La lettera di Gian Franco Spotti alla Gazzetta di Parma sui Viaggi della Memoria

La lettera di Gian Franco Spotti alla Gazzetta di Parma sui Viaggi della Memoria

Gli studenti delle superiori di Parma e provincia in partenza per Dachau
  
Egregio Direttore,
leggendo le due pagine intere dedicate ai commenti
degli studenti che hanno fatto visita di recente al campo di concentramento di
Dachau, vengono molti sospetti e, allo stesso tempo, sentimenti di forte
disapprovazione.
A parte lo sperticarsi dei vari protagonisti in
cupi e tristi stati d’animo, sarebbe interessante sapere che cosa è stato loro
raccontato e quanto essi siano in grado di collocare questi racconti in una
determinata realtà senza approfondire le varie fonti, ivi incluse quelle
d’archivio alle quali è stato tolto il sigillo di segretezza in tempi
relativamente recenti.
Fare il processo a un imputato, sia esso un singolo
individuo, un gruppo, una classe dirigente o persino un’intera nazione,
avvalendosi della sola accusa e abolendo ogni forma di difesa, è molto facile e
la condanna è scontata.
Quando poi, molti anni dopo, si scopre che il
condannato è innocente perché sono emerse le prove che lo scagionano, in una
normale causa civile o penale le nuove prove acquisite darebbero il diritto alla
riapertura del processo.
Nel caso di alcuni eventi che riguardano l’ultimo
conflitto mondiale, questo non avviene perché è semplicemente proibito. Così il
condannato innocente rimane in carcere a vita e, una volta deceduto, le sue
colpe ricadono sui figli, nipoti e pronipoti fino alla fine dei
tempi.
Di casi analoghi ne abbiamo avuti diversi in tempi
recenti: le armi di distruzioni di massa di Saddam che tutti giuravano che
avesse e poi il tutto fu smentito ufficialmente, ma intanto l’Irak fu
distrutto.
Oppure la bufala dei neonati che sarebbero stati
tolti dalle incubatrici e gettati per terra dai soldati irakeni in un ospedale
del Kuwait. Anche questa menzogna è stata poi smentita.
Queste sono solo due “perle” in un oceano di
imposture.
Le domande ora sono:
1) gli studenti sono pronti a credere a tutto ciò
che viene loro propinato con le fette di salame sugli occhi e senza un minimo di
domande, di analisi critica ecc. ?
2) quanta buona fede riteniamo si possa attribuire
agli insegnanti delegati a trasmettere
la “memoria” ?
3) visto che questi pellegrinaggi hanno luogo da
una dozzina di anni, mentre prima,
sebbene fossimo più prossimi ai tempi dei fatti
in questione, non se ne parlava quasi
mai, a chi giova questo lavaggio del cervello
arrivato così tardivamente?
Per gli insegnanti forse è troppo tardi, ma agli
studenti bisognerebbe dire: ponetevi delle domande serie, non restate in
superficie ma scavate in profondità e…..aprite gli occhi!
Chiedere non è difficile, se non altro per non
morire ignoranti!
Saluti
Gian Franco Spotti
Soragna (Parma)

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