La Soluzione Finale: la scusa fasulla degli sterminazionisti

PERCHE’ NON CI SONO PROVE DELLA SOLUZIONE FINALE? LA SCUSA FASULLA DELLA LOBBY DELL’OLOCAUSTO

Di Paul Grubach, (2009)[1]

Nel tentativo di liquidare il fatto innegabile che una documentazione credibile, risalente all’epoca dei fatti, della versione tradizionale della Soluzione Finale è praticamente inesistente, gli storici mainstream dell’Olocausto – come il professore dell’Università di Chapel Hill Christopher Browning – affermano che i tedeschi svilupparono dei metodi supersegreti di sterminio degli ebrei nei campi della morte, e che occultarono tutto ciò mediante l’uso di un linguaggio camuffato e di eufemismi nella loro corrispondenza ufficiale.

Secondo questa linea di pensiero, le fucilazioni di massa furono fin troppo visibili e divennero ben conosciute, e questo a sua volta ebbe sulle truppe un effetto demoralizzante e provocò serie ripercussioni nsulla popolazione tedesca.[2]

Browning sostiene che “c’era bisogno di metodi chiaramente differenti – più efficienti, distaccati e segreti – per estendere il processo di sterminio al resto dell’Europa in quello che era ancora previsto come il periodo postbellico”.[3]

Nell’Ottobre del 1941, i “malvagi cospiratori” tedeschi concepirono una soluzione – il campo di sterminio. “La soluzione del campo di concentramento – esistente sin dal 1933 e in rapida espansione a partire dallo scoppio della guerra – forniva segretezza”, scrive la nostra autorità della Soluzione Finale, “specialmente nell’Europa orientale lontana dai confini della Germania prebellica”.[4]

A causa di questo bisogno di massima segretezza, i piani di questi strateghi nazisti dell’Agosto e del Settembre del 1941 sono difficili da rintracciare: questi “cospiratori omicidi” non lasciarono adeguate tracce cartacee.[5]

Browning sostiene che i nazisti utilizzarono un linguaggio camuffato e degli eufemismi per nascondere questo programma supersegreto di sterminio. Lasciatemi fornire qualche esempio specifico.

Quando i gerarchi tedeschi dichiaravano di voler deportare gli ebrei oltre il fiume Bug in Polonia, questo viene ritenuto un “eufemismo per lo sterminio”.[6] Una circolare della Cancelleria del 19 Ottobre 1942, che parlava degli ebrei inviati nei campi di lavoro e ancora più a est è di nuovo, secondo Browning, un “camuffamento” per nascondere il presunto sterminio degli ebrei.[7]

Questa teoria è stata smantellata dalle scoperte degli storici revisionisti Carlo Mattogno e Jürgen Graf. Il 6 Agosto del 1942, il generale tedesco Katzmann espose le direttive per la politica ebraica in tutto il Governatorato Generale, una grande area della Polonia. Il memorandum recita: “Il Brigadiere Generale Katzmann ha annunciato che entro sei mesi non vi sarà più nessun ebreo nel Governatorato Generale. Le persone vengono in parte evacuate e in parte portate nei campi. Gli ebrei isolati che vivono nel paese vengono uccisi dagli Einsatzkommando. Gli ebrei concentrati nelle città vengono in gran parte liquidati in grandi operazioni, in parte evacuati, in parte riuniti nei campi di lavoro”.[8]

Gli storici Mattogno e Graf, giustamente aggiungono: “Questi ordini fanno una distinzione chiara tra “evacuati”, “portati nei campi” e “uccisi” da una parte, e “liquidati”, “evacuati” e “riuniti nei campi” dall’altra. In nessun caso il termine “evacuati” può essere inteso come sinonimo di “uccisi” o di “liquidati”; l’espressione perciò deve essere presa alla lettera”.[9]

Nonostante tutto questo preteso bisogno di segretezza nei “campi di sterminio”, nel suo opus magnum Browning fa questa sbalorditiva rivelazione sul campo di “sterminio” di Semlin in territorio croato: “Una delle caratteristiche più straordinarie del campo di Semlin e delle gasazioni fu la sua natura pubblica. Il campo stesso era pienamente visibile dalle alture di Belgrado oltre il fiume. Alla fine del 1943, quando i tedeschi avevano iniziato a preoccuparsi, il nuovo ambasciatore tedesco propose (inutilmente) di trasferire il campo di Semlin, perché la sua persistente esistenza davanti agli occhi dei cittadini di Belgrado era politicamente intollerabile per ragioni di sensibilità pubblica. E lo stesso furgone [mobile, per le gasazioni omicide] passava nel centro di Belgrado mentre le gasazioni avevano luogo. Certamente i funzionari tedeschi coinvolti non erano riluttanti ad attirare l’attenzione sulla loro impresa”.[10]

Si rende conto il lettore di come Browning smantelli la sua stessa teoria? Il nostro esperto della Soluzione Finale dice che i tedeschi avevano bisogno di un metodo supersegreto per sterminare gli ebrei, così “inventarono” il campo di sterminio e la camera a gas mobile segreta. Per mantenere questa segretezza, però, non lasciarono nulla di scritto, per non lasciarsi dietro nessuna prova incriminante. E allora, Browning afferma che nel campo di sterminio di Semlin i tedeschi violarono queste rigide norme di sicurezza gasando pubblicamente gli ebrei! Addirittura fecero passare la “camera a gas mobile” nel centro di Belgrado mentre le gasazioni avevano luogo!

Ma c’è di più. Prendiamo la descrizione di Browning di Chelmno, un presunto “campo di sterminio” in Polonia. Egli scrive: “Chelmno era un piccolo centro di circa 250 persone. I tedeschi della Volinia erano stati reinsediati lì nelle fattorie più grandi, ma la maggior parte della popolazione era ancora polacca. Il Sonderkommando procedette a creare un campo di sterminio nel centro del paese, incentrato sullo Schloss [Castello] o villa e sul suo parco circostante, che dominava la piccola comunità. Le operazioni del campo non erano in nessun modo nascoste agli abitanti del paese. All’inizio, il perimetro della villa era circondato semplicemente dal fil di ferro. Solo dopo che le operazioni di sterminio erano in corso da almeno un mese venne alzato un ampio steccato a impedire la vista”.[11]

Ancora una volta, secondo Browning, i tedeschi avevano bisogno di un metodo supersegreto per sterminare gli ebrei, così “inventarono” il campo della morte. Per mantenere questa segretezza, non lasciarono nulla di scritto, per non lasciarsi dietro nessuna prova incriminante. E allora, gli ultra-circospetti cospiratori tedeschi costruirono un campo di sterminio nel centro di un paese, dove tutta la popolazione poteva vedere il processo di sterminio!

Prendiamo questa osservazione del collega di Browning, lo storico dell’Olocausto Robert Jan van Pelt. Si ritiene che, all’inizio, i cadaveri degli ebrei gasati nel campo di concentramento di Auschwitz venissero bruciati in “cremazioni all’aperto”. Lasciamo che il professor van Pelt riprenda qui la storia: “Le cremazioni all’aperto attrassero l’attenzione sulle uccisioni e perciò [il comandante di Auschwitz] Höss fece di tutto perché i quattro crematori venissero completati”.[12]

Il lettore deve qui constatare come questa “prova dell’Olocausto” screditi la teoria di Browning. Secondo Browning, i tedeschi avevano bisogno di un metodo supersegreto di liquidazione degli ebrei, così inventarono il “segreto” campo della morte di Auschwitz. Questi “tedeschi assassini”, che sono sempre così segreti, poiché usano un linguaggio camuffato e degli eufemismi per nascondere questo sterminio, fanno dietrofront ed eseguono degli incenerimenti delle vittime che danno nell’occhio così che che tutto il mondo li scopra!

Questi scenari smantellano anche un’altra tesi di Browning – e cioè che i tedeschi usassero degli eufemismi come “deportazione” per indicare “sterminio” per nascondere i loro crimini. D’altro lato, perché i tedeschi avrebbero usato degli eufemismi per nascondere le “camere a gas omicide” nella loro corrispondenza privata per poi sterminare con il gas, apertamente e pubblicamente, gli ebrei a Belgrado così che tutto il mondo lo vedesse e lo scoprisse? Perché gli “assassini tedeschi ultracircospetti” avrebbero usato un linguaggio camuffato e degli eufemismi nella loro corrispondenza privata per nascondere questa politica di sterminio, e poi avrebbero fatto dietrofront costruendo un campo di sterminio nel centro di Chelmno così che tutta la popolazione lo vedesse? Perché nascondere la politica di sterminio nella corrispondenza privata, quando ad Auschwitz venivano eseguite delle cremazioni decisamente pubbliche, all’aperto, degli “ebrei assassinati”?

Se i tedeschi attuarono degli stermini pubblicamente e apertamente, non avrebbe avuto per loro alcun senso usare un linguaggio camuffato e degli eufemismi nella loro corrispondenza privata per nascondere questo piano di sterminio! Perché cercare di nascondere una politica di sterminio che viene attuata apertamente e pubblicamente? Contraddizioni bizzarre come questa sono esattamente quello che ci si deve aspettare da una teoria falsa. La tesi della lobby dell’Olocausto che i nazisti usassero un linguaggio camuffato e degli eufemismi per nascondere la presunta politica di sterminio degli ebrei è una tattica inventata dagli storici mainstream dell’Olocausto per “liquidare” tutti i documenti che smantellano o contraddicono le loro teorie. Se il documento non quadra, liquidiamolo dicendo che i nazisti usavano degli eufemismi o un linguaggio camuffato. Se il documento afferma che i tedeschi pianificarono di deportare gli ebrei, gli storici dell’Olocausto diranno che “deportazione” è un eufemismo per “sterminio”. In questo modo, ogni documento che contraddica la teoria mainstream dell’Olocausto può essere, con una semplice tattica retorica, fatto “quadrare” con la versione ortodossa della Soluzione Finale. La versione ortodossa della Soluzione Finale diventa perciò non falsificabile e auto-perpetuante – esattamente quello che i sostenitori della religione dell’Olocausto vogliono raggiungere.
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/newsite/sr/online/sr_160.pdf
[2] Christopher R. Browning, The Origins of the Final Solution: The Evolution of Nazi Jewish Policy, September 1939March 1942 [Le origini della Soluzione Finale: l’evoluzione della politica ebraica nazista, Settembre 1939-Marzo 1942], (University of Nebraska and Yad Vashem, 2004), pp. 353-354.
[3] Ivi, pp. 354-355.
[4] Ivi, p. 354.
[5] Ibidem.
[6] Ivi, p. 361.
[7] Ivi, p. 391.
[8] Carlo Mattogno, Jürgen Graf, Treblinka: Extermination Camp or Transit Camp? (Theses & Dissertation Press, 2005), p. 266.
[9] Ibidem.
[10] Browning, p. 423.
[11] Ivi, pp. 417-418.
[12] Robert Jan van Pelt, The Case for Auschwitz: Evidence from the Irving Trial [La tesi di Auschwitz: prove dal processo Irving] (Indiana University Press, 2002), p. 255.

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