Geert Wilders: il fantoccio della destra israeliana

Geert Wilders: il fantoccio della destra israeliana

GEERT WILDERS E ISRAELE
Di Peter Edel, 1 dicembre 2010[1]
C’è molto trambusto in Olanda sull’anti-islamico Partito della Libertà[2] (PVV) di Geert Wilders[3]. Diversi deputati appartenenti al PVV sono stati di recente screditati per varie ragioni: dalle violenze, ai comportamenti sessuali riprovevoli, alle truffe. La crociata di Wilders contro l’Islam piace a molti olandesi, questo è sicuro. Lo ha portato al successo. Ma trovare tra le sue fila deputati onesti è un’altra questione.
Il problema era iniziato qualche mese prima delle elezioni dello scorso giugno, quando Wilders conseguì un’importante vittoria. Si scoprì che uno dei suoi candidati era stato arrestato due anni prima dalla polizia olandese per possesso illegale di armi da fuoco. Questo candidato, Gidi Markuszower, era membro di un gruppo addetto alla sicurezza associato alla sezione olandese del partito Likud di Benjamin “Bibi” Netanyahu.
Di conseguenza, i giornali olandesi hanno riferito che Markuszower era stato indagato dai servizi segreti olandesi (AIVD), sospettato di “aver passato informazioni a fonti straniere”. Non ci volle molto prima che il giornale olandese NRC Handelsblad accertasse il fatto che Markuszower aveva lavorato per il servizio segreto israeliano, il Mossad. Non è impossibile, e neppure improbabile, che le informazioni che Markuszower passava al Mossad riguardassero gli ebrei olandesi che mostravano apertamente il loro malcontento per la politica di Israele. Specialmente perché Markuszower è noto per essersi espresso in favore dell’espulsione di tali ebrei dalla comunità ebraica olandese.
Un sostenitore della causa sionista
Markuszower non è il solo legame tra Wilders e Israele, no di certo. Già durante i vecchi tempi in cui era membro del Partito Liberale Olandese (VVD), Wilders si fece conoscere come un appassionato sostenitore della causa sionista. In seguito, da deputato, volse le spalle al VVD. Il problema non era Israele, visto che lo stesso VVD ha assunto una posizione estremamente filo-israeliana. No, era più per il fatto che il feroce approccio di Wilders all’Islam era troppo scabroso da gestire da parte dei liberali olandesi. Il VVD non è conosciuto per avere una visione positiva degli immigrati dai paesi islamici, ma l’odio dichiarato di Wilders era considerato eccessivo. Wilders rifiutò il compromesso necessario a rimanere nel partito e proseguì per suo conto sulla strada dell’odio.
Dopo la nascita del suo partito, il sostegno di Wilders a Israele è diventato così forte che molti olandesi hanno iniziato a interrogarsi sull’ampiezza della relazione tra Wilders e Israele. In Olanda, è risaputo che lui ha visitato Israele più di 40 volte, come è risaputo da molti che Wilders è un frequente ospite dell’ambasciata israeliana all’Aja. Tutto ciò spiega l’ipotesi largamente condivisa che non è stato solo Markuszower ad attirare la vigile attenzione dei servizi olandesi, ma lo stesso Wilders. La connessione con Israele si manifesta anche dal fatto che due dei collaboratori di Wilders ai tempi in cui era parlamentare del VVD, Iddo Moed e Elliot Wagschal, diventarono poi impiegati della stessa ambasciata israeliana.
Wilders è in contatto con i circoli più nazionalisti d’Israele. Quando l’integralista sionista Avigdor Lieberman ha visitato l’Olanda per incontrarsi con esponenti del governo, ha avuto una cena privata con Wilders. E durante una delle sue ultime visite in Israele, Wilders si è incontrato con Aryeh Eldad, dell’estrema destra Hatikva, essenzialmente un partito di coloni. Non c’è bisogno di dire che sia Lieberman che Eldad hanno apprezzato i commenti di Wilders sull’impossibilità di qualunque altro stato palestinese in Medio Oriente oltre la Giordania. Così, Wilders non sta semplicemente dalla parte di Israele, poiché in realtà collabora con gli estremisti nazionalisti del paese. Lavora con quell’estrema destra del Likud che gode nel rendere la vita impossibile alla popolazione indigena della Palestina.
Wilders ha eccellenti rapporti anche con i gruppi filo-israeliani degli Stati Uniti. Egli è sostenuto, ad esempio, dal neoconservatore Daniel Pipes, del Middle East Forum. Pipes ha aiutato Wilders nelle spese giudiziarie per il caso istruito contro di lui in Olanda, dove diversi gruppi lo avevano accusato di istigazione all’odio. Negli Stati Uniti, Wilders sta anche in frequente contatto con l’americana-ebraica Pamela Geller, nota come una delle più famigerate propagandiste di odio contro l’Islam. Wilders ha aderito alla campagna della Geller contro Cordoba House, la moschea prevista a Manhattan, da costruire non lontano dal luogo dell’11 settembre. La Geller appartiene alla corrente di estrema destra del sionismo, dove Wilders si sente a casa. Negli Stati Uniti lei non è attiva solo contro i musulmani, ma anche contro gli ebrei che criticano Israele, vale a dire quelli “che sono morbidi con l’Islam”. Proprio come faceva Markuszower in Olanda prima di venire smascherato come informatore del Mossad.  
Ma c’è di più. Una breve notizia, sottovalutata in Olanda dai media mainstream, ma nondimeno significativa. Circola sui siti web olandesi, ed è così che ha ricevuto attenzione. È una dichiarazione firmata dalla signora M. B. Kwint-de Roos, un’ex impiegata del partito VVD, e da suo marito J. A. W. F. Kwint. La dichiarazione riguarda una cena di Natale del VVD avvenuta nel 1991. Alla fine della serata, la coppia si ritrovò ad un tavolo con il giovane Wilders, che era diventato membro del VVD non molto tempo prima. Wilders era ovviamente ubriaco.
Secondo la signora Kwint-de Roos, Wilders le cantò in un orecchio dei canti israeliani nazionalisti. Dopo di che, sentì il bisogno di fare ogni sorta di confessioni – su suo padre, originario dell’Indonesia, ma anche su sua madre, di cui asseriva l’origine ebraica. Su questo punto, Wilders contraddiceva un’altra informazione, sicuramente attendibile, sulla sua origine familiare – informazione secondo cui nessuno dei suoi genitori è ebreo. Lui, ovviamente mentiva. Sembra proprio che Wilders, semplicemente, voglia essere ebreo. Il fatto che lui voglia cambiare la sua origine familiare per fare quell’impressione ha del patologico. Mostra i segni di qualche sorta di disturbo di identità. Nello stesso tempo, risponde bene alla definizione di filo-semita. Un fenomeno che spesso funge da copertura paradossale all’antisemitismo. Lo schiacciante entusiasmo per Israele da parte dei cristiani antisemiti, negli Stati Uniti, è un chiaro esempio a tal proposito. Così, non bisogna escludere nulla, quando si tratta di Wilders e del suo amore per Israele. La sua psicologia potrebbe essere strana come la sua capigliatura.
Secondo la signora Kwint-de Roos, Wilders le disse anche che era stato reclutato in Israele da un servizio segreto e che lui lì sperimentò un addestramento abbastanza duro. Disse persino che, nell’ambito di tale addestramento, era stato torturato. Naturalmente, è difficile verificare quest’affermazione; può essere stata anche questa una vanteria, come il suo vantarsi di una pretesa origine ebraica. Quello che rimane è il fatto che Wilders non solo è stato in Israele molte volte, ma anche che lì vi trascorse diversi anni della sua adolescenza.
Wilders disse, alla signora Kwint-de Roos e a suo marito, che disponeva di entrambi i passaporti, israeliano e olandese. Se ciò fosse vero, sarebbe davvero ironico. Perche negli anni successivi, Wilders si mise contro diversi membri del governo olandese per il fatto che avevano due passaporti. Come Nebahat Albayrak, l’ex ministro della giustizia, che è di origini turche. Wilders sollevò dubbi in parlamento sulla lealtà della signora Albayrak all’Olanda, perché costei ha anche passaporto turco.
Una carriera politica coordinata da altri
Wilders si spinse fino a dire che la sua carriera politica non era coordinata da lui stesso ma da altri. Il divorzio dalla sua prima moglie venne stabilito dagli stessi “altri”, e così fu per il matrimonio con la sua seconda moglie. Vi sono molti interrogativi sulle partner matrimoniali di Wilders. Della sua attuale moglie, Krisztina Marfai, all’inizio si pensava che fosse nata in Ungheria e che fosse di origine ebraica. Paul Wilders, fratello del leader del PVV, ha i suoi dubbi. Egli conferma che la Marfai è ungherese, ma nega che sia di origine ebraica. Al contrario, ha radici turche, secondo Paul Wilders, che ovviamente gode nello screditare suo fratello su Internet.
Wilders corroborò la sua confessione alla coppia profetizzando che presto sarebbe diventato deputato del VVD e che non doveva far nulla per raggiungere quella posizione. Suggerì che “altri” lo avrebbero aiutato in ogni modo. Quando il marito della signora Kwint-de Roos disse a Wilders di essere lui stesso stato in contatto con un servizio segreto molto tempo prima, Wilders divenne sobrio all’istante e se ne uscì con una minaccia rivolta ai suoi commensali: “se lei farà una qualsiasi menzione di questa conversazione, sarà pericoloso sia per lei che per suo marito”, disse.
Non si può dire quanto vi sia di vero in quello che la signora Kwint-de Roos e suo marito hanno dichiarato. Tuttavia, la loro testimonianza conferma il forte legame tra Wilders e Israele – se non altro perché è Wilders che vuole che lo si creda vero. Non è un’ipotesi temeraria che Wilders consideri il fare meglio che può gli interessi di Israele in Olanda come la propria missione personale. Produrre odio contro l’Islam sembra far parte di questa missione. Semplicemente perché un’immagine negativa dei musulmani in Europa può solo portare a un maggior sostegno per Israele. Qualunque altra cosa, come la costernazione provocata da Wilders nella società olandese, è di secondaria importanza.
È strano che qualcuno senta il bisogno di misure come quelle volute da Wilders, dato che l’Olanda è già conosciuta come uno dei paesi più filo-israeliani immaginabili, anche senza Wilders. Tuttavia, secondo qualcuno in Israele, a quanto pare non è abbastanza filo-israeliana. Ci si chiede quanto ci vorrà prima che gli olandesi ne abbiano abbastanza delle macchinazioni sioniste di Wilders nel loro paese. Potrebbe volerci del tempo, perché purtroppo uno dei sintomi del razzismo è la cecità selettiva.        

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