Operazione Wikileaks: la cyberguerra di Obama

Operazione Wikileaks: la cyberguerra di Obama

Il gossip di queste ore sulle presunte “rivelazioni bomba” di Wikileaks mi danno il destro di fare un aggiornamento sulla questione Berlusconi-South Stream.

Innanzittutto, diffidare di Wikileaks: è possibile, se non probabile, che si tratti dell’ennesima operazione false flag del governo americano. In questo senso, la definizione del Ministro Frattini relativa alla diffusione degli ultimi file quale “11 settembre della diplomazia[1] mi sembra, sia pure involontariamente, azzeccata (fatta la tara, naturalmente, della fandonia – propalata dal Ministro – sulla “vulnerabilità” dei sistemi di sicurezza americani).

Già a suo tempo, Webster Tarpley aveva parlato, a proposito della presunta attività “controinformativa” di Wikileaks, di “manipolazione mediatica in stile CIA”[2].

Tutto ciò sembra quadrare con le osservazioni espresse nelle scorse ore dall’hacker Fabio Ghioni, intervistato dal Giornale, secondo cui è impossibile che Assange e Wikileaks “facciano tutto da soli” e che Wikileaks non ha mai pubblicato documenti della CIA ma solo del Pentagono e del Dipartimento di Stato[3].

Per questo, mi sembra un po’ sospetto, da parte di Beppe Grillo, presentare Assange come una sorta di giustiziere informatico dei panni sporchi dei vari governi[4]. Un blogger smaliziato come lui, il quale giustamente fa rilevare che “le potenze internazionali, con gli Stati Uniti in prima fila, stanno muovendo le loro pedine sullo scacchiere della penisola come fecero nel 1992, che le mafie saranno ripagate per l’eventuale lavoro sporco, che la massoneria sta scegliendo i sempreverdi uomini nuovi”, dovrebbe prendere in considerazione, quanto meno come ipotesi, che lerivelazionitargate Wikileaks facciano parte del gioco in corso, con gli Stati Uniti nel ruolo delle presunte vittime, all’insegna del ben noto “chiagni e fotti”.

Motivo in più per diffidare anche di Beppe Grillo, tenuto conto del suo spin doctor: la Casaleggio Associati[5].

Insomma, è verosimile che la guerra di Obama contro Internet di cui si è parlato anche in Italia nei mesi scorsi[6], faccia parte di una più ampia guerra informatica del governo americano a sostegno del proprio declinante impero, in cui l’Operazione Wikileaks avrebbe un ruolo analogo a quello avuto negli anni scorsi dall’11 settembre, nonostante il livello deludente delle informazioni diffuse finora.

Visto infatti che, come si dice, in cauda venenum, per quanto riguarda le vicende di casa nostra forse il peggio deve ancora venire. Come riportano in queste ore i giornali, il segretario di Stato Hillary Clinton aveva chiesto a suo tempo ai suoi ambasciatori a Mosca e a Roma di informarla su “eventuali business comuni” di Putin e Berlusconi. Notizie da utilizzare eventualmente per inceppare l’ingranaggio del gasdotto South Stream.

Le preoccupazioni in proposito del premier sono quindi giustificate:

“«Figuriamoci ha detto a un ministro che lo ha cercato ad Arcore – se qualche pm in vena di protagonismo adesso non proverà a mettermi in mezzo». L’incubo è finire indagato sulla base dei documenti americani, che magari potrebbero contenere notizie di reato. Oppure vedere il nome di qualche suo collaboratore, di quelli che più hanno seguito il dossier Mosca, finire «in pasto ai giornali e alla magistratura»[7].

Timori giustificati anche alla luce di quanto sta capitando a Finmeccanica, azienda leader italiana nell’alta tecnologia, attualmente nel mirino di ben 5 (!) procure[8]. Traversie cui non sembra estraneo il solito Cefis-Tremonti:

“I nemici del presidente [Guarguaglini] non attendevano altro: gli americani, Giulio Tremonti, e pure la Lega, che vuole da tempo più potere nelle scelte aziendali, hanno cominciato a diffondere la voce che Guarguaglini fosse «al capolinea», mentre Emma Marcegaglia ha subito bloccato la sua nomina (data per certa) al vertice di Confindustria”[9].

Segnalo, sul caso Finmeccanica, l’eccellente articolo La floscia spada della prode Gabanelli all’assalto di Finmeccanica[10], pubblicato nei giorni scorsi dal blog “Conflitti e strategie”. E, in particolare, la sagace risposta alle maliziose critiche della conduttrice di “Report” all’acquisto, da parte di Finmeccanica, della DRS Technologies Inc, società statunitense d’importanza strategica nella tecnologia degli armamenti. L’autore del pezzo riporta l’accusa della Gabanelli – “Guarguaglini, pagando la DRS 3 miliardi e mezzo di euro, ha gravato i suoi successori di un debito ingente da estinguere sino al 2022” – e giustamente osserva:

“Singolare impostazione, peraltro: si valuta un affare di questa portata economica (ed a volerne tacere quella strategico-politica), non quale investimento patrimoniale di Finmeccanica in immobilizzazioni, generatore o meno di reddito futuro (semmai era questo l’aspetto da stimare), bensì quasi come un debito personale di Guarguaglini, che lo stesso avrebbe scaricato sui suoi successori-persone fisiche. Bocciata in ragioneria, e per di più nei suoi fondamentali, dottoressa Gabanelli”.

È curioso notare come il genere di rimprovero della Gabanelli sia lo stesso, a quanto pare, addebitato da Tremonti al malcapitato Guarguaglini:

“Qualcuno dice che Tremonti non avrebbe mai digerito il modo con cui Guarguaglini avrebbe condotto l’operazione di acquisizione di Drs, l’azienda Usa leader nel settore dei servizi e dei prodotti elettronici per la difesa. Drs è costata alla semi-pubblica Finmeccanica 5,2 miliardi di dollari e il numero uno di via XX Settembre – alle prese con la tenuta dei conti dello Stato – si sarebbe lamentato con i suoi collaboratori della scarsa informazione, da parte di Guarguaglini, sulla “costosa” acquisizione di Drs”[11].

Rammento che all’epoca, l’analista militare Andrea Nativi concordava sul fatto che “L’acquisto, a fine 2008 di Drs Technologies è stato azzeccato: Drs si sta «pagando da sola» grazie ai suoi risultati e si è rivelata un buon affare anche sul piano finanziario, visto l’andamento dei cambi.Consente, infatti, l’accesso con un volto «americano» al più importante mercato della difesa, tra l’altro sempre più protezionistico”[12].

Tempi cupi per Finmeccanica: sempre a detta di “Conflitti e strategie”, “Tremonti ha prospettato la necessità di un ripiegamento di Finmeccanica sul mercato interno, con un correlativo ridimensionamento sullo scenario internazionale”. Ridimensionamento di cui certo non si era parlato prima delle suddette indagini penali.

Qualcuno vorrebbe replicare lo stesso giochetto con il gasdotto South Stream. Sull’argomento, è uscita oggi un’interessante intervista a Massimo Ciancimino (che si è occupato in passato di business del gas) sul Fatto Quotidiano[13], che a domanda (“Hillary Clinton, secondo Wikileaks, chiede se Berlusconi abbia interessi in comune con Putin nell’energia. Lei cosa ne pensa alla luce della sua esperienza?”) risponde:

“Il contratto dell’Eni per l’importazione del gas è un segreto di stato e il margine di guadagno è enorme. Secondo me Berlusconi sta aiutando società a lui vicine e non mi stupirei se ci fosse una fondazione russa finanziata da qualche impresa coinvolta nell’affare”.

Al di là della sfortunata esperienza personale di Ciancimino – della quale mi dolgo sinceramente, e non è un’espressione di circostanza – è chiaro che giornali come il Fatto (che considerano il gas russo “un’antica maledizione della politica italiana”[14]) fanno di tutto per dare l’imbeccata giusta a qualche altra solerte procura.

Sulla vicenda Putin-Berlusconi, peraltro, già nel 2007 Maurizio Blondet parlava delle “mega-tangenti da assegnare a Putin e alla sua controparte italica (nel settore petrolifero funziona così)”[15]. Personalmente, tangenti del genere, data l’importanza epocale del progetto in questione, non mi scandalizzano affatto. A chi si scandalizzasse, propongo di meditare su un altro fattore, ben altrimenti preoccupante, la cui esistenza viene regolarmente sottaciuta dai moralisti italiani al servizio dello zio Sam: i cittadini italiani sul libro paga della CIA.

Quelli pagati per perseguire l’interesse degli Stati Uniti a discapito dell’interesse nazionale.

Ne parlò a suo tempo l’importante libro di Fulvio Bellini e Alessandro Previdi L’assassinio di Enrico Mattei[16], da cui venne tratta la sceneggiatura del film di Francesco Rosi Il caso Mattei. Dal libro in questione, cito un brano dell’intervista rilasciata al giornalista Franco Prattico del settimanale Vie Nuove (4 gennaio 1968), dall’ex direttore della rivista Paris Review, David Humes (p. 170):

“Gli agenti della CIA sono dappertutto, anche qui in Italia. Sono nel posto che meno vi aspettereste. Riescono a reclutare informatori in qualsiasi ambiente. Tra gli intellettuali e gli studenti hanno trovato anche la strada della droga: basta abituare un ragazzo a fumare l’hascish per poterlo ricattare tutta la vita e farne uno strumento. Qui da voi, in Italia, a Roma, ce ne sono centinaia: nei vostri ministeri, nella polizia, nell’esercito e anche in certi ambienti di opposizione”.
[1] http://www.ilgiornale.it/esteri/wikileaks_frattini_e_l11_settembre_diplomazia_i_pm_roma_valutiamo_se_ci_sono_estremi_reato/usa-politica-berlusconi-wikileaks-reato-file-11_settembre-procura/28-11-2010/articolo-id=490127-page=0-comments=1
[2] http://www.youtube.com/watch?v=i_noXUq4anc
[3] http://www.grey-panthers.it/2010/11/la-rassegna-stampa-wikileaks-il-vero-volto-dei-potenti/
[4] http://www.beppegrillo.it/2010/11/27/wikileaks_e_la_fuga_di_notizie.html
[5] http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-e-il-suo-spin-doctor-la-casaleggio-associati/
[6] Vedi, ad esempio: http://www.stampalibera.com/?p=14373 , come pure: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=34737
[7] “Le rivelazioni? Mi sono fatto una risata. Sono solo giudizi di una funzionaria Usa”, in la Repubblica, lunedì 29 novembre 2010, p. 4.
[8] http://espresso.repubblica.it/dettaglio/sistema-finmeccanica/2128186
[9] Ibidem.
[10] http://conflittiestrategie.splinder.com/post/23647147/la-floscia-spada-della-prode-gabanelli-allassalto-di-finmeccanica-di-e-ricciardi
[11] http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/304291/
[12] http://www.ilgiornale.it/economia/asse_boeing-finmeccanica_lelicottero_obama/08-06-2010/articolo-id=451357-page=0-comments=1
[13] p. 5.
[14] La definizione è di Giorgio Meletti nell’articolo “AFFARI “CANAGLIA””, a p. 4.
[15] Maurizio Blondet, STARE CON PUTIN?, Effedieffe Edizioni, Milano 2007, p. 194.
[16] Ristampato in seconda edizione a cura di Paolo Cucchiarelli, SELENE EDIZIONI, Milano, 2005.

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