pervenimus: il “rumor” del gas arma letale del (neo) colonialismo

Foto utilizzata per dimostrare la strage in Siria. Era stata già utilizzata per l’Egitto e per Israele. Fonte: il Giornale
Davvero Assad ha usato il gas contro i civili in Siria?
Il dubbio a qualcuno è venuto – e in questo caso non mi
riferisco ai navigatori dei social network che possono consultare fonti non di
regime: mi riferisco, oltre ai normalissimi fruitori di giornali e telegiornali dotati di residuo
buon senso, alla inattesa presa di posizione del parlamento inglese che,
memore di precedenti bufale, ha bocciato[1] il
piano di intervento del
premier Cameron (suscitando il livore
non solo degli americani ma anche della stampa nostrana che agli americani è
più legata).
Come dicevano i latini, dubitando
ad veritatem pervenimus
: col dubbio siamo giunti alla verità.
Volendo, per trovare dubbi analoghi, potremmo risalire anche
a precedenti più remoti: ad esempio, proprio al caso delle “camere a gas”
naziste, che fecero dubitare addirittura George
Orwell
:
“Ci
sono forni a gas [gas ovens] tedeschi
in Polonia? … Probabilmente è possibile risalire alla verità ma gli eventi sono
presentati in modo così disonesto da quasi tutti i giornali che al lettore
medio si può perdonare sia il trangugiare bugie sia il formarsi di errati
convincimenti”[2].
 
George Orwell

È precisamente a questo che serve infatti la propaganda di
guerra, oggi come ai tempi di Orwell: a prevenire i dubbi. A soffocarli sul
nascere.
Ed è per questo che il revisionismo – a cominciare dal revisionismo
dell’Olocausto – è così demonizzato dai media “embedded”: perché ha come
fondamento metodologico proprio il porre dubbi e fare le domande che non si
devono fare.
Proprio coltivando i suoi dubbi, e non cessando di fare
domande – anche le più sgradevoli – il prof. Robert Faurisson è giunto, dopo lunghi studi – e dopo una
scrupolosa disamina delle fonti – ad una certezza, e cioè che i “forni a gas”
tedeschi in Polonia erano solo un rumor di
guerra, anche se assurto poi al rango di dogma intoccabile.
Da questo punto di vista, la costanza di Faurisson nel porre
domande sgradevoli costituisce un esempio eccezionale di coraggio e di
abnegazione.
Ma fare domande e porsi certi interrogativi è qualcosa che
può fare chiunque: non è necessario essere formalmente “revisionisti” – ed essere
degli eroi – per far funzionare il cervello: in questo caso la risorsa dei
social network è davvero preziosa, e chi ha la fortuna di avere certi contatti
può disporre di un flusso continuo di sana controinformazione.
A questo proposito, mi hanno particolarmente colpito le
interessanti considerazioni, su Assad e sull’uso del gas nervino, di alcuni
pacifisti anglofoni fatte proprie in Italia da Rosa Schiano[3],
l’attivista che continua a Gaza l’opera di Vittorio
Arrigoni.
 
Rosa Schiano

Peraltro, a Rosa sicuramente il coraggio non manca, anche se
non è una studiosa, e anche in questo caso ha dimostrato che le condizioni così
dure del luogo in cui ha scelto di vivere non hanno attenuato la sua attitudine
critica: possiamo dire che i suoi interrogativi sull’odierno rumor mediatico si
situano a metà tra il dubbio di Orwell e le certezze di Faurisson.

Ecco il testo nella sua traduzione (i grassetti sono miei):
“In
questi giorni chiunque condivide video, immagini e notizie diffuse da
Al-Arabiya, la quale è conosciuta per aver confezionato notizie false,
costruite appositamente per sostenere la posizione delle petromonarchie.
Chiaramente Al-Arabiya non è la sola, tutti i grandi gruppi di informazione
rispondono agli interessi di un padrone.
Dunque
alcune perplessità sorgono spontanee:

Bashar Al-Assad userebbe armi chimiche a Damasco, la sua capitale su cui ha
ancora il controllo, e lo farebbe proprio mentre gli osservatori ONU si trovano
in Siria?
 – Le notizie parlano di una strage di circa
1000 persone causato da un attacco con gas nervino. Ma tutti sanno cos’è il gas
nervino? è una sostanza chimica tossica usata per scopi bellici, classificata
come arma chimica di distruzione di massa, è estremamente volatile. L’intossicazione
da gas nervino avviene per inalazione e attraverso contatto cutaneo. Un’adeguata
concentrazione di vapori è in grado di attraversare la pelle, rendendo non
sufficiente l’uso di una maschera antigas… l’ impiego di un nervino comporta la
necessità di ricorrere a misure di protezione particolari per i soccorritori.
Il gas nervino non è modulabile negli effetti, e porta alla morte dei soggetti
esposti anche a piccolissime concentrazioni in un tempo stimabile in pochi
secondi.
“Alla luce di
questo, come si spiegano le immagini che vedono gli operatori sanitari entrare
in stretto contatto con i corpi presumibilmente colpiti dai gas letali, senza
la minima protezione e
senza conseguenze?? L’unica risposta che riusciamo a darci è
che quei medici sapevano non si trattasse di gas nervino.
 – E poi ancora, il dittatore Bashar sarebbe
responsabile di un massacro chimico. Tuttavia, senza porre minima resistenza,
fa entrare i giornalisti pro FSA e lascia che le notizie vengano diffuse
liberamente dopo neanche un’ora dall’accaduto? Addirittura girano video sul web
caricati ore prima che il massacro avvenisse…
Aiutateci
a capire dandoci ulteriori elementi. E’ davvero urgente fare chiarezza.. Le
divisioni sono troppe e troppo profonde, e Israele non perderà tempo per
approfittarne”.
“Aiutateci a capire” … Rosa non è una “famigerata
negazionista”: è solo una pacifista che non ha rinunciato a pensare con la sua
testa (anche se non escludo che, per questo, possa essere paragonata dalla
stampa “embedded” agli odiati revisionisti: ormai, si fa sempre così in questi
casi). Ma le sue considerazioni sull’uso
del
gas nervino mi hanno richiamato, per analogia, quelle espresse a suo
tempo – nella storica intervista a “Storia Illustrata” (1979) – sull’uso del gas Zyklon B[4] proprio
da Faurisson.

Robert Faurisson

Anche qui, riporto il testo (i grassetti sono miei):

“Poi
ho riletto dettagliatamente alcune testimonianze, alcune confessioni o certe
sentenze dei tribunali alleati o tedeschi sull’esecuzione di detenuti con lo
Zyklon B. Ho subito uno choc, lo stesso che proverete anche voi. Innanzi tutto
vi leggerò la testimonianza o la confessione di Rudolf Höss, quindi vi enuncerò
qualche risultato della mia inchiesta, bassamente materiale, sull’acido
cianidrico e sullo Zyklon B. (R. Höss è stato uno dei tre comandanti di
Auschwitz, tutti e tre catturati e interrogati dagli Alleati. Solo Höss ha
rilasciato una “confessione” che si deve ai suoi carcerieri
polacchi). In questa confessione, la descrizione della gassazione è
notevolmente breve e vaga, come brevi e vaghi sono tutti coloro che affermano
di aver assistito a questo genere di operazione (con, in più, molte e svariate
contraddizioni su certi punti). R. Höss scrive: “Una mezz’ora dopo aver lanciato il gas
si apriva la porta e si metteva in funzione l’apparecchio di ventilazione. Si
cominciava immediatamente a estrarre i cadaveri”. Richiamo la vostra
attenzione sulla parola “immediatamente”; in tedesco
“sofort”. R. Höss aggiunge che la squadra incaricata di estrarre 2000
cadaveri dalla “camera a gas” e di manipolarli fino ai forni
crematori faceva questo lavoro “mangiando e fumando”. Dunque, se ben
comprendo, senza portare maschera antigas. Questa descrizione è un’offesa al
buon senso perchè implica la possibilità di
entrare senza precauzione alcuna in un
locale saturo di acido cianidrico per manipolarvi (a mani nude?) 2000 cadaveri
cianidrizzati sui quali è probabile vi siano resti del gas letale.
Del gas deve indubbiamente restare sui
capelli (che pare venissero rasati dopo l’operazione), nelle mucose e

anche tra i
cadaveri ammucchiati
. Qual è quel ventilatore superpotente capace di
far sparire istantaneamente una tale quantità di gas fluttuante nell’aria o
sedimentato un po’ ovunque? “Anche se un tale ventilatore esistesse, sarebbe
comunque necessario un test che, segnalando alla squadra la sparizione
dell’acido cianidrico, la avverta che il ventilatore ha effettivamente compiuto
il suo lavoro e che conseguentemente la via è libera”.
È possibile toccare e manipolare cadaveri gasati con
sostanze oltremodo pericolose senza particolari precauzioni?
La domanda è legittima, il dubbio, necessario (e, per un
giornalista, doveroso).
Ma ecco anche perché è fondamentale, per i guerrafondai – e per
i media ad essi collegati – prevenire e soffocare i dubbi: per impedire il
formarsi – e il diffondersi – di considerazioni come queste.
Perché qualcuno poi potrebbe ricordarsi dei precedenti, non
solo prossimi (come hanno fatto i parlamentari inglesi, che non si sono
scordati le menzogne di Tony Bliar[5])
ma anche remoti, precedenti che compongono una serie storica oltremodo
impressionante, come quella fornita da Germar
Rudolf
nella sua Conferenza sul
revisionismo[6]
:
1900, 1916, 1927, 1942, 1991 …

Propaganda anti-irachena del 1991 (“Gli iracheni hanno camere a gas per tutti gli ebrei”)

E allora, per impedire alla gente di pensare – e di fare i
dovuti collegamenti – qualunque trucco è buono, per quanto spregevole, come ha
dimostrato in questi giorni il solito Fatto
Quotidiano
, che non si è peritato di presentare come prova apodittica della malvagità di Assad alcune
truculente foto di bambini (presuntamente) gasati[7].

Della serie: “Hai visto? Stermina pure i bambini! E allora,
cosa aspettano a intervenire?”.
Il bello è che ai gazzettieri del Fatto tutto ciò non basta: ti fanno pure la morale sopra! Non solo
ti ricordano che

… lo scopo di un qualsiasi bravo giornalista è quello di portare alla luce la
verità dei fatti, e in guerra questa verità è ancora più nascosta subdola,
infima e occultata dal dolore e dalla propaganda”[8]”,
ma, addirittura, un giornalista “embedded” come Giampiero
Gramaglia arriva a rimproverare i pacifisti nostrani (e più in generale gli
italiani) di essere “indifferenti” alla prospettiva di una guerra contro la
Siria[9]:
“Noi,
però, stiamo a pensare all’Imu e al Cav. Mica stiamo a chiederci perché intervenire
e con quale legittimità internazionale, se l’Onu non dà l’avallo”.

Giampiero Gramaglia

Prima ti rincoglioniscono e poi ti colpiscono!

Insomma, morale della favola, il celebre detto secondo cui “In
guerra, la prima vittima è la verità”, è diventato un orpello retorico per continuare
a mentire più di prima …
Un po’ come quanto accaduto al celebre intervento di
Pasolini che inizia con l’inciso “Io so”, immancabilmente riesumato dai soliti
tromboni per continuare a (non) raccontare la verità sulle stragi italiane.
Ma, visto che siamo venuti a parlare di Pasolini: proprio il
caso di un giornale come il Fatto
Quotidiano
, colonialista e
imperialista
sotto la scorza radical chic e “di sinistra”, mi ha fatto
ripensare alla preveggenza dello scrittore friulano che emerge nell’Appunto 41
di Petrolio (“Acquisto di uno schiavo”),
il cui protagonista è quel certo critico letterario del Guardian – il “signor Walker” – le cui convinzioni progressiste e “di
sinistra” non gli impediscono di essere, durante i suoi viaggi esotici, disinvolto
acquirente di una schiava bambina di Khartoum (che costringe, sia pure per un
periodo di tempo temporaneo, a continui abusi sessuali).
A simboleggiare il cinismo di un occidente che, anche quando
si presenta “progressista” e “di sinistra”, continua a porsi con i popoli “altri”
in termini di dominio e di – reale – sterminio.
Poteva uno scrittore come Pasolini sopravvivere ad un
modello di civiltà – e di giornalismo – come quello rappresentato oggi in
Italia da media come il Fatto Quotidiano (e, più in generale, da una “sinistra” addirittura più imperialista della destra berlusconiana)?
Dubitando ad veritatem pervenimus …

Pier Paolo Pasolini

 

[3] Il blog
di Rosa Schiano è: http://ilblogdioliva.blogspot.it/ . Sulle fandonie di Al-Arabiya relative alla Siria, si veda anche il post Caroline Fourest, i forni crematori e la Siria: https://www.andreacarancini.it/2012/03/caroline-fourest-i-forni-crematori-e-la/
 
[4] http://www.vho.org/aaargh/ital/archifauri/RF7908xxi.html
. Il prof. Faurisson mi segnala che della medesima intervista esiste una versione più esaustiva (comprensiva di note) al seguente indirizzo: http://robertfaurisson.blogspot.it/1979_08_01_archive.html?m=0
[5] Intenzionale
deformazione del cognome “Blair” (da liar,
mentitore).
[7] “LE IMMAGINI DELL’ORRORE CHE SCUOTONO
IL MONDO”, di Caterina Soffici, in il
Fatto Quotidiano
, mercoledì 28 agosto 2013, p. 16. La cosa curiosa è che,
proprio in questi stessi giorni, il Giornale
di Berlusconi ha riportato quelle foto nel loro giusto contesto, e cioè
quello del solito taroccamento ad opera del circuito mainstream:
Siria, Egitto, Libia, Israele: ecco
le foto che manipolano la realtà
Sembra la
replica del comportamento di due anni fa, quando Berlusconi, durante le prime
fasi dell’attacco occidentale contro la Libia di Gheddafi fece scrivere ai suoi
giornalisti di Libero e del Giornale qualche articolo di onesta
controinformazione salvo poi riallinearsi più supino che mai ai voleri degli
alleati (e di Obama).
[8] “Foto e
guerra: l’obbligo di cercare la verità”, ibidem.
[9] “Pacifismo
addio, l’Italia indifferente”, in il
Fatto Quotidiano
, giovedì 29 agosto 2013, p. 13.

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