La pornografia olocaustica di Patrick Desbois

FALSO TESTIMONE: PADRE PATRICK DESBOIS E L’OLOCAUSTOIN UCRAINA

Di Stephan Gallant, Maggio 2009[1]

La miriade di uccisioni attribuite alle forze tedesche in Unione Sovietica – gli Einsatzgruppen e altri – ha giocato a lungo un ruolo secondario, rispetto alle presunte camere a gas, nella tesi che i tedeschi abbiano ucciso circa sei milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale. Di recente, tuttavia, le fucilazioni di massa a cui si attribuisce la morte di più di un milione di ebrei stanno ricevendo maggiore attenzione.

Negli ultimi anni Padre Patrick Desbois è stato molto ospitato sui media per i suoi sforzi di pubblicizzare certe apparenti fosse in Ucraina che a suo dire contengono i corpi di circa un milione e mezzo di ebrei massacrati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. All’inizio di Marzo, diversi revisionisti della zona di New York hanno avuto la possibilità di vedere il prete francese in persona alla New York Public Library, dove lui e il suo nuovo libro, The Holocaust by Bullets [L’Olocausto mediante pallottole][2] erano al centro dell’attenzione.

Traumatizza e impaurisci

Prima che Padre Desbois si mostrasse al centinaio circa di convenuti, in maggioranza (prevedibilmente) ebrei, è stato mostrato un video professionale che presentava la vicenda del prete francese. Lui e la sua squadra incrociano più volte la campagna ucraina, interrogano i testimoni, visitano i siti delle fosse, scoprono le cartuccere tedesche, e aprono almeno una fossa comune. Tutto indicava che quasi tutto il pubblico stesse assistendo con orrore reverenziale; certamente, la tesi del narratore secondo cui la posizione di alcuni scheletri, oltre sessant’anni dopo, mostrava che erano stati sepolti vivi non ha suscitato dubbi, tranne nella manciata di revisionisti presenti.

Poi ha fatto il suo ingresso Padre Desbois, accompagnato dal direttore della biblioteca Paul LeClerc. Desbois è un uomo tarchiato ed energico, che appare irlandese quanto basta, per via del nome, e che parla bene inglese (il suo forte accento raramente è stato un problema). Padre Desbois non ha tenuto una conferenza ma è stato intervistato da LeClerc, un esile studioso di Voltaire di circa sessant’anni. LeClerc gli ha fatto domande con un atteggiamento complice e appassionato, alla Charlie Rose[3], ma – come la maggior parte dei profani quando si occupano dell’Olocausto – ha mostrato una capacità di comprensione poco più che da neofita. Tutto ciò per Desbois era un bene, perché la forza di persuasione del suo shtick[4], che promuove vigorosamente da diversi anni, dipende dall’accettazione acritica di coloro che abbracciano il culto dell’Olocausto.

Così, LeClerc ha lanciato a Desbois domande facili, e per il resto si è comportato con deferenza. Desbois ha esposto le sue presunte scoperte, e ha rivelato qualcosa del suo “metodo”. Le sue risposte sono state abbastanza in linea con il suo libro. Da diversi anni viaggia in Ucraina in cerca di testimoni delle fucilazioni di massa degli ebrei da parte degli Einsatzgruppen e di altre unità tedesche – testimoni che possano condurlo alle fosse comuni. La sua rievocazione delle presunte testimonianze era piena di dettagli che puzzano di pornografia olocaustica, e che hanno suscitato gli ansiti e i piagnucolii del pubblico: bambini gettati in aria come bersaglio, vittime frequentemente sepolte vive, e fosse che tremano e si smuovono per giorni a causa degli spasmi dei corpi ancora in vita. Questo sacerdote non si è fatto scrupolo di raccontare la diceria di un “testimone” secondo cui, mentre scavava in una fossa comune sette giorni dopo la fucilazione, venne afferrato da una mano che era emersa dalla terra per afferrargli il badile.

I difetti metodologici diHolocaust by Bullets

Tuttavia, come accade con molta “storiografia” dell’Olocausto, evocare dettagli raccapriccianti aiuta ad oscurare il più concreto compito di stabilire quello che è davvero accaduto. In realtà, per quelli che si sono presi il disturbo di leggere attentamente il celebrato Holocaust by Bullets di Desbois (New York: Palgrave MacMillan, 2008) – sovvenzionato da quel US Holocaust Memorial Museum che è finanziato dal contribuente – e di seguire le sue varie dichiarazioni alla stampa, la recente dichiarazione del prete – secondo cui, “E’ un’indagine. E’ una raccolta di prove, come la polizia raccoglie le prove. E’ la nostra risposta ai negazionisti” (http://www.earthtimes.org/articles/show/261751,priest-seeks-nazi-ukraine-killing-trail-before-it-goes-cold–feature.html ) – suona vacua come i peggiori tentativi di comprovare le accuse relative alle camere a gas.

Prima di tutto, Desbois ammette di non aver scavato sistematicamente le presunte fosse comuni in cui si è imbattuto: ha detto al pubblico che egli, semplicemente, apre una presunta fossa per accertarvi la presenza di resti umani, poi la richiude per non trasgredire – così dice – i presunti divieti religiosi ebraici contro la profanazione dei morti. Robert Faurisson ha evidenziato l’assurdità di questa procedura e la falsità, da parte di Desbois, di accampare la legge ebraica (http://www.rense.com/general80/furg.htm ). Inoltre, Desbois afferma, in Holocaust by Bullets, di aver raccolto cartuccere tedesche – ma a quanto pare non le pallottole – vicino ad alcune delle presunte fosse comuni. Ma come è stato osservato da Faurisson, i sovietici a Katyn utilizzarono pallottole tedesche, così che le cartuccere, anche se autentiche, non necessariamente chiamano in causa i tedeschi.

E’ sufficiente aggiungere che l’Ucraina fu, nella prima metà del 20° secolo, il cimitero dell’Europa dell’est, con le sepolture di massa causate dalle grandi battaglie della prima guerra mondiale, dai combattimenti e dalle epidemie che accompagnarono la rivoluzione sovietica, dalla massiccia mortalità della carestia ucraina e dalle enormi perdite militari e civili della seconda guerra mondiale. Il rifiuto, da parte di Desbois, di quella che dovrebbe essere la procedura di prammatica di ogni competente agenzia di polizia del mondo – esaminare le vere fosse e il loro contenuto – è sufficiente a liquidare lui e la sua “indagine”.

Va detto che sono i testimoni che Padre Desbois si è specializzato a scoprire, a essere le star del suo show. Il suo libro Holocaust by Bullets, il video mostrato in biblioteca, e i suoi commenti lì, si sono dilungati sulle loro risposte alle sue domande, ma hanno offerto poco per indicare in che modo abbia stabilito che avevano visto quello che dicevano, o come abbia separato le testimonianze raccolte dalle cose riferite per sentito dire, o come abbia affrontato il problema della capacità di ricordare da parte dei settuagenari sessant’anni dopo gli eventi. Come se queste falle non fossero sufficientemente gravi, Padre Desbois porta la credulità al punto di rottura affermando che i suoi “testimoni” [un tempo] bambini spesso esercitarono una parte integrale nei massacri: egli scrive degli ucraini costretti ad aiutare a compiere le uccisioni, “la maggior parte dei quali erano bambini” (p. 97).

Forse riconoscendo i suoi problemi con le prove forensi e le testimonianze oculari, Padre Desbois ha parlato al pubblico della biblioteca del suo uso delle fonti documentarie, principalmente rapporti degli Einsatzgruppen e della Commissione Sovietica sui crimini tedeschi nei territori sovietici, per le informazioni sulle presunte fucilazioni tedesche. Per quanto riguarda quest’ultima fonte, le sue scoperte più importanti furono che i tedeschi gasarono oltre quattro milioni di persone ad Auschwitz e che furono i perpetratori del massacro degli ufficiali polacchi a Katyn. E, mentre sia i revisionisti che gli sterminazionisti hanno discusso l’attentibilità e persino l’autenticità dei rapporti degli Einsatzgruppen, nessuno è riuscito ad eguagliare la vista acuta del prete francese per i dettagli che essi nascondono. La sua dichiarazione a un giornale israeliano (corroborata a p. 155 del suo libro) rivela molto – fin troppo, del metodo di Padre Desbois:

“In molti casi, non c’è assolutamente nulla sotto la superficie, solo polvere e ceneri, perché i tedeschi distrussero tutte le prove dei massacri”, aggiunge Desbois. “In tali casi, per valutare il numero delle vittime, ci dobbiamo affidare basilarmente alla documentazione nazista. Con il tempo e l’esperienza, abbiamo scoperto che i rapporti a Berlino erano criptati sotto la copertura di un’innocente previsione metereologica quotidiana: il numero delle nuvole stava per il numero delle tombe e la quantità di pioggia indicava il numero delle vittime” (Haaretz, 17 Maggio 2007).

Sfidare il soprannaturale

Come Robert Faurisson e altri revisionisti hanno notato, gli assertori del tentato sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale hanno sempre più cercato rifugio in malcelate giustificazioni religiose per l’accettazione delle camere a gas, dei sei milioni, e dell’Olocausto (esso stesso, un termine religioso). Desbois, in quanto prete francese pesantemente coinvolto nel “dialogo” con gli ebrei, rientra in pieno in tale quadro, in cui il disprezzo per le prove fisiche e l’accettazione acritica delle testimonianze costituiscono la tentazione più facile, con il tentativo di rafforzare l’ortodossia e di zittire i dissidenti dietro l’angolo.

All’evento della New York Public Library, Padre Desbois è stato stridulo nel suo sforzo di spingere la Chiesa cattolica persino oltre l’accettazione del culto dell’Olocausto. Egli ha vigorosamente condannato la rimozione di Papa Benedetto XVI della scomunica al Vescovo Williamson – dalla spiccata sensibilità revisionista – ed è visibilmente sussultato quando uno spettatore gli ha chiesto degli sforzi per canonizzare Papa Pio XII. Il prete francese ha anche condannato Robert Faurisson e gli altri “negazionisti”, e ha espresso la sua approvazione per le leggi francese e tedesca mirate a rovinarli e a incarcerarli: tutto questo mentre il suo interlocutore, lo studioso di Voltaire Paul LeClerc, approvava in silenzio.

Padre Desbois e il suo pubblico, tuttavia, sono andati incontro a un grosso shock quando il ben noto revisionista Michael Santomauro (Reporter’s Notebook; Theses and Dissertation Press) si è fatto avanti per rimproverare il prete francese per aver liquidato il fondatore del revisionismo dell’Olocausto Paul Rassinier descrivendolo come un fascista. Santomauro ha smascherato in modo convincente l’ignoranza (se non la malafede) di Desbois, e ha difeso efficacemente il revisionismo dell’Olocausto e i suoi aderenti, nonostante i tentativi del moderatore di zittirlo. L’apparizione in mezzo al pubblico di un revisionista informato e non intimorito ha visibilmente smontato l’uditorio (sebbene gli ebrei e gli altri presenti si siano comportati sempre in modo educato), e il periodo riservato alle domande è rapidamente terminato, a quanto pare per facilitare Padre Desbois nella vendita delle copie autografate del suo libro.

Mai sottovalutare l’impatto di alzarsi e di prendere posizione in favore del revisionismo!

[1] Traduzione di Andrea Carancini Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newsite/sr/online/sr_161.pdf
[2] Uscito in edizione italiana con il titolo: Fucilateli tutti!: http://www.marsilioeditori.it/autori/libro/3179680-lfucilateli-tuttir .
[3] Famoso intervistatore e giornalista americano: http://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Rose
[4] Termine yiddish che nel gergo teatrale sta per “numero”, “esibizione”.

2 Comments
  1. Molto bello questo articolo. Apprezzato.

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  2. Il sotto-titolo dell'originale in francese e': "un pretre revele la Shoa par balles".
    Propongo la traduzione: "un prete parla della Shoa raccontando balle".

    Saluti e grazie per tutte le informazioni.
    P.E.

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